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Autore: jaki star    22/11/2015    1 recensioni
Un omaggio ad una delle coppie più belle di sempre: che lo ship abbia inizio!
#Roses
Gerard sollevò la mano, stringendo delicatamente lo stelo del fiore fra le dita: lo scarlatto dei petali di quella magnifica rosa gli ferì gli occhi, colpendogli dolorosamente il cuore
#Sunset
Forse, sotto i colori di quel tramonto, entrambi avrebbero iniziato il cammino che avrebbe per sempre alleviato i loro animi dal peso del passato
#Diamonds
“Sai, il diamante è un minerale davvero duro, il più resistente che si sia mai visto! Sai che può tagliare il vetro?” esplicò, entusiasta
#Bells
Titania quasi sorrise, interpretando quel suono come l’eco della sua ultima ora: quello strumento che aveva scandito le sue ore di prigionia tornava a tormentarla, ricordandole che il suo destino non era cambiato.
#Constellations
E le uniche stelle che aveva visto erano fatte di sangue e lividi, e splendevano sulla pelle rovinata del suo salvatore.
#Future
“No. Non voglio festeggiare l’inizio di un altro anno di prigionia”
“Vedrai che tutto cambierà, Erza. E mi assicurerò di essere al tuo fianco, quando accadrà”.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie a Roby_Chan, che sempre mi supporta


 
Bells




 
Quando il suono della campana riempiva l’aria, Erza alzava gli occhi al cielo.
Le ossa scricchiolanti e l’anima stanca, la rossa crollava sulle ginocchia, incurante dei lividi che le macchiavano. Con lo schiocco delle fruste nelle orecchie ed il sangue denso di amarezza, socchiudeva le labbra in un sospiro: una muta preghiera che il creatore s’ostinava ad ignorare.
La paura di morire, la speranza di un futuro migliore, solo questo le permettevano di muoversi: con lentezza si alzava, portando sulle spalle segnate il peso dell’umiliazione e della prigionia, e barcollava fino alla propria cella. Volti emaciati, segnati da sfregi e disperazione erano l’unico paesaggio che poteva scorgere: a quelle espressioni aveva imparato ad abituarsi, ma il suo cuore di bambina non voleva rassegnarsi alla tristezza della sua condizione. Allora, quando l’odore di quel buco infernale si faceva troppo pungente, si rifugiava nel caldo sorriso del suo compagno di sventure preferito, l’unico lieto  lido a cui la sua anima infelice poteva approdare. Gerard la tirava a sé senza malizia, cercando di darle conforto: nonostante la magrezza delle sue braccia e la fragilità del suo corpo, lui riusciva a farla sentire protetta, al sicuro.                                                                                  
Quando l’eco della campana che scandiva la loro schiavitù si  disperdeva nell’aria, Erza chiudeva gli occhi.
Chiudeva gli occhi ed inspirava il profumo di Gerard, felice di essere sopravvissuta per un altro lunghissimo giorno.
Felice di poter provare a sognare al suo fianco.
 
Titania cadde e il terreno impattò impietoso contro la sua guancia.
Il suo corpo ebbe un lieve sussulto, ma ben presto si immobilizzò: era stanca, la Regina delle Fate.
Con vergogna premette la fronte contro la polvere e una triste consapevolezza prese possesso della sua anima.

“E’ finita”.

Disse quelle parole in un sussurro arrendevole, ignorando quel vago senso di codardia che le bussava alla mente. Questa volta, la grande Erza Scarlett doveva ammettere la sua sconfitta: i nemici erano troppi, la sua forza troppo poca. Aveva perso la percezione dei propri arti, l’unica cosa che poteva fare era arrendersi e sperare che la sua fine fosse rapida e parzialmente indolore: aveva voluto strafare, compiere il passo più lungo della gamba, ed ora doveva subirne le conseguenze.
In un ultimo moto d’orgoglio alzò gli occhi: voleva almeno vedere in faccia il suo boia, colui che l’avrebbe lanciata fra le braccia della morte.

Le pareva quasi di scorgerla, con la cappa nera e la falce fra le dita ossute.

Il suo sguardo incontrò la figura di un drago metallico: la bestia emise un verso assordante, simile ad un latrato cibernetico.
Si concesse un ultimo respiro, prima di essere costretta a spirare: da qualche parte alle sue spalle, una campana suonava impietosa fra le ceneri.
Titania quasi sorrise, interpretando quel suono come l’eco della sua ultima ora: quello strumento che aveva scandito le sue ore di prigionia tornava a tormentarla, ricordandole che il suo destino non era cambiato.
Sarebbe morta nella polvere, sotto il peso della fatica e del dolore.

Quando l’eco della campana si disperse nell’aria, Erza chiuse gli occhi.   



Un’esplosione immensa la costrinse ad aprire gli occhi: percepì la propria bocca schiudersi e non riuscì a capacitarsi di ciò che stava succedendo.
La schiera di draghi che l’aveva circondata poco prima era saltata in aria, colata fra le fiamme di una tremenda ed ignota detonazione. Davanti a lei, una figura avvolta in un mantello scuro, osservava quelle fiamme bruciare. Con un movimento della mano le dissolse.
Il suo angelo custode si girò verso di lei, sorridendo: un sorriso sornione che Titania avrebbe riconosciuto fra mille. Il tatuaggio scarlatto che gli solcava il viso s’increspò dolcemente.

“So che non dovrei intromettermi negli affari che non mi riguardano, ma hai per caso bisogno di una mano?”.

Erza sospirò di sollievo, sorridendo a sua volta: con tenerezza celata studiò quel viso, ringraziandolo mutamente per la sua prontezza.

“Gerard”.

Pronunciò semplicemente il suo nome e a lui bastò: con leggerezza la prese in braccio, attento a non farle male.
Lei si aggrappò alla sua maglietta e appoggiò la testa nell’incavo del suo collo, sforzandosi di non sorridere: nonostante fossero passati molti anni, le braccia di Gerard le davano lo stesso conforto di sempre.

L’eco della campana riempiva ancora l’aria densa di fumo: Titania volse lo sguardo verso lo strumento bronzeo, lasciandosi sfuggire il sorriso che aveva invano cercato di trattenere.

“Spero che la prossima volta suonerà in un’occasione più lieta” disse, incurante del fatto che Gerard la potesse sentire. Il blu rimase interdetto qualche secondo, per poi sorridere a sua volta.
“Lo spero anche io, Erza” confermò, per poi osservare il campo di battaglia “Ora però è il momento di entrare in azione”.
 
 
Nessuno dei due avrebbe mai immaginato che le campane della Cattedrale di Cardia avrebbero suonato per loro, alcuni anni dopo, in occasione del loro matrimonio. 

 
 
 
 
  
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