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Autore: _f r a n c y_    22/11/2015    2 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I tuoi occhi... sono buoni.
Non gentili, ma... senza menzogne.
Li puoi leggere fino in fondo
e a loro non sfugge nulla.
(I tre giorni del Condor)




Lo spettro nella cella






Tenten dovette aspettare che l'intermediario finisse il suo turno, per poter avviare il piano.
A meno di un chilometro dal Villaggio della Foglia, c'era l'ingresso per una galleria sotterranea. Un buco nel terreno a ridosso di un albero, nascosto da massi di roccia rossastra.
La galleria era troppo bassa per poterla percorrere in piedi e Tenten dovette rinunciare alla lanterna. Gattonò nel buio per minuti eterni. Il respiro affannoso era assordante.
Smise di maledire la propria imprudenza soltanto quando scorse un puntino luminoso, ad una distanza impossibile da stimare. Crebbe dinanzi ai suoi occhi avidi e divenne infine un fascio di luce calato dall'alto. L'uscita.
Una scala di corda la aiutò a risalire ed emerse in una camera da letto. Le strisce sul pavimento polveroso le suggerirono che un mobile era stato spostato per aprire la botola.
Come le aveva assicurato l'intermediario, la casa era disabitata. Non era però nuda e sfregiata, come la locanda delle Amazzoni. Le lenzuola erano ripiegate alla perfezione, i mobili ordinatamente contro le pareti.
La vita sembrava essersi congelata in un giorno qualsiasi.
Tenten sganciò la lanterna dal soffitto e cercò la cucina. Lì, la finestrella sul retro sarebbe stata la sua via di fuga.
Tre ritratti la fissarono dal muro del salotto. L'inquilino fantasma era un uomo robusto, con folte sopracciglia nerissime. L'aspetto sgradevole non sembrava impedirgli di essere un esibizionista.
In una cornice era affiancato da due ragazzini. Il primo, a giudicare dalla, sfortunata, somiglianza, doveva essere suo figlio; il secondo invece...
Tenten inchiodò. Agguantò il quadretto e la guardò da vicino.
Lunghi capelli neri, occhi senza pupilla, espressione arrogante. Era più giovane, ma era certamente Neji Hyuuga.
Cosa ci faceva nella casa di quell'uomo?



Attraversò le strade notturne di Konoha con passo tranquillo ma privo di esitazioni. Per non dare nell'occhio aveva dovuto rinunciare all'arco, ma tutto ciò che le occorreva era nella sacca sotto il mantello.
Nel corso dei suoi furti, aveva sottratto una fiala di valeriana e belladonna ad uno speziale e il necessario per costruire una rudimentale cerbottana.
Fu così che addormentò una guardia del carcere, allontanatasi dalla struttura per fumare in tranquillità.
La trascinò in un vicolo e scambiò i loro vestiti.
Da quel momento in avanti, solamente rapidità, leggerezza e fortuna avrebbero aiutato Tenten.
Dovette sopprimere il proprio stupore, quando si rese conto che la prigione era stata letteralmente scavata nella roccia. Era affascinante ed opprimente al tempo stesso.
Le guardie erano riunite in una stanza adiacente l'ingresso. Giocavano quasi tutte a scacchi o a carte, ridendo e infuriandosi tra una tirata e l'altra. Soltanto un uomo sedeva in disparte; contemplava una cassetta metallica e spegneva una sigaretta dietro l'altra.
Tenten superò l'entrata della stanza senza attirare il minimo interesse. Stava per fare lo stesso con la successiva, quando scorse un enorme manifesto sulla parete. La pianta del carcere, con i nomi dei detenuti cella per cella.
Accanto, una lavagna di ardesia con i turni delle ronde. Al quinto piano ce ne sarebbe stata una in meno di quarantacinque minuti.
Salì le rampe di scale quasi in apnea, il legno che minacciava di scricchiolare sotto i suoi piedi.
Al quinto livello regnava un silenzio agghiacciante. L'ilarità delle guardie era ormai inafferrabile, come voci sott'acqua.
Alla sua destra le celle erano consegnate alla semioscurità, troppo lontane dalle lanterne sopra la sua testa.
La maggioranza dei prigionieri dormiva sulle panche, scossa dai brividi. Altri sedevano, lo sguardo che galleggiava nel cielo stellato o si tuffava nel pavimento. Qualcuno piangeva.
L'odore, però, era il medesimo ovunque. Una miscela di sudore, sporcizia e urina. Lo stesso che impregnava la gabbia delle Amazzoni
Avvicinandosi alla cella 504, Tenten udì un flebile mormorio. Un mantra ripetuto senza sosta, interrotto talvolta da un ghigno roco. Un brivido serpeggiò tra le sue vertebre. 
Non era tuttavia preparata a quello che accadde. Un artiglio pallido squarciò il corridoio e si dimenò davanti ai suoi occhi. Non la afferrò soltanto per un soffio.
Tenten sfoderò il pugnale, dimentica che c'erano le sbarre a proteggerla. Il prigioniero si stava schiacciando contro di esse, pur di raggiungerla. La follia dilatava i suoi occhi.
Tenten non avrebbe saputo dire se i suoi connotati fossero deformi o se fosse solo l'effetto di quella insana compressione.
- E poi ti scuoierò mentre ancora respiri... ti strapperò il cuore pulsante e lo mangerò... ti sfilerò le viscere ancora calde... -
Ritrasse il braccio e ruotò la testa di lato.
- Chi sei? Uno nuovo? - le domandò, senza dismettere l'enorme sorriso.
- Sì. Ora torna a dormire. -
Si allontanò ma la nenia ricominciò presto, avvinghiata alla sua schiena. 
All'interno della 507, intravide una sagoma seduta sulla panca. Coprì i lati del viso con entrambe le mani, per isolarsi dalle luci del corridoio, e la figura emerse con maggiore nitidezza. Il riverbero lunare si specchiava naturalmente nei suoi occhi e disegnava il profilo di lunghi capelli scuri. Gli abiti erano gli stessi che gli aveva infilato la mattina della partenza.
Lo spettro era di nuovo davanti a lei.



Tenten si accertò che non arrivasse nessuno ed estrasse un astuccio dalla tasca dei pantaloni: ferri da scassinatore. Li aveva requisiti ad una banda di ladri dilettanti, che avevano cercato di rubarle il cavallo. Fuori dalle Terre del Nord, i banditi erano certamente meglio attrezzati.
Armeggiò con la serratura. Neji parve esasperato:
- Non è possibile che Nara sia venuto anche a quest'ora. Ehi, ma cosa state...? -
Tenten scivolò dentro la cella e riaccostò la porta. Neji scattò in piedi, ma lei sollevò le mani in segno di pace. Entrò nel debole fascio di luce lunare e un'esclamazione ben poco nobile sfuggì all'autocontrollo di lui.
- Tu? Tu! Cosa diamine ci fai qui? -
- Ssh! Abbassa la voce! -
Cercò un ferro sufficientemente sottile per insinuarsi nella serratura delle manette.
Le dita le tremavano. Forse per il tempo esiguo, forse per la fame, forse per la vittoria finalmente conquistata. Di sicuro, per le domande dello Hyuuga.  
- Come... Come hai scoperto del carcere? Come sei riuscita ad entrare nel Villaggio? E soprattutto, perché? -
- Ssh! -
- Hai la minima idea dei rischi che stai correndo? Dannazione... - si massaggiò le tempie, - Perché tutto ciò che fai sembra sempre mancare di un senso logico? -
- Questo dovrebbe funzionare. -
Neji allontanò le braccia di scatto.
- Si aprono soltanto con la chiave esatta. Altrimenti prenderemo la scossa entrambi. -
- Oh, maledizione! E dove si trova? -
- In una cassaforte nell'ufficio dell'Hokage. Adesso vuoi degnarmi di una... -
- Quindi siamo al quinto piano e tu non puoi correre! - si passò una mano tra le ciocche nodose, - D'accordo. Questo è il tuo campo, ninja. Come ti porto fuori da qui senza destare sospetti? -
- L'hanno scoperto? Il fatto che tu mi abbia lasciato partire, anche se sapevo delle Amazzoni. -
- Certo che no! Andiamo, ci sarà una scusa che posso usare per... -
- E' l'unica spiegazione plausibile. -
- Ti ho detto di no. -
- Stai mentendo. Per questo sei molto più magra rispetto all'ultima volta che... -
- Insomma, Hyuuga! Renditi utile invece di tormentarmi! Vuoi uscire di qui o no? -
- No. -
Tenten pensò che le pareti avessero deformato la sua risposta. Neji però era serissimo.
- Cosa stai... Perché? - esalò lei.
- La vera domanda è: perché dovrei scappare? -
- Non vincerai mai il processo! -
- Le probabilità sono a mio svantaggio, ma potrei farcela. -
- Persino da perdente sei arrogante... - scosse la testa Tenten, - Stai facendo il loro gioco! Non sono riusciti a ucciderti nelle mie Terre, lo faranno qui. -
Neji sollevò una mano davanti alla sua bocca. L'inquilino della cella accanto si stava agitando. Tenten mise mano al pugnale, ma le dita di lui la raggelarono.
Un minuto dopo, il vicino si era riaddormentato.
- Ti sbagli. - sussurrò Neji, - Farei il loro gioco se rinunciassi a lottare. La casata cadetta sta guardando a me: è la prima volta che uno di noi si oppone così apertamente al vertice del clan. -
- Ma da morto non sarai più di aiuto. - la voce di Tenten, ora costretta ad un mormorio, aveva perso ogni aggressività. - Lascia il Villaggio e aspetta che si calmino le acque. Riprenderai la tua battaglia in un momento più favorevole. -
Neji raddrizzò le spalle.
- Ero consapevole dei rischi cui andavo incontro, quando ho bussato alla porta dell'Hokage. Se evaderò, il mio racconto perderà credibilità. Allora, e soltanto allora, non sarò di alcun aiuto alla mia famiglia. -
Davanti al suo volto imperturbabile, l'ostinazione di Tenten cominciò a vacillare. Di nuovo scosse il capo, incapace di trovare parole più efficaci.
Era come sperare di far breccia in un muro con un filo d'erba.
- Ma... - l'obiezione si raggomitolò su se stessa. L'angoscia annichilente tornò a montare nel suo petto. Un mare in tempesta nel buio della notte.
- Questo significa vivere ed agire all'interno di un sistema. Non pretendo che tu lo capisca. -
Tenten serrò la mandibola.
- Come ti permetti... - 
- La realtà si cambia così, Tenten. - si avvicinò lui, - Non abbandonandosi tutto alle spalle. Non chiudendo fuori dalla porta ciò che non condividiamo. Bensì permanendo nelle avversità e affrontandole a piccoli passi. Io sono uno di questi passi, il primo e fondamentale. I miei familiari della casata cadetta saranno i successivi. -
- Aveva ragione il tuo parente. Sei un ingrato. Ho rischiato la vita per arrivare fin qui. Ho dormito senza un tetto sopra la testa, sono stata inseguita da... -
- Ingrato? Non ti ho chiesto io di farlo. Il che mi riporta alle domande che hai evitato. Perché sei qui, Tenten? Cos'è successo? -
Lei si trattenne dal ribattere impulsivamente.
- Te lo dirò. Ti racconterò tutto, - accettò infine, - se verrai via con me. -
Neji avrebbe potuto deridere la sua pessima dote persuasiva, ma non lo fece. Perché quello non era un ricatto: era una supplica. L'Amazzone orgogliosa lo stava implorando.
- Vieni via con me, Hyuuga. -
- Non posso farlo. -
Le mani di Tenten cercarono timidamente la sua. La strinsero, come la mattina in cui lo aveva drogato.
- Vieni via con... -
- E' per te stessa. - la interruppe lui, spostando lo sguardo dalle mani al suo viso, - E' solamente per te stessa che lo stai facendo. Ti hanno ripudiata, vero? Sei rimasta sola e ne sei terrorizzata. -
- No, non è... -
La convinzione si dissipò sotto la neve dei suoi occhi.
Un crescendo di risate si avviluppò su per le scale. Delle guardie si stavano avvicinando.
- Devi andartene. -
Lo sguardo di Tenten spezzò il contatto con il suo. Annuì con un cenno del capo ed arretrò fino alle sbarre. Le tirò verso di sé e richiuse la porta della cella. La serratura scattò con un suono secco.
Neji chiamò il suo nome, ma nuove risate lo sovrastarono.
Un istante dopo, Tenten era corsa via.
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Ora capite perché vi ho rotto le scatole coi dettagli del viaggio di Tenten? Così adesso potete "odiare" Neji, muahah.
Nel corso di questi capitoli, ho cambiato diverse scene rispetto al progetto iniziale. Questa però è rimasta sempre la stessa.

La citazione in apertura. Talvolta quando guardo un film o quando ascolto una canzone, ci sono frasi che mi sembrano perfette per descrivere il rapporto tra Neji e Tenten. Specialmente nel contesto di questa fanfic delirante, in cui non si conoscono affatto.

E voi? Ci sono frasi o canzoni che vi fanno pensare a loro? :) Anche in generale, ripensando al manga.

Grazie mille a tutti quanti. Lettori, recensori, seguaci (parola sinistra...).
Forse il mio stile cambierà un po', ma finché la vostra passione resisterà cercherò di ricambiarla.

francy

  
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