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Autore: Layla    23/11/2015    1 recensioni
Leah è la dottoressa dei Pierce The Veil, ama Mike Fuentes da anni, ma proprio quando lei decide che è arrivato il momento di dichiararsi lui inizia una relazione con Alysha Nett.
Lei scappa e, ascoltando il consiglio dell'amico Jacky Vincent, diventa medico dei Falling In Reverse.
Ma la fuga non risolve nessuno dei suoi problemi e sarà chiaro quando le due band dovranno fare un tour insieme.
Leah dovrà fare i conti con i suoi sentimenti e decidere chi vuole veramente: Ronnie o Mike.
Asia è la merchgirl dei Falling in Reverse, da sempre innamorata di Jacky riesce a vivere con lui una notte di passione che porterà a delle conseguenze. Asia vuole scappare, riuscirà a capire che non è la cosa giusta?
Delilah è la nuova dottoressa dei Pierce The Veil. Stringe amicizia con Ronnie, ma quando le cose si faranno serie vorrà scappare. Riuscirà a non farlo e ad affrontare le sue paure?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Fuentes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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11)I'll never be what you want.

 
Delilah p.o.v.

 
È inutile negarlo, io non sono la dottoressa dei Pierce The Veil pur essendolo sulla carta.
Quando i ragazzi vengono da me cercano qualcun altro e so precisamente chi: Leah Lancaster, il loro precedente medico.
Non ho nulla contro Leah – è sempre stata gentile ed educata con me – ma tutto questo mi rende triste. È come se il mio talento non venisse riconosciuto e mi chiedo perché, io do il centodieci per cento in questo lavoro. Cerco sempre di studiare le personalità dei ragazzi per capire come intervenire, ma non è mai abbastanza.
Anche adesso sono seduta da sola e loro sono un’allegra tavolata più in là, sono troppo timida per chiedere a loro se posso unirmi e poi mi piacerebbe che fossero loro a chiedermelo.
Poco prima ho visto Mike e Leah allontanarsi insieme, qualcosa mi dice che quando torneranno saranno una coppia. Me la farò andare bene, ho sempre saputo che sarebbe finita così, che tra quei due c’era qualcosa c’era qualcosa che prima o poi sarebbe esploso.
“Posso sedermi?”
Mi chiede una voce maschile velata da una leggera ironia, io alzo gli occhi e mi scontro con quelli scuri di Ronnie Radke.
“Certo che puoi. Io sono Delilah, piacere.”
“Io sono Ronnie.”
“Sembra che la tua amica o ragazza stia per diventare la ragazza di Mike.”
Bell’esordio, Delilah!
Adesso come minimo ti molla qui da sola e raggiunge la sua band, pensando che sei una cretina apocalittica.
“Amica, lo so comunque.”
“Pensavo foste più che amici.”
Dico sorpresa e maledicendomi un secondo dopo perché sto rimediando una figuraccia dietro l’altra.
“Scopamici, ma adesso è andata ed è giusto così.
Tu perché sei qui tutta sola?”
“Oh. Beh, loro non mi hanno invitata a mangiare con loro, non lo fanno mai.”
“Forse dovresti provare a sederti con loro e vedere cosa succede.”
“Mi scambierebbero per Leah, lei ha forse mollato il suo lavoro, ma il suo fantasma è sempre dietro l’angolo. Non mi accetteranno mai.”
Mugugno di malumore dando un morso al mio hamburger, me lo merito dopo un overdose di tacos, burritos ed empanadas.
“Le cose non vanno proprio, eh?”
“No, forse dipende anche dal fatto che questo è il mio primo incarico, prima ero un medico di quartiere a Tampa. Curare vecchietti e vecchiette e arzille rockstar non è proprio la stessa cosa.”
“No, decisamente non lo è.
“Volevo solo cambiare un po’, ma mi sa che ho sbagliato.
Tu che mi racconti?”
“Che mi manca da morire mia figlia, anche se l’ho vista solo ieri sera via Skype.”
“Hai una figlia?”
“Sì, si chiama Willow. Ha due anni.”
“Wow, complimenti! Sei un ragazzo padre.
Il mio di padre quando mia madre ha scoperto di essere incinta se l’è filata in Australia per paura di essere ricondotto alle sue responsabilità.
Mio nonno dice sempre che gli piacerebbe infilare un paio di proiettili nel culo di quel disgraziato.”
Lui ride.
“Tuo nonno è forte. Anche io sono stato abbandonato da piccolo, mia madre mi ha partorito e poi è sparita per poi rifarsi viva qualche anno fa. Sono anche di discendenze indiane.”
“Io di discendenze tedesche, mio nonno è un po’ un nazista su queste cose.”
“Quindi sparerebbe anche a me, visto che ho sangue indiano nelle vene.”
“Sì, penso di sì.”
Mi blocco.
“No, cioè no. Ovvio che no. Non ha un formo crematorio nascosto nel garage e un campo di concentramento in cantina, anche se odia da morire la sua vicina di casa ebrea….
Cioè, no, non la odia. Hanno un rapporto travagliato, ma non si odiano, figuriamoci.”
Aggiungo un po’ troppo velocemente, inaspettatamente lui scoppia a ridere.
“Cosa ho detto di divertente?”
“Non è quello che dici, sei tu a essere divertente.”
Io inarco un sopracciglio, mi hanno sempre detto di essere divertente come un gatto attaccato ai coglioni.
“Dici le cose che non dovresti dire, un secondo dopo te ne accorgi e tenti di rimediare con altre cose di cui sarebbe meglio non parlare. Tipo di Leah e di tuo nonno.
Lo trovo molto divertente, sai credo che ti chiamerò Luna d’ora in poi.”
“Delilah non è abbastanza bello?
C’è anche una canzone dedicata al mio nome: ehy, there, Delilah.”
Inizio a canticchiarla, ma lui fa cenno di tacere.
“No, non è quello. Pensaci.”
Luna.
Perché dovrebbe chiamarmi Luna?
Perché sono pallida come la luna? Eppure secondo la parrucchiera questi capelli rosa cicca mi davano un’aria meno cadaverica.
Luna.
E poi capisco.
“Luna Lovegood. Quella di Harry Potter, quella che dice le verità scomode e crede a una quantità di strambi animali che non esistono.”
“Esatto.”
“Io amo Harry Potter, anche a  Mike piace un …
Cioè, anche tu sei fan?”
Lui ride di nuovo.
“Lo so che Fuentes è un fan della saga, ha il simbolo dei doni della more tatuato su una mano e ci sono in giro foto di lui con una sciarpa di Grifondoro.
Sono abbastanza fan e poi piacciono molto a Willow, anche se fino ad ora mi sono limitato a leggerle solo i rimi tre libri, quando sarà più grande le leggerò anche gli altri quattro.”
“Giusta scelta, ci sono un po’ troppi omicidi e morti. Una bambina non è in grado di…”
Mi fermo, ricordandomi che Anthony, suo fratello è morto un anno fa in un incidente stradale, questa volta non mi dice niente per un po’.
“È stato difficile spiegarle di Anthony, ma credo che io e Crissy abbiamo fatto del nostro meglio. Ha pianto un po’ perché le mancava lo zio Tony, ma adesso ogni volta che guarda il cielo dice il suo nome. Penso che creda lui  si trovi su una nuvola o qualcosa del genere.”
“Mi dispiace per quello che ti è successo. Sono figlia unica, cresciuta da un nonno un po’ nazista, ma se avessi avuto una sorella o un fratello e li avessi persi non so se ce l’avrei fatta ad andare avanti.”
Mi azzardo ad accarezzargli i capelli e lui non si sposta.
“Che fine ha fatto tua madre?
Non ne ho la più pallida idea, a tre anni mi ha mollato da mio nonno dicendo che aveva vent’anni e voleva vivere la sua vita e non badare a una mocciosa.”
“Conosco la sensazione.”
“Mio nonno è sempre stato affettuoso a suo modo e ha deciso di non parlare mai di lei per non farmi soffrire. Ha anche appoggiato la mia scelta di essere il medico di qualche rockstar, secondo lui avevo più diritto io di vivere il mio sogno che mia madre.”
“Saggia deduzione. Le persone, a volte, sono terribilmente egoiste.
Luna, mi daresti il tuo smartphone?”
Io glielo tendo e poi, come mio solito, gli chiedo il perché il secondo dopo.
“Voglio vedere se c’è qualche foto sexy.”
Io divento di fiamma.
“No, ti sto solo lasciando il mio numero, se ti venisse voglia di parlare con me.”
Finiamo il pranzo e poi ci separiamo con un sorriso amichevole, io vado verso il pullman dei Pierce The Veil e lui verso quello della sua band.
È simpatico per essere uno che ha la fama di essere un puttaniere della peggior specie.

 
Sono passate due ore da quando siamo partiti e io mi sono chiusa nel mio bunk e ho continuato a guardare quel numero, chiedendomi se scrivergli qualcosa o meno.
All’improvviso qualcuno bussa violentemente sul legno del letto a castello, io sobbalzo e apro la tendina di scatto trovandomi faccia a faccia con una sorpresa Sofia.
“Cosa è successo?
Qualcuno ha preso una malattia sessualmente trasmissibile?
Il colera? L’ebola? Il tifo? La peste?
Qualcuna è incinta o ha ricevuto una proposta di matrimonio?
C’è un’apocalisse zombie?”
Rintrono quella poveretta con un fiume di parole, come faccio sempre quando mi beccano distratta.
“No. Nessuno ha una malattia sessualmente trasmissibile, colera, tifo, ebola  o peste, almeno credo. Sembriamo tutti in buona salute.
Nessuna di noi è incinta o ricevuto una proposta di matrimonio e non c’è nessuna apocalisse zombie, non per ora anche se a Tony piacerebbe.”
“Oh, allora cosa c’è?”
“Ecco, da quando siamo rientrati dall’autogrill ti sei chiusa qui dentro senza dire nessuna delle tue strane battute, sei persino peggio di Jaime quando storpi l’inglese.”
“Non vedo cosa ci sia di male a dire: uccidiamo gli uccelli con le pietre.”
Risponde lui.
“Ah, e quando hai detto a una fan incinta chi l’aveva infornata o una cosa del genere, è stato carino?”
“Pff! Tu non capisci.”
“Torniamo a noi.”
Taglia corto lei.
“Cosa ti è successo?”
Per la prima volta mi stanno davvero prestando attenzione?
“No, niente. A pranzo ho parlato con Ronnnie Radke e lui mi ha lasciato il suo numero. Mi trova divertente, sapete?
Adesso non so se scrivergli o meno.”
“Sapevo che Radke era matto.”
Non so perché, ma il suo commento mi ferisce.
“Beh, grazie mille, Sofia.”
Replico aspra per la prima volta nella mia vita.
“No, no. Sofia non voleva offenderti.”
Interviene di nuovo Jaime.
“A me sembra il contrario.”
“Ma no, siamo divertenti noi che storpiamo l’inglese. Davvero.”
Io non dico nulla.
“Torno nel mio bunk. Se qualcuno sta male chiamatemi, altrimenti gradirei non essere disturbata.”
Salto di nuovo sul lettino e tiro la tendina, al di là di essa sento Jaime che rimprovera Sofia. Lo trovo un gesto carino, ma mi piacerebbe che fosse lei a scusarsi.
Guardo ancora una volta il numero di Ronnie e poi decido di mandargli un messaggio, un semplice “ciao.”.
Lui mi risponde quasi immediatamente.
“Ciao, come va?”
“Male. Sofia pensa che tu sia pazzo ad avermi lasciato il tuo numero.”
“Un sacco di gente dice che sono matto :P.Non me ne frega un cazzo dell’opinione della ragazza di Tony Perry.”
“Io l’ho trovato un commento offensivo. Non vedo l’ora che Leah si riprenda questa banda di matti, è evidente che è lei che vogliono.”
“Sì, credo che alla fine lei tornerà da loro. Il suo contratto alla Epitaph sta per scadere e non devi prendertela per le parole di una ragazzina invidiosa.”
“Anche il mio contatto con la Fearless sta per scadere, ci scambiamo i medici?”
“Come le figurine. Ma davvero non devi dargli peso, scommetto che vorrebbe essere al tuo posto adesso :P”
“Hai un’alta opinione di te :°D”
“Certo, altrimenti non sarei arrivato qui.”
“Hai ragione. Da te le cose come vanno?”
“Oh, tutto okay. Leah è in preda a crisi di malinconia per Fuentes, Jacky ha paura di avere ingravidato la nostra merchgirl e scatta per niente e Asia, la merchgirl, è nervosa anche lei come un gatto. Non le va di essere stata scaricata e teme di essere incinta.”
“Cazzo, che casino.”
“Luna, non avrei saperlo dirlo meglio. Ho il sospetto che il secondo figlio dei FIR sia sulla sua via per raggiungere il mondo.”
“Complimenti per chi ha infornato questo bebè.”
“Se fosse vero sì. Infornare?
Parli come Jaime?”
“Ogni tanto.”
Continuiamo a messaggiare fino all’ora di cena, è davvero un tipo simpatico, anche se sta – letteralmente – seduto su di una polveriera.
Di solito una merchgirl incinta della rockstar di turno è quello che la rockstar di turno vuole evitare come la peste.

 
A cena l’atmosfera è tesa.
Immagino che Sofia e Jaime abbiano raccontato agli altri cosa è successo.
“Delilah, senti, io…”
Inizia Sofia.
“No, adesso ascoltate me.”
La interrompo con un tono duro che non mi appartiene.
“Lo so che volete Leah come medico, ma lei adesso è il medico dei Falling in Reverse, che vi piaccia o no. Io sarò il vostro medico almeno fino alla fine di questo tour, poi penso di dare le dimissioni, così Leah potrà tornare da voi e l’equilibrio sarà ristabilito.
Fino ad allora gradirei che non mi trattiate come un’aliena proveniente da Saturno capitata per sbaglio nel vostro entourage.
Se non volete fare amicizia con me va bene, ma trattatemi come un essere umano o rivolgetevi a me per questioni strettamente mediche. Fate come vi pare, ma non voglio che nessuno faccia più commenti come quello di Sofia sulla mia persona. È chiaro?”
Annuiscono tutti e iniziamo a mangiare, sul tavolo non vola nemmeno una mosca: sono tutti attentissimi al cibo tranne Mike.
Lui sta messaggiando e so bene con chi.
Forse li ho stupiti, non si aspettavano che quel impiastro di Delilah tirasse fuori le palle all’improvviso, il fatto è che non mi piace quando la gente mi tratta come se fossi una decerebrata.
Piccolo, ma anche io ho il mio orgoglio.
Finito il dolce, mi alzo e faccio per dirigermi verso il mio bunk, ma la mano di Sofia si stringe attorno al mio polso.
“Senti, mi dispiace davvero per il commento di oggi.
Era totalmente fuori luogo, non sta a me decidere con chi vuoi messaggiare o metterti.”
“Sì, era inappropriato e, sì, non erano affari tuoi.”
“E se Ronnie ti stesse solo usando per dimenticare Leah?”
“Leah! Leah!
Gira tutto attorno a Leah! Per mesi siete stati intrattabili e non avete mosso un’unghia per farmi sentire a mio agio, perché lei se ne era andata.
Quando l’avete rivista è stato persino peggio, prima eravate così incazzati che non vi si poteva nemmeno parlare e poi troppo felici di averla riavuta. Mi avete sempre fatto capire che il vostro medico era lei.
Forse non sono brava come lei, non vi conosco così bene o non ci so fare con le persone, ma ho cercato costantemente di dare del mio meglio e rispettare il vostro dolore.
Adesso che un ragazzo si interessa è ovviamente perché Leah lo ha lasciato e cerca uno zerbino con cui farsela passare.
Ovviamente, non perché Delilah abbia delle qualità, no! Solo perché deve fare la sostituta di Leah sempre e comunque.
Beh, esisto anche io e non ho più intenzione di farmi mettere i piedi in testa per colpa sua, adesso lasciami andare, per favore.”
Inviperita, mi libero con uno strattone della sua presa, attraverso a passo di marcia la zona relax e mi chiudo nel mio bunk.
“Delilah! Delilah!
Fammi parlare, non è come pensi!
Delilah!”
“Avresti dovuto pensarci prima di parlare, Sofia!
Adesso lasciatemi stare, lasciatemi tutti stare!
La mia vita non è affar vostro.”
Urlo con le lacrime agli occhi da dietro la tenda e sento Sofia mormorare: “Ho fatto un altro casino, cazzo.”
La cosa mi esaspera ancora di più e mi tiro il cuscino sulla testa per non sentire più nulla. Solo il vibrare del mio smartphone dopo un po’: è Ronnie.
“Ciao, Luna.

“Ciao, Ronnie.
Non mi va di parlare, scusa.”
“Cosa è successo?”
“Sofia ha detto che mi usi per dimenticare Leah.”
Il telefono rimane muto per un po’.
“Si sbaglia.”
“Io penso che abbia ragione o non ci avresti messo così tanto a rispondere. Scusa, ho sonno.
Vado a letto.”
Taglio corto io e spengo il telefono per non essere disturbata ulteriormente. All’improvviso mi mancano Tampa e i suoi vecchietti, loro erano sempre gentili con me.
Forse il mio destino è prendersi cura dei vecchietti non delle rockstar, forse i vecchietti sanno mostrare un po’di rispetto alle persone anche se sono giovani ed eccentriche.
Forse sono stati educati meglio delle persone della mia età.
Qualcuno tira la tenda.
“Delilah?”
È la voce di Liz, ma io faccio finta di dormire, non mi va di parlare con nessuno.
“Delilah, lo so che non stai dormendo.
Sofia non intendeva offenderti.”
Io non rispondo.
“Delilah?”
Silenzio.
“Ok, me ne vado.”
Sospira lei e io tiro un sospiro di sollievo mentale.
Ho bisogno di leccarmi le ferite da sola e senza nessuno attorno che tenti di consolarmi finendo solo con il farmi più male di prima.
Trattengo un singhiozzo e lascio che le lacrime bagnino il cuscino.
Leah mi ha rovinato il lavoro, Leah mi ha rovinato il rapporto con Ronnie, cos’altro vuole rovinarmi ancora?
La salute?
La sanità mentale?
C’è un limite a quello che una persona può sopportare e io oggi l’ho passato. Io non sarò mai Delilah, ma il clone imperfetto di Leah, quello uscito un po’ male che si sopporta giusto perché si deve.
Sono stufa di questo lavoro, voglio andarmene.
Pazienta fino alla fine del tour, mi dico, poi potrai tornare dai tuoi vecchietti. Ottima idea, speriamo di non impazzire prima.
La tenda si apre ancora.
“Delilah, non so se dormi o fai finta.”
Questo è Jaime.
“Volevo solo dirti che noi ti apprezziamo per quello che sei.
Davvero.
Lo sappiamo che non sei Leah, che non lo sarai mai e che sarebbe ingiusto chiederti di essere come lei. Non te lo dimostriamo, ma ti vogliamo bene esattamente come sei, compagna di pessimo inglese.”
La tenda si tira i nuovo e io riprendo a piangere.
Cosa ne devo fare della mia vita?

 

Angolo di Layla

Vi prego lasciatemi una recensione, please ç.ç!

   
 
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