11)I'll never be what you
want.
Delilah
p.o.v.
È
inutile negarlo, io non sono la dottoressa dei Pierce The Veil pur
essendolo
sulla carta.
Quando
i ragazzi vengono da me cercano qualcun altro e so precisamente chi:
Leah
Lancaster, il loro precedente medico.
Non
ho nulla contro Leah – è sempre stata gentile ed
educata con me – ma tutto
questo mi rende triste. È come se il mio talento non venisse
riconosciuto e mi
chiedo perché, io do il centodieci per cento in questo
lavoro. Cerco sempre di
studiare le personalità dei ragazzi per capire come
intervenire, ma non è mai
abbastanza.
Anche
adesso sono seduta da sola e loro sono un’allegra tavolata
più in là, sono
troppo timida per chiedere a loro se posso unirmi e poi mi piacerebbe
che fossero
loro a chiedermelo.
Poco
prima ho visto Mike e Leah allontanarsi insieme, qualcosa mi dice che
quando
torneranno saranno una coppia. Me la farò andare bene, ho
sempre saputo che
sarebbe finita così, che tra quei due c’era
qualcosa c’era qualcosa che prima o
poi sarebbe esploso.
“Posso
sedermi?”
Mi
chiede una voce maschile velata da una leggera ironia, io alzo gli
occhi e mi
scontro con quelli scuri di Ronnie Radke.
“Certo
che puoi. Io sono Delilah, piacere.”
“Io
sono Ronnie.”
“Sembra
che la tua amica o ragazza stia per diventare la ragazza di
Mike.”
Bell’esordio, Delilah!
Adesso
come minimo ti molla qui da sola e raggiunge la sua band, pensando che
sei una
cretina apocalittica.
“Amica,
lo so comunque.”
“Pensavo foste più che amici.”
Dico sorpresa e maledicendomi un secondo dopo perché sto
rimediando una
figuraccia dietro l’altra.
“Scopamici,
ma adesso è andata ed è giusto così.
Tu
perché sei qui tutta sola?”
“Oh.
Beh, loro non mi hanno invitata a mangiare con loro, non lo fanno
mai.”
“Forse dovresti provare a sederti con loro e vedere cosa
succede.”
“Mi
scambierebbero per Leah, lei ha forse mollato il suo lavoro, ma il suo
fantasma
è sempre dietro l’angolo. Non mi accetteranno
mai.”
Mugugno di malumore dando un morso al mio hamburger, me lo merito dopo
un
overdose di tacos, burritos ed empanadas.
“Le
cose non vanno proprio, eh?”
“No, forse dipende anche dal fatto che questo è il
mio primo incarico, prima
ero un medico di quartiere a Tampa. Curare vecchietti e vecchiette e
arzille
rockstar non è proprio la stessa cosa.”
“No,
decisamente non lo è.
“Volevo
solo cambiare un po’, ma mi sa che ho sbagliato.
Tu
che mi racconti?”
“Che mi manca da morire mia figlia, anche se l’ho
vista solo ieri sera via
Skype.”
“Hai una figlia?”
“Sì, si chiama Willow. Ha due anni.”
“Wow, complimenti! Sei un ragazzo padre.
Il
mio di padre quando mia madre ha scoperto di essere incinta se
l’è filata in
Australia per paura di essere ricondotto alle sue
responsabilità.
Mio
nonno dice sempre che gli piacerebbe infilare un paio di proiettili nel
culo di
quel disgraziato.”
Lui
ride.
“Tuo
nonno è forte. Anche io sono stato abbandonato da piccolo,
mia madre mi ha
partorito e poi è sparita per poi rifarsi viva qualche anno
fa. Sono anche di
discendenze indiane.”
“Io di discendenze tedesche, mio nonno è un
po’ un nazista su queste cose.”
“Quindi
sparerebbe anche a me, visto che ho sangue indiano nelle
vene.”
“Sì, penso di sì.”
Mi blocco.
“No,
cioè no. Ovvio che no. Non ha un formo crematorio nascosto
nel garage e un
campo di concentramento in cantina, anche se odia da morire la sua
vicina di
casa ebrea….
Cioè,
no, non la odia. Hanno un rapporto travagliato, ma non si odiano,
figuriamoci.”
Aggiungo un po’ troppo velocemente, inaspettatamente lui
scoppia a ridere.
“Cosa
ho detto di divertente?”
“Non è quello che dici, sei tu a essere
divertente.”
Io
inarco un sopracciglio, mi hanno sempre detto di essere divertente come
un
gatto attaccato ai coglioni.
“Dici
le cose che non dovresti dire, un secondo dopo te ne accorgi e tenti di
rimediare con altre cose di cui sarebbe meglio non parlare. Tipo di
Leah e di
tuo nonno.
Lo
trovo molto divertente, sai credo che ti chiamerò Luna
d’ora in poi.”
“Delilah non è abbastanza bello?
C’è
anche una canzone dedicata al mio nome: ehy, there, Delilah.”
Inizio
a canticchiarla, ma lui fa cenno di tacere.
“No,
non è quello. Pensaci.”
Luna.
Perché
dovrebbe chiamarmi Luna?
Perché
sono pallida come la luna? Eppure secondo la parrucchiera questi
capelli rosa
cicca mi davano un’aria meno cadaverica.
Luna.
E
poi capisco.
“Luna
Lovegood. Quella di Harry Potter, quella che dice le verità
scomode e crede a
una quantità di strambi animali che non esistono.”
“Esatto.”
“Io amo Harry Potter, anche a
Mike piace
un …
Cioè,
anche tu sei fan?”
Lui
ride di nuovo.
“Lo
so che Fuentes è un fan della saga, ha il simbolo dei doni
della more tatuato
su una mano e ci sono in giro foto di lui con una sciarpa di Grifondoro.
Sono
abbastanza fan e poi piacciono molto a Willow, anche se fino ad ora mi
sono
limitato a leggerle solo i rimi tre libri, quando sarà
più grande le leggerò
anche gli altri quattro.”
“Giusta scelta, ci sono un po’ troppi omicidi e
morti. Una bambina non è in
grado di…”
Mi fermo, ricordandomi che Anthony, suo fratello è morto un
anno fa in un
incidente stradale, questa volta non mi dice niente per un
po’.
“È
stato difficile spiegarle di Anthony, ma credo che io e Crissy abbiamo
fatto
del nostro meglio. Ha pianto un po’ perché le
mancava lo zio Tony, ma adesso
ogni volta che guarda il cielo dice il suo nome. Penso che creda lui si trovi su una nuvola o
qualcosa del
genere.”
“Mi
dispiace per quello che ti è successo. Sono figlia unica,
cresciuta da un nonno
un po’ nazista, ma se avessi avuto una sorella o un fratello
e li avessi persi
non so se ce l’avrei fatta ad andare avanti.”
Mi azzardo ad accarezzargli i capelli e lui non si sposta.
“Che
fine ha fatto tua madre?
Non
ne ho la più pallida idea, a tre anni mi ha mollato da mio
nonno dicendo che
aveva vent’anni e voleva vivere la sua vita e non badare a
una mocciosa.”
“Conosco la sensazione.”
“Mio nonno è sempre stato affettuoso a suo modo e
ha deciso di non parlare mai
di lei per non farmi soffrire. Ha anche appoggiato la mia scelta di
essere il
medico di qualche rockstar, secondo lui avevo più diritto io
di vivere il mio
sogno che mia madre.”
“Saggia
deduzione. Le persone, a volte, sono terribilmente egoiste.
Luna,
mi daresti il tuo smartphone?”
Io
glielo tendo e poi, come mio solito, gli chiedo il perché il
secondo dopo.
“Voglio
vedere se c’è qualche foto sexy.”
Io divento di fiamma.
“No,
ti sto solo lasciando il mio numero, se ti venisse voglia di parlare
con me.”
Finiamo
il pranzo e poi ci separiamo con un sorriso amichevole, io vado verso
il
pullman dei Pierce The Veil e lui verso quello della sua band.
È
simpatico per essere uno che ha la fama di essere un puttaniere della
peggior
specie.
Sono
passate due ore da quando siamo partiti e io mi sono chiusa nel mio
bunk e ho
continuato a guardare quel numero, chiedendomi se scrivergli qualcosa o
meno.
All’improvviso
qualcuno bussa violentemente sul legno del letto a castello, io
sobbalzo e apro
la tendina di scatto trovandomi faccia a faccia con una sorpresa Sofia.
“Cosa
è successo?
Qualcuno
ha preso una malattia sessualmente trasmissibile?
Il
colera? L’ebola? Il tifo? La peste?
Qualcuna
è incinta o ha ricevuto una proposta di matrimonio?
C’è
un’apocalisse zombie?”
Rintrono quella poveretta con un fiume di parole, come faccio sempre
quando mi
beccano distratta.
“No.
Nessuno ha una malattia sessualmente trasmissibile, colera, tifo, ebola o peste, almeno credo.
Sembriamo tutti in
buona salute.
Nessuna
di noi è incinta o ricevuto una proposta di matrimonio e non
c’è nessuna
apocalisse zombie, non per ora anche se a Tony piacerebbe.”
“Oh,
allora cosa c’è?”
“Ecco, da quando siamo rientrati dall’autogrill ti
sei chiusa qui dentro senza
dire nessuna delle tue strane battute, sei persino peggio di Jaime
quando
storpi l’inglese.”
“Non vedo cosa ci sia di male a dire: uccidiamo gli uccelli
con le pietre.”
Risponde lui.
“Ah,
e quando hai detto a una fan incinta chi l’aveva infornata o
una cosa del
genere, è stato carino?”
“Pff! Tu non capisci.”
“Torniamo a noi.”
Taglia corto lei.
“Cosa
ti è successo?”
Per
la prima volta mi stanno davvero prestando attenzione?
“No,
niente. A pranzo ho parlato con Ronnnie Radke e lui mi ha lasciato il
suo
numero. Mi trova divertente, sapete?
Adesso
non so se scrivergli o meno.”
“Sapevo che Radke era matto.”
Non
so perché, ma il suo commento mi ferisce.
“Beh,
grazie mille, Sofia.”
Replico aspra per la prima volta nella mia vita.
“No,
no. Sofia non voleva offenderti.”
Interviene di nuovo Jaime.
“A
me sembra il contrario.”
“Ma no, siamo divertenti noi che storpiamo
l’inglese. Davvero.”
Io non dico nulla.
“Torno
nel mio bunk. Se qualcuno sta male chiamatemi, altrimenti gradirei non
essere
disturbata.”
Salto
di nuovo sul lettino e tiro la tendina, al di là di essa
sento Jaime che
rimprovera Sofia. Lo trovo un gesto carino, ma mi piacerebbe che fosse
lei a
scusarsi.
Guardo
ancora una volta il numero di Ronnie e poi decido di mandargli un
messaggio, un
semplice “ciao.”.
Lui
mi risponde quasi immediatamente.
“Ciao,
come va?”
“Male. Sofia
pensa che tu sia pazzo ad avermi lasciato il tuo numero.”
“Un
sacco di gente dice che sono matto :P.Non me ne frega un cazzo
dell’opinione
della ragazza di Tony Perry.”
“Io
l’ho trovato un commento offensivo. Non vedo l’ora
che Leah si riprenda questa
banda di matti, è evidente che è lei che
vogliono.”
“Sì,
credo che alla fine lei tornerà da loro. Il suo contratto
alla Epitaph sta
per scadere e non devi prendertela per le parole di una ragazzina
invidiosa.”
“Anche il mio
contatto con la Fearless sta per scadere, ci scambiamo i
medici?”
“Come le
figurine. Ma davvero non devi dargli peso, scommetto che vorrebbe
essere al tuo posto adesso :P”
“Hai
un’alta opinione di te :°D”
“Certo,
altrimenti non sarei arrivato qui.”
“Hai ragione.
Da te le cose come vanno?”
“Oh,
tutto okay. Leah è in preda a crisi di malinconia per
Fuentes, Jacky ha paura
di avere ingravidato la nostra merchgirl e scatta per niente e Asia, la
merchgirl, è nervosa anche lei come un gatto. Non le va di
essere stata
scaricata e teme di essere incinta.”
“Cazzo, che
casino.”
“Luna, non
avrei saperlo dirlo meglio. Ho il sospetto che il secondo figlio dei
FIR sia sulla sua via per raggiungere il mondo.”
“Complimenti
per chi ha infornato questo bebè.”
“Se fosse vero
sì. Infornare?
Parli
come Jaime?”
“Ogni
tanto.”
Continuiamo
a messaggiare fino all’ora di cena, è davvero un
tipo simpatico, anche se sta –
letteralmente – seduto su di una polveriera.
Di
solito una merchgirl incinta della rockstar di turno è
quello che la rockstar
di turno vuole evitare come la peste.
A
cena l’atmosfera è tesa.
Immagino
che Sofia e Jaime abbiano raccontato agli altri cosa è
successo.
“Delilah,
senti, io…”
Inizia Sofia.
“No,
adesso ascoltate me.”
La interrompo con un tono duro che non mi appartiene.
“Lo
so che volete Leah come medico, ma lei adesso è il medico
dei Falling in
Reverse, che vi piaccia o no. Io sarò il vostro medico
almeno fino alla fine di
questo tour, poi penso di dare le dimissioni, così Leah
potrà tornare da voi e
l’equilibrio sarà ristabilito.
Fino
ad allora gradirei che non mi trattiate come un’aliena
proveniente da Saturno
capitata per sbaglio nel vostro entourage.
Se
non volete fare amicizia con me va bene, ma trattatemi come un essere
umano o
rivolgetevi a me per questioni strettamente mediche. Fate come vi pare,
ma non
voglio che nessuno faccia più commenti come quello di Sofia
sulla mia persona.
È chiaro?”
Annuiscono
tutti e iniziamo a mangiare, sul tavolo non vola nemmeno una mosca:
sono tutti
attentissimi al cibo tranne Mike.
Lui
sta messaggiando e so bene con chi.
Forse
li ho stupiti, non si aspettavano che quel impiastro di Delilah tirasse
fuori
le palle all’improvviso, il fatto è che non mi
piace quando la gente mi tratta
come se fossi una decerebrata.
Piccolo,
ma anche io ho il mio orgoglio.
Finito
il dolce, mi alzo e faccio per dirigermi verso il mio bunk, ma la mano
di Sofia
si stringe attorno al mio polso.
“Senti,
mi dispiace davvero per il commento di oggi.
Era
totalmente fuori luogo, non sta a me decidere con chi vuoi messaggiare
o
metterti.”
“Sì, era inappropriato e, sì, non erano
affari tuoi.”
“E se Ronnie ti stesse solo usando per dimenticare
Leah?”
“Leah! Leah!
Gira
tutto attorno a Leah! Per mesi siete stati intrattabili e non avete
mosso
un’unghia per farmi sentire a mio agio, perché lei
se ne era andata.
Quando
l’avete rivista è stato persino peggio, prima
eravate così incazzati che non vi
si poteva nemmeno parlare e poi troppo felici di averla riavuta. Mi
avete
sempre fatto capire che il vostro medico era lei.
Forse
non sono brava come lei, non vi conosco così bene o non ci
so fare con le
persone, ma ho cercato costantemente di dare del mio meglio e
rispettare il
vostro dolore.
Adesso
che un ragazzo si interessa è ovviamente perché
Leah lo ha lasciato e cerca uno
zerbino con cui farsela passare.
Ovviamente,
non perché Delilah abbia delle qualità, no! Solo
perché deve fare la sostituta
di Leah sempre e comunque.
Beh,
esisto anche io e non ho più intenzione di farmi mettere i
piedi in testa per
colpa sua, adesso lasciami andare, per favore.”
Inviperita,
mi libero con uno strattone della sua presa, attraverso a passo di
marcia la
zona relax e mi chiudo nel mio bunk.
“Delilah!
Delilah!
Fammi
parlare, non è come pensi!
Delilah!”
“Avresti
dovuto pensarci prima di parlare, Sofia!
Adesso
lasciatemi stare, lasciatemi tutti stare!
La
mia vita non è affar vostro.”
Urlo
con le lacrime agli occhi da dietro la tenda e sento Sofia mormorare:
“Ho fatto
un altro casino, cazzo.”
La
cosa mi esaspera ancora di più e mi tiro il cuscino sulla
testa per non sentire
più nulla. Solo il vibrare del mio smartphone dopo un
po’: è Ronnie.
“Ciao,
Luna. ”
“Ciao,
Ronnie.
Non
mi va di parlare, scusa.”
“Cosa
è successo?”
“Sofia ha
detto che mi usi per dimenticare Leah.”
Il telefono rimane muto per un po’.
“Si
sbaglia.”
“Io
penso che abbia ragione o non ci avresti messo così tanto a
rispondere. Scusa,
ho sonno.
Vado
a letto.”
Taglio corto io e spengo il telefono per non essere disturbata
ulteriormente.
All’improvviso mi mancano Tampa e i suoi vecchietti, loro
erano sempre gentili
con me.
Forse
il mio destino è prendersi cura dei vecchietti non delle
rockstar, forse i
vecchietti sanno mostrare un po’di rispetto alle persone
anche se sono giovani
ed eccentriche.
Forse
sono stati educati meglio delle persone della mia età.
Qualcuno
tira la tenda.
“Delilah?”
È la
voce di Liz, ma io faccio finta di dormire, non mi va di parlare con
nessuno.
“Delilah,
lo so che non stai dormendo.
Sofia
non intendeva offenderti.”
Io non rispondo.
“Delilah?”
Silenzio.
“Ok,
me ne vado.”
Sospira
lei e io tiro un sospiro di sollievo mentale.
Ho
bisogno di leccarmi le ferite da sola e senza nessuno attorno che tenti
di
consolarmi finendo solo con il farmi più male di prima.
Trattengo
un singhiozzo e lascio che le lacrime bagnino il cuscino.
Leah
mi ha rovinato il lavoro, Leah mi ha rovinato il rapporto con Ronnie,
cos’altro
vuole rovinarmi ancora?
La
salute?
La
sanità mentale?
C’è
un limite a quello che una persona può sopportare e io oggi
l’ho passato. Io
non sarò mai Delilah, ma il clone imperfetto di Leah, quello
uscito un po’ male
che si sopporta giusto perché si deve.
Sono
stufa di questo lavoro, voglio andarmene.
Pazienta
fino alla fine del tour, mi dico, poi potrai tornare dai tuoi
vecchietti.
Ottima idea, speriamo di non impazzire prima.
La
tenda si apre ancora.
“Delilah,
non so se dormi o fai finta.”
Questo
è Jaime.
“Volevo
solo dirti che noi ti apprezziamo per quello che sei.
Davvero.
Lo
sappiamo che non sei Leah, che non lo sarai mai e che sarebbe ingiusto
chiederti di essere come lei. Non te lo dimostriamo, ma ti vogliamo
bene
esattamente come sei, compagna di pessimo inglese.”
La tenda si tira i nuovo e io riprendo a piangere.
Cosa
ne devo fare della mia vita?