CAPITOLO 10
DIMMI CHE MI AMI
Ed annuì e,
aiutato da Envy, riuscì a tenerlo dritto: “Forza, torniamo indietro, qui non ti
lascio. Maes, occupati di Eric, Riza, tu va in testa. Si ritorna al treno.”
disse il biondo, muovendo passi decisi e
rapidi.
Il cielo
cominciava a farsi sempre più chiaro.
All’orizzonte,
cominciò ad albeggiare.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“ALLORA?! LI AVETE
TROVATI?”.
La voce furibonda
di Archer riecheggiò minacciosa nella grande grotta debolmente
illuminata.
L’ex tenente
colonnello dell’Esercito di Amestris era
furioso.
Non solo un
prigioniero era riuscito a fuggire, ma uno dei suoi subalterni, uno dei suoi
uomini migliori, lo aveva aiutato.
Lo sguardo dell’ex
ufficiale si spostò sulla figura tremante ritta davanti a lui, uno dei capi
della squadra di ricognizione era venuto a fare rapporto: “M.. Mi dispiace, ma
ci sono sfuggiti, sono riusciti a
seminarci…” ammise con un filo di voce.
Un istante dopo,
un urlo disumano da far raggelare il sangue rimbombò tutto attorno, e l’uomo fu
avvolto da fiamme altissime, quasi non si distinguevano le sue membra,
avviluppato com’era dalle lingue di fuoco; la figura barcollò per un momento,
prima di cadere a terra, tra gli spasmi muscolari e i sommessi singhiozzi: “Sei
un incapace.” ringhiò Archer, col braccio destro teso in avanti, il busto ritto
e immobile, “Non mi servono nullità nella mia squadra.” concluse, voltando le
spalle al cadavere ormai carbonizzato.
Nell’antro, cadde
un gelido silenzio stupefatto, un silenzio colmo di
paura.
Un fruscio leggero
fece capire all’ex ufficiale che qualcuno stava portando via ciò che restava di
quello che, fino a qualche attimo prima, era uno dei suoi uomini migliori, così
si voltò, puntando i suoi occhi iniettati di sangue sugli individui che si
trovavano nell’antro: “VOGLIO CHE QUEI DUE VENGANO RIPRESI IL PRIMA POSSIBILE!”
sbraitò, liberandosi della pesante mantella che lo celava dagli sguardi
altrui.
Con un moto di
stizza, la gettò a terra, il sibilo dei cuscinetti a sfera si fece più sinistro
e la quantità di vapore che usciva dalle sue giunture non presagiva nulla di
buono.
Nella luce fioca,
i suoi sottoposti videro il suo vero aspetto.
“Questo orrendo
corpo… Sono costretto a vivere come una macchina per colpa di quel bastardo di
Mustang e dei suoi compagni, devono pagare per quello che mi hanno fatto… Devono
pagare.” disse, con voce spaventosamente calma, ritto in piedi in fondo alla
grotta.
“Vi ordino di
battere a tappeto la zona, dovete trovarli!” ordinò lui con voce
furiosa.
Un giovane ragazzo
si fece tremante avanti: “Mi scusi, ma abbiamo ricevuto un messaggio da Ismael,
dal sanatorio.” sussurrò a capo chino, “Cosa succede?” interloquì il capo,
fissandolo con espressione dura, “Ci ha riferito che i nostri nemici sono giunti
sin lì.” rispose lui; “E allora?” incalzò Archer, incrociando le braccia al
petto, “Sono entrati dentro, ma sono riusciti a evitare la trappola di fuoco che
avevamo preparato, a quanto pare si sono impadroniti di una mappa. Ma non è
tutto, Eric era d’accordo con il Fullmetal Alchemist, lui e il Comandante
Mustang hanno raggiunto il sanatorio e si sono ricongiunti agli altri, stanno
venendo qui.” concluse.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il gruppo si
muoveva rapidamente attraverso l’erba alta, traversando il più rapidamente
possibile la pianura.
Il cielo si era
fatto sempre più chiaro, assumendo una delicata sfumatura rosata con pennellate
d’oro, una leggera brezza sfiorava i loro volti stanchi, all’orizzonte,
l’infuocato disco solare cominciava ad alzarsi superbo, scacciando il buio e
cominciando a dipingere la volta celeste con toni di azzurro intenso al suo
passaggio.
Le nuvole dalle
molteplici forme venivano sospinte dal vento leggiadro, simili a uccelli
eleganti e leggeri.
L’erba si tingeva
di riflessi dorati, e la natura cominciava finalmente a svegliarsi, i predatori
si ritiravano nelle loro tane, i piccoli animali tornavano alle loro
faccende.
Il canto delicato
e piacevole dei primi uccellini allietava il risveglio della vita attorno a
loro.
Roy era sorretto,
semisvenuto, da Edward e Envy, che si trovavano al centro della compatta
squadra, tutti gli altri facevano baluardo attorno a loro, le loro membra erano
tese a reagire a qualunque rumore sospetto; senza incidenti e senza dire una
parola, ormai allo scoperto, riuscirono a guadagnare il ridosso ombroso della
foresta.
Riza
fischiò.
Un istante dopo,
un fischio identico giunse in risposta: “è Lust, la via è libera. Andiamo.”
affermò Riza, facendo un cenno ai compagni; a poca distanza, videro l’Amestris,
coperto dalle fronde dei rami e la mora, che faceva segnali col faro
d’emergenza.
Erano in
salvo.
Il respiro di
tutti si fece più leggero: “Finalmente siamo arrivati…” sospirò sollevato Jean,
dando voce ai pensieri dei compagni, “Hai ragione, ma non possiamo abbassare la
guardia.” lo ammonì Falman, spegnendo la lanterna; il piccolo Hayate cominciò ad
abbaiare, avvertendo la giovane del loro arrivo. Ella li guardò, e il suo volto
si distese in un sorriso sollevato e un poco allegro nel vedere il Fuhrer che,
seppur ormai privo di sensi, era al sicuro accanto a Edward il cui viso tradiva
la gioia e la commozione.
“Sorellina,
parliamo dopo, ora dobbiamo portarlo dentro, è piuttosto malconcio.” intervenne
subito Envy, scorgendo negli occhi della maggiore curiosità e felicità,
“D’accordo, hai ragione tu, ti aiuto io.” annunciò con un sorriso lei; Envy
cercò di staccare delicatamente Roy dalla spalla di Ed, ma il ragazzino oppose
resistenza, puntando i suoi occhioni dorati e malinconici sul suo coetaneo, non
voleva separarsi da lui, “Calma, ci pensiamo noi, ti fidi di me, amico?” cercò
di tranquillizzarlo il moro, Ed annuì, lasciando la ferma presa che aveva sul
fianco del Comandante e fissandolo intensamente mentre veniva condotto da Lust e
dal fratellino a bordo del treno.
Un istante dopo si
sentì mancare la terra da sotto i piedi, la testa prese a girargli
vorticosamente; barcollando e incespicando, il ragazzo cadde all’indietro ma fu
prontamente preso al volo, mentre una voce preoccupata cercava di rianimarlo:
“Ehi, tutto bene?” gli chiese Jean inquieto, tenendolo praticamente in braccio,
“Coraggio, pure tu hai bisogno di cure e soprattutto di riposo. Saliamo tutti.”
ordinò il tenente, “Ce la faccio da solo…” provò a dire il biondo, “Lasciami..”
ma Jean gli tappò la bocca con la mano, “Non credo proprio.” replicò solo,
conducendolo a bordo e seguito dai colleghi.
Il verso morente
dei gufi annunciò l’arrivo della mattina.
Con gran chiasso e
vociare, i due fratelli distesero Roy sul divanetto, tra le coperte, Jean fece
sedere Ed sulla poltrona accanto; con mano leggera, Lust stracciò la stoffa
della manica della logora divisa che indossava il moro, mettendo a nudo la
ferita profonda e sporca di sangue secco: “Envy, prendi le garze e il
disinfettante. E anche un calmante per Ed, mi sembra parecchio agitato.” chiese
lei, tenendo fermo il braccio del Comandante, “Ok, arrivo.” replicò il
fratellino, dirigendosi verso l’armadietto dei medicinali nel’angolo della
stanzetta.
Nel frattempo, il
biondino si era un poco ripreso e, sportosi, carezzava il pallido viso del suo
ritrovato Fuhrer, nei suoi occhi si leggeva l’ansia: “Non preoccuparti, adesso
starà meglio.” lo rassicurò Lust con un sorriso incoraggiante, “Eccomi
sorellina!” annunciò Envy, consegnando alla ragazza ciò che aveva chiesto e
affidando, non visto, la corta siringa a Jean, “Ecco, questo lo terrà quieto per
un po’.” gli sussurrò il moro; il biondo alchimista, in quel momento, si lasciò
scivolare sulla poltrona, aveva il respiro corto e accelerato, gli occhi
socchiusi e la fronte imperlata di sudore.
Il tenente studiò
con occhio critico lo strumento consegnatogli, non era
sicuro.
“Non preoccuparti,
è un semplice calmante, lo rilasserà un poco, ne ha davvero bisogno.” spiegò
Envy, voltandosi verso la sorella e chinandosi sul braccio di Roy; con un
sospiro, Havoc fece un cenno a Kain, che tenne fermo il braccio del compagno
mentre la corta punta aguzza scomparve sotto la pelle del più giovane, che ebbe
un sussulto leggero: “Ecco, fatto, ora sta tranquillo per un po’, d’accordo?”
gli sussurrò l’amico, coprendolo con una delle pesante
coperte.
Ed annuì e si
appisolò un poco, gli occhi segnati da tanti giorni di paura e veglia si
chiusero, finalmente rilassati.
Hughes affidò Eric
a Riza e Falman, e si sedette sul bracciolo della poltrona, sorvegliando
attentamente ora il Fullmetal Alchemist ora il suo migliore amico, aveva gli
occhi lucidi, finalmente era tutto finito: la mora stava terminando in quel
momento di fasciare strettamente la spalla del ferito, “Ha un poco di febbre,
conviene lasciarlo riposare, come sta Edward?” domandò lei, asciugandosi le mani
con un canovaccio, “Abbastanza bene, e Roy?”, la voce stanca del giovane giunse
in risposta alla più anziana, “Adesso sta riposando, perché non dormi un po’
anche tu? Ti chiamo io quando si sveglia.” propose lei, ma l’alchimista scosse
il capo, “No, voglio stare con lui…” sussurrò con tono sofferente e con gli
occhi imploranti, cercando di alzarsi in piedi; Envy sospirò, e lo prese per la
vita, facendolo sedere sul divano e facendo poggiare la testa del Comandante
sulle sue gambe, “E ora, riposa un po’, sono stato chiaro?” interloquì
l’investigatore, “Altrimenti ti costringo a
letto.”.
Ed annuì e si
accoccolò maggiormente al moro, socchiudendo gli occhi e cadendo finalmente
addormentato.
In silenzio, Pride
e Greed si avvicinarono al fratello più giovane: “Che facciamo?” chiese il
maggiore sottovoce, “Nulla per ora. Sono ancora attivate le barriere, per oggi
resteremo qui; voi cosa ne dite?” si rivolse Envy ai militari, “Concordo con te,
siamo esausti e abbiamo bisogno di dormire, tutti quanti.” affermò autorevole
Hughes, esaminando poi Eric con occhio critico, “Direi che anche tu hai bisogno
di riposare, se vuoi puoi stare nella stanza di Ed, tanto lui ormai resta qui in
salotto.” sorrise il tenente colonnello, levandosi la giubba e buttandola in
malo modo sulla poltrona.
Eric annuì:
“Grazie... Vi fidate di me anche dopo quello che ho fatto?” chiese in un
sussurro appena udibile il ragazzo, “Se Ed si fida, perché noi non dovremmo? E
poi, hai riportato qui Roy e ci hai indicato la strada da seguire, direi che di
te ci si può fidare.” concluse il tenente colonnello, “Forza, fila a riposare,
ci sarà tempo per le spiegazioni che dovrete darci.”disse con decisione il moro,
spingendolo verso la porta, “Un attimo, e il Comandante?” intervenne il bruno,
“Non preoccuparti, Pride resterà di guardia, si occuperà lui dei nostri due
feriti!” lo tranquillizzò l’occhialuto.
Eric fece un cenno
di assenso, fissando intensamente Maes.
C’era qualcosa di
familiare nei suoi tratti.
Ne era
sicuro.
“Ehi, perché mi
guardi in quel modo? Ho qualcosa in faccia?”.
La voce curiosa
del tenente colonnello scosse il ragazzo, che chinò all’istante la testa,
imbarazzato, gli zigomi delicatamente imporporati: “N..No, non è nulla... Mi
scusi...” mormorò lui, inoltrandosi nel corridoio dietro a
Envy.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Quando il
Fullmetal Alchemist cominciò a riprendersi, era ormai
sera.
Al suo risveglio,
si stupì di trovarsi al buio; frastornato, si mise seduto, udiva come un debole
ronzio proveniente da fuori.
Era da
solo.
Si trovava ancora
nel salottino.
I ricordi
dell’accaduto riaffiorarono prepotentemente, e anche il pensiero di Roy ferito e
svenuto, doveva sapere, doveva sapere se stava
bene.
Cercando di
mantenere l’equilibrio, si mise in piedi, muovendo qualche passo verso la porta,
la testa pulsava terribilmente; un brivido di freddo lo colse
improvvisamente.
Il ragazzo si
guardò attorno e, alla pallida luce della luna che pian piano si alzava nel
cielo, scorse una coperta buttata malamente a terra; la afferrò senza tanti
complimenti e se la drappeggiò addosso: a piedi nudi, aprì la porta e uscì nel
corridoio debolmente illuminato dalle lampade, tutta quella luce gli ferì gli
occhi, ma ciononostante proseguì deciso, seguendo quello strano ronzio che
proveniva dalla sala di pranzo, nessuno si vedeva in
giro.
Si guardò attorno
con aria circospetta e si accorse che il treno si stava
muovendo.
A passo lento e
cadenzato, si mosse lungo il corridoio, cercando di non rabbrividire per gli
spifferi che gli si insinuavano sin sotto la pesante coperta che aveva
drappeggiata sul corpo magro e semi nudo: “Dove sono tutti?” mormorò il ragazzo,
tossendo un poco e rabbrividendo; improvvisamente, una voce conosciuta e un poco
preoccupata giunse alle sue orecchie: “Ed, cosa fai in giro? Dovresti essere
ancora a letto.”.
Il ragazzo si
voltò, puntando uno sguardo stanco negli occhi velati di ansia del tenente
Havoc, che veniva dalla parte opposta del corridoio: “Mi sono svegliato e non ho
trovato nessuno... Cough...” si giustificò il ragazzo, stringendosi maggiormente
nella coperta, “Scusaci, hai ragione, ti abbiamo lasciato dormire un po’ di più,
eri veramente stravolto. Vieni di là, qui fa freddo, abbiamo acceso il
caminetto, c’è un bel tepore e Lust ha preparato da mangiare.” gli sorrise lui,
conducendolo verso la sala da pranzo.
Non parlarono
molto durante il breve tragitto, il biondo camminava piano accanto a lui,
tenendo il capo basso mentre Jean gli parlava.
Voleva solo sapere
dove fosse Roy, ma improvvisamente, le forze gli erano venute meno e riusciva a
malapena a tenersi dignitosamente in piedi.
Con malagrazia, il
tenente spalancò la porta della sala
e un piacevole tepore accolse il giovane appena svegliato, accompagnato
da un buon odore di stufato e anche pane appena sfornato; c’erano anche delle
tracce di biscotti nell’aria: “Ehi, ragazzi! Ed si è svegliato!!!” annunciò
trionfale, attirando l’attenzione dei presenti.
Kain e Falman si
rizzarono in piedi dal divano, Breda e Riza alzarono in simultanea la testa e
così Eric e Envy, impegnati in una accesa partita a scacchi mentre le testoline
di Lust, Greed e Pride uscirono dalla cucina: “CIAO AMICO!!! Come stai?” esclamò
il detective, correndogli incontro, “Hai dormito tutto il giorno, eravamo
preoccupati!” esclamò il moro, abbracciandolo; il biondo sorrise appena,
lasciandosi stringere dal coetaneo senza avere nemmeno le forze per ricambiare;
quando si staccò, Ed li guardò avvicinarsi a lui, “Dove è Roy?” chiese con voce
tremula lui, guardandosi attorno.
In quel momento,
qualcuno gli arrivò alle spalle, cingendogli la vita in una forte stretta mentre
i suoi amici intorno se la ghignavano allegramente: “Cercavi qualcuno,
mame-chan?” una voce conosciuta gli sussurrò dolcemente all’orecchio, mentre il
proprietario lo sollevava da terra e lo stringeva forte come un bambino; il
biondo si rigirò nell’abbraccio, incrociando le iridi color del corvo di Roy e
un tremulo sorriso andava a formarsi sul suo viso
pallido.
Il ragazzo affossò
il viso sulla sua spalla coperta da un pesante maglione di lana, picchettandolo
di leggere lacrime e beandosi del suo calore, il giorno prima non avevano potuto
parlare, chiarirsi, ma ora, ora che finalmente erano lì, assieme, non voleva
assolutamente più lasciarlo, voleva sincerarsi che non fosse semplicemente un
sogno.
“Ti prego...”
sussurrò, stringendosi a lui maggiormente, “Ti prego...” ripetè, mentre una
lacrimuccia scendeva lucente, “Parla piccolo..” sussurrò Roy, “Dimmi che mi
ami...” mormorò il biondo, stringendo con i pugni la ruvida stoffa calda
dell’indumento che teneva al caldo il Fuhrer; questo sospirò e lo strinse ancora
a sé, “Ti amo, Edward… Se tu non fossi stato ad aspettarmi, forse avrei mollato
molto prima… Ti amo piccolo…” gli sussurrò all’orecchio il moro,
inginocchiandosi a terra.
Restarono
abbracciati a lungo, beandosi della presenza reciproca, sotto lo sguardo
intenerito dei loro amici, con Ed, così simile a un bambino in quei lunghissimi
e dolci istanti, che cercava di trattenere a stento le lacrime e Roy che
sorrideva, tenendolo a sé.
Era così tenero
quel momento per tutti loro.
Dopo settimane
dure e tremende, finalmente si erano riuniti.
Sembrava come se
la tristezza e il dolore che per troppo avevano regnato incontrastati nel gruppo
non fossero mai esistiti.
“A..Anche io ti
amo… Mi sei mancato tanto, Roy…” mormorò con un pallido sorriso lui, scostandosi
piano e guardandolo dritto in quegli occhi che tanto aveva desiderato
rivedere.
Un leggero colpo
di tosse richiamò la loro attenzione e i loro sguardi si posarono sul viso
falsamente seccato di Maes, che teneva le braccia incrociate sul petto:
“Fidanzatini, non per rovinare questo momento, ma sarebbe pronto da mangiare. Se
volete guarire, vi conviene recuperare le forze, sono stato chiaro? Roy, tu da
chissà quanto non mangi decentemente, sei magro da far paura. O vieni a tavola
oppure ti prendo a calci nel sedere sino a quando non implori pietà!” esclamò
lui, prendendoli per i polsi senza troppe
cerimonie.
Ridendo, i due
finsero di protestare e si ritrovarono seduti a una grande tavolata, a capo
tavola, su un comodo e basso divanetto abbastanza ampio da poterci stare in due:
“È PRONTA LA PAPPA!!” esclamò Envy con un grande sorriso, entrando in quel
momento con una pesante pentola fumante colma di spezzatino e sugo, accompagnato da Lust che portava dei
grossi cesti colmi di pane fragrante e appena sfornato, “Opera del cuoco
indiscusso del gruppo, Envy-chan e del suo fido assistente Kain-kun!!” presentò
la giovane, portando tutto in tavola.
Il moretto
arrossì, chinando il capo e ridendo imbarazzato: “I..Io non ho fatto nulla…”
ridacchiò lui, guadagnandosi una decisa sfregata sul capo con le nocche da
Breda, “Sempre il solito timidone, eh??” lo schernì giocosamente il
rossino.
E così, tra risate
felici, la cena incominciò.
SALVE
A TUTTI!!!!
SHUN è
TORNATA!!!
NON
SIETE CONTENTI!!!??
Beh,
questo capitolo si commenta da sé, no?
Non
sono semplicemente teneri?
Roy e
Edward sono i migliori, li adoro!!!
Beh, è
tardi per me… VADO A NINNA!!!
RINGRAZIO DI CUORE TATA LIRY, MAMY, PAPY, FLY89, EMMY, ELISETTA E
SHIKADANCE!!
Ragazzi, tra poco il nostro viaggio giungerà al
termine..
Vi
mancherò??
UN
BACIONE
SHUN