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Autore: Petronilla    01/03/2009    6 recensioni
QUESTA STORIA NON TIENE CONTO del 6° e del 7° libro di Harry Potter perchè è stata scritta molto prima della loro pubblicazione - Attesissimo seguito di "Segreti dal Passato"! E' il 7° anno ad Hogwarts: Harry e Hermione sono finalmente insieme, ma il loro amore è in pericolo, minato dall'arrivo a scuola di una nuova, misteriosa studentessa. Nel frattempo la guerra magica si è fatta sempre più sanguinosa. Voldemort ha in mente un piano perfetto per distruggere il suo nemico mortale e vincere la guerra. Riuscirà il nostro eroe a padroneggiare i suoi poteri da Veggente e cambiare il suo destino? Leggete e commentate numerose, grazie!
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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(n/a: Eccomi nuovamente a voi, con un altro entusiasmante capitolo di questa interminabile fan fiction! Mi scuso moltissimo per il tremendo ritardo nel pubblicare e ringrazio chi ancora mi segue con affetto. Non ho mai smesso di pensarvi in tutti questi mesi e sono felicissima di essere riuscita finalmente nell'impresa. Il capitolo 28 mi piace molto e spero che piacerà anche a voi. Come già sapete, l'ultimo capitolo sarà il n. 30, quindi ne mancano ancora 2 prima di scrivere la parola fine. Adesso mettetevi comodi, che i colpi di scena non sono ancora finiti. A presto con il capitolo 29 e buona lettura a tutti!)

 

Capitolo 28. SEGRETI DAL FUTURO

 

“Lione, 10 agosto 1949. Mi chiamo Maurice Didier e sono nato a Parigi il 31 gennaio del 1809.”

 

Harry sollevò gli occhi dal testo  per un momento, con il cuore colmo di inquietudine, ma allo stesso tempo di eccitazione.

 

“Aveva 140 anni,” osservò fra sé, sempre più interessato. “Se si tratta veramente del mago anziano che ho visto con Voldemort nella mia visione, oggi dovrebbe avere circa 190 anni!”

 

Seduto sulla poltrona dinanzi al camino acceso e avvolto in un caldo plaid a scacchi rossi, Harry abbassò nuovamente lo sguardo per tornare a immergersi nella lettura del piccolo libretto dalla copertina rossa, quello trovato dentro il carillon a casa dei suoi genitori. Il diario del famoso Monsieur Maurice Didier. Presto avrebbe saputo tutto sull’Arcano Sentiero e sulla Fiamma della Rinascita.

 

 “Sono  un alchimista e la mia vita è stata sempre un continuo susseguirsi di vicende tragiche, prima fra tutti la scomparsa dei miei genitori, avvenuta quando avevo l’età di 10 anni. Da allora il mio unico desiderio è stato quello di poter trovare un modo per sconfiggere la morte e possibilmente, riuscire a portare in vita i miei genitori. Sinceramente, ora posso dire di essere riuscito a realizzare almeno il primo dei miei due propositi.”

 

Harry girò in fretta la pagina, sentendo le dita sudare. Nella tranquillità del suo studio di Villa Paciock, stava dedicando le ore notturne alle sue ricerche sull’Arcano Sentiero. Ricerche che stava conducendo in gran segreto. Per quanto ne sapeva, questo era l’unico modo efficace per sconfiggere Voldemort, ma non aveva più ripreso l’argomento con Ron e Theo, né tanto meno aveva detto ad Hermione di aver trovato il Diario. Dopo tutto quello che la povera ragazza aveva passato – prima il rapimento e la ricerca disperata di Lily Jane, e poi l’uccisione del Sig. Granger - non gli sembrava giusto turbarla ancora con questa storia. Ma pensava che sarebbe stato saggio parlarne ad Erudio, al più presto. Diverse domande affollavano la sua mente, domande alle quali nessuno, oltre allo Stregone, avrebbe potuto dare risposta.

 

Il giovane Potter riprese la lettura di quelle pagine, sulle quali era impressa una calligrafia elegante e molto larga, che riusciva a riempire tutto il foglio. Sembrava quasi come se le parole volessero uscirne di loro spontanea volontà, per volare via chi sa dove.

 

“Lavorando come apprendista presso il famoso Nicolas Flamel, mi sono imbattuto nella leggenda dell’Arcano Sentiero che conduce alla Fiamma della Rinascita. Dopo anni di studi e di ricerche, ora posso dire di essere riuscito a dimostrare che l’Arcano Sentiero esiste realmente. Si tratta di una magia molto antica, risalente alle popolazioni celtiche…”

 

Harry sfogliò freneticamente la prima parte del diario, nella quale si trovavano diversi cenni storici, sperando di arrivare subito alle informazioni salienti.

 

“Lione, 31 ottobre 1949. Oggi ho ricevuto un’altra minaccia di morte, scritta su di una pergamena avvelenata. La decima, in un mese. Di certo non temo per la mia vita, visto che sono immortale, ma ho paura che qualcuno di molto pericoloso possa rapirmi, e costringermi così a rivelare il segreto dei miei studi. Come il Mago Grindenwald per esempio, oppure la Strega Crimilde, che infesta le campagne della Normandia. Sento quindi l’esigenza di documentare il mio operato e trascrivere su questo diario tutto quello che è di mia conoscenza, per lasciarlo poi in eredità al mio fidato nipote che vive in Inghilterra. In questo modo, se il mio segreto dovesse cadere in mani sbagliate, almeno ci sarebbe qualcuno in grado di poter contrastarne il suo potere, alla pari.”

 

“Didier aveva un nipote?” Senza capire bene come, l’immaginazione di Harry stava cominciando a volare alto. “Didier aveva un nipote in Inghilterra?” Riflettendoci ancora, si chiese come fosse possibile che suo padre James custodisse questo diario in casa. E se fossero stati parenti? La lettura si stava facendo sempre più interessante.

 

“ Trascrivo di seguito le condizioni che servono per poter seguire l’Arcano Sentiero e finalmente giungere alla Fiamma della Rinascita, che dona la vita eterna. Confesso di esserci riuscito io stesso 100 anni fà e di esserci riuscito brillantemente,  ma ho l’ambizione segreta di voler ritentare al più presto. Non per puri fini personali, ma solo a scopo strettamente scientifico (…) Ho da poco reclutato un brillante assistente di nome Tom Riddle, al quale ho chiesto di aiutarmi nel mio nuovo tentativo.”

 

Harry sorrise amaramente, pensando all’assurdità della cosa. Didier temeva che i pericoli fossero soltanto all’esterno del suo laboratorio. Mentre allo stesso tempo, stava insegnando tutti i suoi segreti al giovane Tom Riddle, ignaro del fatto che in futuro, proprio questo giovane assistente sarebbe poi diventato il Signore Oscuro.

 

Soffermandosi a riflettere sulle date segnate in testa alle pagine, Harry notò infatti che Didier scriveva nel 1949, proprio il periodo che corrispondeva all’ascesa di Voldemort al potere la prima volta.  “Ecco come ha fatto Voldemort, a scoprire i segreti dell’Arcano Sentiero”.

 

Di seguito, Didier faceva un elenco numerato di tutte le condizioni necessarie, come se si trattasse di una semplice lista della spesa.

 

“Innanzi tutto, per poter percorrere l’Arcano Sentiero, devono coesistere i seguenti fattori:

 

1)      FATTORE ESTERNO O AMBIENTALE: I sette pianeti maggiori del nostro sistema solare devono essere perfettamente allineati. Questo evento si verifica ogni cinquanta anni              ( se si inizia a contare a partire dal passaggio del pianeta Perseus avvenuto nel 547 a.c. ), ed esattamente nel periodo dell’anno che va dall’ equinozio d’autunno, il 23 settembre, all’equinozio di primavera, il 21 marzo.”

 

Purtroppo, questo Harry lo sapeva fin troppo bene. Ne aveva già parlato con Silente mesi prima. La cosa preoccupante era che l’equinozio di primavera si stava approssimando, infatti mancava meno di un mese al 21 marzo. Il tempo stringeva e l’unica possibilità di poter contrastare il potere di Lord Voldemort sarebbe sfumata, se qualcuno non avesse fatto subito qualche concreto passo in avanti.

 

Cosa avrebbe potuto fare Harry? Da che parte avrebbe dovuto iniziare? Silente gli aveva fermamente proibito di mettere a rischio la sua vita. Aveva detto che c’era un altro mago molto più esperto di lui, che stava lavorando sull’Arcano Sentiero. Ma ora che Silente era morto, forse le cose erano cambiate. Forse il piano era morto con lui, ed ora toccava proprio a Harry darsi da fare. Fu preso dal panico. Da dove avrebbe dovuto incominciare? L’allineamento dei pianeti era ormai scontato, ma Didier elencava altri fattori determinanti per il successo dell’incantesimo.

 

 

2)      “FATTORE INTERIORE O PERSONALE: La Fiamma della Rinascita apparirà al cospetto del mago che sarà stato capace di trovare e seguire l’Arcano Sentiero. Per fare ciò, il mago dovrà compiere 3 rinunce e quindi sacrificare ciò che ha di più caro al mondo.

 

3)      FATTORE MISCELANTE: Con il pegno delle 3 rinunce, il mago dovrà preparare una Pozione, come specificato nelle pagine che seguono.

 

4)      FATTORE ATTIVANTE: Infine, si dovrà pronunziare l’antica Formula magica in lingua celtica, alla presenza di un testimone di sangue puro che dovrà …”

 

 

“In antica lingua celtica? Un testimone di sangue puro?” Harry sgranò gli occhi allibito. Non sembrava affatto una passeggiata! Come avrebbe potuto fare a seguire tutti quei complicati passaggi? E quali rinunce avrebbe mai dovuto compiere? Ne sarebbe stato capace? E ormai mancava così poco tempo.

 

“Posso esserti di qualche aiuto?”

 

Alle sue spalle, una voce roca quasi sospirata, lo fece sussultare sulla poltrona. Harry non si aspettava che entrasse qualcuno, vista l’ora tarda. Senza attendere un invito ad entrare, Magnus Erudio venne avanti zoppicando, sostenendosi sul suo bastone di legno contorto. Aveva uno strano sorriso stampato in volto, come quello di chi stava solo aspettando il momento giusto per fare un’entrata trionfale.

 

“P-prego, si sieda professore.” Harry si alzò subito in piedi e gli porse il braccio, per aiutarlo a prendere posto sulla poltrona accanto alla sua. Si sentiva già più sollevato, nutrendo nel suo cuore la speranza, che lo Stregone lo avrebbe aiutato a prendere la decisione più saggia.

 

Erudio rivolse il suo sguardo velato verso le fiamme dentro al camino, e allungò le braccia verso di esso, per trovare un po’ di ristoro nel suo calore. Harry rimase a fissarlo in silenzio per alcuni istanti, non sapendo bene da dove iniziare per affrontare l’argomento.

 

“E’ una notte molto fredda, ma non durerà a lungo,” esordì Erudio, distrattamente. “L’inverno sta ormai terminando e la primavera è alle porte.”

 

Harry si chiese cosa lo Stregone sapesse in merito all’Arcano Sentiero, e se Silente gliene avesse mai accennato. La risposta la intuì da solo, quando Erudio riprese a parlare.

 

“Il tempo stringe, figliolo. L’equinozio di Primavera non tarderà ad arrivare.”

 

A quanto pareva non c’era bisogno di alcun preambolo. Harry decise di affrontare subito il discorso che gli stava più a cuore.

 

“Immagino che Lei sappia… dell’Arcano Sentiero e di tutto il resto.” Harry parlò, senza smettere mai di guardare Erudio fisso negli occhi e stando attentissimo ad ogni espressione del suo volto, come ad ogni parola che avrebbe pronunciato. Ogni informazione che lo Stregone poteva fornirgli era vitale, a quel punto. “Immagino che sappia anche di Maurice Didier.”

 

Erudio annuì con un cenno della testa, rimanendo in silenzio, con gli occhi rivolti verso le fiamme.

 

Harry non si fece intimidire da quel silenzio. Ormai aveva imparato a conoscere e a comprendere il comportamento dello Stregone, che spesso agli altri poteva apparire inspiegabile.

 

“Ho trovato una cosa che apparteneva a Maurice Didier,” continuò Harry, esaminando con lo sguardo ogni minima reazione di Erudio alle sue parole. “Ho seguito gli indizi che Silente mi ha lasciato e sono arrivato fino a casa dei miei genitori, a Godric’s Hollow. Là, in un nascondiglio segreto, ho trovato il suo diario. E in questo diario c’è scritto tutto quanto.”

 

“E posso chiederti cosa hai intenzione di fare adesso che sai… tutto quanto?”

 

Ad Harry sembrò che Erudio avesse fatto quella domanda per provocarlo. Significava forse che lo Stregone non lo avrebbe aiutato, come invece lui sperava? “Ecco io… mi scusi, ma Lei da che parte sta?”

 

Erudio sorrise. “Dalla tua, naturalmente.”

 

Trascorsero alcuni minuti di silenzio, durante i quali si udiva soltanto lo scoppiettare del fuoco nel camino. Infine, Harry si fece coraggio e decise di rompere il silenzio, cercando le parole più adatte per la domanda che desiderava porre allo Stregone.

 

“Lei pensa… Lei pensa che potrei essere capace di seguire l’Arcano Sentiero?” Ecco, lo aveva fatto. Aveva posto la domanda che attanagliava il suo cuore da tempo. Sarebbe stato in grado di raggiungere l’immortalità? Sarebbe stato capace di compiere la stessa impresa che sia Maurice Didier, che Lord Voldemort avevano compiuto in passato?

 

Erudio emise un profondo sospiro, prima di dare la sua risposta. “Come sai, Albus Silente aveva ben altri piani per te.” La voce dello Stregone era calma e pacata. “Albus non voleva che tu corressi alcun rischio e ha istruito un altro mago esperto, per portare avanti la ricerca dell’Arcano Sentiero.”

 

“Si, questo lo so,” rispose Harry, stringendo i pugni nervosamente. “Ma allora perché Silente mi ha lasciato tutti quegli indizi? Le rune, il carillon, il diario. Perché lo ha fatto, se non voleva che corressi dei rischi?”

 

“Suppongo, che il mio vecchio amico Albus, abbia voluto restituirti ciò che apparteneva a te di diritto.” Erudio fece una piccola pausa, per permettere a Harry di riflettere su quanto era in procinto di rivelargli. “Non ci si può opporre al destino troppo a lungo. Ed era destino che tu trovassi il diario di Maurice Didier, perché quel diario…”

 

“Apparteneva a mio padre.” Harry terminò la frase per lui. “E mio padre era il nipote di Didier, non è così?”

 

“Diciamo che tuo nonno era il nipote diretto, ma si, in seguito è stato tuo padre ad ereditare il diario. Ma c’è ancora un’altra cosa.” Erudio annuì, compiaciuto della perspicacia di Harry. “Tuo padre James, era egli stesso un alchimista. Come suo padre e suo nonno lo furono prima di lui.”

 

Harry fu profondamente sorpreso da quella rivelazione. “Un… un alchimista?”

 

“Esattamente. E come tale, anche lui aveva studiato a fondo tutto ciò che riguardava l’Arcano Sentiero e la Fiamma della Rinascita. Quel diario era destinato a te, Harry, fin da quando sei venuto al mondo.”

 

Harry sentì il cuore in tumulto. Sembrava che ogni pezzo del puzzle si stesse finalmente rimettendo al posto giusto. “Quella notte… la notte che Voldemort uccise i miei genitori, mio padre nascose il diario, perché aveva paura che cadesse nelle mani del nemico.”

 

“Proprio così Harry,” ammise Erudio. “Se Voldemort avesse distrutto quel diario, nessuno al mondo sarebbe mai più riuscito a scoprire il modo di sconfiggerlo definitivamente. Nessuno a parte tuo padre era a conoscenza del contenuto di quel diario, e nessuno a parte te avrebbe mai potuto ritrovarlo. Nel corso delle sue ricerche, però, Albus Silente aveva collegato gli studi di Maurice Didier al diario conservato da tuo padre, intuendone la fondamentale importanza. Per questo motivo ti ha lasciato quegli indizi, e allo stesso tempo, ha scoperto il segreto dalla viva voce dello stesso Maurice Didier, prima che quest’ultimo fosse stato fatto prigioniero da Voldemort. Prima di morire, Silente è anche riuscito a istruire un altro mago, molto vicino a lui, affinché potesse spianarti la strada.”

 

“Ma come facciamo a essere sicuri, che questo mago non abbia cambiato idea?” Il dubbio era allarmante per Harry. “Silente non c’è più, ed è possibile che anche il suo piano sia stato mandato a monte. Non posso restarmene qui con le mani in mano, capisce? Devo fare qualcosa prima che sia troppo tardi.”

 

“Ti senti il peso del mondo sulle spalle non è vero?” La voce calma di Erudio contrastava nettamente con il tono di Harry, che stava diventando sempre più concitato. “Ognuno di noi deve seguire il suo destino, e se noi sfuggiamo troppo a lungo, alla fine, è il destino stesso che ci viene a cercare. Il tuo destino figliolo, sembra essere stato deciso da tempo. L’unico consiglio che posso darti, è quello di non contare solo sulle tue proprie forze. Hai tanti amici fidati che ti potranno aiutare. Prima fra tutti tua figlia.”

 

Harry si incupì. La sola idea di mettere in pericolo Lily Jane lo faceva star male. “Sappiamo tutti e due che Voldemort vuole me e che l’unico che può sconfiggerlo sono soltanto io. Perché far rischiare la vita a persone innocenti?”

 

“Perché darebbero la loro vita per salvare la tua. Tu sei ormai la loro guida.”

 

Harry sorrise amaramente. “Sembra bellissimo, ma in realtà non è così.”

“Ascoltami attentamente, figliolo. Tua figlia Lily Jane è l’unica speranza che hai per poter riuscire nell’impresa. Per questo motivo l’ho convinta a seguirmi qui nel passato.” Il tono di Erudio si era fatto grave e severo. “Sai bene che nel futuro dal quale lei proviene, Voldemort regna sovrano su di un mondo magico ridotto in macerie. E questo perché tu non sei riuscito a sconfiggerlo, come avresti dovuto.”

Quelle parole ferirono Harry fin nel profondo. Di colpo, si sentì l’essere più debole e inutile della terra.

“Non rattristarti, non te ne faccio una colpa,” aggiunse Erudio, affabilmente. “Sconfiggere Voldemort è un’impresa che nessun altro mago è mai stato in grado di compiere. Per questo spero che con l’aiuto di tua figlia, questa volta tu ce la possa fare.”

“Beh, ma come potrebbe aiutarmi? Certo, Lily Jane è una strega decisamente in gamba, ma cosa Le fa credere che noi, insieme, potremmo riuscire a sconfiggere il mago oscuro più forte di tutti i tempi?”

Erudio sfoggiò nuovamente quel suo sorriso enigmatico. “Vorrei farti vedere qualcosa, prima che tu prenda una decisione.”

 

Sotto gli occhi attoniti di Harry, lo stregone estrasse uno stralcio di pergamena dalla sua veste e lo mostrò ad Harry. Era esattamente lo stesso pezzetto di pergamena strappata, che diversi mesi prima, Wizzy l’elfo domestico gli aveva fatto trovare in camera, al castello di Hermitage.

 

“Tempo fa, ti dissi qualcosa riguardo al dovere dei veggenti di guardare nel futuro.”

 

“Si, mi ricordo,” confermò Harry, fissandolo con serietà. “Disse che, guardare nel futuro è un dovere, perché può evitare di commettere sbagli imperdonabili nel presente.”

 

“Bene Harry. E’ giunta l’ora, che tu compia un viaggio. Il tuo primo, vero viaggio nel futuro. Chiudi gli occhi, concentrati e lascia scorrere il potere della preveggenza dentro di te.”

 

Con un brivido di emozione e il cuore che batteva forte dentro al petto, Harry strinse tra le mani la pergamena e lesse le poche righe che vi erano stampate sopra.

 

 

“GHETTO MEZZOSANGUE

2020

Consiglio nessun

sangue potrà uscire

 tenebre controllerà

 giudicati dall’Alta Corte”

 

 

Poi chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi con tutto se stesso. Lasciò uscire dalla mente ogni altro pensiero, ogni altra immagine che non fosse legata a quello stralcio di pergamena. L’Arcano Sentiero, Maurice Didier, Lily Jane, Hermione, ogni pensiero legato ad essi svanì all’istante.

 

D’un tratto, Harry percepì un vento gelido che soffiava contro di lui e gli scompigliava violentemente i capelli. Il calore del caminetto era svanito improvvisamente, e aveva lasciato il posto a un freddo pungente, che lo costrinse a stringersi nel mantello.

 

Quando riaprì gli occhi, non si stupì di trovarsi in tutt’altro posto. Guardandosi attorno, si rese conto di essere tornato in quella strada stretta e angusta, delimitata da basse palazzine, logore e cadenti, quella strada che aveva visto già diverse volte nelle sue visioni. Doveva essere già notte fonda, e la strada era completamente deserta. Il frusciare di un manifesto strappato in un angolo, che penzolava da una parete in balia del vento, attirò la sua attenzione. Quasi meccanicamente, avvicinò a quel manifesto lo stralcio di pergamena, che ancora stringeva in mano, e con vivo stupore si rese conto che combaciava perfettamente con l’angolo mancante. Con mani tremanti e con la gola secca dall’eccitazione, lesse l’intero messaggio.

 

“GHETTO BABBANO E GHETTO MEZZOSANGUE

 

Decreto n. 180 dell’anno 2020

 

Per ordine del Consiglio nessun babbano,

filo babbano o mezzosangue, potrà uscire dal suo ghetto di appartenenza.

 L’armata delle tenebre controllerà ogni ingresso ed istituirà il coprifuoco.

 I trasgressori saranno giudicati dall’Alta Corte Magica,

 presieduta dal Supremo Signore Oscuro.”

 

 

Harry vacillò per un istante, respirando a fatica. Ne era certo. Questa volta era stato catapultato nel futuro. Precisamente, nell’anno 2020. In preda allo sconforto, vagò senza meta per quelle strade desolate, sentendosi frastornato e confuso. Sarebbe stato vano cercare un luogo oppure un volto familiare. Alzando gli occhi al cielo, oltre l’orizzonte, si sentì sopraffare dal dolore, alla vista di ciò che rimaneva del castello di Hogwarts. Una delle torri era crollata su se stessa e le altre erano pressoché irriconoscibili. Quelle rovine sovrastavano il paesino di Hogsmade, come un oscuro fantasma del passato che non si è ancora arreso alla morte.

 

Alcune luci, provenienti dalle finestre del castello, gli ricordarono che la scuola non era stata del tutto abbandonata. Da quanto gli aveva raccontato Jane, era diventata una scuola per soli maghi puro sangue, che venivano addestrati alle arti oscure dagli scagnozzi di Voldemort. Pensò amaramente, che di sicuro, Silente si stava rivoltando nella tomba.

 

Con questi cupi pensieri che gli affollavano la mente, Harry distolse lo sguardo, e continuò a vagare senza una meta precisa. D’un tratto, vide un’ombra aggirarsi nella notte. Per un attimo, provò l’impulso di fuggire, e andarsi a nascondere, ma non lo fece. Al contrario, rimase lì dove era, immobile, divorando con gli occhi quell’ombra, che altri non era se non un uomo incappucciato che guardingo si dileguava dietro l’angolo.

 

Come attirato da una forza più tenace di lui, Harry si mosse e lo seguì immediatamente. Girò l’angolo e imboccò un vicoletto ancora più desolato della strada principale. Temette di aver perso quell’uomo incappucciato, ma poi lo vide. Se ne stava in piedi, dinanzi alla porta di una delle abitazioni, l’unica con le finestre ancora illuminate. Era una palazzina a due piani, anch’essa sporca e cadente come tutte le altre. D’un tratto, la porta si aprì e l’uomo entrò. Poi, una donna fece capolino, e guardò a destra e a sinistra nel buio della strada. Quindi richiuse la porta.

 

Senza fermarsi a riflettere, Harry si precipitò dinanzi a queste finestre e avido di sapere, si mise ad osservare cosa stava accadendo all’interno. Le tende erano tirate, ma era possibile intravedere qualcosa, anche se non era possibile udire alcunché. L’uomo, che ora si era abbassato il cappuccio, rivelando una folta chioma rossiccia, stava di spalle, e parlava animatamente con la donna, il cui volto aveva un qualcosa di molto familiare. Aveva i capelli castani, ma striati di bianco e raccolti sotto la nuca in un basso chignon. Il volto pallido e magro, era segnato da rughe profonde sotto gli occhi e ai lati delle labbra. Portava una tunica nera, senza nessuna decorazione o abbellimento, e la sua espressione era stanca e malinconica. Quando si diresse alla scrivania, l’uomo la seguì, ed Harry lo riconobbe.

 

“Theo!” esclamò fra sé, cominciando finalmente a capire. “Ho viaggiato nel futuro, fino al tempo in cui Theo e Lily Jane hanno la mia stessa età.”

La donna smise di scrivere, posò la piuma sul tavolo e consegnò al giovane Theo una pergamena sigillata. Poi d’un tratto, si precipitò alla finestra e sbirciò attraverso le tendine.

Harry fu preso alla sprovvista, e con il cuore che gli batteva forte scivolò sotto la finestra, per non farsi vedere. Però poteva sentire chiaramente quello che si dicevano.

“Adesso fai attenzione quando ritorni a casa,” disse la donna. “Ieri sera, Martin McRory è stato attaccato da un gruppo di Dissennatori. Potrebbero essercene ancora nascosti nell’ombra.”

Harry spalancò gli occhi dalla sorpresa. Avrebbe riconosciuto quella voce anche fra milioni di persone.

“Ecco io…” Theo balbettò, tradendo il suo imbarazzo.  “Volevo chiedere… volevo sapere se potevo…”

 “D’accordo, puoi andare a farle un saluto,” rispose la donna. “ E’ di sopra, nella sua stanza. Ma soltanto per cinque minuti. Si sta facendo tardi e tu devi assolutamente tornare a casa.” Lo redarguì lei, in tono severo.

Harry si fece coraggio, e sollevò le testa, per vedere cosa stava succedendo. La donna era di spalle e non avrebbe potuto scoprirlo.

“Farò in un baleno, te lo prometto.” Theo raggiunse subito la scala di legno, salì i primi tre scalini, poi si fermò di colpo e si girò, rimanendo a fissarla per alcuni istanti.

 “T-ti ringrazio zia Hermione.”

“Corri da lei!” Lo esortò Hermione, mentre lui spariva al piano di sopra.

Harry non poteva credere ai suoi occhi. Quella era la sua Hermione nel futuro. Più grande e adulta, certo, ma pur sempre la sua Hermione. Provò un’emozione indescrivibile, e fu tentato di correre dentro e farsi riconoscere. Chi sa cosa avrebbe detto, se lo avesse visto lì, in quel momento. Era ancora immerso nelle sue fantasticherie, quando, abbassando lo sguardo, si rese conto che proprio Hermione si era messa a fissarlo intensamente.

Gli occhi di Harry incrociarono per un istante quelli sbalorditi di lei, che corse alla finestra, fuori di sé dalla sorpresa e dalla gioia.

“Harry, sei proprio tu! Sei tornato da me!” esclamò Hermione, scostando la tenda. Un barlume di speranza balenò nei suoi occhi, perché finalmente, l’attesa era finita e lui era tornato.

Il giovane Potter le sorrise. Non sapeva come mai, ma sentiva il bisogno di parlarle, di farle sapere che lui ci sarebbe sempre stato per lei, nonostante tutto. Fece appena in tempo ad allungare una mano verso la vetrata, che a un tratto l’immagine perse nitidezza, divenendo ad ogni istante sempre più sfocata. Un vento furioso iniziò a soffiare su di lui, sollevando foglie e polvere, e costringendolo a coprirsi il volto. Come una maledizione, qualcuno stava loro impedendo di potersi riunire.

Quando il vento si fu lentamente placato, Harry tornò a guardarsi attorno e si accorse che qualcosa era cambiato. Il luogo era sempre lo stesso, ma le palazzine e la strada sembravano meno cadenti. C’era qualche passante qua e là che camminava lungo la via, e un buon odore di carne arrosto che riempiva l’aria.

 

Con trepidazione, Harry si avvicinò nuovamente alla finestra della casa e diede un’occhiata all’interno, sperando che Hermione fosse ancora là. Ma quello che vide lo sorprese talmente tanto, che dovette indietreggiare, sentendo un brivido corrergli giù per la schiena. Di fronte a lui, proprio dentro a quella piccola casa, c’era… un altro se stesso. Un Harry ormai adulto, con i suoi occhiali tondi e un accenno di bianco tra i capelli corvini, che discuteva animatamente con una Hermione, anche lei adulta, ma con qualche ruga in meno di quella che aveva visto poco prima. Harry doveva aver fatto un salto temporale nel passato, all’epoca in cui Lily Jane non era ancora nata.

 

“Devo andare, capisci?” Sentenziò l’Harry adulto, facendo di tutto per non guardarla negli occhi. Mentre parlava, continuava freneticamente ad aprire e chiudere cassetti e armadi per riempire uno zaino tenuto aperto sul tavolo. “Ho già fallito una volta. Non farò lo stesso errore.”

 

“Se partissi, sarebbe un errore!” Sentenziò Hermione, disperata. Poi, con un filo di voce aggiunse, “Ci siamo appena sposati, il tuo posto è qui con me.”

 

Harry fece finta di non sentirla, continuando ad infilare oggetti e pergamene nello zaino.

 

 “Vuoi trovare l’Arcano Sentiero, non è così?” continuò la ragazza, con un tono colmo di rabbia. “Ma è pura follia! Si manifesta ogni 50 anni, ricordi?”

 

“Troverò un altro modo. Ho un piano.” Fu la secca risposta di Harry, che stava già indossando il mantello da viaggio.

 

“Harry, ascoltami.” Lo intimò Hermione un’ultima volta, afferrandolo per le spalle e costringendolo così a guardarla dritto negli occhi. “Non ti chiederò di restarmi accanto per sempre. Non ti chiederò di farmi una promessa che sicuramente non potrai mantenere. Vorrei solo… vorrei solo rimanere al tuo fianco, poterti essere ancora di aiuto. Ti prego, non dire di no.”

 

Harry la fissò intensamente per alcuni istanti, accigliato.  Poi la strinse forte al suo petto e le parlò con una ritrovata dolcezza “Aspettami Hermione. Ritornerò da te, te lo prometto. Ma tu, non smettere mai di credere in me. Ti amerò sempre.” Pronunziate queste ultime, profetiche parole, si scostò da lei bruscamente e si diresse verso la porta, scomparendo nella notte gelida. Tra le mani, Harry stringeva una sottile ciocca di capelli della sua adorata Hermione.

 

Il giovane Harry aveva trattenuto il fiato fino a quel momento. Il suo sguardo si fermò sulla povera Hermione, che era rimasta immobile, nel punto esatto dove l’Harry adulto l’aveva lasciata. La donna non si mosse, non emise un gemito. Chiuse gli occhi e abbassò la testa con rassegnazione. Sapeva bene che era finita, che non c’era più niente da fare. Lui era andato via, per rincorrere il suo destino. A lei non restava altro da fare che obbedirgli, e restare lì ad aspettarlo.

 

Harry strinse i pugni con rabbia, chiedendosi con che coraggio avrebbe mai potuto lasciare in quel modo la donna che amava. Con il cuore ancora in tumulto, non si accorse che adesso lo scenario era nuovamente cambiato. Quando si rese conto di trovarsi ancora una volta nella tranquillità del suo studio a Villa Paciock e che il suo viaggio era terminato, alzò gli occhi verso Magnus Erudio, che era rimasto lì di fronte a lui, in silenzio.

 

Il crepitare del fuoco nel camino dava un senso di serenità, proprio quella che in quel momento Harry non riusciva a provare. Senza dire una parola, il giovane si alzò dalla poltrona e cercò di sfogare la sua inquietudine andando su e giù per la stanza, nervosamente.

 

“Se voleva farmi infuriare ancora di più, beh c’è riuscito in pieno!” esclamò Harry, tormentandosi le dita.

 

Per tutta risposta, lo stregone ridacchiò soddisfatto. “Non ne è ho colpa, credimi ragazzo mio. Se ti sei infuriato, vuol dire che il messaggio ha sortito l’effetto desiderato, tutto qui.”

 

“Ho visto un’Hermione ormai adulta. Nei suoi occhi, c’era solo tristezza e rassegnazione,” riferì Harry, con quelle immagini ancora vivide nella sua mente. “E poi, ho fatto un salto indietro nel tempo e sono tornato al momento in cui me ne andavo, e la lasciavo da sola. Eravamo appena sposati, Lily Jane non c’era ancora.” Harry si fermò di colpo, rivolgendosi ad Erudio con rabbia profonda. “Come ho potuto commettere un errore simile?”

 

“In quel momento, sono certo che eri convinto di fare la scelta giusta,” rispose lo Stregone in tono consolatorio. “Credi di sapere cosa sia accaduto dopo? Dove avevi intenzione di andare?”

 

Era facile, per Harry intuirlo, e la risposta gli salì alle labbra spontaneamente. “In cerca di Voldemort, ovviamente. Ma questo non giustifica quello che ho fatto.”

 

“Posso immaginare, che con la ciocca di capelli presa ad Hermione, tu abbia voluto cercare di compiere il rito per trovare la Fiamma della Rinascita,” continuò Erudio, che sembrava conoscere ogni minimo dettaglio del “viaggio” di Harry. “Come tu ben sai, è necessario compiere tre rinunce. E per te, rinunciare ad Hermione significava rinunciare in un colpo solo all’amore, all’amicizia e alla famiglia.”

 

“Il pegno delle tre rinunce…” Harry comprese finalmente. La disperazione dovuta al fallimento della guerra contro Voldemort, lo avrebbe portato, in futuro, a compiere un gesto disperato. Rinunciare a tutto, pur di liberare il mondo dalla presenza oscura di Lord Voldemort. Sacrificare se stesso e il suo amore, per il bene degli altri.

 

Harry prese nuovamente posto sulla poltrona, sentendo sulle sue spalle il pesante macigno della colpa, per ciò che avrebbe fatto in futuro, se non fosse riuscito a sconfiggere Voldemort nel presente.

 

 “Ma il mio sacrificio sarà ugualmente inutile. Nonostante tutto, non riuscirò a sconfiggerlo.” La voce di Harry era colma di rassegnazione.

 

Erudio annuì, gravemente.  “Non potrai farcela senza l’aiuto delle persone che ami e che ti amano. Non commettere lo stesso tragico sbaglio, Harry. Questa volta, sono certo che tu ne uscirai vittorioso, perché non sarai da solo nella tua battaglia contro Lord Voldemort.”

 

 

***O***

 

 

“Devi concentrarti, d’accordo?”

 

All’ammonimento di Harry, Lily Jane rispose con un cenno della testa. Con il volto serio e calmo, chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi il più intensamente possibile.

 

Lily ed Harry erano in piedi, uno di fronte all’altra, proprio al centro dello studio di Villa Paciock.. Era primo pomeriggio, ma fuori dalla finestra il cielo era talmente grigio e nuvoloso, che sembrava fosse già calata la notte.

 

La ragazza stringeva tra le mani un’ampolla colma d’acqua, e il suo compito sarebbe stato quello di farne uscire qualche zampillo, senza usare la bacchetta magica.

 

“Devi immergerti in quest’acqua, essere un tutt’uno con l’elemento.” La voce morbida di Harry accompagnava Lily Jane passo dopo passo. “Poi devi pronunciare le parole magiche AQUA EMANATUM  e comandare all’acqua di uscire dall’ampolla di vetro. Coraggio, so che puoi farcela.”

 

Trascorsero alcuni secondi, senza che succedesse niente di particolare. Lily Jane aveva già iniziato a sudare freddo. “E se non fossi brava come lui?” Si chiese, in preda al panico.

 

“Libera la mente, da ogni altro pensiero, che non sia quest’acqua,” continuò Harry, esortandola dolcemente.

 

Lily Jane stava già cominciando a perdere la pazienza. “Devo liberare la mente, devo liberare la mente,” continuava a ripetersi. “No, non sarò mai all’altezza di Harry.”

 

La ragazza riaprì gli occhi, e con un moto di stizza posò sul tavolo l’ampolla, facendone uscire quasi tutto il contenuto sul tavolo. “No, non ci riesco. Questa è la quinta volta che proviamo, ma con l’acqua non ce la faccio. E’ inutile!” esclamò, andandosi a sedere sulla poltrona accanto al fuoco, e sforzandosi di non scoppiare in lacrime.

 

Harry la fissò, profondamente sorpreso. Aveva sempre creduto che Lily Jane fosse una ragazza forte e volenterosa. Non riusciva a spiegarsi perchè invece, adesso, sembrava voler fare i capricci come una bambina piccola. Mosse qualche passo verso di lei, e si sedette sul bracciolo della poltrona.

 

“Certo che ci riesci.” La esortò il giovane. “Sono sicuro che riusciresti a fare anche meglio di me, se solo lo volessi.”

 

Lily Jane sorrise nervosamente. “Non prendermi in giro, ti prego. Non lo sopporto.” Distese la schiena sullo schienale, sbuffando. “E’ solo che, insomma, ti sei messo d’impegno a volermi insegnare tutto quello che sai, e io lo apprezzo tantissimo. Ma siamo già ai primi di marzo e ci rimane così poco tempo, e poi… non credo che ce la farò in due settimane.”

 

“Ti capisco,” rispose Harry, provando una tenerezza infinita. “Anche io mi sento così.”

 

La ragazza lo fissò incredula. Harry riprese a parlare, “ è come se sentissi il peso del mondo tutto sulle tue spalle. I tuoi amici contano su di te, ma tu non sei sicuro di farcela. Ti chiedi se sei davvero tu la persona giusta, perché probabilmente si sono sbagliati! Probabilmente dovrebbe esserci qualcun altro al tuo posto, qualcuno migliore di te.”

 

Lily Jane si sentì rincuorata dal fatto, che Harry sembrava esattamente comprendere il suo stato d’animo in quel momento. In cuor suo, desiderava più di ogni altra cosa poter essergli di aiuto, nella sua battaglia contro le forze oscure, ma la sua mente era costantemente affollata da mille incertezze e paure, che la bloccavano e le impedivano di dare il meglio di sé.

 

Harry si volse a guardare fuori dalla finestra. Aveva appena iniziato a piovere. “Cosa ne dici se molliamo tutto quanto e ce ne andiamo a fare una passeggiata?”

 

“Adesso? Ma sta piovendo!”

 

“Meglio così. Almeno nessuno verrà a disturbarci.” Terminando la frase, Harry si alzò, prese il mantello e si fermò sulla porta ad aspettare. “Allora, andiamo?”

 

Ancora incredula, Lily Jane si affrettò a seguirlo. Dopo aver pronunciato un incantesimo respingente, Harry puntò la bacchetta verso l’alto come una sorta di ombrello, per proteggere entrambi. Poi i due giovani si incamminarono sotto la pioggia battente.

 

Lungo il tragitto, Harry si mise a riflettere. Si era messo in testa di insegnare a Lily Jane tutto quello che conosceva e aveva imparato sui suoi poteri da veggente. Se la ragazza era destinata a restare al suo fianco fino in fondo, allora lui doveva fare tutto ciò che era in suo potere per prepararla. Sentiva che era suo dovere farlo. Ma non sembrava una cosa facile. Doveva ancora trovare il metodo giusto per insegnarle.

 

Camminarono a lungo, avvolti nei loro cappotti pesanti, e percorsero un lungo viale alberato. Alla fine raggiunsero uno spiazzo tra alcuni alberi di cipresso, dove sorgeva una larga fontana di marmo. Da quel punto si poteva ammirare la villa in tutto il suo splendore. I giardini di bosso profumato, le statue di marmo lucente, i cancelli splendenti. Il cielo scuro e nuvoloso creava un’atmosfera fuori dal tempo.

 

Si sedettero uno accanto all’altra, sul bordo della vasca, nella quale dei grossi pesci rossi nuotavano beatamente, incuranti della pioggia, che cadeva ancora fitta.

 

“Era da un po’ di tempo che desideravo darti qualcosa.” Harry frugò dentro al mantello, tirò fuori una scatolina di legno, e la porse alla ragazza.  

 

“Un regalo?” Lily Jane prese la scatola, e l’aprì trepidante. Dentro trovò il ciondolo di giada che Hermione aveva regalato ad Harry per il suo diciassettesimo compleanno. La ragazza lo rigirò tra le dita, osservandolo attentamente.

 

“Promettimi che lo porterai sempre con te. Ti proteggerà.”

 

Lily Jane sorrise, con gratitudine. “Sarà il mio tesoro più caro.”

 

Harry sperò con tutto il cuore, che quel ciondolo l’avrebbe protetta per sempre.

 

“C’è ancora una cosa.” Harry cercò nuovamente nel suo mantello e ne estrasse una bacchetta; era più corta del normale e scura, color della pece. Questa volta però, il sorriso svanì dal volto di Lily Jane.

 

“Non la voglio!” esclamò lei decisa, fissando quella bacchetta come se fosse la sua più acerrima nemica.

 

“Sento che è destinata a te.” Harry  la rigirò rapidamente tra le dita, come un pezzo di carbone ardente.

 

“Ma è la bacchetta di Bellatrix!” esclamò Lily Jane indignata. Non capiva come a Harry potesse essere venuta in mente un’idea simile. Era la bacchetta che il Sig. Granger aveva strappato di mano alla Lestrange prima che lei lo uccidesse.

 

“Proprio per questo motivo devi tenerla tu,” ammise Harry.  “Il bene che è in te, controbilancerà il male compiuto da questa bacchetta. Un giorno, potrà servirti per fare giustizia. Ti prego, prendila.”

 

Anche se riluttante, Lily Jane prese la bacchetta dalle mani di Harry. Mentre la fissava intensamente, cercò di tenere a bada l’odio che sentiva crescere dentro di sé, nei confronti di Bellatrix. “Hai ragione. E’ arrivato il momento che il bene trionfi contro il male.”

 

Nel frattempo aveva smesso di piovere, e il sole stava già facendo capolino nel cielo. Harry abbassò la sua bacchetta e si sgranchì allungando le braccia. “Cosa ne dici, di riprendere il nostro allenamento?”

 

Lily Jane mise in tasca la bacchetta, sentendo una nuova energia dentro di sè. Il pensiero di prepararsi a combattere per far trionfare il bene, le dava nuova forza. “Sono pronta.”

 

“Potrebbe tornarci utile, riuscire a comunicare usando il pensiero,” propose Harry. “Perché non cominci tu? Potresti mandarmi un messaggio telepatico ed io proverò a risponderti.”

 

“Un messaggio?” domandò lei incerta.

 

“Deve pur esserci qualcosa che vorresti chiedermi.”

 

“C-credo di si.”

 

“Bene, allora, dovrai chiudere gli occhi e provare a concentrarti profondamente, pensando soltanto al messaggio che vuoi mandarmi,” spiegò Harry, con calma.

 

Lily Jane provò ancora una volta a seguire le indicazioni di Harry. Curiosamente, appena chiuse gli occhi, l’immagine di Theo balenò con forza nella sua mente. “Chi sa cosa avranno provato Harry ed Hermione quando si sono baciati per la prima volta? Come avranno fatto a capire che era vero amore?”

 

La ragazza si pentì subito di aver pensato a Theo, e provò una sorta di pudore al pensiero che Harry poteva avere libero accesso alla sua mente.

 

“Vuoi che ti mostri come è andata?” La voce di Harry risuonò dentro di lei, con un forte rimbombo.

 

D’un tratto, e in modo incontrollabile, alcune immagini comparvero dinanzi alla vista interiore di Lily Jane, come se si fosse trovata di fronte ad uno schermo cinematografico.

 

*** FLASHBACK ***

 

Harry ed Hermione si trovavano nei giardini di Hogwarts, accanto ad  un boschetto, molto vicino ad un burrone.

 

La ragazza se ne stava immobile, girata verso il bosco. Lui la raggiunse e si fermò alle sue spalle. Tra loro cadde un imbarazzante silenzio denso di tensione.

 

Dopo alcuni minuti, Harry decise di parlare per primo.

 

“Lo so, ti capisco. Probabilmente non te lo aspettavi, ma la verità è che… tu mi piaci da sempre, anche se non ho mai avuto il coraggio di dirtelo… almeno fino ad oggi.”

 

Harry aveva il cuore in gola per l’emozione, le mani tutte sudate e sentiva le guance bruciare. Ciò nonostante, stava cercando con tutte le sue forze di mantenere la calma, mentre invece avrebbe tanto voluto scappare via dalla vergogna. Il silenzio della ragazza lo stava schiacciando con la forza di un enorme macigno.

 

“Hermione, perché non parli? Forse non hai il coraggio di dirmi che non ho nessuna speranza con te?” In quel momento, Harry realizzò che la sua felicità o la sua disperazione, sarebbero dipese dalla risposta della ragazza.

 

 “Oh, Harry, non essere sciocco!” Hermione si girò di scatto verso di lui, e lo fissò con gli occhi umidi.

 

Il ragazzo provò a muovere qualche passo verso di lei, senza mai distogliere lo sguardo.

 

“Accidenti, Harry! Ma perché ti sei deciso a dirmelo proprio adesso?” Gli urlò lei, con rabbia.

 

“Cosa diavolo significa, proprio adesso?”

 

“Tu non puoi capire!” Esclamò Hermione, disperata.

 

Harry si sentì deluso e profondamente offeso da quella risposta; forse Hermione aveva ragione, forse lui non riusciva proprio a capire, e questo lo stava facendo impazzire.

 

“Perché non mi dici la verità, invece? Perché non mi dici che non ti piaccio. Che non vorresti mai essere la mia ragazza. Che non sopporteresti neanche l’idea di potermi abbracciare… baciare…” Harry era fuori di sé dalla rabbia e non sapeva nemmeno cosa stesse dicendo.

 

“Vuoi sapere la verità?” Hermione aveva il viso rigato di lacrime

 

“Si che lo voglio!”

 

“Sei sicuro?” Chiese lei un ultima volta.

 

“Ho il diritto di sapere.”

 

“Eccoti la verità allora!”

 

D’un tratto Hermione fece la cosa più inaspettata di tutte; mosse due passi decisi verso di lui e gli si mise proprio di fronte, gli prese la testa tra le mani e lo baciò appassionatamente.

 

 

*** Fine del Flashback dal cap. 22 di Segreti dal Passato***

 

Lily Jane riaprì gli occhi, e fissò Harry sorpresa. Non si aspettava che le cose fossero andate in quel modo. Doveva essere stato un amore travagliato quello tra lui ed Hermione.

 

“Perché mi hai fatto questa domanda?” chiese Harry, continuando a fissarla con sguardo inquisitore.

 

“Beh, perché… ecco io, ero curiosa, tutto qui,” rispose Lily Jane, provando un certo imbarazzo.

 

Ad Harry vennero in mente tutte le volte in cui avrebbe voluto avere suo padre oppure Sirius al suo fianco per potersi confidare con loro riguardo al rapporto con l’altro sesso. D’un tratto, comprese quello che forse stava accadendo a sua figlia. E provò un’improvvisa gelosia nei suoi confronti.

 

 “Mi sa che dovrò fare una bella chiacchierata con Theo Weasley.”

 

“Non dirai sul serio, vero?” Lily Jane era già nel panico. “Ti prego, non lo fare. Non ce n’è bisogno, noi non…”

 

“Forse sei un pò troppo severo con lei.” La voce di  Hermione li fece girare tutti e due verso il vialetto alberato. Gli occhi della ragazza facevano capolino, da dietro una spessa sciarpa di lana, che le avvolgeva gran parte del viso. I folti capelli castani fuoriuscivano ribelli da sotto un caldo berretto lavorato a maglia.

 

“Ehi, stavamo pensando proprio a te.” Harry sembrò sinceramente felice di vederla. Si alzò subito, la raggiunse, e la strinse forte tra le sue braccia. “Non sono per niente severo.” Le sussurrò all’orecchio, per non farsi sentire da Lily Jane. “Sto solo cercando di capire cosa succede tra lei e Theo, tutto qui.”

 

“Di qualunque cosa si tratti, penso che non siano affari nostri.” Gli rispose Hermione, sussurrando a sua volta. “Almeno non ancora. Siamo troppo giovani per comportarci da genitori intransigenti.”

 

I due giovani si fissarono con sguardo complice. Era la prima volta che Harry la vedeva sorridere, dopo le ultime settimane trascorse a piangere la perdita del signor Granger.

 

“Cosa ne dite di tornare a casa?” Li interruppe Lily Jane con voce insistente. “Inizia a fare freddo qui fuori.”

 

I tre ragazzi imboccarono il viale per tornare insieme alla villa. Harry ed Hermione camminavano  uno accanto all’altra, tenendosi per mano, mentre Lily Jane li precedeva con passo sostenuto.

 

“Non garantisco nulla per la cena di questa sera.” Li informò Hermione. “Luna e Ginny si sono offerte di preparare qualcosa di commestibile, perchè Madame Piccoli non si è sentita molto bene. E’ da quando è tornata dal mercato, questa mattina, che se ne sta chiusa in camera sua.”

 

“Speriamo che non sia niente di grave!” esclamò Lily Jane, aprendo il portone e facendo strada. Subito si udirono rumori di pentole e stoviglie, provenire dalla cucina. “Sarà meglio che vada a vedere cosa combinano. Ci vediamo dopo.”

 

Lily Jane si congedò e Harry ed Hermione rimasero da soli nell’ingresso.

 

“C’è qualcosa che vorrei dirti,” iniziò Harry, togliendosi il mantello.

 

Hermione emise un profondo sospiro. “Si tratta della Fiamma della Rinascita, non è così?”

 

“Credo di aver trovato il modo di raggiungerla.”

 

La ragazza fu pronta a ribattere, ma Harry la interruppe, riprendendo la parola.

 

“So che tu non sei d’accordo con tutta questa storia, ma ti prego di continuare ad avere fiducia in me.” La rassicurò lui. “Farò come mi ha sempre detto Silente, rimarrò in disparte. Ma se ce ne sarà bisogno, voglio tenermi pronto.”

 

“Non ti impedirò di seguire la tua strada, né di obbligherò a restarmi accanto per forza.” Hermione sembrava fiduciosa. “Ma ti prego solo di una cosa. Permettimi di farmi venire con te, ovunque tu abbia intenzione di andare.”

 

 

***O***

 

Nel piccolo villaggio di pescatori di Caernaforn, il mercato si teneva tutti i giorni, la mattina prestissimo. Prima del sorgere del sole, c’era già una gran confusione tra le bancarelle colorate che vendevano principalmente pesce, ma anche frutta di stagione, verdura, pane e prodotti da forno.

 

Quella mattina, non aveva ancora albeggiato, che in mezzo alla gente comune tre loschi figuri si aggiravano con fare sospetto. Osservavano ogni bancarella, ogni venditore, ogni cliente. Erano personaggi pittoreschi per quel luogo semplice, abitato da babbani. Avevano dei lunghi mantelli neri e alti colletti che coprivano quasi completamente il viso.

 

“Da questa parte.” La voce di Draco Malfoy si levò in mezzo al frastuono. Doveva incontrare un informatore, e lo aveva appena avvistato. Era un giovane uomo con un cappello di paglia tenuto basso sugli occhi, che se ne stava appoggiato con la schiena alla parete di una taverna, proprio sopra ad uno dei tanti pontili che si protendevano sul mare.

 

I tre si fecero strada tra la folla, schivando alcuni gabbiani che volavano radi sulla gente. L’uomo entrò nella taverna, e loro lo seguirono, guardandosi attorno con aria circospetta. Dentro non c’era nessuno, a parte il barista, che sembrava tutto preso dal riordino del locale. Si sistemarono al tavolo più lontano dall’ingresso ed iniziarono a confabulare fra loro.

 

“Hai scoperto dove si trova la casa?” Domandò Draco senza tanti preamboli.

 

“Sulla collina, ma sarebbe stato impossibile avvistarla. L’hanno protetta con l’incantesimo Fidelius,” spiegò l’uomo, accendendosi una sigaretta. Quando se la mise tra le labbra, mostrò i due canini superiori che sporgevano in modo fuori dal comune.

 

Draco sfilò dalla tasca un sacchetto con monete tintinnanti, e lo pose sul tavolo, proprio sotto al naso dell’uomo dai canini sporgenti. “Questo è solo un anticipo. Se la missione va in porto, il Signore Oscuro ti ricompenserà a dovere.”

 

Tiger e Goyle ridacchiarono come due idioti, e il tizio espirò l’aria facendo degli anelli di fumo. “Abbiamo braccato la governante ieri mattina, mentre girellava per il mercato.”

 

“Miranda Piccoli?”

 

“Si, proprio lei,” ammise l’uomo soddisfatto. “E’ stata dura, ma alla fine ha ceduto. L’incantesimo è stato spezzato e ormai li abbiamo in pugno.”

 

Draco sorrise, pregustando la vittoria. “Questo è proprio quello che volevo sentirmi dire, Barbus.” Poi, con un ghigno malefico aggiunse. “Se i tuoi mannari sono pronti, io non perderei altro tempo.  Andiamoli a prendere.”

 

***O***

 

Nello stesso momento in cui il sole iniziava a diffondere i suoi raggi, un gruppo formato da tre maghi oscuri e da tre mannari in forma umana si era appena materializzato dinanzi al cancello di Villa Paciock.

 

“E’ questa?” domandò Draco Malfoy, puntando la bacchetta verso l’alto cancello di ferro e Barbus il mannaro annuì con un cenno del capo.

 

Varcato l’ingresso senza alcuna difficoltà, il gruppo iniziò a percorrere il lungo viale alberato, lentamente,  ma inesorabilmente.

 

***O***

 

“Harry! Harry, vieni con me!”

 

Harry si svegliò di soprassalto, sentendo qualcuno chiamare il suo nome. Indossò gli occhiali e si guardò attorno. Ron e Theo dormivano ancora profondamente nei loro letti e fuori dalla finestra il sole stava sorgendo proprio in quel momento.

 

Di chi era quella voce? Non riusciva a capire, eppure la conosceva bene. Ma non era la voce di Voldemort, di questo era certo. Aveva già provato quella stessa sensazione in passato, una sensazione di urgenza, di inquietudine, che presagiva un pericolo imminente.

 

“Harry! Harry?”

 

Di nuovo quella voce. Ma questa volta non stava sognando. D’un tratto intravide qualcosa proprio davanti alla porta della stanza. Harry si strofinò gli occhi, temendo che fosse un’allucinazione. Invece la vedeva chiaramente, era una sagoma umana, che irradiava una luce argentea, eterea.

 

“C-chi sei?” chiese di getto, desideroso di comprendere. Ma per tutta risposta, la luce passò attraverso la porta chiusa e sparì.

 

Come per seguire un’intuizione, Harry scattò in piedi, mise le scarpe e indossò il mantello sopra al pigiama. In punta di piedi uscì dalla stanza e all’altro capo del corridoio, vide nuovamente la sagoma argentea. Questa girò l’angolo e sparì al piano di sotto. Sembrava volere che Harry la seguisse, e lui non la fece attendere.

 

Harry la seguì al piano terreno, e poi fuori in giardino, dove tutto era avvolto da una fitta foschia. Senza rendersene conto, i suoi passi lo condussero nella rimessa, dietro alla villa. Aprì la porta cigolante e proprio lì, davanti a lui, trovò la sua vecchia moto. Solo in quel momento si ricordò che Lupin gliel’aveva aggiustata e portata alla villa, per fargli un regalo di Natale.

 

***O***

 

Malfoy e i suoi scagnozzi erano già arrivati al piazzale principale. Si avvicinarono al portone e non ebbero alcun problema ad aprirlo. La casa era silenziosa e ancora assopita.

 

“Tre di voi perlustreranno il piano terra. Barbus e Tiger con me al piano di sopra,” ordinò Malfoy. “Ci rivediamo qui nell’ingresso, con i prigionieri. Se trovate Harry Potter, lasciatelo a me.”

 

Tutti gli obbedirono, senza fiatare.

 

***O***

 

 

Harry si avvicinò alla moto, e come in trance, allungò la mano destra per carezzare la chiave a forma di mezza luna. Bastò questo gesto, per innescare la passaporta, che lo trascinò via con sé in un turbinare di luci e suoni astrali.

Quando Harry percepì nuovamente la terra ferma sotto ai piedi, barcollò appena, trovando sostegno sulla sua moto. Il luogo dove si trovava era decisamente diverso. Il freddo era più intenso e le scarpe sprofondarono di qualche centimetro nella neve. Sopra la sua testa, il cielo stellato si intravedeva appena, coperto dalla punta di folti alberi. Gli bastò guardarsi attorno, per rendersi conto di trovarsi nella foresta proibita, ad Hogwarts. Un gruppo di centauri armati lo teneva sotto il tiro delle loro frecce. Harry sgranò gli occhi, credendo di trovarsi ancora in uno dei suoi incubi. Quando udì nuovamente la voce che lo aveva svegliato e attirato fin lì.

 

“Harry, sei arrivato finalmente. Ti stavamo aspettando.”

 

Non gli ci volle troppo tempo per riconoscere quella voce. Si girò di scatto e tra la folla di centauri vide avanzare verso di lui un vecchio amico. Era Albus Silente, che lo fissava sorridendo e gli tendeva le braccia.

 

***O***

 

Ron era ancora disteso sul suo letto, a pancia sotto. Quando sentì una punta aguzza che gli veniva conficcata tra le scapole, si girò di scatto e il sangue gli si gelò nelle vene. Draco Malfoy lo fissava con un ghigno malefico stampato sul viso.

 

“Dormito bene, Weasley?”

 

 

Continua... (nel capitolo 29)

 

 

 

 

  
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