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Autore: Ledy Leggy    24/11/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 12

Buonanotte Papà



 

 

 

Elsa camminava lungo la strada, al buio.

Neal le era sembrato decisamente strano. Lui era un tipo più da cogli l'attimo che un tipo da pensa al passato con rimpianto, e quelle scene nel pomeriggio non erano per nulla da lui.

Di sicuro nascondeva qualcosa riguardo al piano per rubare i trenta milioni di dollari, ma è normale per un truffatore. Nessuno sa il piano completo, così si ha sempre bisogno l'uno dell'altro.

Elsa tirò un calcio a un ciottolo, facendolo rotolare qualche passo più avanti. Guardò il proprio riflesso in una vetrina e notò una sagoma dietro di lei.

Lì per lì non ci fece caso, ma dopo tre svolte l'uomo era ancora dietro di lei.

Accelerò un po', girando in direzione del parco e notò con sollievo che l'uomo girava in un'altra direzione.

Allora girò un altro angolo, tornando a dirigersi verso casa, ma vide una donna iniziare a seguirla, mentre notava sempre più dettagli allarmanti, come molte biciclette che continuavano a passarle accanto e auto parcheggiate con uomini al volante.

Iniziò a girare a caso per le strade della città, ritrovandosi a vagare in quartieri che non conosceva.

Si infilò nel bar più rumoroso che trovò, ordinò una tazza di cioccolata calda e, mentre aspettava, approfittò del rumore della musica per chiamare Edward senza farsi sentire dagli uomini che la pedinavano.

“Elsa! Dove diavolo sei finita?” Chiese subito Ed.

“Devi farmi un favore, controlla se nella lista dei nostri nemici c'è qualche banda ben organizzata che ci sta alle costole. E poi mandami un messaggio. Mi stanno seguendo ma non so perché.” Disse Elsa, inquietata dai due uomini che erano entrati in quel momento e che non avevano preso nulla da bere.

“Abbiamo pagato tutti i nostri debiti. E' inizio mese.” Fece notare Edward.

Oramai il trio aveva preso l'abitudine di fare una revisione dei loro casi ogni mese, per essere più prudenti. Tenevano d'occhio gli oggetti rubati e rivenduti, facendo attenzione che non fossero riconducibili a loro e pagavano ogni debito.

“C'è un sacco di gente che mi sta alle costole. Voglio sapere chi è, e comunque non torno a casa.” Disse Elsa preoccupata, riattaccando.

Bevette la sua cioccolata e uscì di nuovo dal bar, alla ricerca di un posto dove dormire.

Non le sembrava consigliabile andare in uno dei rifugi di Margot, perché oltre ad essere completamente vuoti e non riscaldati, avrebbero significato che lei era del tutto sola, non l'ideale in caso volessero attaccarla.

Mentre camminava alla cieca le arrivò un messaggio da Ed.

“Nessuno, possono essere i federali?”

Elsa guardò per un po' gli uomini che camminavano dietro di lei.

Non sembravano federali, ma lei non aveva mai avuto un occhio particolare per riconoscerli.

Oltre tutto adesso Elsa iniziava ad essere veramente stanca. Quella mattina si era alzata presto per procurare a Neal la pistola, l'aveva contrattata per un'ora prima di arrivare a un prezzo decente, poi aveva studiato il piano delle Pink Panthers per controllare che non ci fossero eventuali falle e poi aveva riguardato anche il doppio gioco di Peter, Mozzie e Keller per controllare che non corressero nessun rischio. Non troppo grosso almeno.

Tutto ciò dopo aver fatto l'ora quotidiana di allenamento e jogging, col risultato che voleva solo andare a letto.

Mandò un messaggio a Ed, chiedendogli se i federali erano riusciti in un qualche modo ad avere uno degli oggetti che avevano rubato loro.

Era la motivazione più probabile per cui potevano seguirla. Se avevano trovato qualcosa rubato da loro allora potevano averlo ricollegato a lei tramite Neal o Peter...

“La collana.”

Fu la risposta di Ed.

Per poco Elsa non imprecò ad alta voce.

Qualche giorno prima aveva portato al collo la collana rubata, forse Peter l'aveva vista e aveva messo una squadra a seguirla da casa di Neal. Dopotutto sapeva che era una visitatrice più o meno regolare.

Accelerando l'andatura notò che gli uomini dietro di lei si stavano parlando tramite l'auricolare.

Riconobbe una strada davanti a lei e capì che aveva quasi girato in tondo, era a pochi isolati da casa di Neal.

Notò gli uomini accelerare pian piano e iniziare a correre verso di lei, che senza esitare iniziò a correre.

Una macchina le si parò davanti, abbagliandola con i fari, e due uomini vestiti in giacca e cravatta scesero velocemente puntandole le armi contro.

“FBI! Mani sulla testa!” Urlò un uomo avvicinandosi a lei con la pistola in mano.

Elsa fece un paio di rapidi calcoli, e mentre l'uomo le prendeva con decisamente poca grazia il braccio e glielo torceva dietro la schiena, lei si rigirò sotto al suo braccio, sfruttando l'altezza dell'agente.

“Ferma!” Le urlò un altro agente, mentre cercava di prendere la mira per sparare.

Elsa si lanciò di lato, dove la strada girava e scivolò con una capriola sotto al secondo agente.

Purtroppo non aveva calcolato il terzo uomo che le si era parato davanti e non le lasciava via d'uscita.

Mentre gli agenti prendevano la mira, Elsa tirò un pugno nello stomaco all'uomo che aveva davanti, poi lo spinse con tutta la sua forza verso gli altri agenti, in modo da ripararsi dagli eventuali spari.

Elsa non aveva però calcolato la reazione dell'uomo, che le tirò un pugno in faccia, facendole sanguinare il naso.

Come ultima risorsa Elsa si appoggiò a un muro con la schiena e facendo leva con gli addominali tirò su le gambe e spinse via l'uomo con tutta la sua forza. A quel punto rimase però scoperta per gli altri agenti che avevano ancora le pistole in mano.

Iniziò a correre più veloce che poteva, con il sangue che le colava in bocca.

Mentre girava l'angolo della strada di Neal sentì uno sparo, e qualche secondo dopo sentì una fitta al braccio sinistro.

Si morse la lingua per non urlare, e mentre le lacrime iniziavano a inondarle gli occhi si nascose in un vicolo.

Restò nascosta per qualche minuto, studiando la ferita. Non sanguinava molto, il che voleva dire che probabilmente non aveva preso l'arteria del braccio.

Quando il rumore dei federali nella strada cessò quasi del tutto, Elsa uscì dal vicolo e camminò velocemente verso casa di Neal, dove bussò forte con il pugno destro.

June venne subito ad aprirle, e una volta aperta la porta per poco non svenne.

Elsa le fece segno di stare zitta e entrò velocemente nella casa. Poi corse verso l'appartamento di Neal e bussò anche lì.

Neal aprì la porta con un lieve sorriso in faccia, che poi svanì non appena vide Elsa.

“Che ti è successo?” Chiese sgranando gli occhi.

“Federali.” Sbottò Elsa mentre June entrava nell'appartamento dietro di lei.

“Devi andare all'ospedale.” Disse subito Neal, richiudendo la porta.

“Sì, come no, il primo posto in cui mi cercheranno.” Elsa si avvicinò al ripiano della cucina facendo attenzione a non sgocciolare in terra col sangue.

“Tra poco passeranno da qui. E' da qui che hanno iniziato a seguirmi, perciò sanno che sarei tornata qui. Dovete dirgli che non ci sono.” Spiegò Elsa prendendo una bottiglia del primo super alcolico che trovò nel ripiano.

“Ma perché ti hanno sparato?” Chiese Neal guardando il suo braccio con orrore.

“Meno sapete, meglio è, almeno finché non passano da qui. Giuro che poi vi racconto tutto.” Disse dirigendosi verso la terrazza, dove Neal e June la seguirono.

“Cosa fai?” Le chiese June stupita.

Elsa salì sulla ringhiera in pietra e poi si issò sul tetto col solo braccio destro.

“Mi nascondo.” Disse poi. Aprì la bottiglia di quella che risultò essere vodka e ne bevette un lungo sorso, che la fece tossire.

Poi, mentre si arrampicava ancora di più sul tetto per non essere vista, qualcuno bussò alla porta.

June andò ad aprire, seguita poco dopo da Neal.

Elsa si limitò a sdraiarsi sul tetto, fissando le stelle e a chiudere gli occhi, cercando di ignorare il dolore al braccio.

“Elsa.” Sentì qualcuno che la scuoteva qualche secondo dopo. “Svegliati.”

Evidentemente si era addormentata sul tetto, nonostante il dolore e il freddo.

Si rizzò a sedere e si aggrappò a Neal per riuscire ad alzarsi.

“Sono andati via.” Le disse lui mentre la aiutava lentamente a scendere e la portava verso la cucina.

La fece sedere delicatamente su una sedia davanti all'acquaio e le prese il braccio.

“Non ho la più pallida idea di cosa fare.” Disse poi. “June è andata a prendere il kit di pronto soccorso.” Aggiunse.

“Devi disinfettarlo.” Disse Elsa stringendo i denti.

“Io non ho il disinfettante ora.” Rispose Neal, per una volta non sembrava tranquillo, ma piuttosto agitato.

“La vodka.” Sussurrò Elsa. “Usa la vodka come disinfettante.”

Neal prese la bottiglia, le mani salde, e ne versò gran parte del contenuto sul braccio di Elsa, che si mise una mano sulla bocca cercando di non urlare mentre le lacrime le colavano lungo le guance.

Una volta ripulita per bene la ferita Elsa gli fece controllare che ci fossero sia il foro di entrata che il foro di uscita, altrimenti avrebbero dovuto anche togliere il proiettile.

Fortunatamente, la pallottola, oltre ad aver preso il braccio piuttosto esternamente, era riuscita senza problemi dall'altra parte.

A quel punto arrivò June con le garze e le bende e le utilizzò per fare una fasciatura perfetta.

“Mia nipote si fa continuamente male, giocando a calcio.” Spiegò davanti allo sguardo stupito di Neal.

Dopo circa un'ora Elsa stava decisamente meglio, Neal l'aveva aiutata a lavarsi la faccia dal sangue ormai secco e l'aveva fatta sedere sul divano, con una coperta sulle gambe e un profumatissimo piatto di minestra sulle ginocchia.

“Se non fosse per la ferita sarebbe il mio paradiso personale.” Disse Elsa sorridendo a Neal, cercando di calmarlo, dato che l'aveva visto troppo agitato mentre cucinava.

“Ora puoi raccontarci cosa è successo.” Disse Neal sedendosi sul divano accanto a lei.

“Dopo poco che sono uscita di qui mi sono accorta che mi seguivano, allora ho chiamato Ed da un bar... insomma ho scoperto che era per una collana rubata che indossavo l'altro giorno davanti a Peter. Valeva più o meno cinque milioni. Dopo un'ora che mi inseguivano hanno cercato di arrestarmi, quindi sono scappata facendo a botte con un tizio che di sicuro ora sta meglio di me, e sono venuta qui.”

“Scusa un attimo, ma te vai in giro con collane rubate di cinque milioni?” Chiese Neal perplesso.

“La nostra nuova casa non è delle più sicure al mondo.” Spiegò Elsa. “E dovevamo venderla quel giorno.”

“Come va ora il braccio?” Chiese Neal quando June li lasciò soli.

“Te l'ho detto, guarirà del tutto.” Rispose Elsa con un mezzo sorriso. “Più che altro vorrei sapere se Peter ha detto all'FBI che avevo io la collana. Pensavo fosse uno a posto, non credevo che avrebbero sparato per una collana di soli cinque milioni che non portavo addosso.”

"Forse è qualcuno che ce l'ha con te in particolare. Non Peter, un altro agente.” Osservò Neal.

“Forse.” Annuì Elsa.

Neal si preparò per andare a letto, non poteva fare troppo tardi dato che domani era il giorno del gran furto all'aeroporto.

Elsa si sdraiò sul divano per dormire, mentre Neal cercava di convincerla ad andare su letto.

“Ti prometto che domattina, mentre tu svaligerai una banca, io starò sul tuo letto. Ora è meglio se sto sul divano, così mi muovo meno e il mio braccio starà meglio.” Ribatté Elsa.

“Elsa.” La chiamò Neal una volta che furono tutti e due sdraiati e con la luce spenta.

“Sì?” Chiese lei assonnata.

“Sono contento che tu sia mia figlia.”

Elsa sorrise nel buio.

“E io sono fiera di essere tua figlia. Sei il padre migliore che mi potesse capitare.”

“Su questo ho i miei dubbi.” Sorrise Neal.

“Io no. Forse qualcun altro avrebbe preferito un padre buono e bravo, che va a lavoro tutti i giorni e che assilla la figlia, ma per me tu sei il padre perfetto.”

“Buonanotte piccola.”

“Buonanotte papà.”

I due, entrambi più felici e rilassati tornarono a dormire serenamente.

 




 

 

 




 

Ciao a tutti!!

Questo aggiornamento arriva presto :)

Spero di sentire i vostri pareri e grazie a quelli che sono arrivati fino a qui.

Ledy Leggy

  
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