Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: Tecla_Leben    25/11/2015    2 recensioni
Pitch Black sta per fare ritorno: le stelle che punteggiano la volta celeste stanno sparendo a vista d'occhio, minacciando di far ripiombare la Terra nell'oscurità dei Secoli Bui. Una vecchia conoscenza si affida ai Guardiani per riportare le cose com'erano prima e scongiurare l'imminente minaccia, ma le cose degenerano al punto che lo scontro con l'Uomo Nero si prospetta inevitabile.
Dal capitolo 2:
"Non capivo cosa fosse successo. Ero stesa a terra, vestita di brandelli di tessuto carbonizzati, in mezzo a fumanti cumuli di cenere e tizzoni ardenti. Nessuno sembrava curarsi della mia presenza, ma anzi, la gente che passava lanciava un'occhiata annoiata e incurante nella mia direzione e tirava dritto, ignorando le mie flebili richieste di aiuto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A








Jack si rese conto che Bellatrix non lo aveva seguito nel momento stesso in cui la buca dalla quale era entrato si richiuse, recidendo l'unica lama di luce che era entrata con lui e lasciandolo nella più completa oscurità.

<< A che razza di gioco stai giocando? >> urlò il ragazzo, scagliandosi alla cieca verso il punto dove fino a pochi istanti prima si trovava quello di connessione tra il fuori e il dentro del vecchio nascondiglio di Pitch.

< Ehi, fammi uscire! >> urlò, tempestando il soffitto terroso di pugni.

Avrebbe dovuto immaginarlo, avrebbe dovuto ascoltare e fidarsi del suo istinto, quando gli diceva che non avrebbe dovuto fidarsi di lei! Lo aveva attirato in una trappola, e lui ci era letteralmente cascato come un fesso.

Rassegnato, Jack si allontanò dal soffitto, fermo comunque nella decisione di uscire di lì ad ogni costo e in qualunque modo. I suoi piedi si posarono piantandosi con forza sul freddo pavimento di pietra e lui alzò lo sguardo verso l'alto, imbracciando saldamente il bastone nella stessa direzione. Se fosse stato necessario, non avrebbe esitato a crivellare l'entrata con una scarica di dardi ghiacciati dietro l'altra finché non avrebbe ceduto, e a quel punto se la sarebbe vista direttamente con lei, che gli aveva giocato un tiro tanto mancino.

Era pronto a scoccare la prima tornata, quando un rumore profondo e per nulla rassicurante si propagò proprio dal punto a cui stava mirando. Un istante dopo, da quello stesso punto irruppe una specie di bolide incandescente, talmente luminoso da far risplendere le immediate vicinanze come illuminate a giorno.

Lasciandosi sfuggire un'esclamazione di sorpresa, Jack riuscì a scansare per un soffio l'oggetto estraneo e sparargli un provvidenziale getto di ghiaccio per renderlo innocuo. Dopo qualche istante sollevò il capo da terra e abbassò le mani che aveva alzato in un istintivo tentativo di proteggersi. Poco lontano da lui, una piccola sfera dalla tenue luce azzurra irradiava il proprio riverbero sul pavimento e le pareti più vicine, rischiarandole come un sovrannaturale fuoco fatuo. Giaceva immobile qualche metro più in là, silenziosa, come in attesa di essere raccolta. Esitando appena, Jack si avvicinò carponi e con mano tremante prese il piccolo oggetto per avvicinarselo agli occhi e così esaminarlo meglio. Sotto la scorza ghiacciata riconobbe immediatamente una stella di gas. La stessa, probabilmente, che aveva visto evocare da Bellatrix qualche ora prima. Più confuso che mai, Jack alzò di nuovo lo sguardo al varco, ma questo sembrava non essere mai esistito. Si chiese allora cosa aveva cercato di fare, quella ragazza, lanciandogliela contro. Aveva cercato di colpirlo alla cieca? Oppure lo aveva fatto per aiutarlo in qualche modo?

Jack rimase in ascolto per diversi istanti, sperando di captare anche il più attutito dei rumori che gli desse una vaga idea di cosa stesse succedendo lassù in superficie, ma come il minimo raggio di luce non riusciva a raggiungere quel luogo, così facevano anche i suoni. Era tagliato fuori dal mondo, in quella tetra cella imbottita sepolta nella terra rischiarata solo vagamente da quel dono sibillino che gli era giunto e che ancora stringeva tra le mani, spruzzandogli il volto con la sua tenue luce fredda. E poi, tutto a un tratto, un rumore proveniente da qualche parte dietro di lui captò la sua attenzione: un lieve fruscio, una sorta di respiro e un sordo raspare per terra, più o meno a una decina di metri da lui. Jack strinse con forza la sfera in una mano per farsi coraggio, e il bastone saldamente nell'altra. Prese un respiro profondo e si voltò, pronto a fronteggiare qualsiasi minaccia si sarebbe trovato dinanzi. E così, appena qualche metro più in là della zona sicura, quella che la luce della stella arrivava a illuminare, Jack vide risplendere nell'oscurità decine di paia di occhi gialli, accesi e scintillanti, tutti rivolti con famelica attenzione verso di lui.

Il ragazzo non fu abbastanza rapido da agire con prontezza contro i suoi innumerevoli avversari, e prima di essersene reso conto, uno degli Incubi l'aveva caricato e scaraventato all'indietro, contro la parete di roccia che tremò sotto il colpo dell'impatto.

Jack scivolò a terra con la nuca che gli pulsava dolorosamente, la stella di Bellatrix convulsamente stretta contro il petto dolorante nel punto in cui l'Incubo lo aveva colpito, e lì rimase diversi istanti, stordito e disorientato. Alzò lo sguardo e reagì abbastanza velocemente da individuare ed evitare uno zoccolo nero e lucente appena un istante prima di riceverlo in piena faccia, gettandosi di lato e rotolando sul fianco. L'incubo si abbattè sulla parete di pietra e scomparve in un'esplosione di cristalli violacei. Jack sentiva di dovere la sua prontezza all'adrenalina che gli era schizzata in corpo, ma cosa avrebbe fatto una volta che si fosse smorzata?

Era steso a terra, immobile come l'aria intorno a lui, con le mani alzate a proteggersi la testa dalla tempesta di sabbia che si stava scatenando su di lui, minacciando di fargli perdere la presa sul bastone, unica sua arma e ancora di salvezza.

Era circondato, e stavolta sapeva che non sarebbe riuscito a distanziare gli Incubi abbastanza a lungo da poterli colpire a distanza. Per salvarsi, soprattutto adesso che si era ritrovato a fronteggiarli da solo, avrebbe dovuto escogitare un altro sistema. Ma gli attacchi che gli infliggevano non gli davano il tempo di reagire così come non gli permettevano di trovare una soluzione vincente al suo problema. Avrebbe dovuto improvvisare.

Improvvisamente, dal punto in cui si trovava Jack irruppe una pioggia di schegge di ghiaccio, espandendosi a cerchi concentrici in ogni direzione e sbaragliando gli Incubi più vicini. Ma per ognuno che ne congelava, Jack ne vedeva arrivare il triplo, più aggressivi e iracondi. Nonostante ciò, lo spazio che era riuscito a farsi in quella frazione di secondo gli bastò: balzò in piedi e piroettò su sé stesso, tracciando con la punta arcuata del bastone una circonferenza perfetta. Da essa, immediatamente si alzò una parete di ghiaccio che crebbe intorno al ragazzo, si curvò e si chiuse sulla sua testa a formare una bassa e inscalfibile cupola di ghiaccio. Sotto di essa, Jack restò come paralizzato a osservare i cavalli dagli occhi paglierini mentre cercavano di sfondare la liscia superficie trasparente con i loro fendenti, ma senza intaccarla minimamente.

Dopo qualche istante, gli Incubi parvero rinunciare all'impresa e sospesero l'attacco: i più vicini fecero lentamente il giro della cupola, alla ricerca di un punto debole dal quale potersi infiltrare, ma dopo qualche istante si ritirarono assieme ai loro compagni nell'ombra, lasciando il ragazzo intrappolato sotto la cupola con ogni muscolo contratto dalla tensione. Con un liberatorio sospiro, Jack si appoggiò alla parete di ghiaccio e si lasciò scivolare a terra, mollando bastone e stella con gesto stanco, quasi fossero stati pesanti come macigni. E lì restò immobile, col fiatone e un rivolo di sudore a solcargli la tempia, beandosi della pausa forzata che era riuscito a ristabilire almeno momentaneamente. Infatti, sapeva benissimo che gli Incubi erano tutt'altro che debellati: erano lì, appostati nell'ombra che la stella non riusciva a raggiungere, pronti a ricominciare ad assediarlo non appena avesse azzardato a mettere il naso fuori dal suo rifugio. E prima o poi, questo sarebbe dovuto succedere per forza.


Era rimasto immobile in quella posizione che tutto il suo corpo, gli arti e i sensi, gli si erano intorpiditi.

In quell'isolamento forzato, dove il corpo non gli rispondeva quasi più, soltanto la sua mente cercava di tenergli fede, cercando per lui un sistema per poter uscire da quella grotta sotterranea pullulante di ombre pronte a tornare all'assalto. Gli parve di essere tornato indietro, a quella volta in cui Pitch lo aveva letteralmente scaraventato in un crepaccio tra i ghiacci colmo di sconforto e oscurità. Era stata in quell'occasione, quando le cose sembravano poter andare solo peggio, che lui, Jack, aveva ritrovato la luce, la memoria della sua vita mortale che gli aveva di nuovo infuso il coraggio e con esso la speranza. Ma questa volta, non c'era nessuna luce in fondo all'abisso, nessuna fatina a suggerirgli la strada.

Sentendosi le membra pesanti come piombo, Jack mosse stancamente la mano a frugare all'interno della propria tasca, cercando la stella ghiacciata di Bellatrix per beneficiare del suo tenue, freddo e vago bagliore. Osservandola meglio, più da vicino, sotto la scorza gelida che la teneva imprigionata, gli pareva ancora di vedere il gas che, spinto da una corrente misteriosa, disegnava vortici e ghirigori leggeri sotto la sua superficie, senza riuscire a capire a cosa fosse dovuto quello strano fenomeno.


Per quanto non lo riscaldasse né gli instillasse il minimo calore o barlume di fiducia, quella luce bassa e fredda esercitava su di lui uno strano interesse, come un incantatore esercita il proprio potere su un serpente, un qualcosa di ipnotico da cui non si riesce a distogliere lo sguardo.

A Jack pareva quasi che quella stella gli parlasse con un bisbiglio gentile e impercettibile, un sussurro nel buio, che gli entrava nella testa e lo incoraggiava a rialzarsi e uscire dalla sua calotta sicura.

Ma, Jack lo sapeva bene, fuori lo attendevano orde di Incubi pronti a sopraffarlo. Erano lontani da lui, rifugiati là dove i suoi occhi non riuscivano ad affondare nell'oscurità oltre la parete di ghiaccio, ma c'erano ed erano in numero nettamente superiore a quello che lui poteva tenere a bada.

Il suo pensiero virò quasi inesorabilmente verso Bellatrix. Jack si chiese dove fosse, e cosa stesse facendo in quel preciso istante. Era ancora lassù dove lui l'aveva lasciata, appena oltre l'ingresso della grotta? Era riuscita a trovare, si stava adoperando per raggiungere gli altri ovunque fossero? Oppure stava cercando un modo per raggiungere lui? E se invece Pitch l'aveva trovata?

O, nella peggiore delle ipotesi, era in combutta con lui e l'aveva attirato lì apposta?

Jack allontanò quel pensiero maligno come una mosca molesta, con uno scatto brusco del capo: non poteva, non voleva neanche prendere in considerazione l'idea che la storia della Stanza dell'Universo e tutto quanto ci andasse dietro fossero stati solo una gigantesca montatura, volta unicamente a dividere e indebolire i Guardiani per aiutare Pitch a reinstaurare il proprio regno di terrore. Jack l'aveva osservata bene, e non gli riusciva difficile sostenere la buona fede della ragazza. La disperazione che aveva visto nei suoi occhi quando avevano scoperto che l'Uomo nella Luna era sparito era autentica, così come l'amarezza e il ricordo del dolore che aleggiavano sul suo volto mentre gli raccontava di come fosse diventata uno Spirito, o la devozione e l'affetto con cui invece ricordava come Sandy fosse intervenuto ad aiutarla proprio quando lei ne aveva avuto più bisogno. Tutti quelli, erano sentimenti troppo veri, troppo umani, per poter essere puramente simulati.

Jack si abbandonò di nuovo con la schiena contro il ghiaccio, lasciando che la piccola sfera gli scivolasse dalle dita e rotolasse a terra con un suono cristallino. Per qualche istante, il ragazzo rimase immerso nel silenzio più totale, con la fronte appoggiata alle ginocchia e la rassegnazione nell'animo. Ma poi, lieve quanto una foglia che cade, udì chiaramente un suono che lo fece tornare immediatamente all'erta: aveva sentito un sospiro, così vicino che credette che uno degli Incubi fosse riuscito ad infiltrarsi nel suo rifugio. Il ragazzo si guardò febbrilmente intorno, per constatare infine con un certo sollievo di essere ancora perfettamente solo, protetto e al sicuro dagli Incubi ancora in agguato. Ma il sollievo fu sostituito quasi immediatamente da un'altra ondata di ansia: se non c'era nessun altro oltre lui, chi era stato a produrre quel suono?

La sua attenzione fu catturata da un guizzo azzurro che si era riverberato sulla volta ghiacciata che lo sovrastava. Abbassando lo sguardo, vide la stella emettere un bagliore un po' più forte del solito, giacendo ai suoi piedi. Strizzando gli occhi per vedere meglio, gli parve di vedere una minuscola sagoma riflettersi all'interno dell'astro, e quasi non riuscì a trattenere un'esclamazione di sorpresa mentre riacchiappava la stella con gesto fulmineo. Sotto le striature cristallizzate di gas, riconobbe una familiare figura voltata di spalle che camminava a passo incerto lungo un sentiero tra gli alberi, apparentemente senza essersi conto di essere osservata. Jack la chiamò istintivamente e a gran voce, ma Bellatrix non diede segno di averlo sentito e non si voltò al suo richiamo, continuando invece sui propri passi.

A un tratto la ragazza sparì dalla sua visuale, e per diversi secondi Jack si ritrovò a fissare gli alberi circostanti con perplessità, senza capire cosa le fosse successo. Fu in quel momento, che lui capì di stare osservando la scena dal punto di vista di una stella gemella a quella che stava reggendo tra le mani. Bellatrix doveva essere riuscita ad evocarne un'altra, e in qualche modo tra i due astri doveva esseri stabilito un canale, una sorta di collegamento che gli aveva permesso di vederla, ma non di comunicare con lei.

Non vedendola ricomparire, il ragazzo cominciò a guardare la stella da diverse angolazioni, inclinandola e ruotandola di conseguenza da una parte all'altra. Finalmente il suo campo visivo fu di nuovo occupato da Bellatrix: la osservava dall'alto, mentre lei giaceva a faccia in giù su un tappeto fradicio di foglie marce e rametti. Lei si puntellò sulle mani e si rigirò pancia all'aria, lanciando un'occhiata rabbiosa alla radice in cui era inciampata. Poi si alzò a sedere, pulendosi la guancia da uno schizzo di fango con il dorso della mano.

Adesso Jack si era portato la stella così vicino agli occhi che riusciva a vederne il riflesso sulla superficie azzurra, e si aspettava da un momento all'altro di vedere Bellatrix rialzarsi per continuare la sua strada, più combattiva di prima. E invece lei abbassò il capo, si abbracciò il busto e rimase lì seduta a terra, con la veste stracciata e sporca di melma e le ali curve sulle sue spalle come a proteggersi.

Jack passò lentamente il pollice sulla sua figura azzurrina, desiderando in quel momento più che mai di poterla aiutare in qualsiasi modo. E poi, pian piano, l'immagine all'interno della sfera sfumò e quella tornò alla propria opacità consueta, lasciando il ragazzo a fissare la sua superficie con il fiato sospeso e gli occhi sbarrati dall'incredulità.

Devo uscire di qui, pensò, distogliendo lo sguardo dalla stella per lasciarlo distrattamente vagare sul soffitto di ghiaccio che lo sovrastava, ma come?

Appena oltre i due metri di diametro del suo porto sicuro, era pieno di bestie non molto amichevoli pronti ad attaccarlo non appena fosse stato alla loro portata. Ma Jack non si sarebbe lasciato abbattere per così poco, avrebbe trovato una soluzione a quella situazione così spinosa senza lasciare nulla di intentato.

Così il ragazzo si alzò stancamente in piedi, riponendo la stella al suo posto all'interno della tasca della felpa col naso rivolto all'insù, alla ricerca del punto preciso dal quale era entrato nella grotta. Posò la mano sulla lastra gelida che lo separava dall'esterno, stringendo il bastone con l'altra per darsi forza. Lentamente, il ghiaccio cominciò a sciogliersi e scivolare ai piedi di Jack in forma di lunghi rivoli d'acqua. Man mano che lo strato sopra di lui si assottigliava e si indeboliva, l'autocontrollo del ragazzo andava indebolendosi con esso, ma nonostante ciò lui si impose di mantenere la calma per concentrarsi sul suo scopo.

D'un tratto, la cupola attorno a lui si liquefece all'istante, rovesciandosi a terra con uno scoscio di cascata. Senza la luce della stella a rischiarargli i dintorni, il ragazzo si ritrovò a fissare l'oscurità che lo circondava, immerso in un silenzio innaturale e teso. La sensazione di essere immerso in una dimensione senza tempo durò ancora un battito di ciglia, dopodiché si scatenò il finimondo. Jack scagliava fendenti alla cieca, in ogni direzione, ma riusciva a vedere i suoi avversari solo nell'istante in cui questi venivano colpiti dai suoi dardi lucenti. E comunque, anche quando riusciva ad abbatterne un numero consistente, altri incubi li soppiantavano senza dargli tempo di pensare ad altro che non fosse cercare di tenerli a bada. Eppure, in una frazione di secondo tra la vecchia e la nuova ondata di avversari, finalmente Jack riuscì ad abbattere un singolo colpo secco al terreno con la punta del bastone, e da questa, ergendosi in un fulmineo cerchio rotante, spuntarono decine di stalagmiti di ghiaccio, lunghe, affilate e massicce, che spazzarono letteralmente via la maggior parte degli incubi ed allontanarono quelli rimanenti, disorientati e imbizzarriti. Una delle stalagmiti proseguì la sua ascesa verso il soffitto e Jack vi si aggrappò con tutte le sue forze al volo, stringendo gli occhi in attesa dell'impatto.

E finalmente riconobbe la sensazione dell'aria fresca sul viso, l'odore della notte e del muschio sulla corteccia degli alberi. Era fuori.

Atterrò prontamente sulle ginocchia e si voltò a guardare lo spuntone di ghiaccio che si ergeva in mezzo alla radura, spiccando come un grattacielo su un pugno di costruzioni antiche.

Rialzandosi in piedi, Jack allungò una mano a tastare il rigonfiamento nel tascone della felpa, per assicurarsi di avere ancora la stella con sé. Per essere sicuro che fosse ancora tutta intera, ma anche sperando che la figura di Bellatrix ricomparisse al suo interno, la estrasse per esaminarla: la stella era integra, ma la sua superficie rimase opaca, limitandosi a restituirgli il suo riflesso deluso. A Jack, quel rifiuto di mostrargli la ragazza ricordava quello che l'Uomo nella Luna gli aveva rivolto per tre secoli ogni volta che gli aveva rivolto una domanda.

Con un sospiro sconfortato, Jack alzò gli occhi al cielo, la cui oscurità innaturale stava iniziando a sbiadire ai margini della cornice di rami che lo sovrastava nei colori dell'alba. Ora che era riuscito a liberarsi, non poteva permettersi di perdere altro tempo, perciò ripose nuovamente la stella al suo posto e lui schizzò in aria, per dirigersi nella direzione diametralmente opposta a quelle che le prime luci del mattino sembravano indicargli.







Cantuccio autrice:


Hello!

Non lo credevo possibile, ma mi stavo dimenticando che oggi è giorno di aggiornamenti! Stavo riverniciando il bagno, e la cosa mi aveva preso un po'... Sì, ehm.. comunque... Questo capitolo non è dei miei preferiti, lo trovo un po' troppo corto, ma spero che vi sia piaciuto comunque. Inizialmente non era previsto, anche perché la fanfiction è nata inizialmente per seguire soltanto il punto di vista di Bellatrix. Tuttavia, dato che più avanti lei e Jack si ritrovano, mi sono resa conto che andava messo un minimo di spiegazione su come sia riuscito a scappare dall'antro di Pitch, dato che altrimenti sarebbe rimasto un interrogativo abbastanza irrisolto e probabilmente mi avrebbe portato a contraddirmi se non l'avessi aggiustato per tempo.. S-si è capito, vero? Oggi sono un disastro, non riesco a esprimermi in maniera decente >.<

Comunque sia, al solito, fatemi sapere che ne pensate. Non sapete quanto io tenga a un'opinione esterna ( si sa, l'autocritica funziona quanto volete, ma... ogni scarrafone è bello a mamma sua, come dicono a Napoli... insomma, io posso provare e riprovare quanto voglio, ma trattandosi di una cosa scritta da me potrei passare sopra a qualche dettaglio importante senza neanche rendermene conto! )

Va beh, per oggi ho delirato abbastanza. Un grazie grande quanto la tana di Calmoniglio è d'obbligo a tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere fin qui :D

Un'ultima cosa... il titolo del capitolo non mi convince, né mi sembra particolarmente azzeccato. Non è molto importante, ma cercherò di farmi venire un'idea per trovarne uno adeguato. Ok, allora.. alla prossima settimana!


Tec :3




  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: Tecla_Leben