Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Amantea    26/11/2015    23 recensioni
Per il contest IL BIVIO indetto da Orny81, la voce di André per un *what if* che si dipana intorno all'incontro tra Oscar e il Conte di Fersen (Episodio 28).
"Scabrosa la superficie del muro sotto le dita, la graffio quasi, mentre mi sento scivolare nel vuoto.
Perché il mondo si offusca e si sgrana, i colori si fanno liquidi, come sotto la vampa d'estate, e tutto si fonde.
Perché il mio occhio sta peggiorando.
E accade sempre più di frequente, in verità.
E io ho paura, Oscar. [...] "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
BIVIO

A Emerald77
con stima e affetto sinceri





SOLO   UN   UOMO



Scabrosa la superficie del muro sotto le dita, la graffio quasi, mentre mi sento scivolare nel vuoto.
Perché il mondo si offusca e si sgrana, i colori si fanno liquidi, come sotto la vampa d'estate, e tutto si fonde.
Perché il mio occhio sta peggiorando.
E accade sempre più di frequente, in verità.
E io ho paura, Oscar. Una maledetta paura di perderti. Di perdere i contorni del tuo viso, e l'azzurro dei tuoi occhi.
Paura che tu diventi solo una macchia guizzante, di bianco e di oro, e di verde, come mi appari adesso, lungo il vialetto che porta a palazzo.
Che tutto si riduca a profumi, e suoni, e sensazioni, come la ruvidezza delle pietre di sotto ai polpastrelli contratti. E non mi basta, Oscar.

Mi stai cercando, forse? Lo vedo da come indugi nel passo e la scia bionda della tua chioma ondeggia sulle spalle.
Il mio nome nella tua bocca ha un suono antico. Mi stai cercando! E questo mio cuore un poco gioisce, perché hai bisogno di me. Fosse solo per sellarti il cavallo, o un altro semplice servigio... Tu hai ancora bisogno di me!

Ti raggiungo dentro casa, ora che il disagio alla vista si è quietato.
Sei così bella, gli occhi abbassati sull'orlo della tazza, mentre il sole da fuori richiama i suoi ultimi raggi a carezzarti d'arancione il profilo del viso, e delle spalle.
Ti accorgi di me, sorridi.
Potessi cancellare dal tuo sguardo quel manto di tristezza che ormai li vela, come fossero in lutto! Potessi soffiare via, dalle tue labbra, la piega amara che assumono, quando ti credi non vista! E io invece me ne accorgo, sempre. Conosco ogni tua emozione, inutile celarla sotto alla tua armatura. La sento, su di me, dritta come una lama, e lacerante, tutta la tua malinconia... potessi incendiarla, e tingerla di vita, con queste mie mani...
Il tuo mal d'amore, Oscar, mi uccide, mi uccide lentamente, come un veleno che perfonde lento nelle vene, goccia a goccia. E quel veleno è Fersen.

Ho ancora vivo nella mente l'attimo in cui lo rivedesti, appena tornato dalle Americhe.
Eri mia, Oscar, mia come mai ti avevo sentito. Ridevi, con me. Come non succedeva da tempo.
E poi... il mio cuore è deflagrato in mille pezzi, assieme a quella mela.
Ti ho vista correre verso di lui, il viso rifulgere d'emozione, nell'entusiasmo fanciullo di una ragazzina innamorata.
Dio, Oscar, ti ho vista incespicare nella foga di raggiungerlo!... E mentre il tuo cuore batteva all'impazzata, il mio si riempiva di ghiaccio, e si eclissava piano, non visto, sul fondo di un crepaccio.
Credi che non voglia la tua felicità? Credi che non farei di tutto, per te, pur di saperti felice? Oh, Oscar... Ti amo così tanto, inesorabilmente, senza scampo.
Se pensassi che è lui, ciò di cui hai bisogno ... non dico che avrei smesso di amarti, no, questo non potrei mai ... ma ti esorterei... ti incoraggerei...  forse smetterei persino di sperare per me. Ma non è Fersen ... e non sei tu la donna che alberga nel suo cuore.

Ti chiedo di allenarti con me, alla spada. Ti convinco con un'argomentazione ineccepibile, accetti.
Bramo ogni giorno momenti come questo...
Io e te, Oscar, soltanto io e te, e lo stridere delle lame che si sferzano, e il tuo fiato caldo addosso a me, negli affondi, e gli occhi vivi e attenti, e il tuo corpo flessuoso e agile, che incontra il mio. Mi batti, cado malamente sul bordo della fontana, la tua voce cristallina è un balsamo per me, ridi pure, amore, ridi, come non succedeva da tempo... Se solo tu volessi leggere nel mio cuore... E' così esposto, e chiaro, e vibra tutto di te... Lo vedi, Oscar?
Ed ecco che d'improvviso il mio peggior incubo si fa di nuovo carne, qui, a un passo da noi.
"Madamigella Oscar!".
"Conte di Fersen! Quanto tempo!".
E di nuovo ti porta via da me. Rapisce il tuo sguardo, e i battiti del tuo cuore, e incipria di porpora le tue gote... Uno che forse nemmeno ti ha riconosciuto, la sera del ballo. Uno che non ha saputo apprezzarti, visto lo sconforto in cui versi da quella sera... Uno che nemmeno aveva capito che eri una donna, Oscar, il giorno di quell'incidente, tanti anni fa!
Ma tu risplendi tutta, lo sento, per lui.
"Venite, vi offro qualcosa da bere, sapete bene che voi siete il benvenuto in questa casa".

Sistemo sul tavolo la bottiglia e i calici che mi hai chiesto. Lo osservi, radiosa, di tra le lunghe ciglia, mentre lui si accomoda al tavolo.
Il suo sguardo è scivolato con grazia sui quadri alle pareti, soffermandosi sui bagliori del camino acceso, prima di guardarti. Ha guardato anche me, in verità, il volto sereno, lo sguardo limpido, e gentile.
Mi chiedo cosa sia venuto a cercare, proprio stasera.
Non vi siete più incontrati da quella sera maledetta.
Faccio appello alla mia maschera più indecifrabile, e resto composto, in disparte, nella saletta contingua, per lasciarvi alla vostra intimità, sforzandomi di non ascoltare, ma pronto a correre, se mi chiamerai di nuovo.

Mi chiedo quanto questo mio cuore resisterà. Quanto potrò fingere, ancora.
Sono solo un uomo, Oscar.
Un uomo che ti ama, da vent'anni. In silenzio, con tutto se stesso.


D'un tratto avverto un tramestìo confuso, il frantumarsi di un bicchiere, e accorro, sulla soglia.
E vi vedo.
Ti trattiene per il polso, in piedi verso di te, l'espressione stravolta. Incontro i suoi occhi, non mi importa, che me lo legga in faccia tutto il mio sconcerto!
Violento me stesso nello sforzo di restare immobile, serro la mascella, deglutisco, a fatica, per un tempo che mi pare infinito.
E invece, tutto non dura che una manciata di istanti. Lo vedo abbassare il braccio, si scusa, visibilmente affranto.
"Madamigella, io... ". Arretra, ancora, si inchina.
"Oh, certo che non eravate voi, a quel ballo... vi avrei certamente riconosciuto, nel caso, e comunque... Vi chiedo perdono, Oscar, per il mio comportamento". Si inchina, un po' di più, allontanandosi di un passo, un'occhiata rapida, di nuovo, nella mia direzione. "Scusatemi".
Anche tu ti sei alzata, ti massaggi il polso con l'altra mano, mi par di vederti tremare, quasi, e la tua voce ha un riflesso metallico.
"Non... non è successo nulla, Conte", rassicuri, fingendo accondiscendenza, il corpo irrigidito tutto e arroccato in difesa, ti conosco.
Trattengo il respiro nel silenzio imbarazzante sceso nel salotto come un fumo acre che mozza il fiato, finché Fersen non prende congedo e si nega con un cenno della mano al passo che stavi per fare verso di lui.
Ristai, le mani che vorrebbero stringersi a pugno e non possono, e le parole, che non basterebbero, che smuoiono a una a una, nella gola.

Non c'è bisogno di dire nulla, tra noi, ti incontro, semplicemente, dove l'anima diventa sguardo, prima che tu mi sfugga ancora.
Sei turbata che abbia assistito alla scena?
Oh, Oscar... sono solo io... non hai nulla da temere, da me.

Mi volto verso il Conte e lo accompagno all'uscita. Lo sento sospirare, e mi regala un tiepido sorriso, mentre gli faccio strada.
Il cuore tumulta nel petto, non so cosa pensare. I sensi in allerta, ho fretta di tornare in casa, a prendermi cura di te.
Conduco fuori dalle scuderie il cavallo, e poi lo tengo fermo, perché Fersen monti in sella.
Il Conte mi ringrazia, mentre afferra le redini. Sospira di nuovo, e poi mi sorprende, con le sue parole.
"Io non so davvero... oh, non so davvero cosa pensavo di dimostrare, André".
Scuote la testa, mentre uno sbuffo di risata si spegne dietro le sue labbra.
"Madamigella Oscar non ha bisogno di un abito per essere una donna meravigliosa... ma questo tu lo sai bene, André".
I suoi occhi chiari sono ora fissi nel mio. Sono gli occhi di un uomo, che sta guardando un altro uomo.
E allora forse ha visto tutto, prima? Il mio disagio, il mio impeto bloccato, l'amore che trabocca ogni volta che sono vicino a te.
Forse è lo stesso sguardo che lui ha per la Regina. La stessa bramosia, lo stesso desiderio tacitato, ogni volta che le è vicino e non può mostrarsi per quello che è o che sente.
E forse ha capito. Ha capito che anche io amo una donna che forse non potrò mai avere. Come lui.
Non servono parole, quando da pupilla a pupilla è già stato detto tutto quello che c'era da dire.
Respiro l'aria della notte, e il suo mistero, mentre lo vedo allontanarsi, oltre il cancello, nel buio rischiarato dalla luna e le sue ancelle.

Sei china davanti al camino, a raccogliere frammenti di vetro. Anche il tuo cuore è in frantumi, Oscar?
Mi senti, alzi il viso, quel tanto che basta perché mi accorga di una scintilla di luce sulla tua gota, e poi lo riabbassi.
Non ti dirò niente. Ti conosco abbastanza per sapere che non hai voglia di parlare, adesso. Non ancora, almeno.
Mi metto anche io a raccogliere i resti di ciò che il gesto inconsulto di Fersen ha fatto volare qui sul pavimento.
I nostri capelli si sfiorano, mentre, con infinita attenzione, in gesti lenti, le mani radunano queste piccole schegge.
Vedo le tue ciocche tremare, e intuisco appena il profilo bellissimo del tuo volto, e il candore della pelle che occhieggia dal colletto sganciato della camicetta.
"André". La tua voce saetta nel silenzio, come una lama nel buio.
Resti con gli occhi ancorati al pavimento, le dita appuntate sul tappeto.
"Se mi avesse riconosciuta, io... ". Non finisci la frase, e sospiri forte. Scuoti la testa, mentre delicatamente sollevi un grosso pezzo di cristallo. Ti porgo il palmo aperto della mano, perché tu possa passarlo a me. Lo fai, mi guardi, e sorridi un poco.
"Solo uno sciocco non ti avrebbe riconosciuta, Oscar" dico, a voce bassa.
E intanto il mio cuore inciampa, perché vorrei dirtelo, che io ti ho sempre vista, perché ti amo, ti amo, ti amo come nessun altro potrà mai fare.
"Credo che... credo che chiederò un breve congedo dalle Guardie reali", continui.
So quanto puoi essere spietata con te stessa. So quanto puoi farmi del male.
Ma la mia vita è legata a doppio filo alla tua. Io non esisto, senza te.
Il fuoco nel camino è ancora vivo, e gioca a rincorrere i suoi riflessi su di te.
Anche l'uomo che hai davanti, Oscar, ha un fuoco che lo divora, come quello che danza alle tue spalle... chissà se te ne sei mai accorta.
Ogni pezzetto di vetro è stato raccolto, eppure non ti muovi. Siamo così vicini... che se allungassi una mano potrei sfiorarti, e allora lo sapresti, finalmente, come ti toccherebbe un uomo che ti ama.

Potessero carezzarti almeno i miei pensieri... scioglierei il tuo dolore in un lento canto e non resterebbe che luce, Oscar, nel tuo cuore.

Ti alzi, lo sguardo di nuovo fermo e asciutto.
Ti avvicini alla porta. Ma prima di andartene giri un poco la testa: "Se la Regina mi concederà un periodo di vacanza, preparati alla partenza André, perché ho intenzione di trascorrerlo in Normandia".
Ti osservo andare via, svanire nel buio del palazzo, io, un uomo, il petto che trabocca di speranza e di gioia.
Perché sarò ancora al tuo fianco.
Perché so che nulla potrà dividerci.
Perché prima o poi te lo dirò, quanto ti amo. E allora, mi amerai anche tu.





   
 
Leggi le 23 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Amantea