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Autore: lostinpercyseyes    26/11/2015    0 recensioni
{Sequel di "Into The Maze"}
Sentii gli spari riecheggiare per tutto il corridoio e mi voltai a vedere come se la stavano cavando gli altri Radurai: Minho li stava ricoprendo di insulti, Thomas cercava di schivare i proiettili strisciando sul pavimento, mentre Newt si copriva le orecchie per il rumore assordante.
-Possibile che non ce ne vada mai bene una!- urlò il biondo, cercando di sovrastare tutto ciò che ci circondava.
-Siamo delle calamite che attirano la sfortuna, evidentemente!- gli urlò in risposta Minho, dall'altra parte rispetto a noi.
-Facciamo qualcosa!- gridò Thomas. -Corriamo! Muovetevi!- con uno scatto si alzò in piedi ed iniziò a correre, sorpassandoci. Minho stava tentando di strisciare nella nostra direzione, proprio come aveva fatto il moro prima di lui. Era arrivato a metà strada, quando Newt mi prese il volto tra le mani ed allacciò i nostri sguardi; vidi il terrore nei suoi occhi.
-Nel caso non avessimo un'altra occasione... Ho sempre voluto fare questo...- disse prima di fare una cosa che mi lasciò di sasso. Mi baciò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero a letto con le coperte tirate su fino al mento. Vicino a me c'era una donna, seduta con le mani incrociate sul grembo. Aveva capelli castani, lunghi, e un viso che mostrava i primi segni dell'età. I suoi grandi occhi azzurri erano tristi. Li vidi, anche se la donna si stava sforzando di nasconderli con un sorriso.
Volevo dirle delle cose, farle delle domande. Ma non ci riuscii. Cominciò a parlare, un tono al tempo stesso dolce e duro che mi preoccupò.
-Non so perché ti abbiano scelto, ma una cosa la so. In qualche modo sei speciale. Non dimenticartelo mai. E non dimenticare mai quanto...- si interruppe a causa di un singhiozzo. Le lacrime le scorrevano sul volto. -Non dimenticare mai quanto ti voglio bene.- questa frase mi ricordò qualcosa.
-Diventerai pazza come tutte quelle persone alla tv, mamma? Come... Papà?- le chiesi.
La donna mi si avvicinò e mi passò le dita tra i capelli. Donna? No, non potevo chiamarla così. Questa era mia madre. La mia... Mamma.
-Non ti preoccupare, tesoro.- disse. -Tu non sarai qui per vederlo.- 
Il suo sorriso svanì.
Anna, sveglia. Siete in pericolo.
Mi raggomitolai, sistemandomi meglio tra le braccia di Newt, inspirando il suo profumo.
Anna, sveglia! Non fidarti di loro!
La sua voce sembrava così lontana, come se avesse parlato da un lungo tunnel. 
Anna!
Il ragazzo stava gridando. Un rumore acuto che mi martellava la testa. Ebbi il primo brivido di paura, ma era più simile a un sogno. Riuscivo solo a dormire. Mi rilassai di nuovo, sprofondando nel sonno. 
-Ehi.- un sussurro lontano. -Devi svegliarti.- qualcuno mi stava scuotendo dolcemente. 
Aprii gli occhi e vidi una mano, dita lunghe e sottili. Feci risalire lo sguardo lungo il braccio, fino a trovare il volto sorridente di Newt a pochi centimetri dal mio. -Buongiorno, bella addormentata.- il suo tono era basso, rilassato, riposato. 
-Buongiorno.- dissi sbadigliando e stiracchiandomi sopra di lui. Mi tirai su e vidi che i Radurai erano già in piedi, pronti ad affrontare un nuovo giorno.
Non feci in tempo a chiedere a Newt che ore fossero, che nella stanza riecheggiò lo scatto di una serratura. Calò il silenzio. Allungai il collo e vidi entrare un uomo dai capelli neri e radi pettinati sulla testa pallida, il naso era lungo, leggermente storto verso destra, e occhi castani. Sembrava rilassato e nervoso allo stesso tempo. E il completo bianco. Pantaloni, camicia, cappotto. Calze, scarpe. Tutto bianco, ad eccezione della giacca nera.
-Salve ragazzi.- disse l'uomo, con una voce nasale che si abbinava perfettamente alla carnagione pallida, i capelli radi e il corpo smilzo. E con il vestito. Quello stupido vestito bianco. 
-Chi è l'Uomo Ratto?- ci chiese Minho, che con un salto era atterrato sul pavimento.
-Sono qui per dirvi quello che ho... Ricevuto istruzioni di dirvi. E spero che ascolterete con attenzione, ma prima vi porto a fare una doccia e a cambiarvi. Mi dispiace dirlo, ma puzzate.- cercò di scherzare l'uomo.
Ci fece strada attraverso molti corridoi poco illuminati, finché non arrivammo davanti a due porte. L'Uomo Ratto, come l'aveva chiamato Minho, indicò quella alla sua destra. -Per i ragazzi, i bagni sono qui.- poi indicò quella alla sua sinistra. -Per le ragazze, di qua.- mi guardò in modo strano. -Avete circa mezz'ora. Quando avrete finito, aspettate qui. Verrò a riprendervi.- ci fece un cenno con la testa e si congedò. Mi separai dagli altri, aprendo lentamente la porta e ritrovandomi in una grande stanza fornita di panche di legno, ganci appendiabiti in plastica e tutto l'occorrente per un bagno di lusso.
Mi spogliai, lasciando i vestiti su una panca, e mi sbrigai a raggiungere le docce. Quando sentii l'acqua scorrermi sul viso e lungo il corpo, fui grata di potermi finalmente dare una pulita. Evitai di guardare quell'alone rosso che scompariva insieme all'acqua nelle tubature. 
Mettendo da parte le preoccupazioni, mi dedicai a recuperare un aspetto umano. Esaminai le braccia e le gambe, il ventre e i fianchi, scoprendoli pieni di chiazze violacee. Dopo essermi lavata dalla testa ai piedi almeno cinque volte, mi sentii rinata. Mi avvolsi in fretta nell'asciugamano e uscii, sorpresa nel trovare nuovi vestiti al posto dei vecchi. 
Una maglietta bianca e dei jeans. Scarpe da ginnastica proprio come quelle che portavo nel Labirinto. Calzini puliti, morbidi. 
Mentre finivo di abbottonarmi i pantaloni, notai che davanti a me si trovava una figura; mi avvicinai, stranita e confusa. Anche lei si avvicinò. 
-Chi s...?- le parole mi morirono in gola. Corsi verso di lei, finché non appoggiai le mani sulla parete. 
Non era un'estrania, era uno specchio: quella ero io. Mi toccai le guance, i capelli, le profonde occhiaie che avevo. Ogni movimento veniva riprodotto alla perfezione. Ero proprio come mi aveva descritta Chuck, quella volta, quando ancora era con me. Mi impressi nella testa questo volto tanto familiare quanto estraneo, così da non dimenticarlo più.
Rimasi fuori dalla porta del bagno, appoggiata alla parete, con le braccia incrociate, ad aspettare l'Uomo Ratto insieme agli altri. I Radurai, ora lindi e puliti, sembravano molto più riposati e giovani, con i volti rilassati. Newt, i cui capelli si erano schiariti notevolmente, indossava anche lui un paio di jeans e una maglietta azzurra. 
Smettemmo di parlare quando sentimmo dei passi, poi vedemmo la sagoma bianca da roditore svoltare l'angolo. 
-Beh, così è tutta un'altra cosa.- commentò, incurvando gli angoli della bocca in un sorriso che sembrava impacciato. -Adesso torniamo tutti al dormitorio, così potremmo parlare con calma.-
Mezz'ora dopo, ero seduta sul pavimento della stanza che ci aveva ospitato per la notte con il resto dei Radurai, Minho alla mia destra e Newt alla mia sinistra, tutti rivolti verso la porta e verso lo sconosciuto. 
Minho fu il primo a rompere il silenzio. -Ce ne stiamo qui ad aspettare il discorso dell'Uomo Ratto, come se fossimo in una specie di scuola.-
-Datti una calmata e ascolta.- disse Newt. -Magari è tutto finito.-
-Sì, come no.- replicò. -E Frypan avrà dei bambini, Winston si sbarazzerà di quella mostruosa acne, Thomas sorriderà davvero per una volta e tu riuscirai finalmente a baciare Anna.-
Presi il mento di Newt tra il pollice e l'indice e avvicinai il suo volto al mio, lasciandogli un piccolo bacio all'angolo della bocca, poi mi voltai verso Minho e gli sorrisi. -Ecco, contento?- 
-Non è questo che intendevo.- rispose. -Sei proprio una brutta pive.-
-Se lo dici tu.-
-Chiudete quelle fogne.- sussurrò Newt. -Credo di non stare bene...- si portò una mano al petto e sorrise come un idiota.
-Non era un bacio.- commentò Thomas da dietro, facendomi roteare gli occhi al cielo. -E io sorrido sempre.- aggiunse facendo quello che era più simile ad una smorfia che a un sorriso.
-Il mondo esterno è molto cambiato.- disse l'Uomo Ratto con la sua voce nasale, richiamando la nostra attenzione. -Io rappresento un gruppo che si chiama C.A.T.T.I.V.O....- non riuscì a finire che Minho si era già alzato in piedi. 
-Quindi siete ancora voi!- gli urlò contro avvicinandosi, ma a solo tre metri dalla porta sbatté contro un muro invisibile. Prima il naso, colpendo quello che sembrava una fredda lastra di vetro. Poi il resto del corpo seguì a ruota, andando addosso al muro che lo fece barcollare all'indietro. Istintivamente si sfregò il naso, mentre strizzava gli occhi per capire come avesse potuto non accorgersi della barriera di vetro.
Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a vederla. E così io. Nemmeno il minimo bagliore o riflesso, né un alone da nessuna parte. Tutto quello che vedevo era aria. 
Mi avvicinai, più piano di come aveva fatto Minho, con le mani tese in avanti. Entrai presto in contatto con il muro fatto interamente di un invisibile... Cosa? Sembrava vetro: liscio, duro, e freddo al tatto. Ma non vidi assolutamente niente che indicasse che lì ci poteva essere qualcosa di solido. 
Frustrata, mi spostai a sinistra, poi a destra, continuando a toccare il muro trasparente eppure solido. Si estendeva per tutta la stanza; era impossibile avvicinarsi allo sconosciuto. Alla fine battei sul muro, producendo una serie di rumori sordi, ma non accadde nient'altro. Altri Radurai si erano alzati e avevano iniziato a tastare la lastra invisibile.
-Posso continuare adesso?- chiese l'uomo con un sorriso esagerato. Mi rimisi seduta al mio posto, sorpresa e delusa che il salvataggio fosse stata tutta una messinscena.
-Perché ti serve quel muro?- gridò Minho.
Newt si allungò passandomi dietro e gli diede un pugno sul braccio. -Chiudi il becco.-
L'Uomo Ratto proseguì come se gli ultimi cinque minuti non fossero mai esistiti. -Siete ancora tutti qui per via di un'inspiegabile volontà di sopravvivenza nonostante le circostanze, tra... Le altre ragioni. Circa sessanta persone erano state mandate nella Radura. Di tutte quelle persone, solo una parte è sopravvissuta ed è qui oggi. Suppongo che ormai lo abbiate capito, ma molte delle cose che vi succedono hanno il solo scopo di giudicare e analizzare le vostre reazioni. Ciononostante, non si tratta di un vero e proprio esperimento quanto della... Realizzazione di una cianografia. Stimolare la violenza e studiarne le conseguenze. Mettere insieme i risultati per raggiungere la più grande conquista nella storia della scienza e della medicina. Queste situazioni che vi vengono inflitte si chiamano Variabili, e ognuna è stata studiata meticolosamente. A breve ve lo spiegherò più a fondo. E anche se non posso dirvi tutto in questo momento, è indispensabile che sappiate questo: le prove che state per affrontare sono per una causa molto importante. Continuate a rispondere bene alle Variabili, continuate a sopravvivere, e verrete ricompensati con la consapevolezza che avrete contribuito a salvare la razza umana. E voi stessi, ovviamente.- 
L'Uomo Ratto fece una pausa, apparentemente d'effetto. Guardai Minho e Newt inarcando le sopracciglia.
-Questo tizio è rincaspiato nella testa.- sussurrò Minho. -Come si fa a salvare la razza umana fuggendo da un labirinto?-
-Come stavo cercando di dire prima che mi interrompeste, rappresento un gruppo che si chiama C.A.T.T.I.V.O.- proseguì. -So che sembra minaccioso, ma sta per Catastrofe Attiva Totalmente: Test Indicizzati Violenza Ospiti. Non c'è niente di minaccioso a riguardo, nonostante quello che voi possiate pensare. Esistiamo solo ed esclusivamente per uno scopo: salvare il mondo dalla catastrofe. Voi che vi trovate in questa stanza siete una parte fondamentale del nostro progetto. Disponiamo di risorse mai conosciute da nessun gruppo di nessun tipo nella storia della civiltà. Denaro e capitale umano quasi illimitati e tecnologia avanzata persino oltre i bisogni del più intelligente degli uomini. Durante il vostro percorso attraverso le Prove, avete visto e continuerete a vedere dimostrazioni di questa tecnologia e delle risorse che ci sono dietro. Se c'è una cosa che posso dirvi oggi, è che non dovreste mai, mai credere ai vostri occhi. Né alla vostra mente, peraltro. Sappiamo che a volte quello che vedete non è reale, e a volte quello che non vedete è reale. Possiamo manipolare il vostro cervello e le vostre terminazioni nervose al momento necessario. So che tutto questo vi confonde e forse un po' spaventa.-
Pensai che non avrebbe potuto minimizzare di più. E le parole 'violenza ospiti' continuavano a risuonarmi in testa. I pochi ricordi recuperati non riuscivano ad afferrarne esattamente il significato, ma le avevo viste per la prima volta nel Labirinto sulla placca di metallo, quella su cui erano scritte le parole che componevano l'acronimo C.A.T.T.I.V.O.
L'uomo fece scorrere lo sguardo su ognuno dei presenti nella stanza. Il labbro superiore brillava per il sudore. -Il Labirinto era una parte delle Prove. Non c'è una sola Variabile a cui siate stati sottoposti che non si sia rilevata utile per la nostra raccolta degli schemi della violenza. La vostra fuga. La battaglia contro i Dolenti. L'omicidio di Chuck. Il supposto salvataggio e il successivo viaggio in elicottero. Tutto. Parte delle Prove.-
Nel sentire il nome di Chuck, il petto mi si inondò dalla rabbia. Mi ero quasi alzata prima di accorgermi cosa mi fosse preso; Newt mi afferrò e mi tirò giù.
-Tutto questo faceva parte delle Prove, capite? Lo Stadio 1, per essere precisi. E siamo ancora estremamente lontani dall'avere tutto quello che ci serve. Perciò abbiamo dovuto alzare la posta, e adesso è arrivato il momento dello Stadio 2. È arrivato il momento che le cose diventino difficili.-
Sapevo che avrei dovuto essere sconvolta dalla considerazione assurda che fino a questo momento le cose per noi erano state facili. L'idea avrebbe dovuto terrorizzarmi. Per non parlare del fatto che potevano manipolare le nostre menti. E invece, la curiosità di scoprire ciò l'uomo stava per dire era così forte che quelle parole mi sfiorarono appena. L'Uomo Ratto aspettò per un'eternità. -Forse penserete, o potrebbe sembrarvi, che noi stiamo soltanto mettendo alla prova la vostra capacità di sopravvivenza. A una prima impressione, la Prova del Labirinto potrebbe erroneamente essere classificata in quel modo. Ma, vi assicuro, non è solo una questione di sopravvivenza e di volontà di vivere. Questa è solamente una parte dell'esperimento. Il quadro complessivo è  qualcosa che non capirete se non alla fine. Le eruzioni solari hanno devastato molte zone del pianeta. Inoltre, una malattia diversa da tutte quelle conosciute in passato dall'uomo sta minacciandola la sua sopravvivenza, una malattia chiamata Eruzione. Per la prima volta, i governi di tutte le nazioni, quelle sopravvissute, stanno collaborando. Hanno unito le forze per creare la C.A.T.T.I.V.O. allo scopo di combattere i problemi di questo mondo. Voi avete una grossa parte in questa battaglia. E avrete tutto l'interesse a collaborare con noi, perché, purtroppo, ognuno di voi ha già contratto il virus.- 
Sollevò le mani per arrestare il brusio che si era levato. -Calma! Calma! Non dovete preoccuparvi, l'Eruzione impiega tempo prima di svilupparsi e mostrare i sintomi. Ma al termine di queste Prove, la cura sarà la vostra ricompensa, e voi non conoscerete gli... Effetti debilitanti. Non sono in molti a potersi permettere la cura, sapete.-
Mi portai istintivamente la mano alla gola, come se il dolore che sentivo fosse il primo segnale che avevo contratto l'Eruzione.  Mi ricordavo fin troppo bene quello che ci aveva detto l'uomo sull'elicottero, dopo che eravamo scappati dal Labirinto. Di come l'Eruzione distruggesse il cervello, facendoti impazzire poco a poco, privandoti della capacità di provare le emozioni primarie dell'uomo, come la compassione o l'empatia. Di come ti rendesse peggiore di un animale. 
Questo tizio aveva ragione: avevamo tutto l'interesse a superare il prossimo stadio.
-Ma basta con questa lezione di storia, non perdiamo altro tempo.- proseguì l'Uomo Ratto. -Adesso vi conosciamo. Tutti. Non ha importanza quello che dico io o quello che c'è dietro alla missione della C.A.T.T.I.V.O. Farete qualunque cosa sarà necessaria. Su questo non abbiamo dubbi. E, facendo quello che vi chiediamo, salverete voi stessi, perché riceverete quelle stesse cure che così tante persone vogliono disperatamente.- 
Sentii Minho borbottare di fianco a me, ed ebbi paura che il ragazzo se ne uscisse con un altro dei suoi commenti da saputello, così lo azzittii prima ancora che potesse parlare. 
L'Uomo Ratto si schiarì la voce. -Stadio 2. Le Prove della Zona Bruciata. Comincerà ufficialmente domani mattina alle sei. Vi sveglierete in questa stanza, e sulla parete dietro di me troverete un Pass Verticale. Ai vostri occhi il Pass Verticale apparirà come un muro grigio brillante. Ognuno di voi deve attraversarlo entro cinque minuti dallo scoccare dell'ora stabilita. Perciò vi ripeto si apre alle sei e si chiude cinque minuti dopo. Avete capito?- lo fissai, immobilizzata. Mi sembrava quasi di osservare un registratore, come se lo sconosciuto non fosse davvero qui. Evidentemente gli altri Radurai avevano la stessa sensazione, perché nessuno rispose a questa domanda. E comunque, cos'era un Pass Verticale?
-Sono abbastanza sicuro che ci sentiate tutti.- disse l'Uomo Ratto. -A-ve-te ca-pi-to?-
Annuii; alcuni ragazzi intorno a me risposero a testa bassa. 
-Bene.- lo sconosciuto riprese a parlare. -A quel punto avranno inizio le Prove della Zona Bruciata. Le regole sono molto semplici. Trovate il modo di uscire all'aperto, poi proseguite per centocinquanta chilometri verso nord. Raggiungete il porto sicuro entro due settimane e avrete completato lo Stadio 2. Allora, e solo allora, riceverete la cura. Esattamente tra due settimane, a partire dal secondo in cui metterete piede nel Pass. Se non ce la farete, morirete.-
Nella stanza avrebbero dovuto echeggiare discussioni, domande, panico. Ma nessuno disse una parola. Mi sembrava di avere un pezzo di radice secca al posto della lingua.
L'Uomo Ratto parlò di nuovo. -In realtà è molto semplice.- disse, con una tale freddezza che sembrava avesse appena spiegato come usare le docce nel bagno. -Non ci sono regole. Non ci sono direttive. Gli avanzi della cena che consumerete oggi saranno le vostre provviste, e non ci sarà nessuno ad aiutarvi nel tragitto. Attraversate il Pass Verticale all'ora indicata. Uscite all'aria aperta. Percorrete centocinquanta chilometri verso nord, arrivate al porto sicuro. Se non ce la farete, morirete.-
I ragazzi cominciarono a parlare tutti insieme.
-Cos'è un Pass Verticale?-
-Come abbiamo fatto a prendere l'Eruzione?-
-Tra quanto cominceremo a vedere i primi sintomi?-
Un coro di domande, che una dopo l'altra si mischiarono fino a diventare un unico ruggito confuso. Dal canto mio, non ci provai neanche. Lo sconosciuto non avrebbe detto altro. Come facevano a non capirlo?
L'Uomo Ratto aspettò con pazienza, ignorandoli, con quegli occhi scuri che correvano da un Raduraio all'altro mentre parlavano. Il suo sguardo si posò su di me, che me ne stavo seduta, in silenzio, fissandolo a mia volta, piena di odio verso di lui. Piena di odio verso la C.A.T.T.I.V.O. Piena di odio verso il mondo. 
-State zitti, pive!- urlò alla fine Minho. Le domande si arrestarono all'istante. -Questa faccia di caspio non vi risponderà, perciò smettetela di sprecare il vostro tempo.- 
L'Uomo Ratto fece un cenno verso Minho come per ringraziarlo. Forse riconoscendo la sua saggezza. -Centocinquanta chilometri. A nord. Spero ce la facciate. Ricordatevi: adesso avete tutti l'Eruzione. Vi abbiamo infettato per fornirvi l'incentivo decisivo. E raggiungere il porto sicuro significa ricevere una cura.- Si voltò e si diresse verso la porta dietro di lui. Ma poi si fermò, girandosi nuovamente verso di noi. 
-Ah, un'ultima cosa.- disse. -Non crediate di poter evitare le Prove della Zona Bruciata decidendo di non entrare nel Pass Verticale tra le sei e le sei e cinque di domani mattina. Quelli di voi che rimarranno qui verranno giustiziati in un modo... Molto spiacevole. Meglio correre il rischio di affrontare il mondo esterno. Vi auguro buona fortuna.- E con questo si voltò e riprese a camminare verso l'uscita. -La porta del bagno è nascosta dietro l'ultimo letto a sinistra.- non si voltò neanche.
Ma prima che potessi rendermi conto di quanto stava succedendo, il muro invisibile che ci separava cominciò ad annebbiarsi, trasformandosi in una macchia bianca e opaca nel giro di pochi secondi. E poi sparì, rivelando di nuovo il lato opposto della sala. L'Uomo Ratto era sparito.
-Che mi prenda un caspio.- sussurrò Minho.
   
 
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