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Autore: lostinpercyseyes    25/11/2015    1 recensioni
{Sequel di "Into The Maze"}
Sentii gli spari riecheggiare per tutto il corridoio e mi voltai a vedere come se la stavano cavando gli altri Radurai: Minho li stava ricoprendo di insulti, Thomas cercava di schivare i proiettili strisciando sul pavimento, mentre Newt si copriva le orecchie per il rumore assordante.
-Possibile che non ce ne vada mai bene una!- urlò il biondo, cercando di sovrastare tutto ciò che ci circondava.
-Siamo delle calamite che attirano la sfortuna, evidentemente!- gli urlò in risposta Minho, dall'altra parte rispetto a noi.
-Facciamo qualcosa!- gridò Thomas. -Corriamo! Muovetevi!- con uno scatto si alzò in piedi ed iniziò a correre, sorpassandoci. Minho stava tentando di strisciare nella nostra direzione, proprio come aveva fatto il moro prima di lui. Era arrivato a metà strada, quando Newt mi prese il volto tra le mani ed allacciò i nostri sguardi; vidi il terrore nei suoi occhi.
-Nel caso non avessimo un'altra occasione... Ho sempre voluto fare questo...- disse prima di fare una cosa che mi lasciò di sasso. Mi baciò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paura, un paura attanagliante e opprimente mi investì.
Strinsi il corpo caldo e familiare di mia madre, singhiozzando contro la sua spalla, spaventata all'idea di separarmi da lei. Ci eravamo preparate a questo momento, ma mentre cercavamo di farci strada tra la folla di persone deliranti mi sentii raggelare. Mi concentrai sulla sua mano, che mi stava accarezzando la schiena per tranquillizzarmi senza successo.
Quando giungemmo davanti alle griglie e alle innumerevoli guardie, mi mise per terra. La donna davanti a me, mia madre, si inginocchiò e posò le sue mani sulle mie spalle. Mi guardò con i suoi grandi occhi azzurri, i miei occhi, che adesso erano velati di lacrime. 
-Ti voglio bene, Anna. Ricordati che ti voglio bene.- Fu l'ultima cosa che mi disse prima che una delle guardie mi prendesse da sotto le ascelle e mi portasse via, lontano da lei.
-Mamma!- urlai invano, tendendo una mano verso di lei ed afferrando l'aria. Continuai a strillare senza sosta, finché i miei polmoni non ce la fecero più.
Poi, tutto cambiò. Una nebbia invase la mia mente per poi dissolversi nel nulla, facendomi ritrovare in un posto dove ero certa di non ricordare di essere stata. 
Ero seduta, ma avvertii che mi stavo muovendo. Mi guardai intorno e vidi altri ragazzi, tutti maschi, che dovevano avere all'incirca la mia età, otto anni. Seduta davanti a me, però, c'era una donna bionda e vestita di bianco che mi guardava e sorrideva in modo rassicurante, nonostante l'aria tetra che si respirava in quella che doveva essere una carrozza di un treno ad alta velocità. Gli altri mi guardavano; tra la folla notai un bambino dai capelli biondi, ma non come quelli della donna, era un biondo più scuro e naturale. Ci guardammo per un istante, poi abbassai gli occhi imbarazzata.
-Anna.- mi chiamò la donna, ottenendo così  la mia attenzione. -Va tutto bene.- continuò a sorridermi. 
Dopo le sue parole mi balenarono in testa molteplici immagini: un computer, degli schemi, il Labirinto, la Radura, il codice, la fuga, Chuck, Newt, Minho, Thomas, Wes, tutto quel sangue... 
Cambiò di nuovo, la nebbia mi portò in una piccola stanza di metallo che saliva velocemente verso l'alto: la Scatola. Alzai la testa e vidi il soffitto avvicinarsi in fretta. Troppo in fretta. Gridai a squarciagola, più forte che potei, finché prima di essere schiacciata tutto si fece buio.
Da un angolo remoto della mia mente sentii una voce chiamarmi. Cercai di concentrarmi su di essa, aggrappandomi a quella piccola luce che illuminava le tenebre...
-Anna, sveglia! Dobbiamo andare!- aprii gli occhi di scatto, ritrovandomi di fronte la faccia di Minho. Mi alzai in fretta e mi guardai attorno, notando che l'elicottero si era completamente svuotato; mi diressi verso l'uscita della piccola struttura di metallo inciampando più volte, dove Newt mi aspettava per aiutarmi a scendere. 
-Forza, forza, forza!- ci incitò uno degli uomini armati, brandendo il suo fucile contro l'oscurità della notte. -Potrebbero arrivare da un momento all'altro!- lo sentii dire ad un altro uomo, anch'esso munito di fucile.
I due ci scortarono lungo un sentiero illuminato da lampioni, guidandoci verso l'imponente edificio che si trovava di fronte a noi, e, notai, l'unico presente per chilometri di deserto. 
Quando arrivammo ad una grande entrata quadrata, gli uomini ci spinsero dentro e si voltarono verso l'esterno, continuando a tenere sotto tiro il nemico, presente o meno che fosse, fino a quando il portellone non si fu chiuso con un sonoro tonfo. 
Mi voltai verso l'interno e rimasi a bocca aperta: davanti a noi, in uno spazio enorme e pieno di gente che faceva avanti e indietro, si trovavano file e file di scatole. Osservai tutto con un silenzioso senso di stupore distante. Ormai non c'era più niente che potesse stupirmi o sopraffarmi di nuovo. 
Avevo difficoltà a provare gioia, come se facendolo avrei potuto tradire Chuck. Ma da qualche parte c'era qualcosa. Qualcosa.
Le guardie ci lasciarono nelle mani del personale, nove o dieci uomini e donne che indossavano pantaloni neri stirati e camicie bianche, i capelli impeccabili, i visi e le mani ben puliti. Erano tutti sorridenti. 
Percepii una felicità impossibile che cercava di erompere dentro di me. Tuttavia, vi si nascondeva un enorme abisso, una cupa depressione che forse non mi avrebbe mai abbandonato: il ricordo di Chuck e del suo brutale assassinio. Del suo sacrificio. Ma nonostante questo, nonostante tutto, per la prima volta da quando ero uscita dalla Scatola mi sentii al sicuro. 
Fummo condotti in una stanza completamente buia; quando entrammo richiusero immediatamente la porta, facendo scattare la serratura. Rimasi a fissare il debole bagliore proveniente dal piccolo rettangolo di vetro incastonato nell'entrata, battendo inutilmente i pugni sul freddo metallo. 
Poi, si accese una luce, seguita da un'altra e un'altra ancora. Mi voltai lentamente, notando che tutti i Radurai stavano fissando, increduli, un punto fisso al centro della stanza. Mi feci strada tra i ragazzi, finché arrivata in prima fila non lo vidi. Un tavolo pieno zeppo di cibo si trovava di fronte a noi: pollo, verdure, riso, acqua e molto altro. 
-Io voglio una coscia!- urlò Frypan, dirigendosi di corsa verso il banchetto. In pochi secondi gli fummo dietro; presi tutto quello che le mie mani potevano tenere ed iniziai a mangiare. Continuai ad ingurgitare cibo senza neanche sentirne il sapore. Non mi ero resa conto di quanti avessi fame fino a questo momento.
-È molto meglio di quelle porcherie che preparava Frypan!- disse Winston a bocca piena. Dal gruppo si levarono varie risate, qualcuno tirò del cibo e ben presto altri seguirono il suo esempio. Iniziò una vera e propria battaglia a suon di riso e patate. Riuscii finalmente a rilassarmi e a divertirmi, malgrado il corpo di Chuck marchiato nel cervello. Tirai qualche carota in faccia a Newt, mentre addentava un grosso pezzo di pollo dorato; rise e mi tirò un po' di piselli verdi in grembo. 
Finito di cenare, tornarono le guardie e ci scortarono in un enorme dormitorio con una serie di letti a castello allineati lungo una parete. Dal lato opposto c'erano cassettiere e scrivanie. L'assenza di finestre mi insinuò dei dubbi, ma cercai di scacciarli velocemente. 
-Al momento non abbiamo camere libere, perciò dovrai dormire con gli altri ragazzi.- mi disse una donna dai lunghi capelli neri. 
-Non c'è problema.- la rassicurai. A dire il vero, ero felice di non dovermi separare da loro, così saremmo rimasti tutti insieme.
Prima di andarsene, un'uomo parlò rivolgendosi a tutti i presenti. -Per stanotte riposatevi, domani potrete ripulirvi e cambiarvi. Poi, verrano a farvi il giro turistico della struttura e a spiegarvi come il mondo è cambiato negli ultimi anni.- detto questo si congedò.
Ritornai ad ammirare la stanza. Era coloratissima. Muri color giallo acceso, coperte rosse, tende verdi. Dopo il grigiore smorto della Radura, era come essere trasportati in un arcobaleno vivente. La vista di quell'insieme di cose, i letti, le cassettiere, tutto fresco e pronto all'uso, trasmetteva un senso di normalità quasi opprimente. Troppo bello per essere vero. Minho espresse questa sensazione al meglio: -Caspio, sono morto e sono finito in paradiso.- si fece strada tra i letti.
-Io dormo di sopra.- disse Frypan.
-Troppo lento.- disse Minho, che con un agile balzo, si era già accomodato.
Finii per dividere il letto a castello con l'ex Intendente dei Velocisti, prendendo posto sotto. Accanto a noi c'erano Newt e Thomas. Il biondo approfittò della vicinanza e venne a farmi compagnia; ci ritrovammo stesi sul mio letto, l'uno nelle braccia dell'altro.
-Hai i piedi freddi.- mi disse intrecciando le nostre gambe.
-Stupido.- gli tirai un piccolo calcio sul polpaccio.
-Se con 'stupido' intendi 'amore della mia vita e persona più intelligente e bella del pianeta' allora sì, sono stupido.- mi diede un bacio sulla fronte. Cercammo di ridere sottovoce per non dar fastidio agli altri Radurai. 
Mentre ci coccolavamo sul materasso morbido, fummo interrotti.
-Ehi, Anna.- disse Minho da sopra.
-Sì?- ero tanto concentrata sulle stupide battute del ragazzo che mi stringeva, che udii a malapena. Cercai di prestare attenzione, ma era difficile con Newt che non la smetteva di lasciarmi baci sul collo.
-Cosa pensi sia successo ai Radurai che sono rimasti indietro?- il sorriso sul volto di Newt si spense per qualche istante.
Non ci avevo pensato. La mia mente era stata occupata da Chuck. -Non lo so. Ma considerando quanti di noi sono morti venendo qui, non vorrei essere una di loro, adesso. Probabilmente ci sono Dolenti che li attaccano da ogni parte.- Non riuscivo a credere con quanta noncuranza lo stessi dicendo.
-Credi che con questa gente siamo al sicuro?- chiese Minho.
Riflettei per un istante sulla domanda. C'era solo una risposta a cui dovevamo aggrapparci. -Sì, credo che siamo al sicuro.-
Minho disse qualcos'altro, ma non sentii. Con la stanchezza che mi consumava, lasciai vagare la mente fino a ripensare al breve periodo trascorso nel Labirinto, ai giorni passati a fare la Velocista, a quanto avevo desiderato farlo. Sembrava che tutto fosse accaduto cent'anni prima. Come un sogno.
Nella stanza si udiva qualche mormorio, ma mi sembravano suoni di un altro mondo. Fissai il volto rilassato di Newt che mi sorrideva, sentendo arrivare il sonno. Ma volevo parlare con lui e lo respinsi. Ci guardammo negli occhi e ci fu una lunga pausa. 
-Mi dispiace tantissimo per Chuck.- disse infine.
Provai una fitta acuta e chiusi gli occhi, sprofondando ancora di più nella tristezza della notte. -A volte era irritantissimo.- dissi. Mi fermai un attimo, pensando alla notte in cui Chuck aveva spaventato a morte Wes, in bagno. -Però fa male. Mi sento come se avessi perso un fratello.-
-Lo so.-
-Gli avevo promesso...-
-Basta, Anna.-
-Cosa?- Volevo che Newt mi facesse sentire meglio, che dicesse qualcosa di magico per scacciare il dolore.
-Basta con questa storia della promessa. La metà di noi ce l'ha fatta. Se fossimo rimasti nel Labirinto, saremmo morti tutti.-
-Ma Chuck non ce l'ha fatta.- risposi. Il senso di colpa mi tormentava. 
-È morto per salvarti.- disse il biondo. -Lo ha scelto lui. Però non rendere inutile il suo gesto.- sentii le lacrime gonfiarsi sotto le palpebre. Una riuscì a sfuggire e gocciolò giù dalla tempia destra, fin nei capello.
Newt allungò una mano e mi asciugò la guancia, sorridendo per rassicurarmi. 
-Mi dispiace tantissimo per Alby.- gli dissi ripetendo le sue parole, ripensando al fatto che anche lui aveva perso un'amico, un compagno ed un fratello.
-Lo so.- continuò a sorridermi e ad accarezzarmi il volto. 
-Mi chiedo come sarà domani.- dissi nel dormiveglia.
-Lo scopriremo tra qualche ora.- mi mise una ciocca dietro l'orecchio.
-Già. Buonanotte.- Avrei voluto dire di più, molto di più. Ma non riuscii a dire nulla.
-Buonanotte.- disse lui, proprio mentre si spegnevano le luci.
   
 
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