Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: FreDrachen    27/11/2015    2 recensioni
Cosa potrebbe mai accadere se un Angelo si innamorasse di un Demone? E se il Demone ricambiasse?
Non è impossibile.
A Gabriele e Lilith è successo. E sono disposti a tutto per proteggere il loro amore proibito.
Anche a costo della vita.
Saranno messi a dura prova dagli Inferi e il Paradiso.
Il loro amore riuscirà a scalfire le avversità e perdurare in eterno? O sarà sconfitto condannandoli a un'eterna divisione?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven & Hell'
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Capitolo 60




Gabe fissò il suo predecessore tra lo stupito e l'impaurito.
Era uguale identico a lui in tutto per tutto, dai capelli neri riccioluti, il fisico asciutto da guerriero, addirittura stessa posa imbarazzata come se non sapesse bene come comportarsi.
La sola nota che li costrastingueva erano gli occhi. Se quelli di Gabe erano d'un azzurro brillante, quelli del suo predecessore erano lattescenti, come quelli di ogni Senz'Anima, e che lo fissarono inespressivi non appena scostò lo sguardo dal suo padrone per posarlo su di lui.
Gabe indietreggiò d'un passo. Non poteva davvero crederci di viveveuna situazione simile, per lui cosí paranormale e assurda.
«Ti vedo palliduccio Angioletto»lo schernì Asmodeus con un sorriso divertito.«Non sei contento finalmente di conoscere il tuo predecessore? La sola nota che mancava nella tua esistenza?»
«Che cosa gli hai fatto?»mormoró invece Gabe scosso. Aveva notato solo in quel momento le ferite malamente rimarginate in tutto il corpo, le escoriazioni piú o meno gravi e le bruciature. Terribili, come quella che gli attraversava la parte destra del volto, che aveva scorto non appena si era completamente voltato verso di lui.
«Oh queste»chiese, sfiorandone una sul braccio del fratello, che a quel contatto sussultó di dolore.«Nulla di che. Sono solo il monito per ricordare a mio fratello chi comanda tra i due».
«Non capisco. É un Senz'Anima, di norma completamente sottomesso a te»replicó confuso Gabe.
Gabriele inclinó la testa di lato come offeso dalle parole di Gabe.
Asmodeus sbuffó.«É sempre stato combattivo per i propri ideali, anche se sempre inutili e stupidi. Una parte di sé qualche secolo fa, quando lo imprigionai, é riuscita a sfuggirmi, e cosí non posso avere il pieno controllo su di lui».Fissó Gabe negli occhi.«Quella stessa parte che ti ha conferito i poteri di un Arcangelo, ma non i ricordi».
Gabe cominció a capire.
«E cosí...ma allora...Ma allora perché non mi hai ucciso subito non appena mi hai visto? »volle sapere Gabe.
«Oggi mi sento leale Angioletto».
Gabe si proruppe in una debole risata.«Lealtà da parte di un Demone? Non scherzare. Forza, fatti sotto. Chiudiamo questa faccenda una volta per tutte».
Asmodeus sorrise in modo sinistro.«Non invocherei cosí la morte Arcangelo, o rischi che ti ghermisca da un momento all'altro». Inclinó la testa di lato.«Ma dispiace deluderti. Ho in mente qualcos'altro di piú avvincente e interessante».
Rimase in silenzio assaporando la tensione intorno a loro. L'Arcangelo non aveva idea in che guaio si era cacciato.
«Il punto é questo Arcangelo. Entrambi siete alla ricerca della stessa cosa:l'Essenza. A te serve per diventare un Arcangelo completo, al mio caro fratellino invece per vendicarsi delle torture che gli sto infliggendo da secoli». Notando il dubbio sul volto di Gabe si affrettò a spiegare. «So a cosa stai pensando. Un Arcangelo dovrebbe perseguire la giustizia e mai la vendetta. Ma sai, l'Inferno ha molte strategie per far piombare le sue vittime nelle sue trame. E Gabriele non ha fatto eccezione. Ora l'unica cosa che brama di più è la mia morte. Pensa, si é pure dimenticato della sua Elisabeth, sottolineando quanto l'amore sia un sentimento effimero in confronto all'odio.Tornando in possesso della sua essenza potrebbe riuscire della sua impresa. Ma per ottenere ció che vuole deve eliminarti».
«Perché? Per via del fatto che vogliamo la stessa cosa? Che se la tenga pure la sua Essenza. A me va bene rimanere anche cosí».
«Tu non capisci Angioletto. Non poteve vivere entrambi. Solo uno di voi puó sopravvivere».
Solo uno di voi può sopravvivere.
Quelle parole rimbombarono nella mente di Gabe, risuonando quasi come una condanna a morte.
«Che cosa?»
Asmodeus sbuffó. «Ti credevo piú intelligente Angioletto. Semplicissimo. L'Essenza di natura ritornerebbe al suo legittimo proprietario, ossia mio fratello. Ma in te alberga una parte di essa. Non conosci la teoria degli universi paralleli? Non possono esitere due te».
«Noi non siamo la stessa persona»ribatté prontamente Gabe.
«Forse prima, ma da quando una parte di lui vive in te, si». Lo fissò negli occhi con perfidia.
«Per sopravvivere dovrai ucciderlo».

Beth sentiva male da per tutto, soprattutto ai polsi e le caviglie dove i pesanti bracciali di metallo stavano segnando la carne.
Essendo una creatura sovrannaturale non doveva provare dolore. Ma all'Inferno tutto era diverso. Nato per infliggere dolore, era abile nel suo compito di torturare le sue vittime. Sia fisicamente che psicologicamente.
Quanto tempo era passato da quando era prigioniera?
Le sembrava un'eternità da quando aveva scoperto la verità su di sé e il suo arcano passato, e quando aveva svolto il suo compito di difendere il Paradiso. E salvare la vita a Gabe.
Già, Gabe. Si ricordava ancora di lei, o si era arreso all'amara verità di non poterla piú vedere? L'aveva cancellata dai suoi ricordi per non soffrire la sua lontananza?
No. Scacciò immediatamente quel pensiero.
Gabe non si sarebbe mai dimenticato di lei. Era l'Inferno a farle credere una cosa del genere. No, Gabe avrebbe continuato a pensarla e chissà, forse avrebbe trovato il modo, con gli altri Arcangeli, di salvarla dalla morte che presto l'avrebbe raggiunta.
Sentiva le forze che pian piano diminuivano man mano che alimentava il cerchio di Fuoco Celeste cheaveva eretto tra sé e l'esterno, come ultimo atto di difesa e sopravvivenza.
Ogni tanto Jake compariva sulla soglia con un ghigno via via sempre piú sadonico, consapevole che di lí a poco sarebbe crollata. Un Arcangelo poteva sopravvivere all'Inferno, ma per un breve periodo. Essendo fatti di materia opposto, l'Inferno si nutriva della loro forza, strappando poco a poco le sue forze fino a ucciderlo.
Ed era proprio questo che le stava accadendo. L'Inferno si stava nutrendo di lei, lasciandola sempre piú debole e spossata.
" Vi prego! Fate presto!"

Gabriele lo fissó con spietatezza, mentre Gabe indietreggiava, sconvolto dalla realtà dei fatti pesante come un macigno.
Come poteva combattere contro, stando a ció che aveva detto Asmodeus, se stesso?
«E ora date inizio alla vostra lotta all'ultimo sangue e respiro»dichiaró Asmodeus con voce solenne.
«Aspetta! Non mi hai detto com'é la mia Essenza, né come posso trovarla. Come posso combattere per qualcosa che non so neanche come sia fatta?»domandó Gabe quasi in esasperazione.
«Non appena la vedrai, capirai»fu l'unica risposta di Asmodeus.
Fissó entrambi con malvagità mista a divertimento.
«Bene. Che vinca il migliore».
Schioccó le dita, il segno che il Senz'Anima stava aspettando da troppo tempo. Aprí le ali e fulmineo come un falco piombó contro un Gabe ancora atterrito.
Lo afferró per le spalle facendolo cadere rovinosamente a terra e sedendosi a cavalcioni sopra il suo petto ansimante. Sfoderó in pugnale che teneva alla cintola. Un pugnale celeste.
Gabe ricacció indietro la paura. Non era sceso lí nell'Inferno per morire. Chiuse gli occhi e permise al Fuoco Celeste di infiammargli le vene, fluire nelle sue mani e in ogni centimetro della sua pelle per colpire l'avversario.
Gabriele molló la presa, e là dove la sua pelle era entrata a contatto con quella di Gabe fumava. Lo trafisse con uno sguardo di fuoco, e Gabe rispose con altrettanta tenacia.
Stando a ció che aveva detto Asmodeus lí dentro si celava la preziosa essenza. Doveva trovarla prima del suo predecessore.
Evocó le sue ali e si alzó in volo prima che l'altro lo atterrasse di nuovo. Gabriele non parve preoccuparsi della nuova mossa di Gabe e con tutta calma aprí le sue, segnate profonde cicatrici e con le piume bruciate, e con un leggero fruscio si alzó in volo. Gabe lo fissó allarmato, un battito d'ali si allontanó, zigzagando tra gli scaffali che troneggiavano su di lui. L'altro gli fu addosso in un lampo, ma Gabe lo scansò d'un soffio, andando a sbattere contro uno scaffale facendo cadere una decina di cilindri.
Certo, pur essendo messo cosí male, era ancora stramaledettamente veloce, pensò Gabe seccato, riprendendo il volo.
Poi un lampo bianco gli sfioró il fianco. Si giró. La mano di Gabriele era avvolta da fiamme lattescenti, come i duoi occhi, conferendogli un'aurea spettrale.
Provó un altro attacco, ma adesso Gabe era preparato. Evocó una barriera di Fuoco Celeste. Un urlo di rabbia, che non aveva nulla di umano, uscí dalla bocca di Gabriele, che provó un nuovo attacco piú potente che per fortuna non andó a segno.
Gabe si era scansato senza difficoltà, e il fuoco aveva colpito qualche cilindro, vaporizzandoli e distruggendo per sempre le Essenze contenute al loro interno.
"Per un pelo" pensó sollevato Gabe.
E infine lo vide. Poggiato su un piedistallo scorse un cilindro simile a quelli che aveva visto in quell'enorme stanzone. Ma ció che lo differenziava dagli altri era il suo contenuto. L'Essenza che vorticava al suo interno non era lattescente, ma d'un azzurro pastello.
Era lei! L'aveva trovata prima del suo predecessore. Ora non doveva fare altro che tenerla al sicuro ed eliminare una volta per tutte, pur con dispiacere, Gabriele. Atterró e smaterializzó le ali, gli occhi sempre incollati sul cilindro. Ma il suo sollievo duró poco, finendo quando una presa ferrea si chiuse sul suo collo.
Gabriele lo aveva sorpreso di spalle, si spostó di fronte a lui sempre tenendo la presa sul collo, e lo costrinse con uno strattone ad avvicinarsi. Il panico dentro il cuore di Gabe crebbe non appena il suo volto fu a pochi centimetri dal suo orecchio.
«Uccidilo»gli sussurró d'un soffio Gabriele.
Cosa? Aveva capito male? Forse era un brutto scherzo giocato dalla paura che provava.
«Ti lasceró vivere ma in cambio esigo la sua testa»continuó imperterrito Gabriele.
Lo fissó negli occhi.«Perché?»chiese soltanto.
L'ex Custode del Primo Cielo sorrise. «Perché sei una persona senz'altro meglio di me. Uccidi Asmodeus, e salva Elisabeth dalla morte. Non chiedo altro».
Gabe si illuminó. Ma allora si ricordava di lei. Asmodeus aveva torto sull'amore. Neppure l'Inferno era riuscito a cancellarlo nel cuore del suo predecessore.
Gabe annuí, e Gabriele gli sorrise, un sorriso che, però, somigliava di piú a una smorfia spaventosa.«E allora fa quel che devi».
Gabe alzó la spada e lo colpí al cuore. Non uscì neppure un lamento dalla bocca di Gabriele che gli rivolse un'occhiata d'intesa prima di scomparire per sempre.
Gabe deglutí. Era a pochi passi dal piedistallo. Finalmente sarebbe diventato un guerriero completo. Mosse un passo, e poi un altro lentamente, ammaliato dall'Essenza che somigliava ai Fuochi Fatui delle storie che la madre gli raccontava da bambino per farlo addormentare. Ma giunto in prossimità del cilindro, fu fermato da un muro di Fuoco Infernale. Gabe si giró sorpreso. Asmodeus era dietro di lui, la mano tesa che alimentava il Fuoco.
«Mi spiace Gabriele. Ma tu non uscirai vivo da qui».
«Ma cosa stai dicendo? Questo non rientrava nei patti»disse Gabe sorpreso.
Asmodeus sorrise perfido.«Non prenderla come una questione personale, ma non posso permetterti di sopravvivere».
«Ah davvero? E dove hai messo la tua lealtà?»
«Oh, quella cosina fastidiosa dici? Come hai giustamente fatto notare prima non é esattamente un comportamento di un Demone, Gabrieluccio».
Dispiegó le ali nere come la notte.«É finita Gabriele. Con mio fratello fuori dai piedi e la tua morte, il Paradiso perderà per sempre un suo araldo. E nulla ci vieterà di riprovare a riprenderci in futuro ció che ci appartiene di diritto».
«Sei un folle!»gli urló contro Gabe.
Asmodeus inclinó la testa di lato.«E allora unisciti alla mia follia».
Sguainó la sua scimitarra, leggera e affilata come il rasoio. Come tutte le lame demoniache aveva la lama d'ossidiana e l'elsa rossa particolareggiata da arabeschi e lei, la runa Mortis.
«Arrenditi Gabriele. La morte non è male come sembra. E se ti lascerai uccidere faró in modo che sia rapida e indolore».
«Va all'Inferno!»insorse Gabe, accorgendosi dopo pochi secondi della stupidità delle parole appena pronunciate.
Asmodeus sorrise beffardo.«Eccoti accontentato». E si gettó su di lui come una furia.
Gabe riuscí a scansarsi d'un soffio, prima che la parabola mortale della scimitarra lo colpisse al cuore. Urtó il piedistallo, e il cilindro ondeggió pericolosamente fino a cadere nel vuoto. Il mondo tutto intorno parve rallentare come nei film a rallentatore. Il cilindro disegnó la sua parabola discendente verso il pavimento, le mani di Gabe e Asmodeus scattarono all'unisono per recuperarela preziosaEssenza. Fu Gabe per primo ad appropriarsene, tirando una gomitata potente contro la mascella dell'Originario. Cadde a terra di sedere, le braccia strette al petto per proteggere il cilindro. Anche Asmodeus cadde all'indietro, mentre un rivolo di sangue gli scendeva dal naso.
«Maledetto»imprecó.«Ti faró implorare la morte dopo e ti avró messo le mani addosso!»insorse furioso.
Ma Gabe neppure ascoltó quelle parole. Il suo sguardo era fisso sull'Essenza che danzava ipnotica dentro il cilindretto, quasi desiderosa di essere finalmente liberata. Poggió la mano sul tappo e lo svitó lentamente.
Asmodeus, rendendosi conto di ció che stava per accadere sbiancó di colpo.«Non oserai, vero?»domandó d'un soffio.
Gabe alzó lo sguardo su di lui, piú determinato che mai.«Si. Oso».
E aprì completamente il tappo.
Le urla di Asmodeus rieccheggiarono nella sala, mentre l'Essenza fuoriuscì finalmente libera dopo secoli di prigionia, dal cilindro. Si librò per qualche secondo in aria prima di buttarsi a capofitto verso Gabe. Si insinuó rapida e sinuosa come un serpente su per la bocca spalancata di Gabe. E non appena l'Essenza si legó alla sua anima seppe infine chi era.
In quel momento la sua mente viaggió nel passato, nei ricordi del suo predecessore:dalla nascita alla morte di Elisabeth. La vide con i suoi occhi, sentí l'amore che provava per lei e l'immenso dolore che aveva provato nel perderla. Percepì l'angoscia che il tradimento di Asmodeus aveva lasciato dietro di sé, cosí come la determinazione di ritrovare la sua Beth, appresa la notizia che la sua Essenza si era reincarnata in un corpo umano. E infine la rabbia, la rabbia nei confronti di Asmodeus che l'aveva privato della sua Essenza e sottoposto alle torture piú crudeli immaginabili.
E questo passato si fuse con quello di Gabe. Non era piú solo il giovane conte, morto a soli diciotto anni per salvare la sorellina, e che da poco tempo aveva scoperto di possedere poteri inimmaginabili. Era diventato ben altro. Ora si poteva definire un Arcangelo completo, un degno araldo del Paradiso. In quel momento per la prima volta in tutta la sua esistenza, si sentiva veramente completo, e ben determinato ad assolvere i suoi doveri di Arcangelo:fronteggiare i suoi piú temibili nemici:i Demoni.
Asmodeus, resosi conto del cambiamento avvenuto in Gabe indietreggiò, temendo il peggio.
Ma Gabe lo inchiodó al suo posto con una semplice occhiata.
«E adesso che vai? Te la svigni dopo avermi tentato di uccidere?»
«Non é affatto cosí»ribatté debolmente Asmodeus.
«Ah no? Farmi scontrare contro l'altro Gabriele é da considerarsi un atto di amicizia, mhm?»
«Non volevo sul serio la tua morte»si lamentó.
Gabe inarcó un sopracciglio, sospettoso.«A davvero? E come mai prima hai cercato di uccidermi con la tua scimitarra?»
«É stato un errore, un madornalissimo errore. Tu non sei come mio fratello. Sei più simile a me di quanto pensi».
«Se per simile intendi folle, credo che tu abbia ceccato tutto. Tu non sai niente di me»scandí bene.
«Non credo. Sento cosa stai provando in questo momento Gabriele. Tu vuoi uccidermi, ma non lo consideri un dovere, tu la desideri davvero. E ora dimmi, cosa ti rende diverso da me?»
A questo Gabe non trovó risposta. Perché le parole di Asm erano vere. Sul serio sentiva l'intimo desiderio di porre fine alla sua vita. Forse erano i pensieri del suo predecessore e influenzarlo, non gli importava.
Asmodeus gli si avvicinó.«Ti vedo turbato. Non sono forse vere le mie parole?» Gli poggiò una mano sulla spalla.«Unisciti a me Gabe. Insieme potremo fare grandi cose. Pensa, farla pagare a tutti coloro che non hanno creduto in te».
Quelle parole scesero come balsamo sulla sua pelle. Gabe fissó negli occhi Asmodeus.«Tutti?»
Asmodeus annuí. «Nessuno escluso».
Gabe quasi cedette alle sue parole, fino a quando non notó un scintillio alla sua destra, e d'istinto estrasse dal fodero la spada. Dalla gola di Asmodeus uscí un debole lamento, prima di crollare a terra, con la lama che gli spuntava dalla schiena. In mano reggeva un pugnale demoniaco. Lo stava distraendo per colpirlo alle spalle.
«Mi spiace fratello. Ma doveva andare cosí fin dall'inizio»sussurró. Diverse la lama dal corpo dell'Originario che, dapprima, diventó evanescente per poi scomparire lasciandolo solo.
Dopo ció che era successo non se la sentiva ancora di andare a dare la buona notizia Omero e gli altri. Si sentiva sporco e meschino, e non solo per aver calpestato senza rimorso il vincolo di fratellanza che lo legava af Asmodeus. Poco importava che il vero fratello di sangue fosse il suo predecessore. Adesso non c'era piú differenza tra l'uno e l'altro. Piú che altro si vergognava moltissimo del suo desiderio di porre fine alla sua vita. Sapeva che l'Inferno influenzava i suoi abitanti in negativo. Ma lui era un Arcangelo, la creatura piú potente del Paradiso al servizio del Suo Signore. Non doveva esserne immune?
Questo pensava mentre cercava di rimettere in ordine i cilindri delle Essenze che erano cadute durante lo scontro con Gabriele.
Non aveva mai notato che in ognun cilindro era segnato un nome.
"Bé certo, il nome del proprietario dell'Essenza"pensó.
Una di loro attiró la sua attenzione. Sopra, scritto in bella calligrafia spiccava il nome Layla.
Non conosceva nessuna che si chiamasse cosí. Fece per metterla al suo posto, ma l'istinto lo frenó. Nel profondo dell'animo sentiva che doveva portarla con sé, perché in futuro gli sarebbe servita. Per questo la infiló nella borsa a tracolla che a tempo debito, cioé prima dello scontro con Gabriele, aveva riposto in un angolo e che aveva recuperato.
Prima di lasciare la sala gettó un'ultima occhiata a quel posto che l'aveva cambiato. Per sempre.




Angolino dell'autrice:
Eccomi qui in ritardo stratosferico ^^"
Spero che il capitolo vi piaccia :3 e scusate l'html diverso dagli altri capitoli(é che sto pubblicando con il tablet, e ancora sono piuttosto imbranata ^^")
A presto,
Drachen
   
 
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