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Autore: Ledy Leggy    27/11/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 13

Pancakes




 

 

“Che ci fai in terra?” Chiese Neal svegliandosi il giorno dopo e trovando Elsa sdraiata in terra ai piedi del letto.

“Avevo caldo sul divano.” Rispose la ragazza.

“E quindi ti sei messa in terra?” Chiese lui sconcertato.

“Il pavimento è fresco.” Spiegò Elsa sorridendo.

“Dai alzati, facciamo colazione.” Disse Neal alzandosi in piedi e tirando su Elsa prendendola per il braccio destro, quello sano.

“Per me latte e biscotti.” Disse lei sbadigliando mentre andava in cucina.

“Ma come? Non vuoi qualcosa di più nazionale, come uova e pancetta?” Chiese Neal aprendo il frigo.

“Io sono europea dentro.” Proclamò Elsa mettendo una mano sul petto.

“Un pancake?” Chiese allora Neal.

“Oh, beh, non posso dire no ai pancakes.”

“Puoi spostare l'uniforme da pilota? Non vorrei che si sporcasse.” Chiese Neal mentre prendeva la padella e tutto il necessario.

“Sposto anche gli scacchi?” Chiese Elsa indicando la scacchiera sulla tavola.

“Attenta a non muovere i pezzi. Ho una partita avviata con Moz.” Disse solo Neal, concentrato sui fornelli.

Elsa si limitò a spostarla un po' da parte, perché non poteva usare un braccio e non riusciva a tenerla in equilibrio.

“A che ti serve l'uniforme da pilota?” Chiese poi sbadigliando un'altra volta.

“Per portare l'attrezzatura all'aeroporto stamani.”

Neal le mise davanti un piatto con un pancake e dello sciroppo d'acero.

Elsa ce lo sparse sopra facendo dei disegnini mentre aspettava che anche il pancake di Neal fosse pronto. Poi si sedettero di fronte e mangiarono lentamente.

“Mi sta venendo l'ansia.” Disse a un certo punto Elsa.

“Per cosa?” Chiese Neal curioso.

“Per te e il vostro colpo da mezzo miliardo.” Disse Elsa agitando in aria la forchetta. “Odio restare a casa, mi sento inutile.”

“Con quel braccio saresti inutile comunque.” Le fece notare Neal.

Elsa fece una smorfia.

“A che ore devi uscire?” Chiese poi.

“Intorno alle dieci e mezza passa Peter.” Rispose Neal guardando l'ora. “Sono le nove, quindi tra un'ora inizio a prepararmi.” Decise poi.

“Che facciamo per un'ora?” Chiese Elsa con gli occhi che brillavano.

 

“Non capisco il senso di tornare a letto subito dopo alzati.” Bofonchiò Neal un quarto d'ora dopo, steso sul letto accanto a Elsa.

“Rilassati.” Rispose lei chiudendo gli occhi.

“Non ci riesco! Mi sembra di avere altre mille cose da fare.” Rispose Neal mettendosi a sedere sul letto.

Elsa si tirò su a sua volta.

“Cosa fai di solito la mattina?” Chiese curiosa.

“Se non sono a lavoro?” Chiese Neal poggiandosi con la schiena alla testiera del letto. “Pulisco tutto, metto in ordine, vado in giro con Mozzie o da Peter...” Iniziò ad elencare. “Te invece?”

“Mi alzo alle sette, sette e mezza, vado a correre, faccio un po' di esercizi, sto al computer, leggo, gioco alla wii, litigo con Margot per la doccia, metto in disordine la camera, faccio la lavatrice e vado in giro con Ed.” Elencò a sua volta Elsa.

“Strano pensare che sei mia figlia.” Scherzò Neal.

“Avrò preso dalla mamma.” Osservò Elsa ridendo. “Tra l'altro, quanto starà in prigione?” Chiese Elsa curiosa. Non si era per nulla informata sul destino della madre.

“Tre anni.” Sospirò Neal.

“A volte mi chiedo se è il destino di tutti i truffatori.” Disse Elsa poggiando la testa sulle ginocchia. “Finire in prigione.”

“Non lo so.” Concordò Neal. “Ma so che faremo sempre tutto il possibile per starne fuori, e mi basta.”

Elsa annuì leggermente.

“Com'è di fatto stare dentro? E' così terribile?” Chiese Elsa sedendosi accanto al padre e posando la testa sulla sua spalla.

“Il tempo scorre comunque, la cosa triste è che tutti i tuoi amici sono fuori.” Spiegò scrollando le spalle.

“Che argomento triste.” Notò Elsa tutto a un tratto. "Allegria!" Esclamò saltando in piedi sul letto. "Avrai una giornataccia. Godiamocela finché dura."

"Perché sei in piedi sul letto?" Chiese Neal guardandola dal basso.

"Non hai mai saltato sul letto?" Chiese lei inclinando la testa.

"Sarà da venti anni che non lo faccio." Rispose Neal.

"Che aspetti allora?" Elsa sorrise e lo tirò su, cercando di non sforzare il braccio sinistro.

Ridendo iniziò a saltare sul letto, in modo che dovette farlo anche Neal, anche se solo per tenersi in equilibrio.

Un quarto d'ora dopo, quando Peter entrò dalla porta, sia Neal che Elsa erano sdraiati sul letto, sfiniti e senza fiato.

Elsa portò una mano sui polmoni.

"Ora muoio." Disse ridendo.

"A chi lo dici." Rise Neal di rimando.

Peter li vide mentre chiudeva la porta e sorrise.

"Lo so sono in anticipo." Esclamò per farsi notare.

Neal si alzò subito in piedi e lo salutò, poi andò a vestirsi con l'uniforme da pilota.

"Che ci fai tu qui?" Chiese Peter a Elsa mentre si sedeva al tavolo della cucina.

"Non lo sai?" Chiese lei sospettosa. "Davvero?"

Peter la guardò senza capire.

Elsa allora sollevò il braccio sinistro di qualche centimetro. La fasciatura era evidente e in alcuni punti era ancora sporca di sangue.

"I tuoi colleghi mi hanno lasciato un bel ricordino ieri sera." Disse soltanto.

"Non sapevo che qualcuno ti stesse cercando." Disse lui sincero. "Ma forse mi sono lasciato sfuggire qualche dettaglio di troppo in questi giorni." Aggiunse poi.

"Motivo per cui ti sarei grata se non parlassi più di me in ufficio." Sorrise Elsa.

Neal rientrò in quel momento.

"Come sto?" Chiese allargando le braccia.

"Una favola." Rispose Elsa facendogli l'occhiolino.

"Che casino abbiamo fatto!" Esclamò poi Neal osservando in direzione del letto.

"Non ti preoccupare, pulisco io. Ho tutta la mattinata libera." Disse Elsa.

"Ah, dato che resti qui da sola, ogni tanto la serratura dell'armadio di là si blocca. In tal caso c'è il mio set da scassinatore nel secondo cassetto del comodino." Disse Neal prendendo dei borsoni con gli attrezzi e porgendoli a Peter.

"A dopo." Disse Elsa guardandoli uscire.

Neal la guardò con affetto e le sorrise.

"È stato divertente." Le disse poi indicando il letto totalmente sfatto.

Chiuse la porta e Elsa rimase da sola.

Dopo qualche minuto seduta sul divano aprì il secondo cassetto del comodino di Neal e rovistò un po'. Infondo c'era un astuccio di pelle con un foglietto sopra con su scritto: Elsa.

Elsa lo prese in mano, lo rigirò un paio di volte e notò l'elegante rifinitura.

Lo aprì e si trovò davanti un ricco set di attrezzi da scasso, tutti in ordine di lunghezza.

Sorrise posandolo sul tavolo e iniziò a mettere in ordine.

 

 





 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!

Ci stiamo lentamente avvicinando alla fine di questa storia! Devo dire di essere molto soddisfatta di come sta venendo.

Grazie a tutti per essere arrivati fino a qui, per aver letto, recensito, inserito tra le seguite e tutto il resto.

Un abbraccione a tutti.

Ledy Leggy

  
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