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Autore: Lovehope_    28/11/2015    2 recensioni
ATTENZIONE:Questa storia è ispirata al romanzo 'Blue lagoon' di Henry De Vere Stacpoole.
Cosa succede quando due ragazzi si ritrovano su un'isola sperduta nel bel mezzo dell'oceano Atlantico?
Sono praticamente l'opposto.
Lei, Jade Mills, diciassette anni, studente modello e obbediente a casa.
Lui, Dorian Anderson, diciotto anni, è tra i ragazzi più popolari e belli della scuola.
Ma un'isola, può cambiare decisamente tutto. Un'isola può far conoscere nel profondo.
E sarà odio o amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                    Chapter twenty-four









Il vento freddo e gelido accarezzava i nostri corpi, posizionati uno accanto all'altro. Il rumore del mare, accompagnato da quello dei nostri piedi sulla sabbia prorompeva nel silenzio. Dorian mi aveva portata in una spiaggia non molto lontano da dove abitavamo. In auto non mi aveva accennato a nulla. In realtà, in quel lasso di tempo non c'era stato nessun tipo di dialogo. Non riuscivo a spicciare nemmeno una parola, forse l'imbarazzo o forse ero soltanto agitata. Mentre del motivo del suo mutismo non ne ero a conoscenza, ma molto probabilmente era ancora arrabbiato. E come biasimarlo. Quando scesi dall'auto, abbastanza costosa a parer mio, e mi ritrovai in spiaggia, rimasi basita per un attimo. Poi, capii all'istante. Ed infatti, non gli chiesi il motivo per cui avesse scelto proprio quello come posto. Dorian mi aveva portato in un luogo che potesse riavvicinarmi alle origini, anche se, solo attraverso ricordi. Anzi, che potesse riavvicinarci, entrambi, alle origini. Guardare il mare mi riportava alla mente momenti di nostalgia ma anche felicità che quell'isola mi aveva regalato, che Dorian stesso mi aveva donato. Inspirai l'odore che emanava la gelida brezza marina di dicembre e quasi mi rivedevo mezza nuda, riscaldata dai raggi solari, a piedi nudi sulla sabbia mentre guardavo l'orizzonte e speravo potessero trovarci. D'istinto mi girai verso Dorian, lo trovai intento a fissarmi. Così intensamente, così profondamente.  E subito ricordai anche quei momenti di estrema gioia, talmente tanta da non voler più far ritorno a casa. Da voler vivere una vita intera con lui, liberi da ogni bene materiale, su quell'isola.
- Posso baciarti? - Sussurrò con voce fievole, senza smettere di guardarmi. Annuii piano, aspettando che fosse lui ad avvicinarsi. Quando appoggiò le sue labbra sulle mie, fu un contatto totalmente naturale. Un bacio così vero, da lasciarmi dopo tanto tempo, con un senso di pienezza. Fu un contatto abbastanza breve e casto, ma in grado di rimembrare in un solo bacio, tutto ciò che bastava ricordare. Dorian non mi rendeva felice. La felicità parte dai noi stessi. Lui mi donava qualcosa di ancora più sublime, qualcosa di aldilà della felicità. Dorian mi regalava emozioni. E non c'era nulla di più perfetto.
- Se potessi ritornerei su quell'isola. - Affermò guardando l'orizzonte. Eravamo seduti uno accanto all'altro, su un masso lì vicino.
- Perchè? - Chiesi mormorando.
- Avevo tutto... - rispose girandosi verso di me - avevo anche te. – Accennò ad un sorriso triste. Il rumore delle onde faceva da sfondo alla nostra conversazione.
– Da quando siamo tornati, percepisco un qualcosa di diverso in te. – Affermò, guardandosi le mani.
– In che senso? – Chiesi subito dopo, sorpresa per quell’affermazione.
– Prima ti guardavo e il tuo corpo esile quasi mi chiedeva di essere protetto – sussurrava, girando il capo verso di me – sembravi così fragile. – Terminò il discorso lasciandomi per lo più basita.
Sì, ok che ero ingrassata ma non pensavo che questo potesse cambiare la visione delle cose!
– E non farti strane idee – mi riprese, notandomi probabilmente sovrappensiero – sei splendida comunque. – Mormorò, puntando le sue pozze grigie intense sui miei occhi. E non si accorgeva che guardandomi in quel modo, infiammava ogni parte del mio corpo. Sembrava mi stesse divorando.
– E ora? – Deglutii, cercando di non badare al suo sguardo insistente. Spostò i suoi occhi verso il mare e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, e il capo sulle mani.
- Ora ti guardo e ti vedo forte – disse con voce rauca – ti guardo e noto che non hai più bisogno di me, ma il contrario. – Constatò, inumidendosi le labbra con la lingua. Gesto che mi provocò un formicolio all’altezza dell’inguine. Maledetti ormoni!
– Il contrario? – Chiesi, aggrottando le sopracciglia in un’espressione totalmente confusa.
– Già – annuii – sono io che ho bisogno di te. – Sussurrò con una nota triste nella voce, forse la consapevolezza di appartenere a qualcuno lo faceva sentire debole. Il mio cuore, dopo quelle parole, prese a galoppare.
– Dorian, ho sempre bisogno di te. – Presi il volto fra le sue mani e lo girai verso il mio.
– No – scosse la testa in senso di diniego – tu adesso hai Jason. – Mormorò in tono glaciale.
– No, Dorian – cercavo di parlare in modo delicato – io non ho Jason, lui non è mai stato il mio ragazzo. – Finalmente lo avevo detto. Dal canto suo, Dorian sbatté le palpebre come sorpreso, preso alla sprovvista.
Senza aspettare una sua risposta, mi dichiarai.
– Io ti amo, Dorian – sussurrai vicinissima alle sue labbra – mi sono innamorata di te anche prima che lo facessi tu. – Il vento soffiava gelido, il mare era agitato. Ed il suo sguardo non era più sorpreso, ma serio…tremendamente serio. – Ma non te l’ho mai detto prima perché avevo paura delle conseguenze. – Ammisi, senza distogliere lo sguardo dal suo. Ma fu lui a farlo, voltandosi improvvisamente verso il mare.
– E Jason? – Chiese nervoso – sei andata al ballo con lui, ti sta sempre appiccicato. – Constatò, contraendo la mascella.
– Non c’è stato neanche un bacio con Jason – dissi – e anche tu all’inizio stavi sempre appiccicato a Jessica. Cosa dovrei pensare? – Chiesi, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
– Siamo rimasti amici. – Rispose prontamente, con una finta espressione altezzosa.
– O scopamici? – Ribattei pungente, sorridendo malefica.
– Jade – mi richiamò, portando gli occhi al cielo – credimi, Jessica si è pentita e tra di noi c’è sempre stato solo amicizia. E il fatto che abbiamo fatto sesso è perché io sono un coglione. –
Ogni qual volta accostava la parola sesso a loro due, sentivo sempre un fastidio all’altezza del petto. Non avevo digerito ancora del tutto la situazione.
– Ho perdonato te, ma non posso perdonare anche lei. – Sussurrai con uno strano amaro in bocca. Erano stati insieme e questo non si poteva cambiare. Era successo, spettava a me passarci sopra.
– Non mi hai perdonato, invece. – Sussurrò cercando di guardarmi negli occhi, che prontamente tenevo bassi. E forse avevo ragione, sentivo ancora un po’ di rancore verso di lui.
– Col tempo, lo farai. – Disse poi, alzandomi il mento con due dita. I nostri sguardi si incrociarono, pure scosse elettriche oltrepassarono la mia schiena.
– Mi farò perdonare, te lo prometto – mormorò con tono dolce, avvicinandosi sempre di più – se me lo permetti. – Senza aspettare che dicesse altro, mi fiondai tra le sue braccia. Ed ero al caldo, al protetto. Nell’unico posto in cui desideravo stare.
Purtroppo, però, il mio cellulare prese a squillare e la voce di mia madre arrabbiata mi ricordò che dovevo ritornare a casa.
– Da dove diavolo sei uscita? – Quasi urlò dal telefono, mentre Dorian si affrettava a mettere in moto l’auto.
– Dalla porta, voi stavate dormendo. – Cercavo di giustificarmi. Come avevo fatto a dimenticarmi di informare mia madre del fatto che stessi uscendo? Troppo presa dal ragazzo che adesso guidava ad alta velocità.
– Cosa?! Non stavo affatto dormendo, non mentirmi! – Mia madre era arrabbiata, anzi, era furiosa. Certo, non ritrovarsi improvvisamente la figlia a casa non era una cosa facile da accettare.
– Mamma, ne riparliamo appena torno a casa, scusa. – Sapevo che stavolta non l’avrei di certo passata liscia. Prima di scendere dal veicolo, però, una presa al polso mi tenne ferma sul posto. Appena mi girai di scatto verso di lui, questo mi afferrò il viso e subito partì un bacio abbastanza passionale. La sua lingua accarezzò il mio labbro inferiore, chiedendo accesso alla mia bocca. Mi beai del suo sapore così mascolino, mentre le nostre lingue si accarezzavano. Un ultimo schiocco, casto e dolce sulle mie labbra, prima di fissarci per qualche secondo e poi scendere dall’auto.


Inutile dire che ciò che mi accolse a casa fu una sfuriata bella e tosta.
– Mi hai fatto preoccupare tantissimo! – Gridò, per l’ennesima volta, mia madre.
– Sì, lo so. Ma avevo il cellulare, ti è bastato chiamarmi. – Ribattei, cercando di mantenere un tono pacato, cosa che a lei risultava difficile.
– E questa che giustificazione è? – Niente da fare. Non le andava proprio di calmarsi.
– Ti ho chiesto scusa, ho sbagliato. Che altro dovrei fare? – Domandai con tono esausto, portandomi le braccia al petto.
– Fila subito in camera tua! – Con un braccio indicò il piano di sopra. – Non uscirai per una settimana! – Mi diressi, roteando gli occhi al cieli, in camera mia.
Incredibile! 17 anni ed ero capace di farmi mettere ancora in punizione. Splendido, direi. Ma non mi interessava più di tanto, anzi, a dir la verità non mi importava per niente. Perché ero felice, perché finalmente io e Dorian avevamo chiarito e adesso stavamo insieme.
Insieme? Tutto d’un tratto mi sorse un dubbio. Io e Dorian stavamo insieme?


La mattina dopo arrivai puntuale a scuola, come raramente accadeva. Avevo tantissima voglia di rivedere Dorian. Ma non sapevo come comportarmi una volta che lo avrei avuto d’avanti. Baciarlo?
– Ehi! Sveglia! Ci sei? – Uno schiocco di dita mi riportò sul pianeta Terra, mentre un Jason abbastanza arzillo mi sorrideva.
– Ciao, Jason. – Risposi, sorridendogli a mia volta.
– Stamattina ti vedo meno amareggiata delle solite altre volte. – Constatò, appoggiandosi all’armadietto accanto al mio.
– Davvero? – Chiesi, posando dei quaderni e prendendone altri che mi sarebbero serviti per l’ora di matematica dopo.
– Già. – Affermò, stampandosi un ghigno malizioso sul viso. – Qualcosa mi dice che c’entra quel fantomatico Dorian. – Balzai al suono di quel nome.
– Eh? Perché? – Mi finsi disorientata, quando sapevo benissimo a cosa si riferisse.
– Ma dai, Jade! Ho già capitato tutto, non fare la finta tonta! – Rise, mentre il mio viso diventò rosso dall’imbarazzo. – E ho anche velocizzato un po’ il tutto. – Disse poi, con un tono di voce più basso.
Mi girai di scatto verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
– Cosa hai fatto? – Domandai con una voce minacciosa mista a sorpresa.
– Ah, Jade. Ma non ti accorgi mai di niente? – Si stava beffando di me, il signorino.
– Jason! – Chiusi con violenza la porta dell’armadietto – cosa diamine hai fatto? – Mi stavo parecchio innervosendo, anche perché non avevo assolutamente idea di cosa avesse mai combinato. Lui continuava a ridere, soprattutto per la mia espressione arrabbiata che sicuramente appariva più che buffa ai suoi occhi. Ritornò improvvisamente serio, sotto il mio sguardo incandescente.
– Ho solo cercato di ingelosirlo in tutti i modi – affermò in modo ovvio – e ci sono riuscito. – Terminò con un sorriso vittorioso spiaccicato in viso.
– Cioè? – Domandai con le braccia conserte ed il piede che batteva impazientemente sul pavimento. Ancora non capivo il filo del discorso.
– Ogni qual volta ti era vicino o solo notavo che ti guardasse, spuntavo io – spiegò con nonchalance – e ovviamente facevo qualche gesto che sicuramente l’avrebbe infastidito. – Inutile dire che rimasi del tutto confusa, ancor più di prima. Insomma, Jason sembrava volesse provarci con me. Mi dava attenzioni che…
- So a cosa stai pensando. – Disse improvvisamente, puntandomi con lo sguardo. Alzai le spalle con fare disinteressato. – Sono sempre stato curioso di conoscerti – si fece più vicino – avevo anche intenzione di uscirci con te, in verità - ammise con un ghigno – ma quando ho capito a chi appartieni, o meglio, il tuo cuore a chi appartiene, ho deciso di esserti soltanto amico. – Concluse, stavolta accennando ad un sorriso gentile. – E da amico, avevo il dovere di dare una spinta alla situazione. – Disse poi, smorzando l’atmosfera che si era andata a creare e rimettendo tutto su un piano scherzoso. Mi faceva piacere avere come amico Jason. Forse era l’unico che potessi definire così. Sì, certo, c’era Melanie. Ma non potevo chiamarla amica dato che di me non le raccontavo nulla, tranne se era lei a chiedermi qualcosa.
– Ho fame. – Dichiarai subito dopo, evitando accuratamente il suo continuo prendermi in giro.
- Eh beh, cara. Mancano altre due ore all’ora di pranzo. - Puntualizzò, affiancandosi a me mentre mi incamminavo verso la mia aula di lezione.


Finalmente potevo mangiare!
Varcai la soglia dell’aula mensa con Jason e Melanie, e d’istinto, dirottai il mio sguardo ovunque cercando in particolare una persona. Lo notai in piedi, in fila. Parlava con una ragazza, non una qualsiasi, ma la stessa ragazza con cui lo vedevo spesso. Il mio stomaco si attorcigliò completamente, ed io avevo voglia di andare lì e prenderlo a cazzotti. Maledetto! Per tutto il tempo, decisi di non guardare più dalla sua parte. Non era degno nemmeno della mia attenzione! Mangiai tutto in modo vorace, presa dal nervosismo che quel troglodita mi procurava.
– Jade, vedo il fumo uscire dalle tue orecchie – constatò Jason, sghignazzando – che succede? – Domandò poi. Inspirai fortemente dalle narici, muovendomi sul posto con stizza.
– E’ sempre insieme ad una gallina! Sempre! Mai che lo trovassi a parlare con un suo amico, mai! – Stavo delirando e Jason se ne era accorto, a giudicare dal ghigno divertito sul suo viso.
– Vai da lui e diglielo. - Disse con fare ovvio, addentando una patatina.
– Scordatelo. – Liquidai la faccenda in un attimo. Jason, dal canto suo, sbuffò sonoramente.
– E dai, Jade! Se non gli fai capire che la cosa ti infastidisce, non la smetterà mai! – Jason cercava di farmi ragionare ma il mio orgoglio era troppo smisurato per far notare a Dorian una cosa del genere.
– Perché devo dirglielo io? Dovrebbe capirlo da solo. – Ribattei in modo deciso.
– Ma lui sta semplicemente parlando. – Mi stuzzicò Jason. Avrei voluto tanto strozzarlo!
– E poi perché non viene a salutarmi? – Chiesi con un tono di voce sempre più furioso.
– E perché non lo fai nemmeno tu? – Jason stavo superando ogni limite, mi stava provocando nel peggior modo possibile. O forse, stava solo cercando di farmi ragionare in modo maturo e lucido sulla situazione. Ma in quel momento ero furiosa, frustata dal fatto che Dorian non fosse accanto a me, ma vicino quella ragazza. Mi alzai di scatto dal mio posto e a passi veloci, raggiunsi il bagno delle ragazze. Mi appoggiai con le mani al lavandino e guardai la mia immagine riflessa nello specchio. Dovevo calmarmi, mi ripetevo. Stavo soltanto avendo un attacco di gelosia.
Passai ben cinque minuti pieni nel bagno, dopodiché, uscii.
Una presa salda sul mio polso mi trascinò contro la parete affianco alla porta del bagno e, istintivamente, urlai dallo spavento e dalla sorpresa.
– Shh – sussurrò sulle mie labbra. Dorian era a pochissimi centimetri dal mio viso, con il dito appoggiato sulle mie labbra, indicandomi di tacere. Fissò intensamente la mia bocca per poi fiondarsi sopra. Il mio cuore dopo un sussulto iniziale, cominciò la sua solita corsa inarrestabile. Mi baciava in modo famelico, mentre le sue mani artigliavano i miei fianchi con fare possessivo. La sua lingua esplorò la mia bocca così profondamente da arrivare quasi in gola. Non riuscivo a prendere nemmeno il tempo per respirare.
– Perché mi ignoravi, eh? – Fiatò sulle mie labbra, prima di lasciare un morso e subito dopo iniziare di nuovo a torturarle con i suoi baci. Le sue mani strinsero il mio sedere, mentre il suo corpo mi spingeva sempre di più verso la parete, schiacciandomi quasi. C’era foga nei suoi movimenti.
– Ti ho fissata tutto il tempo – mormorò, lasciando una scia ardente sul mio collo – nemmeno una volta ti sei girata a guardarmi. – Concluse, mordicchiando l’anfratto di pelle fra la spalla e il collo. Le sue mani si infilarono sotto la maglia, accarezzandomi la schiena e procurandomi dei brividi intensi.
– Eri occupata tutto il tempo con quel Jason. – Dissi con un tono velenoso, prendendomi entrambi i polsi e inchiodandoli al muro dietro di me, all’altezza della mia testa.
– Sicura che non è il tuo ragazzo? – Mi provocò, smettendo di baciarmi e puntandomi con il suo sguardo infuocato. Anche se averlo a pochi centimetri da me, mi faceva sconnettere da ogni tipo di pensiero e mi mandava nel pallone, decisi di giocare anche io.
– Perché vuoi saperlo? – Domandai di rimando, con una finta espressione sorpresa. Vidi i suoi occhi sbarrarsi. Probabilmente non si aspettava questa tipo di reazione da parte mia.
– Perché così lo ammazzo. – Ghignò malizioso, avvicinandosi ancor di più al mio corpo, per quel che poteva.
– Ah sì? – Sussurrai, fissandogli le labbra e desiderando soltanto di baciarle.
– Sì, sei mia Jade – sfiorò il suo naso con il mio – mettitelo bene in testa. – Mormorò lasciandomi un morso sul mento. Se mi avessero chiesto di descrivere Dorian in poche parole, avrei subito detto che era un tipo molto geloso e possessivo. Certo, non che non mi lasciasse la libertà di scegliere e decidere. Ma mi voleva per sé.
– E se Jason fosse il mio ragazzo? – Domandai, cercando di trattenere i gemiti mentre le sue labbra carezzavano il mio collo e le sue mani mi palpavano il sedere.
– Non è possibile. – Sussurrò, baciando la parte di dietro dell’orecchio.
– Perché? – Chiesi di rimando, socchiudendo le palpebre per il piacere.
– Sono io il tuo ragazzo. – A quelle parole, un gemito mi uscii dalle labbra. Mi provocarono una così profonda sensazione di beatitudine da lasciarmi senza fiato. Io e Dorian eravamo fidanzati. Anche se… - Non mi pare che tu me l’abbia mai chiesto. – Mormorai, mordendomi le labbra, avvertendo una carezza ardente sulla mia parte intima coperta dallo strato di stoffa delle mutandine. Si fermò di scatto. – Non c’è bisogno che te lo chieda – mi fissò serio – è un dato di fatto. – Concluse ovvio, con un ghigno cattivo.
– E perché il mio ragazzo è continuamente in compagnia di una gallina? – Inarcai il sopracciglio a mo’ di sfida. Avevo lanciato la bomba, lasciando di stucco Dorian. Per i primi secondi non parlò, poi si decise a farlo.
– Ti riferisci a Jacky? – Le sue mani erano ancora sotto i miei vestiti ed io ero abbastanza accaldata. Ma sentire pronunciare quel nome mi fece fumare dalla rabbia. Annuii, aspettando che continuasse a parlare.
– Non credo di star facendo nulla di male. Parliamo semplicemente. – Si giustificò, guardandomi negli occhi. In risposta, girai il capo di lato e incrociai le braccia al petto. Sembravo sicuramente una bambina capricciosa ai suoi occhi, ma ero troppo infastidita per curarmene.
– Cosa c’è? Sei gelosa? – Sussurrò in tono divertito, con un sorrisino appena accennato.
– Dai, Jade. Non tenermi il muso. – Cercava di girarmi il volto con le sue dita, mentre io continuavo ad opporre resistenza. – Amo solo te, nessun’altra. – Mormorò improvvisamente al mio orecchio. Per la seconda volta, quel giorno, Dorian mi fece morire dalla gioia. Mi scappò di conseguenza un sorriso, un gigantesco sorriso. Mi schioccò un bacio sulla guancia.
– Contenta adesso? – Mormorò sulla mia pelle. Mi girai verso di lui, incontrando subito dopo le sue labbra che furono intrappolate immediatamente dalle mie.
– Ti amo anche io. –


La giornata passò in modo tranquillo. Io e Dorian riuscimmo a vederci all’uscita di scuola direttamente, mentre io stavo per prendere l’autobus per ritornare a casa.
– Dove credi di andare? – Una presa ai fianchi mi spinse contro un corpo. – Ho un’auto io, se non te ne fossi accorta. – Disse, prima di schioccarmi un bacio sulla guancia.
– Mi dispiace che ogni volta tu debba accompagnarmi a casa. – Ammisi, una volta entrati entrambi in auto.
- La smetti di dire sciocchezze e prendi il CD nel cruscotto? – Aveva entrambi le mani sul volante, gli occhiali da sole e lo sguardo puntato davanti a sé. Non potevo fare altro che contemplarlo… Era dannatamente attraente e non se ne accorgeva nemmeno, o forse sì.
– Non mi guardare in quel modo o ti prendo adesso. – Il suo tono deciso rendeva tutto molto più minaccioso. Deglutii vistosamente, maledicendomi mentalmente solo per il fatto di aver pensato di fare l’amore con lui in quell’auto ed in quel momento. Presi il CD senza nemmeno leggere a quale cantante/band appartenesse e lo inserii nel lettore. Mi meravigliai nello scoprire che avevamo quasi gli stessi gusti musicali.
– Questo significa che andremo ad un concerto insieme. – Affermò, girando una curva particolarmente stretta. Il solo fatto di andarci con lui, con il mio ragazzo, mi elettrizzava tantissimo.

Una volta arrivata d’avanti casa, accostò e prima di salutarci con un bacio casto sulle labbra, parlò.
– Ti va se più tardi vieni a vedere le prove di football? – Quel giorno avevo molti compiti da fare, ma accettai lo stesso. Ero troppo curiosa di vederlo giocare.
– Alle 5 ti passo a prendere. – Detto questo, scesi dall’auto e subito dopo sfrecciò via.

Mentre rientravo in casa, mi accorsi il viso livido di mia madre… Era ancora arrabbiata. Ed io…io ero ancora in punizione! Dannazione! Ci tenevo davvero ad andare alle sue prove. Una volta in camera, lanciai la cartella e la giacca a terra, innervosita come non mai. Mi accostai alla finestra e subito un’idea al quanto malsana mi balenò in testa. Uscire di nascosto. Non mi era mai capitato di disubbidire ai miei genitori, ma ero troppo innamorata di Dorian per non farlo.
Cara finestra, sarai la mia più grande amica di avventure.
  
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