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Autore: steffirah    28/11/2015    1 recensioni
Dal momento in cui ho visto
l'uomo che mi è più caro mentre riposavo,
ho cominciato a credere a quelle cose
che gli uomini chiamano “sogni”
Una giovane fanciulla, disperata, sola, colpevole. In una notte di luna piena le appare in sogno un nobile affascinante. I loro incontri si faranno sempre più intimi e segreti, ma riusciranno mai ad incontrarsi?
Genere: Poesia, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 10
 
 
Una volta giunti alla nostra destinazione fummo invitati dalla padrona di casa a fare un bagno caldo per rifocillarci. La cara nutrice subito parve riconoscermi e mi accolse istantaneamente come una figlia, seppure l'ultima volta che ci eravamo viste fossi soltanto una bambina. Si informò sull'accaduto e ne rise con grazia, deliziata dall'atto eroico di Naruto-sama. A malincuore dovetti separarmi da quest'ultimo, ma non ne soffrii, conscia che seppure fosse lontano dai miei occhi c'erano soltanto poche fragili pareti di carta a separarci. Consapevole che eravamo più vicini che mai.
Durante il tragitto, dopo che il portantino fu tornato alla nostra proprietà, nonostante Sakura e le ragazze tentassero in ogni modo di tenermi lontana dal suo sguardo, avevo costantemente sbirciato nella sua direzione, trovandolo a fare lo stesso per poi sorridermi apertamente non appena lo scoprivo. I suoi compagni, d'altra parte, mi fissavano di sottecchi, con sospetto, quasi come se stessero cercando di capacitarsi che io esistessi davvero. Era ironico forse, ma era il mio stesso pensiero su Naruto-sama. Il nostro incontro era stato troppo improvviso, troppo fortuito, troppo destinato per sembrare reale. Una parte di me, la più puerile, la più timorosa, la più indugiante, ancora non riusciva a capacitarsi di essersi svegliata dritta tra le sue braccia.
E se, piuttosto che essermi svegliata, mi fossi addormentata? Se quello non era altro che l'ennesimo meraviglioso sogno, di cui lui era protagonista? Se ero annegata nelle acque del fiume e quello era un ideale di aldilà che avevo inconsciamente disegnato nella mia mente? Dopotutto era poco probabile, se non totalmente impossibile, che un giovane gentiluomo – per altro, lo stesso dei miei sogni – si tuffasse in acqua per soccorrere una fanciulla, considerata come poco meno che nulla. Queste cose accadevano soltanto nei monogatari e no, la mia vita non era un racconto, e senz'altro non un romanzo. La si poteva definire più una breve novella incentrata sul dolore, la frustrazione, la paura. Dopotutto, da quando ero nata non m'era accaduto nulla di particolare e i miei desideri non potevano avverarsi proprio adesso, tutti in una volta, come se Kannon avesse ascoltato le mie preghiere e, smossa per l'appunto a compassione, avesse fatto in modo da arrecarmi almeno un briciolo di felicità. Vi ero infinitamente grata, ma ammettiamolo: escludendo il gesto di per sé, un uomo non si sarebbe mai tolto i vestiti con tanta facilità e per nessun motivo al mondo avrebbe sciolto i capelli. Sapevo che era un motivo di vergogna comune negli uomini, tanto che non conoscevo neppure la lunghezza di quelli di mio padre. Eppure lui non mi aveva dato l'impressione d'aver esitato neanche per un momento. Era accorso in mio aiuto, senza pensarci due volte. Era così... diverso. Lui nuotava controcorrente, distaccandosi dal banco.
Tra l'altro, ancora non riuscivo a capire cosa ci fosse di umiliante nel mostrarsi coi capelli sciolti. Quelli di Naruto-sama m'erano parsi particolarmente affascinanti, e forse ciò sarà dovuto anche al fatto che fossero bagnati. Ancora mi sembrava di vederle, quelle lunghe spighe di grano che rilucevano al sole, impreziosite da diamanti di rugiada. Raggi di luce bagnati dal mare.
Chiusi gli occhi e sorrisi tra me, portandomi una mano sul cuore, scoprendone il battito accelerato.
«Vi trovo molto più raggiante.», osservò Sakura mentre m'aiutava a liberarmi dall'impaccio degli umidi abiti che mi fasciavano il corpo.
Ricambiai il suo sorriso, annuendo.
«Quindi siete riuscita a raggiungere la vostra meta?»
«Sì.», confermai e recitai:
 
 
Le foglie d'autunno sono sbiadite,
i canti della primavera si sono affievoliti,
il ghiaccio d'inverno è salito fino al cielo,
facendo precipitare una pioggia d'estate
 
 
Sakura mi guardò a bocca aperta.
«Dobbiamo trascriverla su un byōbu non appena rincasiamo!»
Le dedicai una breve risata, togliendomi il kosode per immergermi nell'acqua calda, dove le altre dame al mio seguito mi aspettavano.
«Hinata-sama, non riesco a credere che siate riuscita ad ammetterlo!», esultò dietro di me, per poi entrare nella vasca e abbracciarmi per la contentezza.
Sussultai dall'improvviso contatto – non che non fossi abituata a fare bagni con altre donne, avevo una lunga esperienza alle spalle con la mia sorellina – ma fu comunque inaspettato. Era tanto che non si lasciava andare a simili dimostrazioni d'affetto. Non che io facessi qualcosa per invogliarla, d'altronde.
«Ammettere cosa?», chiese Ino, rivolgendoci uno sguardo malizioso e Sakura urlò, su di giri:
«La nostra padrona si è innamorata!»
Rimpicciolii in un angolino, arrossendo fino alla punta dei capelli. Mi portai le mani sul viso, mentre esclamazioni di stupore e di gioia si susseguivano sulle onde del vento. Era davvero necessario annunciarlo così?
«Non sono la vostra padrona...», le ricordai, con un filo di voce.
Loro mi ignorarono completamente e io mi rassegnai ai loro commenti e risolini. Quanto meno, lo consideravano un giovane dai modi garbati – al di là della prima idea che aveva avuto Sakura di lui.
Addirittura, dama Tenten rivelò d'averlo già incontrato da qualche parte, molto tempo prima, ma non riusciva a ricordare in quale luogo e in che circostanza. Poco importava, quando ciò che contava davvero era la nostra idea comune che fosse un nobile.
Scivolando nella sorgente fino al mento chiusi nuovamente gli occhi, trovando al di là delle palpebre scure lo sguardo risentito e adombrato del mio chichiue. Mi si contrasse lo stomaco mentre lo vedevo allungare un dito accusatorio nei miei confronti, per poi afferrarmi e rinchiudermi in una prigione di ferro e fuoco.
Per quanto la mia "fuga" fosse stata necessaria, ero più che consapevole che non me l'avrebbe mai perdonata. Mai.




NdA: 
Cari lettori! Cercerò di non scocciarvi, voglio solo avvisarvi che la poesia è opera mia. Quindi, se pensate che fa schifo vi do ragione xD

Terminologia:
- Monogatari = storie/racconti 
- byōbu = paraventi costituiti da vari pannelli dipinti o decorati con poesie, spesso utilizzati negli interni per delimitare gli spazi privati
- kosode = kimono utilizzato come sottoveste
- chichiue (che si legge "ciciue" e non "kiki", attenzione xD) = "padre" (mooolto formale/gentile)

 
  
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