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Autore: LaTuM    01/03/2009    7 recensioni
“Potter, tu non hai capito un accidente, vero?” domandò schietto il Serpeverde, senza però aspettare realmente una risposta. “Evidentemente no…”
[Il naturale seguito di La Bambola dell'Alchimista a sua volta seguito di Scambio Equivalente]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Tetralogia Alchemica'
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Il Dottor Sottile

Disclaimer: tutto appartiene a JKRowling, io non ci guadagno nulla.

Note: questa storia è il seguito di La Bambola dell'Alchimista, a sua volta seguito di Scambio Equivalente.

 

Il Dottor Sottile

di Lokex aka LaTuM

 

Aggirarsi per i corridoi di notte quando in realtà avrebbe dovuto essere nella sua Sala Comune – e più nello specifico nel suo letto o con la testa china sui libri a studiare - era da sempre lo sport preferito di Harry Potter. Secondo solo all’andare in cerca di guai; anche se, come ripeteva sempre, erano i guai a trovare lui.

Stava di fatto che il quel momento, sotto al suo fidato Mantello dell’Invisibilità, il giovane Grifondoro stava aspettando che il pesante portone dell’aula si aprisse e lasciasse uscire i Prefetti che si erano riuniti per l’obbligatoria riunione settimanale. Quelle sere erano le peggiori per Harry dato che rimaneva da solo senza Ron ed Hermione a tenergli compagnia. Certo, aveva anche altri amici, ma nessuno poteva eguagliare ciò che i due ragazzi rappresentavano per lui. Nonostante tutto, in quel momento il Grifondoro non stava aspettando i suoi compagni di casa, bensì la sua nemesi. Da quando Draco aveva accettato la sua mano qualche giorno prima non si erano più parlati e quasi nemmeno visti. Dato che tra di loro c’era una tregua – o qualcosa del genere – se non in pubblico, almeno in privato avrebbero anche potuto provato a parlare civilmente senza dover ricorrere agli Schiantesimi.

Non appena la porta si aprì e i ragazzi cominciarono ad allontanarsi dal’aula, Harry poggiò la schiena al muro, cercando di trattenere più che poteva il respiro. Vide Ron ed Hermione passargli accanto senza degnarlo della minima attenzione e continuando a parlare tra loro. Sentì l’amica pronunciare il suo nome, ma non se ne curò. Sapere cosa stesse dicendo su di lui al momento non era la sua priorità. Vide la chioma bionda di Draco dirigersi dalla parte opposta, seguito dalla Parkinson: lei cercava di fare conversazione, ma il ragazzo non sembrava incline a darle retta.

Harry aspettò che si fossero allontanati un po’ ed iniziò a seguirli senza mai avvicinarsi troppo. Non era prudente pedinarli a quell’ora ed erano comunque Serpeverde… Gli vennero in mente le parole del falso Moody che gli ricordavano ‘vigilanza costante’, anche se aveva sentito ripetere al vero Auror lo stesso avvertimento, più e più volte.

“Si può sapere che hai, Draco?!” berciò la voce di Pansy nel corridoio vuoto e buio illuminato esclusivamente dalle torce.

Harry video il bondo fermarsi e sbuffare in direzione della ragazza.

“Sono stanco e passare una riunione a decidere una nuova parola d’ordine per il bagno dei Prefetti perché un ritratto si è ricordato di aver visto un intruso qualche anno fa, non mi sembra un valido motivo per costringermi a restare alzato fino a quest’ora…”

“Ma…”

“Vai pure in Sala Comune.”

“Se sei stanco-”

“Il sonno mi è passato. Faccio un giro per il castello e, se sono fortunato, può capitarmi d’incontrare qualche Grifondoro a cui potrò togliere dei punti” ghignò il ragazzo, malefico.

Harry vide Pansy sorridere soddisfatta e, dopo aver augurato la buonanotte al compagno di Casa, dirigersi a passo svelto verso i sotterranei.

Draco rimase fermo dov’era finché l’eco dei passi di Pansy non sparì del tutto. Solo in quel momento Harry decise di rivelarsi, certo che Malfoy si sarebbe spaventato almeno un minimo vedendolo comparire così dal nulla. Invece il Serpeverde non fece una piega.

“Capiti proprio nel momento giusto Potter, ho appena detto che sarei andato alla ricerca di Grifondoro indisciplinati, ma a quanto pare non serva che vada io a cercarli, visto che sono loro a venire direttamente loro da me.”

“Non sei simpatico Malfoy.”

“Non ho mai voluto esserlo” replicò seccato il biondo.

“Te ne do atto, per lo meno sei coerente. O quasi.”

Malfoy alzò un sopracciglio, lo guardò irritato ma non si azzardò a dire nulla; aveva perfettamente capito che Harry si stava riferendo alle uniche due conversazioni civili che avevano avuto.

“Cosa ci fai qui?” gli domandò, cercando di distogliere l’attenzione dalle sue ultime parole.

“Volevo salutarti prima che strisciassi nuovamente nei sotterranei.”

“Io non striscio, Potter.”

“Sei tu il Serpeverde, mica io” puntualizzò Harry.

“Ma il Rettilofono sei tu.”

“Innegabile.”

“Sai che potrei toglierti parecchi punti per questa tua passeggiata notturna?”

“Si, ma non lo farai” gli rispose Harry sereno.

“E perché?”

“Perché siamo amici” gli ricordò il ragazzo e, senza neanche dargli il tempo di replicare, il Grifondoro gli afferrò il polso e iniziò a trascinarlo verso il corridoio del settimo piano. Non appena Malfoy lo riconobbe fece una smorfia, memore delle ore passate tra quelle mura ad aspettare che i membri dell’ES si facessero cogliere in flagrante.

“Perché qui?” domandò nervoso il Serpeverde.

“Perché fa freddo, perché parlare di giorno è praticamente impossibile e farsi scoprire da qualche parte insieme a quest’ora di notte sarebbe la fine. Inoltre nessuno dei due può essere ospitato nella Sala Comune dell’altro, quindi conviene crearcene una su misura” gli spiegò semplicemente Harry regalandogli poi uno di quegli orridi e sinceri sorrisi da Grifondoro che innervosì particolarmente il biondo.

“Sarà tremendo…” mormorò Malfoy a metà tra l’adirato e il divertito.

 

§

 

“Beh, c’è da dire che abbiamo gusti simili…” asserì Harry non appena ebbe messo piede nella Sala Comune improvvisata. Nessuno dei due aveva voluto lasciare che fosse l’altro a creare una stanza adatta, così ora si ritrovavano in una stanza con divani verdi, poltrone rosse, stendardi verdi e oro da una parte e rossi e argento dall’altra.

“E’ un pugno in un occhio e un insulto al buon gusto” sentenziò Malfoy senza troppe cerimonie.

“Però che abbiamo gusti simili è vero. E volendo anche banali” gli fece nuovamente notare il moro.

Il Serpeverde lo guardò indignato ma poi sbuffò quasi divertito e non rispose. Harry considerò seriamente l’ipotesi che con quel gesto gli stesse dando ragione, anche se probabilmente il ragazzo non l’avrebbe mai ammesso neanche sotto Cruciatus. E probabilmente sarebbe riuscito ad aggirare anche il Veritaserum.

Con la sua andatura elegante Malfoy si avvicinò ad un divano e si accomodò, stendendo poi ben poco educatamente le gambe sui cuscini. Harry si limitò a diventare un tutt’uno con una poltrona poco distante dal divano.

“Allora, di cosa volevi parlare, Potter?”

“Harry.”

“Di te… Che egocentrico che sei!”

“Chiamami Harry. Se vogliamo mettere una pietra sopra ai nostri dissapori, dovremmo iniziare a chiamarci per nome, non trovi Draco?”

“Tu e il tuo stramaledetto spirito Grifondoro. Chi ti ha detto che voglio mettere una pietra sopra agli anni passati?”

“Vero, neanche ce la voglio mettere. In fondo mi sono sempre divertito alla fine, per quanto ti odiassi profondamente.”

“E ora non mi odi di più?” mormorò il biondo sorridendo malefico in direzione di Harry che si limitò a farfugliare qualcosa che fece ridacchiare Draco divertito.

“Tu sei folle, Pot… Harry, d’accordo, ma è disgustoso chiamarti così.”

“In effetti suona male anche a me. Tu sei sempre stato Malfoy, Merlino! Pensare al tuo vero nome m’illude che non stia davvero parlando con te!”

“Resti folle ugualmente.”

“Perché?”

“Non avresti di meglio da fare che fare quattro chiacchiere notturne con la tua nemesi di sempre?”

Harry alzò le spalle indifferente, non aveva voglia di studiare e lo incuriosiva di parlare – forse davvero per la prima volta – con Malfoy.

“Sono un Grifondoro: sono curioso ed incosciente. Il resto di me dovresti saperlo.”

“E perché? Come hai detto tu, di Grifondoro qui ce n’è solamente uno.”

“Un Grifondoro e due Serpeverde” asserì Harry divertito. Non sapeva perché, ma in quel momento era pronto a confessare a qualcuno che non fosse Silente che lui non era davvero un Grifondoro. Non per smistamento, se non altro. Aveva scelto di esserlo, e questo lo rendeva tale e degno di richiamare a sé la spada del fondatore della casata ma… Una persona è fatta di scelte oltre che di capacità, come gli diceva sempre Silente. E in qualche modo Harry si era quasi sempre affidato alle prime anche quando sentiva di non averne.

“Potter, qui ci siamo solo io te.”

“Appunto” asserì Harry beffardo.

Malfoy lo squadrò per un istante ma poi sembrò comprendere tutto.

“Questo spiega moltissime cose, allora.”

“Che vuoi dire?”

“Ho parlato seriamente con te unicamente due volte: la prima mi sei sembrato un deficiente, la seconda il più puro Grifondoro che quella casa potesse mai sfornare, e ora mi sento io il Grifondoro” il biondo rabbrividì a quel pensiero “oltraggiato da un malefico Serpeverde” concluse, vantandosi per l’aggettivo scelto. A quanto pare per lui ‘malefico’ doveva corrispondere ad un complimento.

“Sai perché non mi sono fatto smistare a Serpeverde?” gli domandò Harry.

“Perché sapevi che il Signore Oscuro era stato in quella casa o perché c’ero io?” azzardò Malfoy con un ghigno.

Harry sembrò rimanerci di sasso. Non pensava che il biondo intuisse immediatamente la ragione.

“Entrambe. Anche se all’epoca l’unica cosa che sapevo di Voldemort era che aveva ucciso i miei genitori e cercato di togliere di mezzo anche a me. Poi, per quel poco – con mia fortuna – che avevo interagito con te, non mi eri piaciuto per niente e ho pensato che non avrei mai voluto ritrovarmi in una Casa circondato da persone come te.”

“Allora vedi che non sbaglio a chiamarti San Potter?”

“Dal tuo punto di vista, visto ciò che sei, direi di no. Ma ti assicuro che ho ben poco di santo.”

Malfoy sembrava sul punto di ridere.

“I santi non lanciano le Cruciatus al primo colpo riuscendo quasi nel loro intento.”

“Era la prima volta che ci provavi?” domandò Malfoy esterrefatto.

“Sì, anche se non era completa. Ci ho provato e lei si è accasciata a terra contorcendosi un po’, ma non è durato molto e non credo di averle fatto alcun ché.”

“Si, ma comunque non le è piaciuto per niente.” Gli svelò Draco aggiungendo poi “Sì, zia Bella mi ha raccontato di cosa è successo al Ministero qualche mese fa, primi che facessi sbattere in prigione mio padre.”

“Per come tratta Voldemort i suoi collaboratori, fidati, gli ho fatto un favore.”

“E tu che diavolo ne sai?!” gli domandò il ragazzo furente, stringendosi l’avambraccio sinistro.

“Sei un Mangiamorte, Draco?” Gli chiese Harry, usando di proposito il primo nome del ragazzo.

“Non sono affari tuoi.” Sbottò il Serpeverde.

“Giusto.” Asserì Harry “Sono chiuso nella Stanza delle Necessità con un presunto Mangiamorte, ma hai ragione, perché dovrebbe riguardarmi?!”

“Non ho ancora preso il Marchio” gli confessò il biondo.

“Lo vuoi?” gli domandò Harry dopo qualche minuto di silenzio.

Draco non sembrava intenzionato ad aprir bocca, si limitava a guardarlo negli occhi con aria truce.

Passarono almeno cinque minuti prima che si decidesse a parlare.

“Il Signore Oscuro ha perso diversi seguaci e i suoi fedelissimi sono stati rinchiusi ad Azkaban. Finché non riuscirà a fargli evadere a bisogno di qualcuno che prenda il loro posto.”

“E immagino che tu ti sia offerto volontario.” Mormorò Harry con una punta di paura nella voce. Era un Grifondoro incosciente, ma non era così stupido da non comprendere il pericolo.

“Non è che abbia molta scelta. E poi che ti aspetti da me?! Sono cresciuto in una famiglia di Mangiamorte dove, nonostante la caduta del Signore Oscuro, certi valori non sono stati dimenticati! Come potrei non essere un Mangiamorte?!”

“Non hai ancora preso il Marchio, però.” Constatò Harry.

“Non ci vorrà molto prima che accada.”

“Ripeto: lo vuoi?

Draco sbuffò irritato dal fatto che il Grifondoro non sembrava aver capito praticamente nulla.

“Se lo avessi davvero voluto, Potter, quel marchio sarebbe sul mio braccio da mesi.”

“Perché non lo vuoi, allora?”

“Tu vorresti essere un Mangiamorte?”

“Che significa? Io non sono mica cresciuto in una famiglia di Maghi Oscuri.”

“Non eri tu che parlavi di scelte, poco fa?”

“Uhm… sì.”

“Sono sempre stato viziato Potter, lo sai perfettamente. Ogni mio desiderio veniva realizzato, tutti erano pronti per servirmi e rendermi felice in ogni momento. Persino i miei genitori, anche se a loro dovevo dimostrare di essere degno dei privilegi che ricevevo.”

“C’entra sempre lo scambio equivalente?” domandò il Grifondoro.

“Direi di sì.”

“Non ti seguo.”

“Non avevo dubbi” commentò acido il biondo ricevendo come unica risposta un’occhiataccia da parte di Harry “Ma sono stufo di dovermi accontentare. Sono viziato, te l’ho già detto, e non voglio più essere… Cosa sono per te?”

“Una spina nel fianco” gli rispose prontamente Harry ghignando divertito quando gli occhi di Malfoy divennero due fessura.

Se non posso averlo come amico, allora mi accontenterò di averlo come nemico… Era quello che avevo pensato quando lasciai lo scompartimento dopo che rifiutasti la mia mano.”

“Ci sei riuscito perfettamente ma, come ti ho già detto Malfoy, tu per me sei una spina nel fianco. Di nemici ne ho già abbastanza e tu non puoi essere davvero considerato tale.”

Il Serpeverde non mancò di rivolgergli uno sguardo carico d’odio, ma Harry non ci fece caso. Non sarebbero stati Potter e Malfoy se non si fossero odiati almeno un po’.

 

Quella sera fu solo l’inizio di un opinabile rituale che i due ragazzi erano riusciti a far entrare quasi con piacere nella loro routine. Parlare lontano dagli occhi di chiunque senza dover sottostare alle regole di un codice tutto loro che si era creato nell’arco di quegli anni, aveva fatto emergere il vero carattere dei due ragazzi. Harry aveva scoperto che Malfoy non era il mefistofelico ragazzo che credeva di conoscere: certo, era autoritario e viziato – era lui il primo ad ammetterlo – e le sue idee sull’importanza della purezza del sangue sembravano indiscutibili, ma allo stesso tempo era anche semplicemente un sedicenne spaventato, e di questo Harry non poteva di certo incolparlo. Anche lui aveva paura, ma non poteva tirarsi indietro. O forse sì, ma questo avrebbe voluto dire condannare a morte certa tutte le persone che amava, e Harry sarebbe stato disposto a morire pur di salvarle.

Non ne aveva fatto mistero col Serpeverde, il quale aveva accolto con stupore - e anche sì terrore - la rivelazione di Harry; sapeva che era un Grifondoro, ma non credeva fosse davvero così incosciente.

“E’ l’unica arma che ho contro Voldemort.”

“Potter, ti sei reso conto di cosa hai appena confidato ad un suo possibile futuro seguace?”

“Voldemort non crede che sia davvero un’arma e, nel caso te lo stessi chiedendo, sì, lui lo sa già… non sono mica così idiota Malfoy! Andiamo più d’accordo, vero, ma tu resti comunque un aspirante Mangiamorte ed io il Prescelto.”

Mangiamorte e Prescelto… Ho idea che il processo alchemico si sia inceppato.”

“Che vuoi dire? Mi hai fatto un incantesimo in modo tale che entrassimo in rapporti civili per vendermi a-”

“No, significa che volevo la tua amicizia, o almeno quel poco che saresti stato disposto ad offrire ad uno come me. Mi hai dato ben più di quello che potevo sperare di avere. Io però non sto rispettando il principio.”

“Che significa?” gli domandò il moro massaggiando le tempie. Quella conversazione gli stava facendo venire mal di testa.

“Che non ti ho dato nulla in cambio. E, ancora peggio, non è più l’unica cosa che voglio. Credo che neanche la Pietra basterebbe più…”

“Io lo so che arriverò ad odiare l’alchimia…” mormorò il moro affranto.

 

§

 

Era un anonimo giovedì pomeriggio quando Draco uscì dal castello dirigendosi verso il campo di Quidditch dove da una buona mezzora i Grifondoro si stavano allenando. Il castello e il parco erano immersi nel silenzio, se si escludeva l’incessante ticchettio delle leggere ma innumerevoli gocce che cadevano sull’erba e increspavano la superficie del lago alle sue spalle. Ridacchiò soddisfatto quando si rese conto che avrebbe dovuto essere lui con la sua squadra ad allenarsi in quel momento. Solo che Pottter, a causa della sua ennesima punizione di Piton, aveva dovuto fare cambio con loro. I Serpeverde si erano allenati solo con qualche nuvola, ai Grifondoro era toccato il monsone, invece.

Raggiunse lo stadio ma non salì sugli spalti. Non voleva farsi vedere, così rimase in quel tratto che divideva il campo dagli spogliatoi. Non sapeva neanche se Potter avesse parlato con i suoi amichetti di quella strana tregua-non-tregua che avevano raggiunto e, una volta tanto, non voleva creare troppo problemi al Grifondoro.

Rimase sotto la pioggia a lungo, mentre con gli occhi non smetteva di osservare Harry sempre alla costante ricerca del Boccino. Dopo un’ora abbondante – e parecchi centimetri di acqua in più – i Grifondoro scesero dalle loro scope e s’incamminarono nella sua direzione.

“Malfoy, che diavolo ci fai qui?” gli domandò Ron non appena lo vide. Di conseguenza tutta la squadra, Harry escluso, si mise in posizione d’attacco.

“Smettila di ringhiare Weasel, non ho intenzione di ucciderlo!” gli fece notare il Serpeverde, calcando la mano sul tono e su quanto potesse essere ridicola l’idea che potesse far del male al Prescelto.

Harry si girò verso Ron e gli altri compagni scuotendo la testa e rassicurandoli che li avrebbe raggiunti a breve.

“Hai con te la bacchetta?” ci tenne a sapere Ginny e il moro annuì sorridendole, cosa che parve rassicurarla notevolmente. Aveva sempre avuto fiducia in lui e nelle sue decisioni, ergo non avrebbe osato contestarlo. Sapeva inoltre che Ginny era considerata a sua volta una leader – o qualcosa del genere – e gli altri Grifondoro sembravano ben propensi a fare quanto lei aveva deciso.

Malfoy rimase a guardare la massa informe rossa che si stava rifugiando nell’edificio desiderosi di nient’altro che una bella doccia calda. Non l’avrebbe mai detto, ma la piccola Weasley era meglio di tutti i suoi fratelli messi insieme.

“Non gli hai detto della nostra presunta tregua, giusto?”

“Ehm… No?” disse Harry trasformando la sua risposta in una domanda.

“Meglio così a questo punto” commentò Draco osservando il volto stanco di Harry che però non riusciva a celare un’espressione dubbiosa.

“Potter, tu non hai capito un accidente, vero?” domandò schietto il Serpeverde, senza però aspettare realmente una risposta. “Evidentemente no…” si rispose sbuffando notando l’espressione ben più che perplessa del moro.

“Senti Malfoy: ho volato per due ore sotto la pioggia, sono coperto di fango, puzzo come un caprone tibetano e – ridi pure quanto vuoi – il mio cervello è ancora più fuori uso del solito. Che diavolo vuoi?!” gli domandò Harry che, s possibile, si adirò ancora di più quando vide il Serpeverde ridacchiare.

“Sei comunque attraente, anzi…”

Harry sbatté le palpebre non del tutto sicuro di aver capito bene le parole del ragazzo.

“Malfoy, hai appena fatto il complimento sbagliato alla persona sbagliata. O il complimento sbagliato alla persona giusta. O ancora il complimento giusto alla persona sbagliata..”

“Il complimento giusto alla persona giusta?” suggerì Malfoy lasciando Harry a bocca aperta, incredulo. Poi il moro richiuse la bocca e sembrò pensarci per un sitante.

“Per questo dicevi che non avevo capito nulla?” gli chiese semplicemente.

“Esattamente.” Rispose pacatamente il Serpeverde.

“Oh. Ok…”

Nessuno dei due fiatò né si mosse.

“Ora credo sia meglio che vada.” mormorò Harry.

“Si, se non potessi giocare non sarebbe interessante sfidare i Grifondoro.”

Harry sorrise e salutò Malfoy con un cenno del capo. A pochi passi dall’entrata negli spogliatoi si girò verso di lui e lo guardò prima di asserire convinto: “Anche a te la pioggia sta bene”.

E poi sparì.

 

[18 - 22 febbraio 2009]

 

Note dell’autrice:

E il terzo capitolo di questa strana serie è andato. Il titolo viene dall’opera di B. Johnson. Il termine è un soprannome coniato in epoca medioevale per designare il maestro delle argomentazioni cavillose. (fonte Wikipedia). C’entra e non c’entra con la storia, ma avendo trovato l’opera citata nelle pagine di “La scienza dietro Harry Potter”, l’ho inserito.

La prossima shot sarà l’ultima ^^

Grazie mille ad AzzusamArwen WoodbaneFaust_Lee_Gahan ed Ebrill per aver commentato La Bambola dell'Alchimista <3

   
 
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