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Autore: Sinnheim    29/11/2015    2 recensioni
Versione 2.0, modificata ed arricchita.
Primo volume della serie "A Dance of Light and Shadow".
Seguendo il consiglio della preside Faragonda, una Bloom adulta e segnata dagli eventi, decide di scrivere un diario sui fatti accaduti cinque anni prima, una tragedia che l'ha cambiata per sempre. La Bloom allegra e spensierata di una volta ormai non c'è più ma, attraverso la scrittura, riuscirà a trovare un po' di pace.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom, Daphne
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Dance of Light and Shadow'
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CAPITOLO 6: ABBRACCIARE L'OSCURITA'

 

 

 

Non mi staccò mai gli occhi di dosso: immobile nell'orrore che stava vedendo, Faragonda non mosse un muscolo e non proferì parola, mi guardò e basta.

La fissai anche io in supplica, ansimando rumorosamente: notai che dalla mia bocca usciva vapore ad ogni respiro. Fui vinta dal dolore e mi accovacciai a terra con la flebile speranza di morire da un momento all'altro e di non soffrire più, di essere legittimata a mollare tutto e andarmene via.

Fu allora che la preside si destò da quello che sembrava un sogno ad occhi aperti e si avvicinò piano, come si fa con gli animali feriti per non spaventarli; si inginocchiò davanti a me, qualche lacrima le rigava la guancia: i miei occhi vermigli la attiravano e, allo stesso tempo, la terrorizzavano, così come la mia pelle segnata, così come... io in generale.

Allungò la mano tremante per accarezzarmi il viso. Provai ad allontanarmi: non volevo farmi nemmeno sfiorare normalmente, figuriamoci in quelle condizioni, ma il dolore lancinante mi paralizzava sul posto impedendomi ogni sorta di movimento.

Sentii il contatto del suo tocco ma, nel tempo di un battito di ciglia, Faragonda ritrasse la mano, ustionandosi con le fiamme che mi spaccavano la pelle. Accusò il colpo qualche secondo, poi tornò a guardarmi con lo stesso orrore di prima.

«Bloom, ragazza mia... cosa ti è successo?»

Aveva la voce rotta dal pianto e tremava come una foglia: spezzai il suo animo nel giro di pochi secondi. Mi maledii furiosamente, era esattamente per evitare una cosa simile che mi ero imposta quelle regole. Avevo fottuto tutto, di nuovo.

Mentre mi stritolavo il cuore per il rimorso, accadde l'imprevisto che proprio non doveva accadere: bussarono alla porta, chi parlò dall'altra parte aveva una voce triste e sconsolata.

«Preside Faragonda, sono Musa. Lo so che sarà la centesima volta che veniamo da lei, probabilmente si sarà anche stufata di averci intorno, però siamo preoccupate. Posso entrare?»

L'anziana donna mi guardò in cerca di una soluzione, io sgranai letteralmente gli occhi e afferrai disperatamente la manica della sua giacca, implorando di mantenere il segreto. Musa fece per aprire la porta, ma fu fermata subito.

«A-aspetta un secondo Musa, sto sistemando una questione importante, mi ci vuole qualche minuto!»

Fortunatamente, la mia amica si fermò. Tirai un enorme sospiro di sollievo, seguito da qualche secondo di calma, poi fu come se un demone mi possedesse: mi gettai letteralmente ai piedi della preside supplicandola come non avevo mai, mai supplicato nessuno. A ripensarci, mi sento davvero patetica... ero terribilmente disperata, d'altronde. Tutto il mio piano poteva andare in fumo.

«La prego, la prego, la scongiuro, nessuno deve sapere che sono qui, la prego! Faragonda la prego, non devo, non possono...»

Una fitta lancinante mi mozzò il fiato impedendomi di finire la frase, così lei si avvicinò a pochi centimetri dal mio viso e iniziammo a sussurrare pianissimo.

«Ma Musa è tua amica, è preoccupata per te...»

Dovevo difendere il mio piano, dovevo proteggere la mia determinazione ad ogni costo. Il mio sentiero era stato battuto, quel viaggio oscuro di dolore era iniziato e io non potevo più tirarmi indietro.

«No, no, ho detto no! Le spiegherò tutto dopo, ti prego, non posso farmi vedere, non posso!»

Le diedi del tu, cosa mai fatta in vita mia. Rimase in silenzio qualche secondo: chissà a quante cose stava pensando in quel momento, quanti dubbi da sciogliere nel giro di un battito di cuore. Con volontà flebile, decise di aiutarmi.

«...ok. Cosa faccio? La mando via?»

«No, sarebbe troppo strano, lei non ha mai mandato via nessuno. Mi nasconda, che so... sotto la scrivania. Non riesco a stare in piedi ormai, almeno lì sarò per terra».

Senza far rumore e stando molto attenta a toccarmi dove la mia pelle era coperta dai vestiti, mi aiutò a strisciare fino al luogo indicato, non senza costarmi una fatica e un dolore atroce, per poi fare entrare Musa. Mi misi una mano davanti la bocca per coprire il rumore del mio ansimare, cercando di mantenere la lucidità quanto più possibile. Mi rimaneva poco tempo.

«Allora, ragazza mia. Dimmi pure».

La mia carissima amica si grattò nervosamente il braccio, credo proprio che quella conversazione sia avvenuta molto spesso durante quei cinque mesi.

«È passata solo una settimana, me ne rendo conto, ma... ecco, ci sono notizie di Bloom? Le ragazze e Sky iniziano a farsi prendere dal panico, un giorno di questi saliranno sulla prima navetta per Domino, sono sicura».

Faragonda si mosse leggermente sulla sedia, producendo uno scricchiolio che alle mie orecchie sembrava un martello pneumatico.

«Musa, piacerebbe anche a me sapere qualcosa sul suo stato di salute, ma ahimè, non mi è stato comunicato ancora niente. Portate pazienza, ve ne prego».

La fata della musica abbassò gli occhi, sospirando delusa.

«Va bene... ma non riuscirò a tenerli a bada ancora per molto».

Si mise le mani in tasca ed uscì fuori dalla stanza, mentre io stavo per piangere dalla gioia.

La preside mi tirò fuori dal mio nascondiglio, finalmente potei spiegarle cosa era successo e cosa avevo intenzione di fare. L’anziana donna non faceva che scuotere la testa, ogni mia parola era una bestemmia per la sua morale, un velo oscuro che minacciava di inghiottirla.

«Non approvo nel modo più assoluto! È una follia, una pura e cruda follia! E… immagino che questo lo avevi previsto da parte mia. Non hai avuto altra scelta se non venire da me, non ti saresti fatta tanto del male se tu non credessi fermamente nel tuo piano. Posso... posso solo avere una fioca idea del sentimento che provi, è terribile e, ad essere razionali, forse è davvero l'unico modo per fermare quei tre mostri. Per quanto io la trovi una pessima idea, per quanto tutto questo mi disgusti, io... ti aiuterò, Bloom. Anche perché il danno ormai è fatto».

Quelle parole le costarono tantissimo, forse troppo. Le tenebre che mi avevano avvolto come un caldo mantello ora la stavano lambendo, avevo commesso un errore gigantesco a cui non potevo porre rimedio.

Si sarebbe logorata l'anima come ho fatto io, sarebbe stata corrotta come lo sono stata io, e tutto per colpa mia, solo ed esclusivamente colpa mia. Faragonda stava aiutando la sua allieva a vincere una guerra disperata o a uccidersi? Le avevo appena consegnato un fardello enorme da sopportare, era ingiusto, eppure... necessario. Serviva davvero il suo aiuto.

«Purtroppo non posso fare nulla, ragazza mia. Non c'è niente che non vada in te, è una questione puramente meccanica, entropica. Dobbiamo solo aspettare e sperare che tu sopravviva» disse amara. «Non possiamo affrontare da sole un tale problema, ci faremo aiutare da Griselda. Stai tranquilla, con lei sei al sicuro, non dirà nulla».

Acconsentii: ormai non avevo più forza né lucidità per oppormi, tanto valeva far prendere le redini a lei.

In pochi minuti la donna arrivò di gran fretta, mi vide a terra e rimase immobile qualche secondo, ma non proferì parola. Griselda è estremamente perspicace, capì immediatamente che le domande doveva porle dopo, quindi mi aiutò insieme alla preside a raggiungere l'appartamento di Faragonda senza farci vedere da nessuno. Riuscii a togliermi la felpa e a indossare una maglietta a maniche corte che avevo nello zaino, per poi sdraiarmi sul suo letto dopo averlo ricoperto con un incantesimo per non fargli prendere fuoco.

Da qui in poi, iniziò la mia terribile veglia agonizzante, in attesa del mio destino. Nei giorni che si susseguirono, c'era sempre qualcuno con me: Faragonda e Griselda si davano il cambio continuamente per occuparsi della moribonda fata che rantolava sul letto della preside.

Ricordo i tentativi miseramente falliti di farmi stare meglio, come bagnarmi la pelle con dell'acqua per esempio: quella evaporava subito a causa del fuoco che mi scorreva sull'epidermide.  

Ricordo che non ho mai dormito: mugolavo continuamente di dolore, così intenso che mai mi permetteva di riposare, nemmeno di entrare in uno stato di dormiveglia. Non mangiavo, bevevo a malapena, ogni tanto dovevano perfino insonorizzare la stanza con una magia per coprire le mie urla.

La mia vista era totalmente annebbiata e i miei sensi quasi del tutto annullati, ricordo però nitidamente le espressioni facciali di coloro che stavano cercando di salvarmi: Faragonda piangeva spesso, aveva sempre gli occhi rossi e gonfi, incorniciati da un volto scavato e duramente provato; Griselda, invece, era molto più accigliata del solito.

Mi vogliono davvero bene... vedermi morire senza poter far niente le stava distruggendo. La vicepreside, in particolare, può sembrare molto fredda e inespressiva, ma quello è il suo carattere. È attraverso i piccoli gesti che dimostra il suo affetto.

Ricordo un raro momento di lucidità dove parlai un po' con lei del piano che avevo in mente: ne rimasi piacevolmente stupita.

«Come Faragonda, anche io sono costretta a dirti che tutta questa storia è follia pura. Questo, però, me lo impone il buonsenso. Capisco perfettamente che, in una situazione come questa, il buonsenso non trova posto. Contro oscuri nemici, a volte dobbiamo usare oscure armi, c'è poco da fare» disse con tono duro e determinato. Credeva davvero in quello che diceva, nonostante la sua natura di fata. «Ho sempre insegnato alle mie allieve che non devono cedere contro le avversità, che devono affrontarle a testa alta in modo onorevole ed eticamente corretto» continuò per poi fermarsi un attimo, «...ma non c'è assolutamente niente di corretto nell'essere costretta a uccidere la propria sorella. Non c'è un modo onorevole ed eticamente corretto di affrontare un simile plagio. Non c'è giustizia che tenga, probabilmente avrei fatto la stessa cosa, Bloom. Sopravvivi, fai quel che devi fare. Questa non deve essere la tua fine, non è qui che devi morire. Il tuo fato verrà stabilito sul campo di battaglia, sia che tu prenda la vita delle streghe o meno».

Fece un lungo sospiro, come se si fosse levata un peso dal cuore.

«Ovviamente, queste parole non dovranno mai raggiungere le orecchie della preside, mi sembra chiaro».

Per un breve momento, il dolore quasi scomparve... non dovevo mollare. Per niente al mondo.

La mia percezione del tempo era del tutto fallata, tanto che il diurno si mischiava alla notte e non avevo la più pallida idea di quale giorno fosse. Mi dissero che ne erano passati quattro di giorni, un’eternità dal mio punto di vista. Il dolore iniziò a diminuire lentamente: pensai di essere morta o che stavo per spirare entro breve, invece all’alba del quinto sparì quasi del tutto.

Mi misi seduta a gambe conserte e mi osservai attentamente: la pelle era tornata normale e non bruciavo più, i miei capelli erano tornati al mio rosso originale, mentre gli occhi... beh, quelli no. Rimasero vermigli, ma non erano poi così male, mi davano un'aria davvero tosta e inquietante.

Provai ad alzarmi e a fare qualche passo, la preside e Griselda erano felici oltre misura. Mi portarono da mangiare e da bere, finalmente riuscii a dormire, santo cielo dormii per parecchie ore. Al mio risveglio, parlammo del da farsi.

«Il conflitto dentro di te è finalmente risolto, è finita. Se la teoria del tuo libro è corretta, ora il tuo potere dovrebbe essere quintuplicato. Inoltre, hai ereditato anche una parte dei poteri delle altre Winx... onestamente parlando, sei probabilmente l'essere più potente che abbia mai messo piede su questa terra» disse Faragonda con una punta di ansia nella voce.

Mi sentii orgogliosa di quelle parole ed abbozzai un sorriso, ma le due donne non erano affatto dello stesso parere.

«Non è una cosa buona, Bloom. In natura, un potere così forte non dovrebbe esistere. Stai spostando le lancette dell'equilibrio energetico dell'Universo, e questo è sempre un male» disse la vicepreside. Faragonda cercò subito di addolcire la pillola.

«Griselda dice il vero, però ricordiamoci perché siamo arrivate a ciò. Le Trix hanno infranto ogni legge possibile, sia naturale che divina. Se riusciremo a porvi rimedio, argineremo il più possibile l'enorme squilibrio che rappresenta Bloom».

Annuii, era la cosa più sensata da fare.

«E ora? Che facciamo?» chiesi fredda.

Poiché la mia vendetta procedeva a vele spiegate, la mia impazienza si faceva più prepotente.

«Dovremmo testare la portata del tuo nuovo potere. Sono sicura che le Trix non abbiano usato tutta la loro potenza, però avere una stima di paragone ci aiuterà a prendere le giuste decisioni».

Faragonda sa sempre cosa fare, mi ricorda tanto Daphne in questi frangenti.

«Dovremmo farlo in un luogo isolato e opportunamente schermato. Andrebbe tutto in fumo se le streghe avvertissero l'immenso potere della Fiamma del Drago, per non parlare delle Winx. Se la tua potenza è quintuplicata veramente, come minimo ti sentiranno tutti gli esseri magici dotati di magia bianca da qui ai confini dell'Universo conosciuto».

Griselda aveva ragione da vendere, dovevamo muoverci con estrema cautela.

Decidemmo, quindi, di andare su Pyros, un pianeta molto ostile abitato da bestie selvagge e martoriato da intense attività vulcaniche. La preside preparò un'area delimitata da rune e focus magici entro la quale potevo dare libero sfogo alla mia potenza.

Quando mi trasformai, mi accorsi di come il mio corpo era diventato un vero e proprio focolaio: lingue oro e cremisi danzavano intorno a me senza nemmeno averle evocate, le mie ali erano irrorate di fiamme che emergevano spontaneamente, eruttavo letteralmente fuoco. Ero diventata un vulcano... o meglio, un drago.

Rimanemmo sul pianeta per qualche ora. Stabilire la portata di qualcosa di così gigantesco non era compito facile, Faragonda era preda del dubbio.

«Uhm... difficile, Bloom. Difficile fare una stima. Se dovessi basarmi solo su quel che abbiamo visto su Domino, direi che sei più forte tu, senza dubbio. Tuttavia, sappiamo entrambe che quello non era il loro massimo potere. Andrai alla cieca, ragazza mia. Come hai fatto fino ad ora, dopotutto...»

Tornammo furtivamente ad Alfea e mi vidi di sfuggita riflessa in una finestra: quegli occhi rosso fuoco luminosissimi mi facevano davvero tanta strizza, eppure mi davano anche tanta sicurezza. Ci sistemammo in ufficio e facemmo il punto della situazione, mentre Griselda si congedò per attendere i suoi doveri: mancava ancora un modo per individuare la posizione delle streghe.

«Allora, Bloom. Con un potere colossale come il tuo, non avrai di certo nessun tipo di problema a individuare le energie vitali degli esseri magici bianchi nell'Universo. Una fata normale percepirebbe solo altre fate nel raggio di pochi chilometri. Per percepire il potere oscuro delle nostre colleghe streghe, invece, ci vuole un particolare addestramento e tanta predisposizione. Grazie alla natura della Fiamma del Drago, tu non ne hai bisogno».

Rimasi impassibile a braccia conserte, ascoltando attentamente.

«Se le Trix si trovano in qualche luogo proibito, o se hanno schermato la loro posizione, visto i poteri mastodontici che hanno, nemmeno tu puoi capire dove sono. Il tuo è comunque un potere magico di luce, benevolo... e questo è un gran problema».

Rimanemmo in silenzio qualche minuto cercando di far funzionare le meningi, poi la preside sospirò profondamente e mi guardò di nuovo con la pena negli occhi di cinque giorni prima.

«Bloom... saresti davvero pronta a tutto, vero?»

Quella domanda mi lasciò un attimo stordita, ma le mie intenzioni erano comunque ferree.

«Sì, è così» dissi senza esitazione, senza nemmeno pensarci. Pensare mi avrebbe portato alla disfatta.

«Sai, esiste un meccanismo... un avvenimento. In rari casi, è capitato che il potere di luce di una fata sia stato contaminato dalla magia oscura di una strega e viceversa. Non sono a conoscenza nel dettaglio cosa ciò comporti, nulla di buono, sicuramente. Alterare la natura magica è estremamente pericoloso, ma si dia al caso che la preside Griffin sia una grandissima studiosa di questo argomento. Lei sicuramente può aiutarci».

«Cosa mi sta suggerendo di fare, preside Faragonda?»

Deglutii sonoramente: temevo la risposta.

«Se riuscissimo a corrompere la tua Fiamma del Drago con la magia oscura delle streghe, saresti in grado di legarti molto più facilmente alla loro scia magica, ma non è detto che funzioni».

La preside appoggiò i gomiti sulla scrivania, unendo le mani come in preghiera. Mi piace pensare che stesse pregando per davvero...

«Se davvero sei pronta a tutto, sto proponendo di sacrificare la tua natura di fata per trovare le Trix».

«Lei propone di... snaturare ciò che sono? Una fata a metà?»

L’anziana donna mi guardò addolorata: chiedere ad un essere magico di essere deturpato del suo io, di corrompere il suo potere, era qualcosa di impensabile, di mostruoso.

«Mi dispiace ragazza mia, sto solo facendo quello che hai fatto tu fino a questo momento: ho seguito le tue orme su questo sentiero maledetto per aiutarti, ora ti sto tenendo per mano».

  
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