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Autore: SimoInvaded    29/11/2015    3 recensioni
A volte i segreti sono immensamente difficili da mantenere. Pensi sia giusto così, ma poi ti rendi conto che è solo da egoisti rimanere in silenzio.. Soprattutto se non riguardano solo te, se coinvolgono persone importanti per la tua esistenza. Ma il coraggio di tirar fuori ciò che si tiene nascosto con così tanta cura dove lo si trova? E soprattutto lo si trova sempre?
"Ma quello che può essere all'inizio un errore, poi diventa l’inizio di un amore immortale. L’unico amore che non potrà tradirti mai, che avrà fiducia in te e che ti riterrà la migliore persona del mondo, se ti comporterai da tale."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve!! Allora, vorrei ringraziare chi ha avuto un pò di tempo per leggermi e per lasciarmi un pensiero. Grazie mille, e spero che continuerete a seguirmi. Con un leggerissimo ritardo posto il quarto capitolo. Buona lettura!!  Un bacio!! 


La prima mattinata a lavoro non fu così male.
Avevo una babysitter che si sarebbe occupata di Iris, che si chiamava Annie, e ad un primo colpo d’occhio mi era sembrata una persona tranquilla e amorevole.
Il primo concerto si sarebbe tenuto la sera stessa a Berlino ed erano tutti così agitati. Sembrava che non avessero mai avuto a che fare con tutto questo, si chiedevano se gli spettatori avrebbero accettato il loro ritorno e la loro nuova linea di pensiero. Il sold out dovrebbe già essere stata la risposta ma loro non la percepivano, o più che altro non ci credevano, non ne erano sicuri. Erano spaesati, ecco.
Bill girava a zonzo per il backstage e sembrava un anima in pena. Parlottava con una del suo staff, chiedendole consigli su cosa avrebbe dovuto indossare ai meet che si sarebbero tenuti prima del concerto. Non era certamente da loro agitarsi così tanto, anche se io non li ho mai conosciuti davvero e poteva darsi che fossero sempre stati così insicuri di loro stessi, anche con l’evidenza spiaccicata in faccia. Per me avevano avuto talento, lo avevano tutt’ora e lo avrebbero avuto in futuro, e sicuramente non lo pensavo soltanto io.
Ero seduta in disparte mentre guardavo gli operai che montavano il palco. Avevo sentito parlare Bill e avevo capito che sarebbe stato uno spettacolo con molti effetti speciali, luci da discoteca e chi più ne ha più ne metta. Qualcosa di diverso e ancora più elaborato dei precedenti tour, anche se i luoghi erano decisamente più ristretti di quelli dei concerti passati. Io, però, un vero confronto non avrei potuto farlo, visto che durante tutta la loro carriera avevo partecipato ad un unico concerto e quindi non avrei potuto dire se davvero si erano superati rispetto ai precedenti oppure no. Forse per me il più bello sarebbe stato sempre e solo quello a cui avevo partecipato.
Stavo sgranocchiando un pacchetto di Highlander, le mie patatine preferite, il mio pranzo della giornata.
“Posso?” alzai la testa alla mia destra e ci trovai Bill che mi guardava con la mano protesa.
“Ah si, prego.” Gli sorrisi imbarazzata.
Si sedette vicino a me, molto vicino secondo il mio cuore che iniziò a battere più forte rispetto al suo solito, sempre calmo..quasi piatto. Mise una mano nella busta e tirò via una piccola manciata di patatine.
“Sono le mie preferite queste, ma non trovo mai nessuno che mi dica che son buone!”
Risi, un po’ impacciata. “Anche io pensavo non piacessero a nessuno, ma ne ho finalmente trovato almeno uno che non le disdegna.”
Mi sorrise, ma non aggiunse altro.
Un imbarazzo generale calò su di noi, o almeno su di me. Passammo qualche minuto in silenzio, senza pensare ad altro che a mangiare. Per lo meno io stavo cercando di non pensare a nient’altro. Ma quanto avrei voluto stare nella sua testa, frugare tra i suoi ricordi e cercare il mio volto di ragazzina. Non ero poi cambiata così tanto. A quei tempi, forse, l’unica cosa diversa apparteneva a i miei capelli, li feci biondo platino con qualche ciocca viola nel mezzo. Ben presto mi decidetti ad abbandonare tinte e tintarelle e tornare al mio nero naturale. Non riuscivo  a capacitarmi del perché non gli ricordassi nulla, perché se si fosse ricordato qualcosa dubito che non me l’avrebbe fatto presente.
Me lo ricordavo come uno che parlava così tanto..
Lo sentii sospirare.. “Pranzi con noi? Gustav e Georg vanno dalle loro famiglie, io e Tom ci facciamo portare qualcosa da un ristorante vegano, tu mangi carne?”
Scossi la testa. “Ho smesso qualche annetto fa, la preparo solo per mia figlia, la carne fa bene..”
“Ah si, Tom me l’ha detto che hai una figlia, mi piacciono i bambini..devi farmela conoscere quando ti va..”
Gli piacciono i bambini, chissà se era solo una frase di circostanza o lo pensava davvero, e chissà se gli sarebbe piaciuta mia figlia.
“Tom ha detto che gli sembri una brava ragazza, che sei seria e gli piaci. Io sono sempre un po’ titubante di fronte ad una nuova conoscenza.. Nella quotidianità non sono sempre così rigido e soprattutto di così poche parole. Tu comunque mi trasmetti una bella sensazione e ho visto dei tuoi lavori, sei molto brava!” mi sorrise gentile.
Sorrisi debolmente, cercando di distogliere lo sguardo dal suo volto.
E a te non piaccio? Non me l’hai detto Bill.. Non ti ricordi di me, non ti ho lasciato nessun segno, non ti ho trasmesso nulla? Ricordo solo io quel momento.. Non mi importa nulla di tuo fratello in questo momento, vorrei solo andare via. Che senso ha avuto accettare questo lavoro? Non avrei dovuto vederti mai più, così la mia vita avrebbe seguito il suo solito corso come già era accaduto.. Ed ecco perché avevo deciso di tagliarti fuori dalla mia vita, perché porti solo guai e malessere al mio cuore.
Quasi mi venne da piangere, sentii le lacrime partirmi dalla gola e salire fino agli occhi, ma non avrei pianto ..le mie lacrime se le meritano in pochi e lui non era di certo nessuno per meritarle.
“Io ho già pranzato, grazie per l’invito..sei stato molto gentile..”
Lui notò che avevo qualcosa che non andava. Io ero girata dall’altra parte e avevo cercato di coprire il mio viso con i capelli. Sentii la sua mano spostarli. “Ho detto qualcosa di male? Che hai?”
Il suo tocco mi fece tremare. Mi voltai, sorridendo falsamente. Occhi negli occhi. I miei inumiditi dalle lacrime che cercavo di tenere a bada, i suoi limpidi, che cercavano una risposta sincera.
“Oh no niente, tranquillo.. Ho lasciato Iris da sola con una persona che non conosco ancora bene, sono un po’ in ansia e penso che ora andrò a prenderla e magari andiamo a fare un giro..”
Non era stato molto soddisfatto dalle mie parole, lo vedevo che ancora cercava di scrutarmi, che trafficava, indugiava con quegli occhi maledetti nei miei. “Ah, ma perché non vieni con lei? Le ordiniamo qualcosa che le piace e mangiamo insieme, non è un problema!” disse infine un po’ più rilassato.
Mi alzai. Volevo andare via, avevo bisogno di aria e sarei tornata quella di sempre. “No non preoccuparti, sarà per un'altra volta. Salutami Tom, e..ci vediamo oggi.. Alle quattro giusto?”
Aspettai che annuisse e gli voltai le spalle. Camminai veloce fino l’uscita, mentre le lacrime iniziarono ad uscire senza freni. Aria. Luce. Respirai a fondo appoggiata alla parete dell’edificio. La mia reazione era stata senz’altro troppo grande, non era successo nulla ma..le speranze, costruite su degli specchi, con cui io ero partita avevano avuto un crollo. Il fatto di dirmi di Tom voleva dire principalmente che a lui invece non interessavo e per una persona che lo ha amato, anche se è stato anni addietro, per una persona che ci ha rimesso il cuore per anni è brutto sentire che da parte sua non c’era neanche l’ombra di un ricordo o sensazione simile alla mia.. Noi donne diamo troppa retta all’immaginazione, ai film d’amore.. Tutte balle.
 
Mi ripresi un po’ vedendo mia figlia, la portai al Mc e mi feci raccontare cosa aveva fatto. La sentivo entusiasta di Annie, avevano giocato al parco, visto i cigni al laghetto e la mia fiducia in questa ragazza, attraverso gli occhi di Iris, era cresciuta un po’. Avrei dovuto conoscerla un po’ meglio e mi ripromisi che il prima possibile avremmo passato del tempo insieme alla mia bambina. Era sicuramente una grande mano, con Iris in giro non riuscirei a lavorare perché non è la tipica bambina che resta seduta su una sedia per ore ed è anche giusto così oltretutto..
“Mamma tu sei triste io lo so, però andiamo a vedere Bill che canta?”
Chi glielo diceva a mia figlia che quel nome mi portava un tremendo fastidio allo stomaco? Ripetuto più volte di seguito poi, mi avrebbe portato un’ulcera.
“No piccola, io devo lavorare.. devo stare dietro al palco a dare una mano e vedere se va tutto bene. Adesso è un po’ presto ma quando conosco meglio Annie vi do il permesso di venire insieme a vederli e venite dove sono io. Adesso non si può ancora..” Non mi fidavo ancora a farla stare in tutto quel trambusto che ci sarebbe stato ai concerti, è ancora così piccola.. Magari con più fiducia nei confronti della babysitter avrei concesso che la portasse ma ora era presto. Fisse da mamma, lo so.
“E io non sono triste Iris, io ho te e sono la mamma più felice del mondo.”
E per una paio d’ore lo fui davvero, felice. Le passammo a coccolarci sul letto, si riposò lei e mi riposai io. Riposai la mia mente, la svuotai e non pensai a nulla. Era il mio antidoto, la mia formula magica personale. Il mio stesso sangue, ma ripulito da tutto il veleno.
Due ore furono così poche, a malincuore diedi il cambio ad Annie, le dissi che appena avessi avuto 5 minuti avremmo parlato un po’. Lei annui e mi augurò buon lavoro. Ed io augurai a mia figlia una dolce serata.
  
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