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Autore: meiousetsuna    29/11/2015    2 recensioni
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Il mio omaggio ai mieii Amori: i personaggi di Vampire Diaries e L’Ulisse di Joyce.
Il Romanzo è riadattato in modo semplicissimo, perché i personaggi si inseriscano nella complessa trama.
Stefan, Damon, Katherine,“interpretano” i protagonisti, con la comparsa di tutti.
Malgrado alcuni argomenti spinosi, il rating sarà arancione, visto che tutto sarà molto contenuto.
Aveva un bel dire, Lorenzo, della sua nobile terra. Stefan era certo che fosse poco più di un malfattore da strada, non un rampollo di buona famiglia che prendeva il tè delle cinque.
Non che lo disdegnasse; quello, la birra, il whiskey, purché non offerti da lui.
Stefan raggiunse Kai sul terrazzo, abbracciando con lo sguardo il panorama sotto di loro.
Le strade, avvolte dalla luce opaca e infida delle prime ore del mattino, apparivano illuminate da un alone pesante e sgradevole, come se nella notte la marea di un oceano immaginario le avesse sommerse, lasciando, nel ritirarsi, uno strato di alghe morte.
Stefan odiava il verde salmastro, che fosse la tinta sbiadita dei caseggiati popolari, il colore delle erbacce secche, fino alla sfumatura dei suoi occhi da quando non era più bambino.
Love, Setsuna
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Katherine
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Per prima cosa devo scusarmi per il cambio di pubblicazione, diventato di 15 giorni per problemi personali; spero che non smetterete ulteriormente di leggere… Sempre grazie a EchelonDeathbat, Iansom; a charlie997, beagle26, lucy stoker, Fernweh. ___Dobreva 16, robin d.,skizzino84.
Note: É bene ricordare che, dal 10° in poi, tutti i capitoli hanno uno stile particolare: in questo, la voce narrante è una prima persona anonima, e il protagonista del cap.- Il Cittadino - non ha un “vero nome”; credo (ma posso sbagliare ) sia un omaggio al “Nessuno” dell’Odissea.


American Ulysses, capitolo 12
How green was my valley (The Cyclops
)

Ore 17:00- 18:00

Ero lì, che chiacchieravo tranquillamente con l’agente Forbes, mentre un terribile incidente stava per ledere la Mia persona! Uno stupido spazzacamino mi è passato vicinissimo, e col suo stecco poteva cavarmi un occhio!
Quand’ecco giungere, come da terre lontane, quel bel tipo di Lorenzo.
“Che fai qui?” Mi chiese il simpatico giovane bruno, col suo solito sguardo furbetto. “Parli con la polizia, adesso?”
“Già” risposi “ora faccio l’esattore delle  tasse, e ne vedo di tutti i colori. Ho individuato una vecchia volpe, un ladruncolo che non vuole pagare una fornitura di tè e zucchero che ha preso da un anziano agricoltore fallito; sapessi che baccano sta facendo quel taccagno”.
“Sono i peggiori, questi contadini, ancora attaccati alla terra come quando avevano degli schiavi! Magari si ucciderà per i soldi, lascia perdere”.
Venduti prodotti deperibili, consegnati all’indirizzo di TizioCaio, Gentiluomo, residente in Via dei Ladroni n.1; quantità: otto once di tè delle Indie, quattro pacchetti di zucchero raffinato della miglior qualità. Prezzo totale: dieci dollari e sessanta centesimi, che possono essere restituiti a rate, senza alterare la merce sigillata
“Sei per caso diventato astemio?” Mi domandò Enzo, indicando il Krog Bar.
“Solo tra un bicchiere e l’altro!” Ho risposto ridendo, e insieme ci siamo avviati verso quell’ottimo pub, dove si può gustare del liquore di albicocche fatto in casa e incontrare quell’esemplare unico che è il Cittadino.
Attraversammo il mercato, cioè la via più corta per raggiungere Little Five Points, mentre Enzo mi illustrava una certa storia di afta epizootica che aveva ascoltato presso un raduno di allevatori confluiti in città. Oltrepassammo il Tribunale, addentrandoci tra i banchi colorati e ricchi di doni che potevano provenire solo da lande misteriose, abitate da Principi, dalle quali risorgono dopo morti.
Certo nelle sue acque nuotano pesci rari e pregiati: alibut, salmoni, limende, il delfino è un pesce? Allora doveva essere in vendita lì! Gli alberi — cedri del Libano, sicomori — dovevano dare fogliame dorato, sotto il quale fanciulle di rara grazia giocavano innocenti, confezionando merletti con filo d’argento, in attesa di essere impalmate da eroi provenienti da terre esotiche, che le corteggiavano per portarle in palazzi di cristallo al di la del mare. Lì vivrebbero di tributi in cibi prelibati, fragole, dolci… vi abitano solo animali col pedigree, e vi si producono il burro più profumato, i cerali più biondi.
Enzo li guardava come un mucchio di legnaioli e pescivendole alle quali si poteva sollevare la gonna per pochi spiccioli, se intendete: ma il ragazzo manca di poesia!
Giunti finalmente nel Krog, abbiamo individuato a colpo d’occhio il Cittadino, che parlava col suo cagnaccio bastardo, di nome Dixie*; se ne stavano in fondo al locale, come in un antro inquietante e fuori dal tempo.
“Chi siete, che volete?” Ruggì il Cittadino.
“Siamo tuoi amici”, rispose Enzo senza scomporsi, mentre si aggiustava il cavallo dei pantaloni, mostrando la sua finezza inglese “Come va oggi? Pago io da bere, battezziamo il suolo nazionale; birra per tutti!”
“No, Enzo, pago Io!” Niente da fare, ormai era andata e il Cittadino sembrava contento, Enzo gli andava a genio, con la sua attitudine ribelle. Si stropicciò un occhio, battendo poi la mano, che pareva più una zampa, sulla coscia.
“Troppi stranieri! Non mi piace la situazione che ne dite, amici?” Tuonò.
Sì, perché non poteva essere descritta diversamente la sua voce, che sembrava un suono di tamburi di guerra. Il Cittadino era alto come una montagna, largo di spalle come una vallata, le braccia parevano mulini a vento, le gambe tronchi di quercia, le ginocchia, rocce. I lunghi capelli rossicci e sporchi erano intricati alla barba dandogli l’aspetto di un orco; i peli spuntavano perfino dal naso e dalle orecchie, tanto ne era ricoperto. Gli occhi erano malati, chissà se ne avrebbe perso uno, prima o poi… la bocca era una caverna dalla quale si liberava un alito incredibilmente fetido.
Anche il suo abbigliamento era invero peculiare; il completo era fatto di pelle piuttosto grezza, con un taglio irregolare che lo faceva sembrare un pastore arcaico: alla cintura erano attaccate tante medagliette, sul genere degli ex-voto, che rappresentavano i più importanti eroi. Lafayette, il Generale Lee, Andrew Johnson, Jefferson Davis, Nuvola Rossa, James Fenimore Cooper, Herman Melville; quindi il capitano Achab, Whillie la Balena cantante, l’Elefante danzante, il Grillo parlante, Yellow Kid e
last but not least! William Shakespeare. Il suo bastone da passeggio aveva le dimensioni di una clava, e nessuno avrebbe incontrato Dixie di notte senza provare timore: pareva davvero un lupo mannaro.
“Willy, un giro di birra, pago Io!” dissi all’onesto Will Kinney, gestore del pub.
“Perché, hai rubato le elemosine in chiesa?” Berciò Enzo, fastidiosamente.
“Sei tu, Lorenzo, che hai l’occhio malizioso”.
“Morti, matrimoni, che schifo!” Il Cittadino leggeva il giornale — il che era già tanto — con la faccia disgustata, alzando gli occhi al cielo.
“In tutti e due i casi, meglio loro che noi”. Enzo aveva la risposta pronta, il delinquente “comunque non c’è un morto pure qui?”
Lucien Castel, che si era appisolato e russava lievemente, si svegliò con le risate che ci stavamo facendo alle sue spalle, gettando occhiatacce in giro. “Ti querelo per disturbo alla quiete pubblica” — Enzo aveva proprio una faccia da schiaffi — “come quando ho detto alla polizia che il Cittadino prende a calci il cane!”
“Certo, ti credo… Will, una birra, devo svegliarmi”.
Ed essa fu spillata con tutti gli onori; quel nettare degli Dei, quel sollievo del genere umano, figlia dei campi di grano, orzo e luppolo, quel fiume dorato dalla schiuma soffice, la stessa da cui nacque Venere!
In quel mentre la porta si aprì, facendo passare la sagoma poco impressionante del giovane Henrik, un altro frequentatore abituale di bettole; forse aveva già bevuto, perché aveva una cera da cadavere.
“Voi non sapete! È stato avvistato Sutton! È accaduto mentre dei bambini tormentavano il figlio, leggendogli la lista di alcuni condannati a morte, è davvero orribile”.
“Ma è deceduto, cosa dici?” replicò ansioso Will.
“Appunto… è il suo fantasma! L’ho visto ora, coi miei occhi!”
“Troppi gin, così lo vedrei anch’io”. “Enzo, non giocare su questi argomenti nel mio bar”.
Ma ecco, che come si confà alle ombre inquiete, il pallido spettro del fu Ray Sutton si palesò proprio tra coloro che lo stavano evocando in quella inconsapevole seduta spiritica. La luna crescente, che sarebbe stata piena quella notte, l’aveva richiamato? Eppure respirava usando il plesso solare, e pareva asservito a esseri assetati di sangue. Era invero lì, ma come il riflesso di uno specchio. Di cosa poteva necessitare, da chiedere aiuto ai suoi fedeli amici? Confort per l’Aldilà? Scaldabagno, tazze da tè, o favorucci sessuali?
“Oh, viventi, che qui vi trovate… per prima cosa, vorrei una birra!” La richiesta fu presa in gran considerazione, e mentre Marte si allineava a Giove, essa venne mesciuta con solerzia. “Noi defunti proviamo gran sollazzo nel parlare coi vivi; ma badate che Oliver non faccia stupidaggini col conto della mia bara”. Tutti promisero con la mano sul cuore, aggiungendo che avrebbero vegliato come padri sul piccolo Ray junior; fu così che lo spirito poté avviarsi verso la Luce, esattamente in direzione degli Appalachi.
Tutti si ripresero con fatica da quella prova, e Lucien era il più nervoso. “Dio è semplicemente crudele, si è sbarazzato della cura di noi umani, per prendere Sutton così presto”.
“Basta, ho detto mille volte di bestemmiare fuori dal mio locale!”
“La terra lo piange, ma c’è di peggio” replicò il Cittadino “vedo passare Damon Bloom qui fuori, chissà che affari può avere”. Mentre grugniva quelle parole, il mostro estrasse un dollaro bisunto dalla tasca, sventolandolo per mostrare il ritratto di Washington, e con ulteriore ostilità, l’occhio sulla piramide massone sul retro. “C’è anche quel cornuto di Adrian, con la moglie, quella puttana tutta agghindata per la messa! Gli manca solo di andare a letto con la suocera, tanto anche lei…”
La frase fu interrotta dall’entrata decisa di Damon; era stato incerto se evitarli, di non bere il calice amaro fino in fondo, ma non gli andava più di tirarsi indietro. Appena messo piede all’interno, fu accolto dal ringhiare ostile di Dixie, ma non gli badò, gettando i suoi occhi azzurri alla ricerca di qualcuno. “Buonasera, sto aspettando Richard Lockwood”.
“Momento sbagliato, ma giusto per altro” si fece avanti Enzo “ti offro un bicchierino”.
Io avevo sentito poche volte l’inglese insistere tanto per dare da bere almeno un goccio pagato da lui, ma sembrava che di fronte a Damon non potesse esimersi. Alla fine si arrese, quell’eccentrico di Bloom voleva restare sobrio.
“Parlavamo di decessi, e appunto oggi ci sarà la decisione riguardo una condanna a morte. Ormai non ci sono più boia professionisti, sono barbieri che sgozzano le vittime, che muoiono dissanguate”.
“Però da una parte il sangue non scorre via, cioè dall’attrezzo!” La risata grottesca del Cittadino scosse le mura del locale.
“Ah! Omnia vincit passionis!” Enzo avrebbe dissacrato qualunque cosa.
“In realtà è una faccenda meccanica” rispose quel so-tutto-io di Bloom “con la trazione della fune, la spina dorsale si spezza almeno in un punto, così stimola i centri nervosi, che dilatano le cavità dei corpi cavernosi. Così si ottiene un’erezione morbosa”.
Che fosse un termine medico o altro, ho visto certamente gli occhi di Enzo brillare ascoltandolo.
“Gli unici veri uomini sono stati i combattenti della Federazione! E prima di loro, i soldati della guerra del Messico! Tutti i vostri discorsi mi fanno vomitare, ecco cosa ne penso!” Il Cittadino sputò in un angolo, facendo guaire il cane per la paura.
“Povero Dixie, vieni… dai la zampina…” Will era buono con i cani, solo lui poteva avvicinare quella belva senza paura; presa una scatola di latta, allungò al famelico animale alcuni biscotti che erano rimasti invenduti.
Il Cittadino sfidava Damon con gli occhi, mentre sollevava un boccale grosso come una botticella. “Brindo ai nemici, perché li ho di fronte!”
Un entusiasta Enzo assistette al duello virtuale, mentre
campane a morto
colpi di cannone
marce funebri
Sturm und Drang
piaghe nelle cateratte celesti
sottolineavano quell’attimo. Normalmente Damon avrebbe temuto di essere letteralmente divorato dal gigante, ma vi garantisco che quel giorno qualcosa stava cambiando, in lui.
Per fortuna Damon era sopraggiunto dopo che il Cittadino aveva riportato il commento di Logan Fell su di lui che circuiva la signora Esther per portarsi a letto la nipotina, Freya.
Mi ricordo bene la festa che si fece per l’ultima impiccagione, in città, c’era proprio una bella compagnia. Kai Parker e Lorenzo avevano fabbricato delle bandierine di carta con le stelle dell’Unione, e dei piccoli impiccati di paglia e li vendevano a chi era così stupido da comprarli. Gli orfanelli assistevano dalla finestra all’edificante spettacolo, mentre sul palco d’onore si trovavano le autorità. Il Presidente Altissimo, la sua signora Quanto Sono Bella, il Vicesindaco dei Miei Stivali e l’Illustrissimo Vescovo di Sbafolandia.
Tutti rattristati per la barbarie, ma erano lì. Nell’attesa dell’esecuzione scoppiò un parapiglia e se non fosse stato per l’ufficiale di turno, ci sarebbero state botte da orbi! Infine, Ansel, il capo di un gruppo di banditi amato dal popolo, salì i gradini del patibolo con un fiore scarlatto tra le labbra, e sangue su tutto il corpo. Tutti applaudivano e pregavano in tutte le lingue, in ginocchio. Sugli occhi del carnefice, un elmo, dono degli ammiratori. La sua sposa si recò a dargli l’ultimo saluto, e non c’era più un occhio asciutto per la commozione! Quand’ecco un giovane prostrarsi ai suoi piedi donandole un teschio d’oro per chiederla in moglie. Non era ancora vedova, ma che doveva fare? Accettò, tra il giubilo dei convenuti!
“Dannati rammolliti e finti inglesi, o finti patrioti! Nessuno che sia un fiero tradizionalista, qui!” Il Cittadino si trovava tra Me, Enzo e Damon ma era chiaro che mirasse a lui; anche Dixie lo puntava con occhi iniettati di sangue, sapendo che il suo padrone si godeva il panico che ispirava.
“Coraggio, beviamo tutti” Enzo era di buon umore “offro ancora io”.
“No grazie, sono qui solo per Lockwood, è per la colletta per il figlio di Sutton”. Offensivo, dico Io!
“Ci guadagna anche la moglie?” Domanda legittima, anch’Io mi ricordavo di una volta in cui Damon vendeva biglietti per la festa dei Fondatori senza permesso. Se si trattava di beneficenza, era capace di imbrogliare, che roba. Prima che potessi esprimermi, Enzo mi rivolse una strana domanda. “Che ne pensi di candidarti sindaco? Saresti bravo con questo tipo di gestione”.
“No, grazie, c’è già Alaric Saltzman che si è proposto e credo abbia buone possibilità, domani partirà per un giro di campagna elettorale in tutta la Georgia; preferisco partecipare al raduno degli allevatori”.
“Un crucco! Odio i tedeschi, non mi fido della loro aria amichevole”. Non posso dire che non me lo aspettassi, il Cittadino detestava tutti.
Damon era estremamente nervoso, a quel punto. Enzo stava offrendo da bere col denaro che avrebbe dovuto restituirgli, Saltzman non sarebbe stato presente per aiutarlo col famoso affare della pubblicità con le chiavi, e certamente i metodi che avrebbero proposto per curare gli animali sarebbero stati spietati. Fece quella cosa con gli occhi, involontariamente.
“Se invece andassimo ad assistere a qualche sport nazionale?” Propose Enzo, che era una fucina di idee.
“Nazionale? E che ci è rimasto? Forse il football, ma non abbiamo campioni, Jacobus Thorpe non è americano, è un misero cecoslovacco! Comunque quest’anno non si giocherà per i troppi incidenti agli atleti, che schifo! Non sono degni di usare la nostra maglia!”**
“Ci sono altri sport” ribatté Damon “per esempio il pugilato; è un tipo di competizione molto antica, ed è popolare in Inghilterra, può interessare a Lorenzo”. Non l’avesse detto!
“Niklaus Michaelson punta sui pugili, quel figlio di un traditore, e ci si riempie le tasche d’oro”.
Ecco, non avrei potuto dir nulla, perché Io e Klaus imbrogliamo insieme, agli incontri!
“Vi ricordate l’incontro di Jeffries contro Fitzsimmons? Gli ha chiuso per sempre l’occhio destro, eppure era sfavorito… non mi fido! Klaus sa fare soldi con tutto, d’altronde. Ora ha organizzato un bel tour per l’estero, no? Bloom, c’è anche tua moglie?” La voce del Cittadino era più sgradevole, se possibile.
È stato allora che ho capito. Damon rispose qualcosa per minimizzare, ma io ho l’occhio fino. Soffriva, e molto, e questo significava che Katherine era invischiata con Klaus, che lui se la stava spupazzando proprio in quel momento. Aveva ragione quel pettegolo di Logan, stavolta.
Ma chi irrompe, con la sua aria distinta? Shane, erede di ottimo casato, col Dottore in Legge Luke, che generosamente, posto piede sul suolo da Noi calpestato, ordinava da bere per tutti! Questo era un onore, perché Luke frequenta solo gente distinta, che indossa frac con la gardenia all’occhiello, e monocolo.
“Che noia legale sono le lettere anonime, amici. Se poi sono di insulti alla moglie di Sutton…”
“Non dovresti parlarne, è rimasta vedova ieri”. Damon non aveva alzato la voce, ma non era necessario, aveva sferzato l’aria solo con l’intenzione; davvero, non lo riconoscevo. Mentre il Cittadino lo squadrava come per prendere le misure della bara, Will ed Enzo ridacchiavano sfogliando una rivista pornografica. “Che bel cespuglietto ha questa sporcacciona… e mi piace molto anche la sua gola così bianca”. Io mi sarei interessato, ma in quel mentre, con aria funerea, Ethan Crane entrò in compagnia di Jesse, un giovanotto da poco, a parer mio.
Il Cavalier Crane si fece innanzi, con l’armatura coperta con l’Orifiamma: nobile era il suo sembiante, tra tutti i paladini. Con reverenza si chinò tre volte in omaggio al Signor Suo, capo di tutta la Georgia, raccontando in qual guisa i Re avessero pregato gli Dei per la sua buona salute, acciò che potessero sperare nella sua guida chiara e onesta negli affari di Stato.
“Ogni scelta è assurda” aggiunse Luke “tanto decaduto un politico, ne arriva uno peggiore. Dovremmo sceglierli da lontano, col cannocchiale. Non so neppure che programma dovrebbero portare”.
“Credo che dovremmo abbandonare le colonie che si fondano sulla schiavitù, visto che per fortuna l’abbiamo abolita qui”.
Il Cittadino avrebbe infilzato un paletto nel cuore di Damon, sicuro! “Non siamo stati noi, ma gli yankees! Viva il Ku Klux Klan! Meglio gli inglesi allora, almeno hanno l’arte, una cultura, quelli sono spazzatura! E fornicano con la nostra patria adultera… alla morte dei nemici!” Esclamò, alzando nuovamente il boccale.
Le cose si mettevano maluccio, eh! “Ethan che è successo alla Gold Cup?” Ho chiesto Io per alleggerire gli animi.
“Non ci crederete! Ha vinto Gettarvia, quel brocco perdente, anche se Klaus aveva puntato su Scettro, e lui sa cosa fa. Quel cavallo che pareva da gettare, ha vinto sullo Scettro di Klaus!”
“Se ne farà una ragione”. Damon era contento, altroché. Lo capivo benissimo.
Il Cittadino era di diverso avviso. “Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere… è stato un accordo, sicuro. Siamo dei venduti… dov’è la civiltà del Cotone? Caffè, frutta, vino, lino, tabacco, canapa, segale; quanto ci devono i nordisti come debito di guerra? Le foreste distrutte, le case bruciate? Piuttosto, che i nostri occhi guardino all’Europa”.
“Come quando vi siete ribellati a Giorgio III? Senza rancore”. Enzo non si sarebbe fatto il sangue amaro per qualcosa che non lo toccava di persona, ma gli piaceva fare il gradasso.
“Forse Bloom ha ragione” ribatté Ethan, sapete che sono stati bruciati vivi dei neri? È disumano. Credevo che i peggiori fossero i Capitani della Marina Militare: insomma, con le frustate ai marinai per ogni errore, cose del genere”.
“Sono leggi fatte a Boston!” Tuonò il Cittadino. “Maledetti, puniscono con la frusta, anche con lo stupro, secondo me”.
“Penso che la disciplina militare sia durissima ovunque, e non hai prove di quello che insinui”. Niente, Damon ambiva di finire sbranato! Sempre a contraddire, ora ci mancava che lo invitasse a giocare a freccette, sapendo che non aveva una buona vista. Shane e Lucien aggravarono la situazione.
“Se ci fosse un’altra guerra vinceremmo noi: siamo più grandi, più meritevoli, prenderemmo anche la Luisiana ai francesi! Un altro giro, Will! Bevete tutti, vero?”
Io ero più tranquillo, ma Damon era inarrestabile, cercava la lite. Quella vera.
“Il punto è un altro; basta guerra e persecuzione, una Nazione vuol dire vivere insieme, nello stesso posto”.
“E quale sarebbe la tua nazione, Bloom?” domandò il Cittadino, fumando dagli occhi.
“America, sono americano con origini ebree, e ne sono fiero. Non serve odiare tutti per essere un buon sudista, chi sei tu per giudicare?” Damon per un attimo aveva una faccia da assassino, davvero; ma crollò subito, lasciando esposta solo la bellezza del suo viso. “Gli uomini non possono vivere per l’odio, ma per l’amore. Sai, il suo opposto”.
Io stavo per bruciarmi col mio sigaro, parola!
“Vado a cercare Lockwood, è tardi; per favore se passa qui ditegli di aspettarmi”.
“Amore! Come una femminuccia, perché è un debole, altro che Romeo e Giulietta, uno così è un ladro!”
Io non desideravo trovarmi in un lago di sangue. “Enzo, brindiamo alla felicità di tutti”.
“Un attimo!” esclamò Ethan “ho capito! Damon ha vinto ai cavalli, ecco dov’è andato, a ritirare una grossa vincita: ho incontrato Markos che voleva puntare come gli ha suggerito, e… gli ho fatto cambiare idea… e non offrirà niente; quando ha dei soldi dice sempre che sono per la figlia
poi tirò fuori oggetti d'argento, oggetti d'oro, vesti e li diede a Rebekah
così se li tiene, quel dannato figlio di un suicida”.
Io mi ero deciso a correre via, quand’ecco che sopraggiunge Richard Lockwood, accompagnato dal gentile Elijah.
“Oste, che puoi imbandire sulla nostra tavola acché ci rifocilliamo?” Proferì Elijah, colui che era di bell’aspetto, ma che poteva infuriarsi all’improvviso.
“Per Vostra Grazia, propongo un pasticcio di fagiano in crema freschissima, fette di pollame allo spiedo, minestra di uova con noce moscata, testa di cinghiale alla brace, torta di frutta candita, vino del Reno, pane di farina bianca, liquore di ciliegie, quello che la mia povera cucina ha da offrire”. “Ciò mi aggrada, brav’uomo, servici pure”.
“Non c’è Bloom?” Chiese purtroppo Lockwood.
“No, è a truffare i poveri”, disse Shane “quell’Angelo Vendicatore dei soprusi. Sapete che è strano, era così fissato col bambino che poi gli è morto. Una volta l’ho visto comprare cibi per neonati, ci credete?”
Sulle labbra sensuali di Enzo si dipinse un sorriso ambiguo. “Chissà se Damon, con la moglie… pratica l’altra strada, di preferenza”.
“Ha avuto due figli, non essere volgare” Elijah era sempre un signore.
“E chi è il padre?” Ho detto Io, per stare al gioco.
“È scappato per non pagare, il giudeo!” Dixie sottolineò con un ululato terribile le parole del padrone.
“Basta, sono stanco” Richard Lockwood aveva compreso che la situazione era scottante “Dóminus vobíscum. State insultando un assente”. Avrebbe anche ottenuto il suo scopo di pace, ma Damon tornò proprio in quell’istante.
“Ecco il nostro uomo… o non dovrei chiamarlo così?”
Richard non disse nulla, ma con presenza di spirito afferrò Damon per una spalla, mentre Elijah lo bloccava con una mano sul petto, riuscendo poi a trascinarlo fuori. Salirono su una carrozza
che era tutta d’oro, come una barca tirata da delfini, accompagnata dalle risa di ninfe e ondine che guizzavano nella spuma sulle fiancate; e così il Profeta Elia, insieme al figlio del Sole e della Luna, bello oltre l’immaginazione, ascese verso il Cielo
Il Cittadino non era di quell’idea! Corse verso la porta sbraitando, cosa che mi imbarazzò molto, perché i passanti si fermarono a curiosare: presa la scatola di biscotti, ormai vuota, tentò di mirare alla testa di Damon, ancora sporto dalla carrozza, ma il Sole gli andò negli occhi!
“Mi ha accecato! Lo ammazzo, dov’è? Dixie, prendilo!”
Mentre Enzo e Shane si rotolavano dalle risate fino a piegarsi sul pavimento, la scatola rimbalzò a terra
e davanti a mille testimoni oculari, ne seguì un’immane catastrofe!
Oh, l’orrendo rumore, il terremoto che squarciò la terra per leghe e leghe!
La distruzione avrebbe annientato quei piccoli esseri umani, ridotti in briciole anzi.
Lo spavento, i lutti, le ceneri fumanti!
Io ero contento, non volevo il Cittadino in galera ed Enzo con lui come complice, con chi mi sarei ubriacato?
Damon si sporse dalla carrozza ormai lontana. “Sarò io, alla fine, a salvare questo posto, io e quelli come me!” Adonai ehad! E sparì dalla vista di Noi persone indegne.

Note cap.12:
*Dixie era il cognome di un possidente sudista, così avido di terra da diventare un sinonimo di “terra del Sud”
** Vero: nel 1905 il campionato fu sospeso per i ripetuti incidenti anche mortali agli atleti
Tecnica narrativa: Asimettria allineata, discorso partecipato
Genere letterario: fiaba, racconto comico
Scienza: chirurgia
Organo: ossa, muscoli
Colore: verde brillante

  
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