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Autore: mistaya    01/12/2015    1 recensioni
Fin da quando è nata, in molti sapevano che Rosette era destinata a essere una grande maga. All'alba dei suoi sedici anni, i suoi poteri si destano, ma ci sono forze che cospirano contro di lei: forze oscure, forze del cuore. La più grande speranza di chi la ama, è che possa vivere e praticare la sua buona magia a lungo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note per i lettori sul primo capitolo: se qualcuno di voi ha visto alcuni anni fa “Biancaneve – E vissero felici e contenti”, noterà delle somiglianze in questa fanfic, soprattutto nel capitolo 1. In parte anche quel film ha ispirato la trama della mia storia, e anche il film “Biancaneve e il cacciatore”. La figura di Madre Natura l'ho cambiata, rispetto a quello del film a cartoni sopracitato, perché l'ho presa sempre dai libri sui guardiani dell'infanzia di William Joyce. Nei suoi libri Madre Natura, è in realtà Emily Jane Pitchiner, la figlia di Pitch, l'Uomo Nero...Potete trovare la sua storia in inglese su internet.


 

Sai da dove vieni?

...vicino all'acqua d'inverno

io e lei sollevammo un rosso fuoco

consumandoci le labbra

baciandoci l'anima,

gettando al fuoco tutto,

bruciandoci la vita.

Così venisti al mondo.

Ma lei per vedermi

e per vederti un giorno

attraversò i mari

ed io per abbracciare

il suo fianco sottile

tutta la terra percorsi,

con guerre e montagne,

con arene e spine.

Così venisti al mondo.

Da tanti luoghi vieni,

dall'acqua e dalla terra,

dal fuoco e dalla neve,

da così lungi cammini

verso noi due,

dall'amore che ci ha incatenati,

che vogliamo sapere

come sei, che ci dici,

perché tu sai di più

del mondo che ti demmo.

Come una gran tempesta

noi scuotemmo

l'albero della vita

fino alle più occulte

fibre delle radici

ed ora appari

cantando nel fogliame,

sul più alto ramo

che con te raggiungemmo.

 

(Pablo Neruda, “Il figlio”)

 

 

 

Capitolo 1

Mirror, Mirror

 

 

Rosie era già sveglia da alcune ore. Erano le nove del mattino e lei abbassò lo sguardo sul biglietto che aveva ricevuto due giorni prima. Madre Natura in persona la convocava, perché doveva parlarle di questioni molto serie. E non solo a lei: era da Madre Natura che le orchesse avevano ricevuto i loro poteri, e voleva vedere anche loro, soprattutto per Tori, che ancora non aveva imparato ad usarli bene.

Si vestì, ed andò in giardino per vedere cosa combinavano le orchesse, che erano già sveglie da un pezzo. Tori si stava esercitando con i fulmini. “E’ inutile” diceva singhiozzando, “Non riesco a far bene niente!”, e agitò il dito fino a formare una piccola nuvola nera, ma questa colpì l’albero dietro di lei, e annaffiò le sue sorelle con la pioggia.

“Tori!” la rimproverò Phoebe.

La piccola abbassò la testa mortificata.

In quel momento si accorsero di Rosie, e le diedero il buongiorno. La stavano aspettando per fare colazione.

“E' molto nervosa!” fece Hertha a Rosie durante la colazione, sottovoce, mentre l'aiutava a versare il latte caldo nel bricco. I loro genitori avevano già mangiato, e c'erano solo loro. “Madre Natura ha convocato Tori per una revisione! Non era mai successo prima d’ora”.

Rosie guardò la piccola orchessa, mentre giocava con un pezzo di frittella. Sembrava davvero scoraggiata.

Nel frattempo, molto lontano, in un palazzo oscuro, una strega stava chiedendo a uno dei suoi specchi, di mostrargli dove fosse la giovane Rosie, e decise di seguirla fino al giardino di Madre Natura, alle cascate dell’arcobaleno.

 

 

La strega dai capelli biondi andò nella stanza del suo specchio. Lo faceva una volta l’anno, almeno da sedici anni, ormai. “Specchio, specchio delle mie brame” disse lei, “Chi è la più bella e potente strega del reame?”,

Mia signora” rispose lo specchio, “Tu sei la più bella, ma c’è una fanciulla che oggi compie sedici anni, destinata a superarti sia in bellezza che in potere magico”,

Chi è costei?”, i suoi occhi lampeggiavano di furia,

Ha la pelle dello stesso colore delle rose più leggiadre, capelli e occhi di un castano delicato, due labbra rosse come il sangue, e uno spirito forte come il fiore di cui porta il nome…”,

So chi è!” esclamò lei, “Maledetta! Ora capisco tutto: da quando è nata sto incominciando a indebolirmi! Avrei dovuto ucciderla, quando era ancora nel grembo di sua madre!”

Ti avverto: la sua bellezza, la sua innocenza, il suo coraggio, possono distruggerti, ma per queste stesse virtù, lei potrebbe essere la tua salvezza!”, Angelique lo guardò sorpresa, “Prendi il suo cuore con le tue stesse mani, divoralo, e non dovrai più consumare nessun’altra vita! Mai più sarai debole e non dovrai mai temere la vecchiaia!”,

L’immortalità…”

 

 

Ormai le ragazze erano quasi arrivate. Rosie notò che Tori era rimasta indietro e aveva il capo basso.

“Che cosa c’è, Tori?” gli chiese Rosie,

“Non riesco mai a combinare niente come si deve! Le altre sono tutte così brave: Hertha è sempre così sicura, Phoebe è forte e coraggiosa, e Blyss è così carina!”,

“Ma dai! Sei bravissima anche tu! Lo siete tutte: ognuna a modo suo”,

“Tutte tranne me! Io invece qualunque cosa faccio la sbaglio”,

“Questo non è vero: tu continua a fare del tuo meglio e sii te stessa!”. Tori le sorrise e l’abbracciò forte.

“Venite! Siamo quasi arrivate” fece Gael. Rosie prese per mano la piccola orchessa e raggiunsero le altre.

Quando oltrepassarono le cascate dell'arcobaleno, si ritrovarono in un giardino meraviglioso, dove c’erano le piante più varie.

Tori sospirò. “Vedrai, sono sicura che Madre Natura non sarà troppo severa” le disse Rosie.

“Oh, sì, sicuramente sarà anche peggio!” fece Phoebe.

Trovarono Madre Natura che stava trafficando con delle pozioni, contenute nei fiori, e c’erano sbuffi di fumo colorato che spuntavano dappertutto.

Madre Natura era vestita di bianco, e sembrava avere un’età indefinita. Aveva lunghi capelli neri, come la notte, e gl’occhi verdi come le foglie degli alberi. E in quel momento canticchiava, mentre preparava le sue pozioni.

“Quella lì è Madre Natura?” chiese piano Rosie, poi davanti a lei spuntò un enorme girasole, con la faccia umana che l’intimava di fare silenzio. Al vederlo era sobbalzata.

“Madame, non vuole essere disturbata!” fece lui,

“Oh, ma io ho ricevuto un suo messaggio…” disse Rosie, mostrando il biglietto,

“Madame non sarà mai ben disposta con chi ha il cattivo gusto di interromperla!” ribadì lui, chiudendo il discorso,

“Ma tu chi sei?” chiese Phoebe,

“Sono uno dei suoi servitori!”.

Madre Natura trafficò ancora per qualche minuto con le sue pozioni, sempre cantando. Stava facendo un mucchio di creature strane, come una tartaruga, che sembrava un sasso con del muschio quando stava ferma, e una rana con tre occhi.

Poi si accorse di loro. “Ah bene!” fece, “Siete qui, tutte e sette!”, e fermò lo sguardo su Rosie, “E tu chi saresti?”,

“Sono Rosie, signora”,

“Chi?”,

“Rosette, si ricorda? Sono la figlia di Tremotino e Belle…Mi ha fatto avere questo messaggio”, e gli porse il suo biglietto,

“Ah, sì! Rosette”,

“Può chiamarmi Rosie”,

“Già…è passato un po’ di tempo da quanto ti ho vista: l’ultima volta eri appena nata! Bene: sarò subito da te…sarà un discorso lungo e difficile, ma prima devo sistemare una cosetta…”, e si rivolse alle orchesse, “Allora, la pasticciona, vuole fare un passo avanti?”,

“Sta parlando di me” mormorò Tori, e andò davanti a lei,

Madre Natura tirò fuori a un battito di mani una pergamena, e si mise degli occhiali senza stanghette, e cominciò a leggere, “Precipitazioni nella stagione a basso regime pluviometrico, sconsiderato uso di anemometria, scarsa applicazione della climatologia, eccetera, eccetera…Ho dimenticato niente?”,

“Eh, sì, c’è dell’altro: non so controllare le condizioni del tempo”,

“Ed è quello che ho appena detto!”, Tori cominciò a singhiozzare, mentre Madre Natura scuoteva la testa, “Oh, non avrei mai e poi mai dovuto darvi tanti poteri!”,

“Visto? Lo sapevo che avrebbe tolto i poteri a Tori” fece Phoebe, e poi realizzò, “Ah! Stava dicendo a tutte?”,

“Ma Madre Natura…” incominciò Hertha,

“Oh, non credete che non mia accorta che litigate sempre!” la interruppe lei, “E che avete usato temporali e raggi di sole a vostro piacimento! Non è per questo che vi ho dato i poteri: dovevate lavorare insieme per creare armonia, quando io non ci sono! Oh…ragione per cui non posso tollerare il minimo errore!”,

“Ma scusi, e tutti gli errori che commette lei?” chiese Rosie,

“Come dici, scusa?”,

“Sono io che chiedo scusa…ma anche lei può commettere degli errori, a volte! Io sono sicura che se le dessimo un po’ più di fiducia, Tori sarebbe bravissima, nel suo lavoro!”,

“Mi dispiace, signorina: le sette orchesse saranno private dei loro poteri, e la mia è una decisione irrevoca…”, in quel momento si sentì un boato.

Da una nuvola nera, uscì fuori una donna. Doveva essere una strega, vestita di nero, dai capelli lunghi e biondi. La sua pelle era di un pallore quasi mortale, e due occhi dello stesso colore ghiaccio. Incredibilmente freddi...

Angelique” mormorò Madre Natura, guardandola con ostilità.

 

 

Angelique andò avanti e indietro per la sala. “Ma è incredibile!” disse alle creature oscure che erano al suo servizio, “Sedici anni! Sedici anni e nessuno si è accorto di niente! Da quando è nata nessuno ha sentito i suoi poteri crescere!”, e grazie a questo né lei né i suoi servi si erano preoccupati di tenerla d'occhio. “Siete sicuri di non aver notato niente?” chiese lei al capitano dei suoi servi,

Oh sì...Se fosse stata così potente ce ne saremmo accorti...Io e gl'altri”, fece lui con voce cavernosa, “Abbiamo cercato di sentirla per i boschi, le case, le montagne, e le culle...”,

Le culle?” fece Angelique sbalordita,

Oh, sì...Abbiamo sempre controllato se dalle culle venisse qualche potere magico...”,

Le culle!” fece Angelique, alzando la voce, e poi si rivolse al suo corvo, “Hai sentito, mio caro? Per sedici anni hanno cercato una bambina in fasce”, e cominciò a ridere. I suoi servi le fecero da eco, poi lei si infuriò e li scagliò tutti via. “Sono una rovina! Una vergogna per le forze del male” e si sedette sul suo 'trono', rivolgendosi stancamente al corvo. “Mio diletto, mi rimani solo tu” fece lei, “Cerca una fanciulla di sedici anni, con i capelli e gl'occhi castani, la pelle rosea e le labbra rosse come il sangue!”, e lo portò alla finestra, “Va', e non deludermi”, e il corvo volò via, e la sua padrona gli aprì un portale che lo conducesse nella Foresta Incantata.

L'uccello volò per quasi due giorni, finché non giunse ad un castello. Si sentiva la magia provenire da esso. Sentì chiaramente un pianoforte, e qualcuno che cantava. Sicuramente una ragazza. Andò alla finestra dal quale proveniva la musica. Era una stanza con una grande libreria, e c'era una fanciulla che cantava. Era quella che stava cercando! Era inconfondibile.

 

Lavender's blue,

Dilly dilly,

Lavenders green.

When I am King,

Dilly dilly,

You shall be Queen.

Who told you so,

Dilly dilly,

Who told you so?

T'was my own heart,

Dilly dilly,

That told me so.

Call up your men,

Dilly dilly,

Set them to work.

Some to the plow,

Dilly dilly,

Some to the fork.

Some to make hay,

Dilly dilly,

Some to cut corn.

While you and I,

Dilly dilly,

Keep ourselves warm.

 

In quel momento salì una donna bellissima, con in mano un paio di libri. Lei e la giovane si somigliavano in modo impressionante, fatta eccezione per gli occhi. Quelli della donna erano azzurri, ed era inconfondibile la luce che avevano, unite alla dolcezza del suo sorriso: quello era lo sguardo che una madre che guardava amorevolmente la propria figlia. E anche la ragazza alzò lo sguardo per sorridere alla donna, per poi riprendere a cantare.

 

Lavender's green,

Dilly dilly,

Lavender's blue.

If you love me,

Dilly dilly,

I will love you.

Let the birds sing,

Dilly dilly,

Let the lambs play.

We shall be safe,

Dilly dilly,

Out of harms way.

I love to dance,

Dilly dilly,

I love to sing.

When I am Queen,

Dilly dilly,

You'll be my King.

Who told me so,

Dilly dilly,

Who told me so?

I told myself,

Dilly dilly,

I told me so.1

 

Finita la canzone, la ragazza si rivolse alla madre. Le chiese se doveva aiutarla nelle faccende, ma lei le rispose di no, e allora la giovane gli comunicò che sarebbe andata in giardino dalle altre.

Il corvo rimase appollaiato sull'albero e osservò la ragazza unirsi ad altre tre, delle orchesse. Si chiamavano Blyss, Marina e Tori. Sentì distintamente quelle tre orchesse chiamare la ragazza Rosie. Appena finito di stendere il bucato, cominciarono a giocare rincorrendosi per i cespugli del giardino, e insieme a loro c'era un piccolo cagnetto bianco. Vide un uomo che si aggirava per il giardino, che sembrava divertirsi nell'ascoltarle.

Ad un certo punto, Rosie si scontrò contro di lui. “Oh, scusa papà” fece lei ridendo, mettendogli una mano sul petto,

Rosie” fece lui sorridendole, “Si può sapere cosa state combinando?”,

Niente, ci stavamo solo divertendo...”,

Non siete troppo grandi, per fare questi giochi?”

La ragazza scrollò le spalle, e poi sentirono qualcuno fare un “Ahi!”. Era la ragazzina più piccola che era inciampata poggiando una mano su un roseto. Si misero tutti intorno a una fontana, e Rosie le accarezzò teneramente una mano, mentre la giovane chiamata Marina, raccolse un po' d'acqua e le bagnò la mano graffiata. La mano della ragazzina guarì subito, e le ragazze si diedero una rinfrescata.

Rosie si bagnò leggermente i capelli, mentre il padre le sorrideva, proprio come gli aveva sorriso sua madre prima.

Lontano, Angelique aveva osservato tutta la scena nel suo specchio, attraverso gl'occhi del corvo.

Ah” mormorò lei, “Così è lei la rosa che cercavo...”

 

 

Rosie osservò allibita la donna che gli stava di fronte, e che la stava guardando con la stessa ingordigia di un lupo che aveva posato lo sguardo su un indifeso agnello.

“Chi sei?” gli fece la ragazza, cercando di non sembrare intimorita,

“Chi sono? Non curartene ragazzina...presto sarà finita prima che tu te ne accorga!”, e le mise una mano sul petto, e Rosie capì che voleva prenderle il cuore. Lo percepì. Ma la strega levò subito la mano: era come bruciata!

Le orchesse raggiunsero subito la loro amica, e Madre Natura scagliò via la donna, che se ne andò dicendo: “Non finisce qui! Ci rivedremo presto!”, e se ne andò, sfumando in mille corvi.

“Chi era quella?” chiese Phoebe,

“Il suo nome è Angelique, e viene da un mondo molto Oscuro...è l'ultima di un clan di streghe nere” spiegò Madre Natura,

“Che cosa vuole da me?” chiese Rosie,

“Vuole il tuo cuore, Rosie” rispose Madre Natura,

“Come?”,

“E' una storia lunga, riguarda anche il Pugnale dell'Oscuro Signore, e te la racconterò brevemente...”.

A quanto sembrava, quella strega di nome Angelique, faceva parte di un clan di streghe malvagie, di cui lei era l'ultima componente, ed era stata una delle sue sorelle a raccogliere l'Oscurità che Merlino aveva rinchiuso nel Pugnale: quella magia nera era stata richiesta alla strega da un uomo avido e malvagio, che voleva il potere, ma non era riuscito a controllarla ed essa era scappata. La madre di Angelique, in punto di morte, radunò quel poco di magia oscura che le restava e fece un incantesimo alla figlia, che la rese bella e immortale: solo per la più bella l'incantesimo è stato creato, e solo una ancora più bella l'incantesimo può essere spezzato. Quello recitava l'incantesimo, e non si sarebbe mai spezzato, se Angelique avesse continuato a nutrirsi della giovinezza di altre fanciulle. Ma da quando Rosie era nata, quello sembrava non bastarle più, e quando la ragazza aveva compiuto sedici anni, ad Angelique era stato rivelato che poteva darle l'immortalità, se le avesse strappato personalmente il cuore dal petto e lo avesse divorato.

“Angelique già sapeva che poteva nascere la giovane donna da una profezia che un indovino, Tiresias, aveva pronunciato, ma non le ha dato troppo peso, e ora si sta indebolendo...” aggiunse infine Madre Natura,

“Quindi, quella più bella, sarei io?” fece Rosie perplessa,

“Già”,

“E perché lei non è riuscita nemmeno a toccarmi?”,

“Perché su di te Rosie c'è una 'protezione' particolare...La stessa che ti ha tenuta celata agli specchi stregati di Angelique, e dai suoi servi...Finché non hai compiuto sedici anni e ora, per i parametri della magia, sei adulta...Tuttavia la protezione su di te è abbastanza forte da non farti toccare”,

“E questa protezione è merito del battesimo delle fate e dei guardiani?”,

“In parte...”, e preferì non aggiungere altro. “Ora, veniamo al motivo per cui ti ho convocato Rosie: se vuoi diventare una vera maga, dovrai andare nel mondo magico dal quale io provengo, di cui tu avrai sicuramente letto nel libro di tua nonna...Lì, c'è un castello, ora è una sorta di dimora dove i maghi si ritrovano a studiare e a confrontarsi...una specie di rifugio per maghi e streghe di ogni mondo...Una volta era la casa della famiglia dello Zar lunare, il padre dell'Uomo sulla Luna, prima che lui e la sua famiglia cominciassero a viaggiare per lo spazio”, Rosie non aveva mai creduto che quel castello esistesse ancora, “Tu andrai lì e sarai iniziata a diventare una maga”,

“Sarebbe fantastico” fece Rosie entusiasta, “Ma dovrei chiedere il permesso ai miei genitori...”,

“Non sarà necessario, lì il tempo funziona in modo diverso: domani mattina andrai al castello e quando tornerai, qui nel tuo mondo saranno passate solo poche ore...Potresti stare via per dei mesi o degli anni, ma tornerai a casa ferma all'età in cui sei partita”,

“Davvero?”,

“Certo...comunque nessuno ti proibisce di dirlo comunque ai tuoi, sempre che tu voglia andare...”,

Rosie ci pensò su, “Voglio andarci, ma non credo che glielo dirò...sono sicura che si preoccuperebbero troppo”. La verità è che temeva che suo padre non l'avrebbe mai lasciata andare, visto quello che era successo con Bea. Ma lei sentiva di voler partire: diventare una maga completa era una cosa che desiderava da tanto, soprattutto ora che c'era una nuova minaccia.

Si voltò a guardare le orchesse, che la osservavano preoccupata. “Le sette orchesse, non potrebbero aiutarmi, in questo viaggio?” chiese la ragazza,

“Te le vuoi portare dietro?”, e loro sette parlarono tutte insieme, chiedendo a Madre Natura di poterla accompagnare, “E va bene!”, e si rivolse alle sorelle, “Vi concedo un’ultima possibilità: se userete bene i poteri, potrete tenerveli!”, e si rivolse di nuovo a Rosie, “Ora ti darò ciò che ti servirà!”.

Condusse Rosie e le orchesse al centro del suo giardino, e da un albero maestoso, prese alcuni oggetti. “Questo sarà il tuo libro delle Ombre!” fece porgendogli un grosso libro rosso, sulla cui copertina vi era raffigurato un pentacolo, “Ogni maga ha un libro delle Ombre, dove sono scritti rituali, incantesimi, ricette di pozioni, e altre informazioni sul mondo della magia e delle creature che ne fanno parte...Alcune pagine di questo libro sono ancora bianche: dovrai scrivere tu quello che non c’è, e che ritieni potrà essere utile a chi erediterà questo libro dopo di te”,

“Di chi era questo libro?”, sulla copertina c’era disegnato il pentacolo delle streghe con tre uccelli che gli volavano intorno, sembrava nuovo,

“Oh, è passato attraverso diverse generazioni di maghi e streghe”,

“Capisco”, e poi le porse una spilla dorata a forma di spada, “E questa a cosa serve?”,

“Prova a picchettare tre volte sull’elsa!”,

Rosie lo fece e la spilla si trasformò in una spada, con l’elsa dorata, “Uao!”,

“Ti servirà anche un arma, e quella è una delle migliori che potresti trovare: Durlindana, la spada del cavaliere Orlando”,

“La spada di Orlando?”, sapeva che quel cavaliere aveva posseduto una spada, capace di ferire anche creature come gli zombie, perché nella sua elsa vi erano delle reliquie sacre. “Pensavo che quella spada fosse andata perduta, dopo che il cavaliere aveva cercato di distruggerla”,

“Non è esatto: Orlando, in punto di morte, mi affidò la spada, e io l'ho conservata dove nessuno potesse trovarla, ovvero nelle viscere della terra...e ricorda, Rosie: nella spada ci sono delle reliquie sacre, appartenute a dei santi, e se la tua anima e il tuo cuore non saranno puri e integri, mentre la brandirai, il potere del Cielo non ti permetterà di usarla!”, e prese un sacchetto di velluto blu, che portava sempre il simbolo del pentacolo, e ne tirò fuori tre oggetti d’oro. Madre Natura gli mostro un cuore dorato, “Questo serve a riconoscere i nemici”, poi passò a un cerchio che formava un serpente, la cui coda era rossa, “Il serpente serve sia per guarire che per avvelenare…attenta quando scegli di avvelenare: è rapido e indolore, ma se uccide qualcuno che non doveva, il veleno perde la sua efficacia con quelli che seguiranno”, ed infine mostrò un rombo dove vi era raffigurato un unicorno, “Gli Unicorni sono animali magici e innocenti, che odiano le creature malvagie…questo oggetto ti servirà per individuare la magia negativa e a cancellarla!”,

“E come funzionano?” chiese Rosie,

“Dovrai solo concentrarti, nient’altro! Domani attraverserete il portale che vi porterà al castello dei maghi...Ricorda, Rosie: questo viaggio sarà importante per te, perché viaggerai attraverso dei mondi, dove i tuoi maestri ti manderanno, e andrai anche nel mondo dove sono stati gli abitanti della Foresta Incantata quando è caduto il Sortilegio sulla loro terra, un mondo senza magia...Quando tornerai da lì, ci sarà la tua cerimonia di iniziazione”, e gli mise le mani sulla fronte, “Ora ti farò vedere gli eventi del passato riguardanti la tua famiglia e il tuo mondo, e ciò potrà aiutarti”.

In quel momento Rosie avvertì un grande calore, e quelli che agli altri sembravano pochi istanti, per lei furono giorni e ore, che l’aiutarono a conoscere gli eventi del passato, da quando suo padre era un bambino e aveva conosciuto la magia per la prima volta sull'Isola che Non c'è, fino a quando gli abitanti della Foresta Incantata non erano tornati a casa2…anche quelle più terribili.

“Ora vai!” disse alla fine, quando lei riaprì gl’occhi, “Quando tornerai a casa, come ti ho detto, saranno passate solo poche ore dalla tua partenza…ti consiglio di lasciare un messaggio ai tuoi, dicendo che tornerai presto...partirete all’alba!”, e prese le mani di Rosie tra le sue, “Ricorda, Rosie: dovrai conservare tutto il tuo coraggio e la tua lucidità, per riuscire”, la ragazza annuì. Certa che tra non molto sarebbe iniziata la più grande avventura della sua vita...

“Quanto a voi altre” fece Madre Natura alle orchesse, “questa è l'ultima occasione che avete per dimostrarmi che siete degne dei vostri poteri...Non la sprecate!”, e le amiche di Rosie annuirono.

 

 

Rosie stava aspettando Zak, ignara che il corvo la stava ancora seguendo. Attraverso gl'occhi dell'animale, Angelique poté osservare i due ragazzi scambiarsi tenerezze, seduti sul prato. E così la ragazzina aveva un punto debole, e questo era bene a sapersi...

 

 

Quella sera, prima di tornare a casa, Rosie passò a trovare Zak. Lui, i suoi fratelli e i suoi compagni, si trovavano in una taverna a metà strada dei loro due castelli. Il giovane aveva finito per lei un ritratto dei genitori della ragazza, che lei gli aveva chiesto tempo fa, e aveva scritto una dedica sul retro del disegno. A Rosie da Zak. Tu sei la magia. Fai avverare i sogni.

Rosie guardò commossa prima il disegno, poi di nuovo lui e lo baciò. Gli disse che forse domani non si sarebbero potuti vedere, ma la verità era che non sapeva per quanto non lo avrebbe rivisto...Per lui sarebbero passati solo un giorno o due, per lei forse dei mesi...

Tornati al castello, le orchesse si misero a cenare con i loro genitori in cucina, mentre Rosie decise di raggiungere i suoi che la stavano aspettando in biblioteca. Si sarebbe fatta un bagno e poi avrebbe passato il resto della serata con loro. Quando salì, trovò i suoi che si stavano scambiando tenerezze, e smisero non appena la videro. Belle si offrì di aiutarla a fare il bagno. La cena poteva aspettare, visto che la madre delle orchesse aveva preparato delle pietanze fredde.

Grazie alla magia, Rosie si ritrovò la vasca riempita e riscaldata in pochi minuti, e si lavò anche i capelli con un balsamo alle erbe, che Blyss aveva preparato. Si asciugò i capelli grazie alla magia, e sua madre le spazzolò i capelli, dopo che lei si era infilata la sua vestaglia da notte. Mentre sua madre la pettinava, Rosie la guardò qualche istante, e le disse istintivamente: “Sei molto bella, mamma”,

Belle le rispose con un sorriso e poi le chiese: “Dove siete state tu e le orchesse, oggi?”,

“Diciamo che abbiamo fatto visita a una vecchia conoscenza” rispose semplicemente, e quando era così vaga, Belle sapeva che era meglio non insistere. Sua figlia mise una mano sulla sua, e appoggiò il suo capo tra la spalla e il mento delle madre, “E' stata una giornata molto piena”. E Belle ricambiò l'abbraccio.

Una volta scesa giù, Rosie appoggiò qualche momento il capo sul grembo del padre. Lui pensò che fosse solo la stanchezza, ma la verità era che la ragazza non sapeva quando avrebbe avuto di nuovo dei momenti del genere con i suoi genitori.

 

Il giorno dopo lei e le orchesse si alzarono presto, lasciando un messaggio ai genitori dicendo che sarebbero tornate per pranzo. Prima di andare, Rosie prese alcuni oggetti magici di suo padre. Sultano, il loro cagnolino, fece per seguirle, ma Rosie gli disse: “Mi dispiace Sultano, ma credo che sia meglio che tu resti a casa”. Il cagnolino sembrava triste, ma Rosie preferiva che restasse al castello.

Lei, Gael e Tori l'avevano preso da cucciolo, quattro anni prima, da un fattore nei dintorni, e l'avevano regalato a Tremotino per il suo compleanno, ed era meglio che restasse con i loro genitori. Non se lo sarebbero perdonato se l'avessero perso, in qualsiasi mondo sarebbero andate.

 

1E' la canzone Lavander's blue del film di Cenerentola uscito nel 2015.

2Mi riferisco alla metà della terza stagione.

  
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