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Autore: Sonomi    01/12/2015    10 recensioni
Il suo profilo era vagamente illuminato dalla luce soffusa della lampada, la fotocamera prendeva tutto il suo corpo con una maestria tale da renderlo quasi angelico. Eppure, Alec lo sapeva bene, in lui di angelico non c'era proprio niente.
Solo un'aura distruttiva, come il suo cognome sembrava voler annunciare.
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AU!Malec. In cui un timido ragazzo si ritrova a essere il fotografo di un eccentrico modello.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi's home:
Buongiorno bellissimi, questa volta ho aggiornato in fretta, solo qualche giorno di ritardo (dovuto al mio compleanno e vari festeggiamenti, sorry ç_ç). 
Ci tenevo a ringraziare tutte le persone che stanno seguendo questa storia, a cui tengo molto, perciò GRAZIE. 
Non sto ad annoiarvi ancora :)

Vi ricordo solamente che per chi volesse nella mia pagina autrice ci sono i vari social a cui sono iscritta e attraverso cui potete contattarmi se lo desiderate :D
Buona lettura!


 
PARTE NONA




 
-Alec..-
-No-
-Dai, principessa, fammi..-
-No-
-Non puoi trattarmi così!-
-Oh si che posso. Eccome-
Magnus mise il broncio e fissò Alec con un’occhiata di puro risentimento. Il fotografo se ne stava bellamente accomodato su una delle poltrone nella sala d’attesa di Vanity Fair, completamente deserta eccetto lui, Magnus e Isabelle, arrivata esattamente pochi minuti prima. Quest’ultima guardava il fratello con le labbra tirate dallo sforzo di non scoppiare a ridere, perché diamine, la situazione era davvero ridicola.
-Dai Alexander.. Ci siamo salvati da questa situazione scomoda- lo pregò di nuovo Magnus, il labbro inferiore sporto in avanti in un tentativo di espressione tenera, ma il moro non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
-Ci siamo salvati? Salvati? Io ti.. Ti..- borbottò Alec lanciandogli un’occhiata raggelante. 
-Senti, peggio di prima non è, no?-
Alec si infilò una mano nei capelli, affranto, e si sentì rimbombare nella testa le frasi dette poco prima nello studio del signor Thompson…

-Possiamo ritrattare sul servizio adesso, signor Thompson?-
Il direttore guardò la foto fra le mani di Magnus con un misto di terrore e panico, che lo portò addirittura a doversi asciugare con un fazzoletto il sudore dalla fronte. Alec, nell’angolo dell’ufficio, non osava muoversi. Quella situazione non gli piaceva affatto, non era tipo da ricattare la gente, ma pur di trovare una soluzione al dramma “Adrian-Camille” era disposto a fare questa piccola digressione al suo codice d’onore. 
-Molto bene- affermò alla fine Thompson congiungendo le mani. -Cosa desiderate modificare, miei cari?-
Magnus fece un sorrisetto e si sporse verso il proprio capo.
-Abbiamo alcune condizioni da proporle, se ci tiene così tanto ad avere il nostro aiuto in questo servizio- iniziò il modello. -Per prima cosa, il signor Lightwood non dovrà occuparsi della fotografia. Perché non da questa opportunità a suo nipote Adrian? Sono certo che ne sarà felice-
Alec guardò sbigottito il modello, chiedendosi dove volesse andare a parare. Allora, prima, quando gli aveva chiesto quanto ci tenesse ad occuparsi del servizio non scherzava affatto!
-Come prego? Lasciare nelle mani di Adrian.. E poi scusi, ma lei come fa a sapere che è mio nipote?- esclamò il signor Thompson, guardando Alec in malo modo come per accusarlo di aver aperto bocca.
-Oh andiamo direttore- sbuffò Magnus accavallando le gambe. -Pensava sul serio che data la situazione, ovvero che Adrian è l’ex di Alexander e Camille Belcourt la mia, il signor Lightwood non mi avrebbe detto nulla?- rise. -Ormai io e Alec siamo diventati amici… intimi-
Alec cercò di non pensare a come Magnus avesse calcato la parola ‘intimi’ e a giudicare dalla faccia pressoché sconvolta del signor Thompson lui voleva fare altrettanto. 
-Perciò capisce che la situazione è davvero scomoda..- continuò poi il modello, il tono falsamente dispiaciuto.
-Senta, signor Bane. Io capisco che tutto possa risultare sconveniente, mai mi sarei immaginato una sua relazione con la signorina Belcourt o.. insomma..- il signor Thompson guardò un attimo Alec, lasciando la frase sottintesa. -Ma cerchi di capire: io non posso licenziare quella ragazza. Perché scommetto che questa sarebbe stata la seconda richiesta, vero?-
Magnus mise il broncio e Alec si sentì sprofondare nel pavimento. La situazione stava prendendo una piega che non gli piaceva. Puzzava di qualcosa, qualcosa che il fotografo poteva quasi vedere prender vita nella mente di Magnus a una velocità sorprendente.
-Mi è appena venuta un’idea- esclamò alla fine il modello scattando in piedi. Alec sussultò. -Può tenere me come modello, anche la signorina Belcourt, se ci tiene tanto. Il fotografo sarà suo nipote-
-Sembra piuttosto ragionevole..- sussurrò il signor Thompson, sulla difensiva, e Alec si sentì ancora più nervoso. Quindi sarebbe toccato a lui farsi da parte e vedere quella biondina strusciarsi addosso a Magnus senza poter dire niente?
-Oh, ma non ho finito- il modello sorrise sadico. -Pretendo un terzo modello a lavorare con me e la signorina Belcourt. Sa per, come dire, diminuire il disagio-
-E chi, di grazia?!-
-Ma Alexander naturalmente-



Alec sospirò e sua sorella si alzò in piedi per passargli una mano sulla spalla. Sembrava completamente afflitto e poteva anche capirlo. Sapeva quanto quella situazione lo stesse mettendo a disagio ma.. Dannazione, non vedeva l’ora di vedere cosa avrebbero combinato assieme quei due. 
-Andiamo fratellone, non è così tragica. Sei un bellissimo ragazzo, verrà benissimo-
-Isabelle ha ragione, sarai perfetto!- esultò Magnus, lanciando un’occhiata di gratitudine alla ragazza. Alec lo fulminò per l’ennesima volta. 
-Ti rendi conto di quello che dovrò fare? Posare insieme a te e alla tua ex, mentre il mio ex ci farà le foto. Ti sembra normale?- sbottò il fotografo e il modello sorrise.
-Ma almeno Camille non oserà avvicinarsi a me e Adrian a te. Entrambi saremo felici- 
-Ma io non sono un modello!-
Isabelle ridacchiò, scuotendo leggermente il capo, e lasciò un’ultima debole carezza sulla schiena del fratello. 
-Non sarai un modello, ma sinceramente non vedo l’ora di vedere le facce di Adrian e Camille. Ora devo scappare, ho un impegno che non posso disdire- spiegò la ragazza facendo l’occhiolino ad entrambi i presenti. Poi afferrò la giacca, la borsa, e si incamminò lungo il corridoio d’ingresso di Vanity Fair sui suoi tacchi da dodici centimetri. 
Alec abbassò lo sguardo sulle sua mani, probabilmente la cosa meno snervante di tutta la situazione, mentre Magnus lo fissava con un cipiglio imbronciato e le sopracciglia aggrottate. Non sopportava vederlo così contrariato, ma l’idea che gli era venuta in mente era stato l’unico compromesso in grado di non darla del tutto vinta a quei manipolatori dei loro ex. Che poi, il motivo per cui quell’Adrian e Camille si fossero intestarditi così tanto, Magnus doveva ancora capirlo. 
-Dai Alec, seriamente..- iniziò il modello sedendosi accanto al fotografo. -Non avercela con me. So che avremmo dovuto parlarne prima ma non c’era tempo. E così è molto meglio di come avremmo potuto ritrovarci..- 
-Lo so- borbottò Alec, interrompendolo, incassando il collo nel maglione. -Ma non ho mai posato in vita mia. Non sono capace di fare tutte quelle facce su comando, tutte quelle espressioni..- 
-E invece sarai perfetto..- sussurrò Magnus, allungando una mano sui capelli scuri dell’altro. Era cosa buona il fatto che la sala in cui erano seduti fosse completamente deserta, dove nessuno avrebbe potuto guardarli male per qualche gesto più confidenziale del solito. Alec socchiuse leggermente gli occhi a quel tocco e il modello sorrise della sua espressione più tranquilla. 
-Possiamo sempre fare qualche prova, abbiamo tempo- propose lentamente, mentre Alec lo guardava sovrappensiero. 
-Qualche prova?-
-Io mi metto dietro la macchina fotografica e tu davanti all’obbiettivo. Ci stai?- 
Magnus sorrise apertamente, gli occhi verdi illuminati dall’entusiasmo per quella magnifica idea. Ma Alec dopotutto non poteva fare altro che assecondarlo. Male non gli avrebbe fatto, e avrebbe sicuramente ridotto l’imbarazzo una volta avviato il servizio. 
-Ci sto-
-Ottimo, andiamo allora- esclamò Magnus saltando in piedi, afferrando le mani di Alec e trascinandolo su con lui. 
-Dove..?-
-Giù in studio, non c’è nessuno a quest’ora, abbiamo la sala per noi!-
Alec non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che il modello aveva già cominciato a condurlo nel corridoio adiacente a quello d’ingresso, poi lungo la rampa di scale che portava al piano inferiore, quello delle varie sale di fotografia, ritocco e produzione. E il fotografo si stava facendo prendere dall’ansia. Aveva accettato la proposta ma sperava di avere almeno qualche momento per prepararsi psicologicamente. Magnus raggiunse la sala dove solo qualche giorno prima si erano rivisti dopo tutti quegli anni e aprì la porta senza problemi: nessuno aveva ancora chiuso a chiave.
Come il modello aveva annunciato, la sala era completamente deserta. Accesero le luci e i vari sfondi da fotografia comparvero sotto i loro occhi. Tutte le macchine erano spente, quasi tristi, e Alec si sentì meglio in quell’ambiente così familiare. Si voltò verso Magnus e lo trovò a fissarlo con un cipiglio pensoso e divertito.
-E quindi?- 
-Stavo pensando a come potrei farti fare le foto. Niente trucco, hai un viso troppo bello così al naturale- commentò Magnus annuendo leggermente. -Ma per i vestiti.. Beh, qui c’è da lavorare-
-Magnus io non..- 
-Zitto, principessa. Ora comando io-
Il modello trascinò Alec nei camerini, la stanza adiacente, e prese a frugare fra una serie di capi d’abbigliamento che era sicuro sarebbero andati bene. Alla fine optò per una maglietta a mezze maniche sul rosso mattone e per un paio di jeans beige, cosa che fece tirare un sospiro di sollievo ad Alexander: mai fidarsi di Magnus Bane quando si trattava di vestiti, ormai l’aveva imparato. Quando il fotografo ebbe finito di cambiarsi dovette ammettere che non stava niente male con qualche colore che non fosse nero o blu. Avrebbe dovuto farci un pensierino. Alec uscì dal camerino e si diresse verso un Magnus chinato su una macchina fotografica, probabilmente intento a farla partire. 
-Fermo lì, Bane- borbottò il moro. -Ci penso io a prepararla-
-Woow. Caspiterina principessa, sei uno schianto- esclamò l’altro senza minimamente ascoltare ciò che Alec aveva detto. -Dovresti vestirti così più spesso. Sei molto sexy-
-E tu dovresti allontanarti da lì prima di rompere qualcosa-
Magnus fece una linguaccia, ma lasciò che il fotografo sistemasse la macchina per lui. Gli mostrò i vari tasti, dallo zoom ai vari programmi di modifica istantanea, e il modello si ritrovò a pensare che fare quel lavoro fosse molto più difficile di quanto sembrasse. Anche solo catturare l’angolazione giusta doveva essere un bel da fare. 
-Molto bene principessa. Ora vai in mezzo allo sfondo- esclamò Magnus e Alec si diresse verso la parete azzurrina con lo stesso entusiasmo di quando si va a fare le analisi del sangue alle sette del mattino, se non peggio. Si posizionò al centro esatto, infilò le mani in tasca e cercò di non pensare minimamente a cosa stava per fare.
Che cosa ridicola.
-Perfetto Alexander. Questa posa va bene, fammi un leggero sorriso e guarda verso la fotocamera con la testa leggermente piegata verso il basso- 
Alec eseguì goffamente, le guance leggermente arrossate dall’imbarazzo, e Magnus sembrava abbastanza contento data la quantità di scatti che stava facendo. 
-Ottimo. Ora fai quello che ti pare- annunciò.
-Come?-
-Voglio che tu sia naturale, provaci. Nessuna posa- 
Ok, puoi farcela. Non è la fine del mondo.
Alec si appoggiò completamente al muro alle sue spalle, incrociò le braccia al petto e puntò lo sguardo blu contro la fotocamera: nessun sorriso, nessuna espressione, ma Magnus prese a scattare altre foto e sembrava completamente euforico. Alec era bellissimo, in una maniera quasi devastante: sembrava un angelo sceso dal cielo pronto a punirlo con la sua gelida fermezza. I capelli scomposti, la pelle chiara, lo sguardo profondo e intenso. Magnus avrebbe voluto correre da lui e baciarlo senza tanti problemi, ma non era sicuro che il moro avrebbe apprezzato tutto quello slancio. 
-Sei bellissimo Alexander. Dico sul serio- affermò alla fine e quelle parole fecero sciogliere l’aria da duro che il fotografo aveva assunto.
-Beh, ora..-
-Se devo essere sincero, hai una bellezza tale da oscurare completamente me e Camille. Non che mi dispiaccia, sia chiaro- rise il modello, trafficando ancora un attimo dalla macchina fotografica. Poi si diresse verso Alec con un sorriso sbilenco e un piccolo telecomandino fra le mani. Quello sembrò non accorgersene, troppo impegnato ad imbarazzarsi. 
-Dovresti farti fotografare più spesso-
-Non amo stare così tanto al centro dell’attenzione..-
-Ma con me non hai avuto molti problemi, o sbaglio?- 
Alec fece un piccolo sorriso. 
-Beh, tu sei tu..-
Magnus guardò sconvolto il viso di Alec imporporarsi ancora di più, e una strana sensazione di calore prese ad attanagliargli lo stomaco. Come faceva a uscirsene con delle frasi del genere e poi pretendere che non gli saltasse addosso seduta stante? Beh, Magnus non aveva intenzione di resistere. Si avvicinò ad Alec senza nemmeno dargli il tempo di rendersene conto, gli sfiorò una guancia con una mano e catturò le sue labbra nel bacio probabilmente più casto che si erano dati fino a quel momento. E, sicuramente, anche il più sentito.
Alec non si rese minimamente conto che, nel frattempo, era partito l’autoscatto.




-Come prego?!- sbottò Camille, la tazzina di caffè sbattuta in malo modo sul tavolo. Un po’ del saporito liquido marrone scivolò fuori dalla tazza, ma sembrò quasi non farci caso. Adrian, davanti a lei, aveva lo stesso cipiglio infastidito. 
-Queste sono le nuove condizioni. Non si discute- annunciò secco e gli venne quasi voglia di ringhiare. Suo zio lo aveva chiamato una mezz’ora prima mentre si stava dirigendo verso il bar in cui Camille lo stava aspettando. Una strana coincidenza, se non fosse stato per le notizie che lo zio veniva a portare. 
-Non si discute? Staremo a vedere- sibilò la bionda. -Questa cosa è una pagliacciata-
-Mio zio ha accettato senza discutere, altrimenti ci avrebbe perso troppo- spiegò Adrian. -Ci toccherà agire così-
-Con quello stupido ragazzino come terzo modello? Non ci siamo proprio-
-Ma qual è il problema, Camille? Lavoreremo comunque sia con Magnus sia con Alec, non vedo..-
-Il problema è che se quel bel faccino del tuo ex girerà troppo intorno al mio, di ex, io avrò poche occasioni di stare con Magnus. Da quando ci siamo lasciati mi evita come la peste e io non posso permettermi di essere ostacolata ancora- ringhiò la ragazza, e Adrian alzò un sopracciglio.
-Ma sbaglio o sei stata tu a lasciarlo? Qual è il tuo problema?-
Camille appoggiò la schiena allo schienale della sedia, lo sguardo puntato gelidamente in quello del giovane davanti a lei. I capelli ricaddero in un unico movimento fluente oltre le sue spalle, delicati, e Adrian attese con pazienza la risposta alla domanda posta. 
-Il mio problema? Alexander Lightwood. Perché?- chiese ironicamente Camille. -Perché ciò che è mio, non ti tocca. E ciò che è mio.. Io me lo riprendo-
  
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