New
York, Hamptons dieci anni dopo…
<<
Taly muoviti o
faremo tardi! Dai quanto ti ci vuole ancora? >> e con la
sua solita voce
allegra Keath bussò alla porta del bagno di quella che ormai
praticamente era
sua sorella con una certa impazienza:<< Dai faremo tardi!
Papà ci aspetta
in macchina, andiamo! >> un minuto dopo la porta si
aprì e Talia sorrise
splendida con i capelli neri a caschetto, i pantaloni neri e la
camicetta
argento che riluceva alle luci del tramonto:<< Non mi
piace che mi chiami
Taly lo sai >> Keath sorrise per scusarsi poi
commentò:<< Wow…sei
uno schianto…Ora andiamo >> poi voltandosi
fece svolazzare il vestito
rosso in stile Marylin Monroe.
Talia
la osservò mentre
scendeva lo scalone centrale, esattamente come il giorno in cui
l’aveva
conosciuta Keath portava un fiocco rosso nella massa lunga di capelli
neri e
sorrideva come se il mondo intero le avesse regalato la
felicità, spesso Talia
la prendeva in giro dicendole che sembrava Biancaneve per quanto amava
la vita
e il suo cane, un bastardino mezzo lupo color biscotto di nome Hyde.
<<
Ah eccovi qui.
Andiamo, aspettano solo noi per cominciare >> e
sorridendo Abraham Carson
fece salire le ragazze sulla berlina scura accanto a lui.
Una
volta arrivati
davanti al liceo dove entrambe studiavano, la Hamptons Hammond School,
Abraham
le lasciò all’ingresso con la promessa di
incontrarsi dopo appena prima della
premiazione.
<<
Allora Taly...
>> e Keath cominciò a ridere:<<
Non mi chiamare così >> <<
Scusa, è più forte di me. Comunque
dicevo…che intenzioni hai? >>
l’amica
la guardò preoccupata:<< Che intenzioni ho per
cosa? >> domandò
poi, ma prima che
il discorso potesse
andare avanti una voce maschile le fece voltare verso
l’ingresso della
palestra:<< Buon pomeriggio signorine >>
Keath sorrise allegramente
mentre Talia deglutì nervosa, ora capiva le parole di Keath,
anche se non si
era aspettata di trovarselo davanti:<< Ciao Dante
>> << Signorina
Carson, signorina Taylor >> e il giovane assistente di
Abraham fece il
baciamano ad entrambe indugiando appena sulla mano di Talia stretta
nella
propria:<< Ciao Dante >> salutò
lei pigolando come quando era
piccola:<< Papà è andato a cercare
Mr Smith, se vuoi aspettarlo qui ti
facciamo compagnia >> propose Keath con un sorriso
sedendosi ad un
tavolino di pietra nel grande cortile della scuola:<< Non
vi do fastidio?
>> domandò Dante con la galanteria e i modi di
un uomo d’altri tempi:<<
Assolutamente no >> e guardando la sua amica che non
riusciva a togliere
gli occhi dal bell’assistente Keath si soffermò a
pensare che Dante era quasi
un loro coetaneo, ma si comportava come un cinquantenne dedito solo
alla
carriera, come molte delle persone che lavoravano per i Carson anche
lui aveva
avuto una vita difficile ed era stato costretto a crescere in fretta
quando era
rimasto orfano a poco più di quattordici anni, tuttavia
Keath era fermamente
convinta che anche lui meritasse un po’ di
felicità e quella felicità
probabilmente portava il nome di Talia Taylor.
Quella
sera dopo la
consegna dei diplomi e della borsa di studio offerta da Abraham Carson,
Keath e
Talia fecero per risalire sulla berlina insieme a Dante e al padre
quando
quest’ultimo si fermò richiamato dal suo collega e
socio in affari:<< Dante
porta a casa le ragazze, io vi raggiungerò più
tardi, ho un affare da sbrigare
con Sergje >> l’assistente annuì e
fece per salire in macchina ma Keath
si voltò verso il padre:<< Papà
ma… >> Abraham guardò la figlia con
un sorriso pensando a quanto lei assomigliasse alla sua defunta moglie,
morta
per dare alla luce quel piccolo miracolo:<< Vai a casa
tesoro, sarò di
ritorno prestissimo >> Keath fece per protestare ma
l’arrivo di Mr Smith
bloccò ogni sua parola.
Senza
discutere salì in
macchina sedendosi accanto all’amica:<< Non
faccia quella faccia
signorina, il dottor Carson arriverà tra poco e…
>> ma prima che lei potesse
rispondere il suono secco di uno sparo la fece voltare verso la scuola
giusto
in tempo per vedere, attraverso i vetri oscurati, un uomo alto e scuro
che
cadeva a terra:<< Papà! >> e
Keath guardò allarmata un altro uomo
incappucciato che si avvicinava con la pistola e sparava un altro colpo
e poi
un altro.
<<
Aodhán ferma la
macchina! Aodhán fermati! Torna indietro! >> e
Keath guardò l’autista con
disperazione e le lacrime agli occhi:<< Signorina Carson
non può, ho
l’ordine di… >> << No
Dante! È mio padre, non lo lascerò lì
a
morire! >> << Ho ordine di tenervi al
sicuro >> poi girandosi
verso Aodhán aggiunse:<< Ferma la macchina
>> e scendendo dalla
vettura aggiunse:<< Portale a casa e assicurati che a
loro non succeda
niente, tornerò non appena sarà tutto a posto
>> l’autista annuì e non
appena Dante ebbe chiuso la portiera ripartì alla volta di
Carson House.