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Autore: Voglioungufo    01/12/2015    1 recensioni
[1]Little princess: "Che favola ridicola e distorta è questa?"
[2]Perfect Barbie: "Ormai si sta trasformando in una perfezione di plastica."
[3]Porcelain doll: "farmi cadere, grida disperata la bambolina"
[4]Red hair doll: " Una bambolina dai capelli rossi dimenticata, ecco cosa."
[5]Dollhouse: "Il mondo non è una casa di bambole."
|Raccolta di cinque flashfic|
Per alcuni, le donne sono angeli e non devono essere assolutamente essere corrotte dalla società. Per altri, le bambine sono creature innocenti che devono essere tenute lontane dalla corruzione. In realtà, non sono perfette ma non possono lasciarlo intendere a nessuno, possono solo comportarsi come se vivessero in una grande casa di bambole.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Karin, Sakura Haruno, Temari
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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“Places, places, get in your places
Throw on your dress and put on your doll faces.
Everyone thinks that we’re perfect
Please don’t let them look through the curtains.
Picture, picture, smile for the picture
Pose with your little brother, won’t you be a good sister?
Everyone thinks that we’re perfect
Please don’t let look them look through the curtains.”
 
 
 
 
 
D O L L H O U S E
I see things that nobody else sees.
 
 
 
 
 
 
[1]
Little princess
 
Il pavimento della soffitta scricchiola, è qui che Sakura è venuta a cercare conforto, tra i vecchi scatoloni pieni di ricordi d’infanzia, quando l’unica cosa da combattere erano gli insulti per una fronte troppo spaziosa. Sembrava così grande il mondo, pieno di nuove speranze, o forse era lei piccola e molto fantasiosa.
C’è odore di vecchio e muffa, ma la giovane donna non se ne cura, guarda la bambolina che tiene stretta tra le dita, liscia la gonna rosa e ampia, quella di una principessa.
Ehi, ti ricordi quando giocavi con me? Dicono gli occhi sbarrati della bambola, occhi privi di vita e perennemente immobili.  La bella principessa che attendeva dalla torre più alta che il principe la venisse a salvare, giocavano all’amore perfetto come i boccoli della bambola che adesso, guardando bene, sono tutti rovinati.
Un singhiozzo esce dalle labbra, il viso della bella bambolina viene bagnato da delle gocce, fuori il cielo è sereno e la luna spande i suoi raggi ovunque, dentro gli occhi di Sakura c’è la pioggia con nuvoloni pesanti che soffocano la gola. Asciuga quel visino di plastica frettolosamente, lascia il proprio bagnato.
Gioca con la bambola, tira fuori anche la sua grande casa delle bambole, un regalo di papà al suo settimo compleanno. Sognava il principe azzurro, ora è costretta a rincorrerne uno dal cuore nero che nemmeno la considera troppo preso dai propri tormenti. E sa che non sarà lei a salvarlo, che il ragazzo che ama sarà salvato da un altro principe con i capelli biondi e gli occhi blu. Lei è solo inutile.
Canta tremante una ridicola canzoncina, solo per sentire altro oltre che le voci nella sua testa che le urlano la sua debolezza. Porta una mano davanti alla bocca, non può mollare, i suoi ragazzi hanno bisogno di lei, non può permettersi tutta questa debolezza.
Ma come, Sakura-chan, dice la bambolina nel suo vaporoso vestito e con quel sorriso preconfezionato, tu sei solo l’inutile principessa che attende i suoi eroi. Nelle favole funziona così.
Che favola ridicola e distorta è questa?
 
 
 
 
[2]
Perfect barbie
 
La tazza di ceramica è bollente tra le mani ma Ino lascia che le ustioni le dita, le coperte leggere del letto scivolate a terra con l’aria gelida che le aggredisce le gambe nude. È svenuta, ancora, durante l’allenamento, non aveva fatto colazione a pranzo si era concessa solo un sorso di latte. La fatica l’ha colta nel bel mezzo di una piccola simulazione e solo il pronto intervento di Choji le ha impedito di farsi male.
Stringe le dita sulla ceramica, il caldo non lo sente più, ora sente brividi un po’ ovunque e il respiro faticoso. Sul comodino la guarda con espressione di plastica la sua vecchia amica di infanzia. I capelli lucidi e biondi –come i suoi – gli occhi azzurri –come i suoi – le ciglia lunghe –come le sue –il seno prosperoso –come il suo –la vita sottile –come la sua – le gambe lunghe –come le sue.
Sono perfetta, dice la barbie.
Si morde le labbra, per tutta la sua infanzia aveva vestito quel giocattolo asserendo di voler diventare bella in ugual modo, a tutti piacciono le ragazze belle e magre, con sorrisi di plastica e unghie sempre perfette. Le ragazze belle trovano un ragazzo che le ama, hanno tanti amici e nulla le turba, dicevano questo.
Voglio essere perfetta, un lieve sussulto le esce della labbra rosee e la tazza le sfugge dalle mani, rimbalza a terra in mille cocci, come il suono della sua volontà distrutta anni fa, e il liquidi bollente si spande sul materassi e sulle sue gambe nude. Ma non lo sente, non brucia, la sua pelle non sente niente.
Niente.
Non vuole sentire più niente.
Ormai si sta trasformando in una perfezione di plastica.
 
 
 
 
 
 
[3]
Porcelain doll
 
Pelle pallida, liscia, due occhi grandi e chiari, lucidi e pieni di paura. Hinata prova questa alla fine, tanta paura. Sa di dover essere coraggiosa, che se vuole essere finalmente apprezzata deve mostrarsi più sicura. Papà la guarda e non dice niente, ma bastano gli occhi gelidi per rompere quella pelle perfetta.
Come la porcellana.
Ha la labbra rosee e le manine piccole, il vestitino elegante e i piedi nudi sulla neve. Sente freddo, un pochino, ma resta lì ferma a guardare quei petali bianchi di ghiaccio cadere dal cielo. Le montagne sono tutte bianche, sembra stiano piangendo. Quel cielo grigio fa così paura, sembra pronto a chiudersi su di lei per spezzare definitivamente il suo corpicino.
È fragile, come la bambolina di porcellana che tiene stretta al petto, la sua unica compagna di giochi –è troppo timida, spaventata, per avere amici.
La neve le finisce sui capelli corvini e il respiro si condensa in nuvolette di vapore, è l’unico segnale che dimostra che è una cosa viva. A differenza della bambola, lei respira; ma non per questo non è abbastanza fragile.
Basta solo una distrazione, scivolare tra le mani di una padrona incauta, e finire in mille pezzi, fragile quanto la porcellana.
La stringe più stretta al petto. Non farmi cadere, grida disperata la bambolina, per questo la tiene stretta. In realtà Hinata vorrebbe solo, solo che qualcuno, una persona gentile, la possa tenere stretta per impedirle di spezzarsi a terra. O perlomeno, qualcuno il cui sorriso le faccia dimenticare questa paura.
 
 
 
 
 
[4]
Red hair doll.
 
Karin ha sempre avuto in tutta la sua vita una sola bambola, aveva i capelli rossi e glieli accarezzava sempre distrattamente mentre attendeva che la madre tornava a casa da un massacrante giornata all’ospedale. Allora non sapeva quanto dolore costassero quei sorrisi tirati che le venivano rivolti.
Lei comunque non aveva amici, aveva solo questa bambolina, con i capelli rossi come lei e amava pettinarli sempre.
Chissà che fine ha fatto, se lo chiede sempre, non ha avuto tempo per portarsela con sé ed ora le notti sono lunghe e dolorose senza un amica. Era un’amica finta, lo sa bene, ma era confortante nella solitudine. Karin è sempre sola e sembra che a nessuno importi, forse non sanno quanto faccia male avere nulla da stringere al petto.
Era un’amica finta, ma le sembra che tutto questo mondo sia finto.
Finto.
Finto.
Finto.
Ha freddo un po’ ovunque e gli occhi secchi. Ha sempre avuto paura di restare sola, di non avere nessuno che le sorridesse. Anche quello finto della bambola dai capelli rossi andava bene. Un mondo finto va benissimo, basta non restare sola.
Chissà che fine ha fatto la sua bambola , se anche lei si sia sentita come si sente lei adesso quando è stata dimenticata in un angolo della sua vecchia casa.
Una bambolina dai capelli rossi dimenticata, ecco cosa.
 
 
 
 
 

[5]

Dollhouse.
 
È una principessa, non è mai stata viziata ma l’affetto che tutti provavano per le lei la avevano portata a conquistare molti pupazzi e giocattoli.
 La principessa primogenita della sabbia.
Il preferito di Temari, però, è una grande casa per le bambole, arredata alla perfezione con dei bellissimi tappeti e i mobili ben decorati; ha anche le bamboline di una famiglia di quattro persone: il padre, la madre, la sorella e il fratello.
Giocava sempre alla famiglia, era una famiglia felice e lei muoveva i personaggi attraverso le stanza della casa di plastica. Ben pensandoci quella che lei stessa inventata era una vita di plastica, preconfezionata a perfetta.
Stringe la bambolina che aveva sempre rappresentato la madre tra le dita, la stringe con troppa forza e si spezza, come è successo alla sua mamma –non può ancora crederci.
Non piange perché non può, è solo furiosa. Con nessuno in particolare, con suo papà che ha permesso che accadesse, con il nuove fratellino che ne è la causa, con la vita che è così bastarda e con quella casa di bambole che l’ha sempre illusa di una vita perfetta.
Non piange perché non può permetterselo, ora che la sua famiglia è spezzata –umana –non può permettersi di perdere tempo così inutilmente, ha due fratellini di cui prendersi cura e una casa da tenere in ordine, deve diventare forte per proteggere la sua famiglia, quello che resta. Il fatto è che non ha tempo.
Non esita, prende la casa tra le mani e la getta via, nella spazzatura. Non ha più tempo per giocare, non può permettersi di essere ancora una bambina che gioca con le bambole alla famiglia perfetta. Deve lottare per mantenere intatta quel poco che resta.
Il mondo non è una casa di bambole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note:
La canzone è “Dollhouse” di Melanie Martinez e consiglio vivamente di ascoltarla.
Non ho molto altro da aggiungere, spero che vi sia piaciuto (è la prima volta che scrivo in questo fandom senza mettere in mezzo il NaruSasu) e recensioni/critiche/cipolle/mele sono sempre ben volute.
Baci
V.
 
Ps, le cipolle no, scherzavo.
   
 
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