Crossover
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Autore: Odinforce    02/12/2015    6 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 25. Figli del Caduto

 

« Ascoltami, brutto scimmione... devi riprenderti... »

« Ugh... uhm, Liz? »

« ...perché stai per diventare padre! »

« Liz! »

Hellboy aprì gli occhi. La persona di cui credeva aver udito la voce non era là con lui. In effetti, era completamente solo, disteso sulla schiena sopra dei sassi. Il diavolo si alzò a sedere con cautela, ancora confuso per l’accaduto: la testa gli ronzava forte, come se si fosse appena ripreso da una sbronza, e sentiva male in varie parti del corpo. Tuttavia non aveva nulla di rotto: perfino la sua mano di pietra appariva intatta, rossa e invincibile com’era sempre stata negli ultimi sessant’anni.

Si guardò intorno, non appena gli occhi furono in grado di mettere a fuoco l’ambiente. Hellboy stava seduto su una riva sassosa, a pochi centimetri fuori da una distesa d’acqua; il cielo era più scuro che mai, e l’aria stessa sembrava impregnata di fumo. Alle sue spalle vi era solo una distesa di terra, tetra e piatta, interrotta pochi metri più avanti da un’imponente muraglia nera: essa si estendeva a perdita d’occhio in entrambe le direzioni, e si ergeva verso il cielo per decine di metri.

Di rado Hellboy aveva visto qualcosa che potesse definire inquietante... e quel muro era appena entrato a far parte di quella breve lista. Non perché avesse qualcosa di spaventoso nello stile, piuttosto per il senso di familiarità che sentiva trasudare da quella pietra nera: per lui era come trovarsi sulla soglia di un luogo che poteva chiamare casa, anche se non vi aveva mai messo piede prima d’ora.

« Uhm » borbottò, guardandosi nuovamente intorno. In giro non si vedeva nessuno: il resto dei Valorosi era finito chissà dove, dopo il naufragio del Titanic a cui era scampato. Sentì di non avere molta scelta in quel momento, così voltò le spalle al mare e s’incamminò verso il muro gigantesco. Aveva ancora le sue armi con sé, sigari compresi, perciò ne accese uno mentre si avvicinava a quella che sembrava una porta: essa era di pietra liscia, nera come il muro, ma sulla quale erano state incise delle parole. Era una frase in italiano arcaico... Hellboy non ebbe bisogno di interrogarsi sul suo significato, perché l’aveva già letta in passato svariate volte.

 

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.

 

Il diavolo sbuffò. Non occorreva essere dei geni né degli studiosi di letteratura antica per ricordare uno dei versi più noti dell’Inferno di Dante Alighieri: la parte finale dell’iscrizione sulla Porta dell’Inferno, l’ingresso per il “regno dell’eterno dolore”... forse il luogo in cui lui stesso era nato. Forse era per questo che si sentiva così a suo agio, laggiù, ma non lo avrebbe mai scoperto a meno di non proseguire. La porta aveva un aspetto massiccio: dubitava di poterla buttare giù con un pugno, perciò tentò innanzitutto un approccio educato; si avvicinò e bussò con la mano di pietra.

Non accadde nulla.

« Ovviamente » borbottò Hellboy, dopo un’altra boccata di fumo. « Ti aspettavi davvero qualcuno che dicesse “avanti”? Dio, che razza di... uh? »

Mentre parlava, la porta si era aperta, scorrendo verso l’interno con un gran fragore. Hellboy rimase senza parole, ma varcò la soglia dopo appena pochi secondi. E ciò che vide dall’altra parte gli provocò lo stupore più grande che avesse mai provato da quando aveva messo piede in quel mondo caotico.

L’inferno. Una sola parola, più che appropriata per descrivere lo spettacolo che aveva di fronte: una città rossa e tetra, dominata da fuoco, tenebre e dolore. Hellboy vide edifici e torri in ogni direzione, rossi come se fossero stati dipinti con il sangue; grandi colonne di fumo si levavano da vari punti della città, offuscando l’aria già pesante di per sé.

Mentre s’inoltrava tra le vie, il diavolo trovò l’elemento che completava l’opera: gli abitanti. Avevano tutti un aspetto che gli occhi di un uomo avrebbero giudicato mostruoso: diavoli cornuti dalla pelle rossa, orchi corpulenti e bestie infernali dall’aria feroce, tutti intenti a vagare per le strade come tranquilli cittadini.

Hellboy trovò riparo in un vicolo deserto, esaminando la situazione. Si trovava in una città piena di demoni, con i quali avrebbe potuto avere – in teoria – una notevole familiarità; la cosa migliore da fare, si disse, era confondersi tra loro, per muoversi con calma nella ricerca dei suoi compagni dispersi. Il diavolo si tolse dunque l’impermeabile, rimanendo a torso nudo; con il suo attuale aspetto si sarebbe confuso facilmente tra la folla, ma non poteva correre rischi... perciò, dopo aver inspirato profondamente, pronunciò ancora una volta il suo vero nome.

« Anung Un Rama. »

Subito fu in atto la trasformazione. Il corpo di Hellboy divenne caldo, emettendo un debole vapore rosso; i simboli incisi sul braccio di pietra divennero ardenti come braci; le corna sulla sua fronte ricrebbero fino a recuperare la loro interezza, diventando lunghe e appuntite; e sulla sua testa, infine, apparve una corona infuocata.

Questo infatti significava il suo nome: Anung Un Rama, “E sulla sua fronte è posta una corona di fiamme”.   

Hellboy uscì dal vicolo. Non gli piaceva per niente quell’aspetto, ma fu sollevato nel constatare che l’idea funzionò a meraviglia: nessun demone nei paraggi sembrava fare caso a lui, proprio come se fosse un qualsiasi cittadino. Il diavolo aveva vissuto un’esperienza simile solo una volta, in passato: al Mercato dei Troll, dove la presenza di mostri e creature occulte era perfettamente normale; e proprio come allora, la folla non aveva nulla da ridire sul suo aspetto.

Laggiù non aveva importanza il fatto che apparisse come un mostro. Incredibile come questo lo facesse sentire tranquillo, in un luogo completamente ignoto... lui stesso si stupiva di quanto si sentisse come a casa, nonostante avesse cercato per anni di comportarsi come un uomo, perché era la lezione più importante che aveva appreso da suo padre.

Cos'è che fa dell'uomo un uomo? Non le sue origini, ma le scelte che decide di fare.

Questo mix di pensieri frullava forte nella sua testa, tanto che ci mise un po’ ad accorgersi che i demoni intorno a lui avevano improvvisamente affrettato il passo; ora si muovevano tutti verso un’unica direzione, come api attirate dal miele. Un suono di tromba echeggiava nell’aria, come a preannunciare un qualche tipo di evento; Hellboy non capiva cosa stava succedendo, perciò cercò di informarsi.

« Ehi amico, che succede? » domandò al tipo più vicino, un piccoletto grasso che svolazzava a un metro da terra.

« Come, non lo sai? Il concerto! » rispose lui. « Sta per suonare Nicky, all’Infernodromo! »

« Nicky? » ripeté Hellboy, ma il diavoletto si era già rimesso in cammino, lasciandolo indietro.

Esitò per qualche secondo. Ormai stavano tutti accorrendo ad ascoltare il concerto... lui aveva ben altre priorità, ma doveva ammettere di non avere ancora molte informazioni sul luogo. L’Infernodromo poteva essere un buon posto da cui cominciare la ricerca... e dal momento che nessuno faceva caso a lui, aveva libertà di movimento; così riprese il cammino, seguendo gli altri demoni sulla strada.

Pochi minuti dopo era davanti all’Infernodromo: lo stadio più grande che avesse mai visto, realizzato con ossa, pietra e metallo; aveva un’aria tetra e diabolica, proprio come il resto della città. Dal suo interno si levava un coro di urla e ovazioni, tipico di qualsiasi folla in attesa di assistere allo spettacolo. I demoni varcavano liberamente l’enorme ingresso, privo di guardie e biglietteria; Hellboy si unì dunque alla folla, passando inosservato ancora una volta. Aveva appena attraversato la soglia, quando una musica a tutto volume penetrò con forza nelle sue orecchie: il concerto era cominciato.

 

Living easy / living free

season ticket on a one way ride

askin' nothing / leave me be

taking everything in my stride...

 

Hellboy sgranò gli occhi per lo stupore. Conosceva bene quella canzone, Highway to hell degli ac/dc... e proprio come nel caso di Thriller, ora aveva modo di ascoltarla in un contesto davvero bizzarro; certo, per un pubblico del genere poteva essere un brano appropriato, ma non poteva non restare stupito di fronte a una situazione del genere. Si aspettò quindi di vedere gli ac/dc sul palcoscenico, e si sporse in avanti per vedere meglio...

 

I'm on the highway to hell!

Highway to hell!

I'm on the highway to hell!

I'm on the highway to hell... 

 

Il gruppo che suonava non assomigliava per niente agli ac/dc: erano tutti diavoli, tranne il cantante e chitarrista che aveva un aspetto umano: era un giovanotto con corti capelli neri a caschetto; la sua bocca era stranamente storta, come se avesse sbattuto di faccia contro un muro. Indossava un mantello nero sopra abiti normali, sui quali spiccava la maglietta con su scritto: Chicago kicks ass! Hellboy non aveva la più pallida idea di chi fosse, ma non tardò a scoprire il suo nome visto che la folla continuava a ripeterlo a voce altissima.

« Nicky! Nicky! Nicky! »

Hellboy restò in silenzio, incerto. Dunque era lui il famoso Nicky... la folla era letteralmente rapita dal suo talento; in effetti la sua cover di Highway to hell era impeccabile. Il diavolo doveva ammettere che quel ragazzo ci sapesse fare, ma non ce lo vedeva proprio in un contesto del genere: perché un umano suonava in mezzo a un vero e proprio girone infernale? Forse c’era qualcosa sotto, pensò... senza dubbio quel tipo lo interessava.

Qualcosa di grosso lo urtò alle spalle, così forte da fargli quasi perdere l’equilibrio. Hellboy si voltò: un enorme demone cornuto si era fatto largo tra la folla con prepotenza, approfittando della sua mole per avvicinarsi al palco.

« Guarda dove vai, gorilla! »

Il demone non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

« Grumpf... ma levati di torno, mammoletta. »

Una vena pulsò sulla tempia di Hellboy. Nessuno poteva permettersi di dargli uno spintone e farla franca, così raggiunse il tipo e lo costrinse a voltarsi. Gli sferrò un pugno in piena faccia, facendolo rovinare a terra con tutto il suo peso; la folla di demoni tutt’intorno si tenne all’improvviso a distanza. Il bestione si rialzò nel frattempo, visibilmente infuriato; rivolse lo sguardo su Hellboy, che nel frattempo ghignava soddisfatto.

« Chiamami di nuovo mammoletta, adesso! »

Il demone mutò espressione nel giro di un istante. Ora appariva sorpreso in modo estremo, come se non credesse ai suoi occhi: fissava le corna e la corona infuocata di Hellboy; lo stesso fecero gli altri spettatori, e condivisero lo stesso grado di stupore.

« Anung... Un Rama? »

Hellboy si guardò intorno. I demoni mormoravano il suo nome, sempre più increduli.

« È proprio lui... »

« Sì, è Anung Un Rama... »

« Mio signore... »

« Quella mano... »

« Anung Un Rama! »

Le voci erano aumentate di volume, invocando il nome di Hellboy a gran voce, e in molti si erano persino inchinati al suo cospetto. Questo finì per attirare l’attenzione della band sul palcoscenico, che infatti smise di suonare. Ormai l’attenzione di tutto lo stadio era rivolta su Hellboy, che rimase immobile al suo posto. Finché...

« Fratellone! »

Il diavolo si voltò ancora. La folla aveva fatto largo a qualcuno, permettendogli di raggiungere Hellboy; lo riconobbe, era il ragazzo chiamato Nicky. Appariva ancora più gracile e strambo così da vicino, ma sulla sua faccia storta era dipinto un enorme sorriso.

Nicky si avvicinò a Hellboy per abbracciarlo. Questi glielo lasciò fare, tanto era dominato dalla confusione del momento.

« Eeeehi! Come stai, vecchio mio? Finalmente sei arrivato! »

« Ehm... io sto bene, grazie » rispose Hellboy. « Ma che diavolo succede? Chi sei tu, e che significa tutto questo? Ti conviene rispondere, o potrei decidere di porre fine prematuramente alla tua carriera nel mondo del rock. »

Nicky fece un passo indietro, continuando ad osservarlo con somma gioia.

« Oh, tranqui, fratellone » gli disse. « Sei a casa adesso, non hai niente da temere. Io sono Nicky, figlio di Satana, e questo è il nostro regno, Malebolgia. »

Hellboy gli lanciò un’altra occhiata incredula.

« Figlio di Satana? Tu? »

Nicky annuì.

« Bah... non mi pare di essere mai stato qui, né di averti mai incontrato in vita mia. Come fate a conoscermi? »

« Oh be’, è una lunga storia... e io non sono bravo a raccontare. Però la sorellona è molto brava in un sacco di cose. Sì, andiamo, ti porto dalla sorellona! »

« La sorellona? »

« Sì sì, la sorellona! » esclamò Nicky. « Lei comanda qui, sarà felicissima di sapere che sei arrivato. Su, andiamo! »

Il ragazzo invitò Hellboy a seguirlo. Lui esitò ancora, ma sentì di non avere idee migliori; se poco prima tutti quei mostri e demoni lo ignoravano, ora lo fissavano con meraviglia, come se avessero di fronte il loro re. Di certo non poteva più sperare di non dare nell’occhio; così seguì Nicky lungo la strada, dirigendosi insieme dalla “sorellona”.

Durante il tragitto, Hellboy impiegò pochi minuti per trovare Nicky un tipo decisamente simpatico: nonostante apparisse goffo, impacciato e tardo – qualità che non si addicevano affatto a un figlio di Satana – aveva argomenti interessanti su cui conversare, primo fra tutti la musica rock e l’heavy metal. Dopo essere usciti dall’Infernodromo, i due si erano infatti messi a parlare dei loro brani e cantati preferiti, proseguendo verso la destinazione finale.

« E che dire di Ronnie James Dio? » diceva Nicky con entusiasmo. « Lui è stato il più tosto di tutti... insuperabile! Se fosse finito all’inferno avrei passato volentieri qualche secolo a suonare insieme a lui. »

« Beh, anche Ozzy Osbourne non scherza » ribatté Hellboy. « Sa il fatto suo, e su questo non ci piove. »

« Eh sì... il vecchio Ozzy, una volta mi è stato di grande aiuto quando il mio mondo stava per arrostire... devo ricordarmi di ringraziarlo, se riesco a tornare a casa. »

Nel frattempo erano arrivati a destinazione: un enorme castello, tetro e rosso come il resto della città infernale, poco lontano dall’Infernodromo. L’ingresso era presidiato da due troll grandi e grossi, che s’inchinarono subito al passaggio di Nicky e di Hellboy; l’atrio era immenso ma spettrale, con torce infuocate lungo le mura e grandi colonne nere che si ergevano fino al soffitto roccioso. I due lo superarono, imboccando un corridoio laterale; lungo la strada incontrarono altri demoni che replicarono la solita aria rispettosa.

Dopo il corridoio, raggiunsero finalmente la sala del trono: più piccola dell’atrio, ma molto più decorata con elementi tipicamente oscuri; Hellboy si guardò intorno e vide di tutto, statue mostruose e ossa gigantesche, spade maledette e pilastri intagliati che raffiguravano scene apocalittiche. Nel frattempo Nicky si era fatto avanti, rivolgendosi alla persona seduta sul trono.

« Ehi, sorellona! » esclamò tutto contento. « Guarda chi ho portato: abbiamo un nuovo fratello in casa! »

Hellboy rivolse lo sguardo sulla padrona di casa, e per poco non gli cascò la mascella. Sul trono stava seduta una bellissima donna dai lunghi capelli bianchi. Il suo corpo mozzafiato, ancora più prorompente di quello di Lara, era bianco come il gesso: vestiva solo con un bikini in pelle nera, completo di lunghi guanti e stivali con i tacchi; aveva labbra rosse come il sangue e occhi privi di pupille, rivolti inequivocabilmente verso il nuovo arrivato. La donna sorrise compiaciuta e si alzò dal suo posto, avvicinandosi con aria sensuale.

Nicky si fece da parte mentre lei osservava Hellboy con grande interesse, girandogli intorno. Il diavolo restò al suo posto; preferiva aspettare ancora prima di agire di sua iniziativa; nel frattempo faceva del suo meglio per restare indifferente, anche se la vista di quella donna metteva a dura prova la resistenza delle sue parti basse.

« Anung Un Rama » disse la donna, tornando di fronte a Hellboy. « La Mano Destra del Destino... finalmente. Benvenuto a Malebolgia, fratello mio... benvenuto a casa. »

« Uhm... grazie » grugnì Hellboy.

« Sei ancora meglio di quanto mi aspettassi. Cos’è quello, un pugno di pietra o sei contento di vedermi? »

« Oh, la maniera in cui userò questa mano dipende solo da te, bellezza. Mi fa piacere che mi conosci... ma ciò che non mi fa piacere è quanto credi di conoscermi; in questo momento vorrei un bel po’ di risposte, possibilmente senza venire alle mani... a cominciare dal tuo nome e da che razza di posto è questo. »

La donna ridacchiò.

« Non hai nulla da temere, fratello... ti darò e ti rivelerò tutto ciò che desideri. Io sono Lady Death, strega infernale e attuale signora di Malebolgia; già conosci il nostro fratellino Nicky » e lo indicò, « il figlio di Satana... nonché il nostro miglior intrattenitore di folle. »

Hellboy restò in silenzio per un po’, spostando lo sguardo su Nicky e Lady Death diverse volte, e alla fine si ammorbidì.

« Così va meglio, bellezza » dichiarò con un sorrisetto. « Credo di potermi fidare di voi, e... »

S’interruppe, dato che il suo stomaco decise di brontolare forte in quello stesso momento. Solo allora Hellboy si rese conto di essere molto affamato, un dettaglio che non sfuggì all’attenzione di Lady Death.

« Hehe... anche il grande Anung Un Rama ha bisogno di nutrirsi. Bene... abbiamo molto di cui parlare, ma lo faremo più comodamente in sala da pranzo. Vieni con me. »

« Oh, io però devo tornare all’Infernodromo » intervenne Nicky. « Devo riprendere a suonare... avevo promesso ai ragazzi una cover degli Scorpions. »

« Va bene, fratellino » rispose Lady Death. « Va’ e conquista la folla! »

Il trio lasciò quindi la sala del trono. Mentre Nicky ripercorreva la stessa strada di prima per tornare allo stadio, Lady Death accompagnava Hellboy verso un’altra direzione, addentrandosi ancor di più nel castello. Il diavolo cercò di non battere ciglio mentre la donna si aggrappava al suo braccio destro, ma il disagio interiore era comunque forte: lei lo aveva praticamente spogliato con gli occhi fin da subito. Cercando di distrarsi, chiese altre informazioni su ciò che stava capitando.

« Sembra che in questo posto mi conoscano tutti... com’è possibile? »

« Malebolgia conosce tutti i Figli del Caduto » rispose Lady Death, « e li accoglie volentieri tra le sue mura, offrendo loro riparo. »

« I Figli... del Caduto? » ripeté Hellboy, incerto.

« Esatto. Io, tu e Nicky siamo attualmente gli unici tre Figli del Caduto presenti a Malebolgia... il resto della popolazione è composto solo da demoni e creature oscure provenienti dai vari mondi, proprio come noi. Con il tempo, la città è diventata un rifugio sicuro per tutti coloro che vengono da un regno di ombre. »

Nel frattempo erano arrivati a destinazione. Lady Death si staccò dal braccio di Hellboy e aprì una porta, invitandolo a entrare: i due si trovarono dunque in un ampio salone, tetro come il resto del castello ma in qualche modo più accogliente; il diavolo vide poltrone e tavoli antichi, un gran camino acceso a forma di bocca mostruosa, ritratti e statue disseminati un po’ ovunque. Nel frattempo si rese conto che non erano soli: il salone era infatti occupato da alcuni personaggi. Tre di loro vennero subito loro incontro, un trio di donne di mezz’età con lunghe corna sulla testa: una era grassa e calva, le altre due erano magre e con lunghi capelli incolori; tutte e tre vestivano con lunghe tuniche rosso e oro, e alla vista dei due nuovi arrivati fecero un profondo inchino.

« Salute a voi, mia signora... e a voi, potente Anung Un Rama » dissero all’unisono.

« Mio fratello è molto affamato » dichiarò Lady Death con tono piatto. « Provvedete, affinché possa saziarsi al più presto. »

« Certamente, signora... come desiderate. »

Le tre donne si allontanarono, lasciando il salone in tutta fretta. Hellboy andò ad accomodarsi su una poltrona accanto al camino; con sua sorpresa, su di essa trovò il suo impermeabile, abbandonato in un vicolo poco prima. Lady Death andò a sedersi di fronte a lui, accavallando le gambe con aria sensuale.

« L’ho fatto recuperare poco fa dalle mie ragazze » disse lei, alludendo all’impermeabile. « Lilu, Lilitu e Ardat-Lili... membri della Triade Oscura del loro regno infernale. Le detesto, ma devo ammettere che nelle faccende domestiche sono molto efficienti. »

« Grazie » fece Hellboy mentre se lo rimetteva. Nel frattempo rivolse lo sguardo sugli altri personaggi che occupavano la sala: erano in quattro, riuniti intorno a un tavolo rotondo e intenti a giocare a carte. C’erano un uomo di mezz’età, con indosso una tunica nera con un grande cappuccio e una fodera rossa, l’aria cupa e un po’ malata; una ragazzina dalla pelle diafana ed i lunghi capelli scuri, bagnata fradicia come se fosse appena uscita dall’acqua; un uomo molto alto e grosso, con indosso vestiti laceri e il volto coperto da una maschera da hockey; infine, forse il più inquietante del gruppo, un uomo dal volto ricoperto di ustioni, con indosso un cappello marrone, un maglione a strisce e un guanto con lame all’estremità delle dita.

« Oh, quelli sono le mie fedeli guardie del corpo » disse Lady Death, guardandoli. « John Kramer, Samara, Jason e Freddy... sono tipi molto interessanti, sono certa che andrete d’accordo. »

« Per il momento mi basta cercare di andare d’accordo con te » borbottò Hellboy. « Tu e Nicky mi chiamate fratello, mi accogliete a casa vostra e mi offrite pure vitto e alloggio... ma quando si tratta di me, io ho serie difficoltà ad accettare una tale ospitalità da una coppia di fratelli che non ho mai conosciuto. Il fatto che siamo “Figli del Caduto” non spiega proprio niente, dal mio punto di vista. »

Lady Death sorrise, appoggiando le mani sul suo ventre.

« Ti capisco... Red » disse. « Arguisco che tu abbia raggiunto questo mondo solo da poco, quindi è naturale vederti così impreparato sulla situazione; tuttavia, dato che non hai battuto ciglio quando ho menzionato l’esistenza di diversi mondi, è chiaro che hai già imparato in parte la realtà dei fatti... hai raccolto la sfida di Nul.

« Tu vieni da un tuo mondo, così come io e Nicky proveniamo dai nostri. Da quando vivo qui ho imparato che esistono innumerevoli mondi, tante quante sono le stelle; sembra che tutti questi mondi abbiano un elemento comune, ossia un “regno delle ombre”, dimora di demoni e anime dannate... in altre parole, l’inferno. »

Nel frattempo la Triade Oscura era tornata nel salone. Hellboy vide le tre sorelle avvicinarsi a lui con vassoi carichi di pietanze e un barile di birra; c’erano persino i nachos e barrette di cioccolata... cose di cui andava estremamente ghiotto fin dalla nascita. Tutto ciò non faceva altro che confermare quanto lo conoscessero bene, in quell’ambiente.

Ma chi era lui per rifiutare un simile banchetto? Così, senza obiettare in alcun modo, Hellboy ringraziò le domestiche che si congedarono con un inchino, dopodiché iniziò a mangiare. Lady Death si limitò ad osservarlo, sempre più compiaciuta, e nel frattempo riprendeva il discorso.

« Ogni inferno è dominato da Lucifero, Satana, Mefisto o Belzebù: un sacco di nomi che identificano lo stesso signore delle tenebre, il Caduto; e costui, in ognuno di questi inferni, ha la sua progenie diabolica. Io, tu e Nicky proveniamo da mondi diversi, ma siamo nati dallo stesso grembo di tenebra: tutti noi siamo figli del Caduto, e questo ci rende fratelli. »

Hellboy cercò di soffocare una risata, mentre mandava giù una porzione di nachos.

« Hah... certo che Nicky sembra tutto, tranne che il figlio di Satana! »

« Non tutte le ciambelle riescono con il buco, no? » ribatté Lady Death. « Nemmeno tutti i diavoli nascono con le corna, come nel caso di Nicky... anche se è figlio del re del suo inferno, lui appare così bonaccione perché ha preso il novanta percento da sua madre, un angelo. Il massimo del diabolico che sa fare è dell’ottima musica. »

« Uhm, ha senso. E di te che mi dici, invece? »

Lady Death non rispose subito.

« Mio padre era un nobile, discendente degli angeli caduti che avevano guidato la ribellione contro Dio. Si dilettava nella magia nera e nella demonologia, e io appresi alcune delle sue arti quando ero bambina; nel mio mondo si fa presto a temere le donne quando fanno magie, così fui catturata da un gruppo di ribelli e accusata di stregoneria. Per sfuggire a questa sorte, evocai un demone con cui strinsi un patto: avrei avuto salva la vita, se avessi rinunciato alla mia umanità e servito i poteri dell’Inferno. »

« Immagino che tu abbia accettato » intervenne Hellboy.

« Non mi troverei seduta davanti a te, se così non fosse stato. Una volta all’inferno, all’epoca dilaniato da una guerra civile, fui contaminata poco a poco dalle forze del male; con il tempo acquisii nuovi poteri e armi, e li usai per prendere il potere sul regno delle ombre. Divenni così Lady Death, la nuova sovrana dell’inferno. »

La donna tacque, e per un po’ regnò il silenzio. Hellboy non sapeva bene cosa pensare di lei: in superficie vedeva una persona indomita, cinica e maliziosa, tratti tipici di chi è corrotto dalle tenebre... ma sapeva che nel profondo si nascondeva molto di più. Lady Death aveva dimostrato di essere cordiale e ospitale, almeno nei confronti dei suoi “fratelli”; un lato che si poteva definire buono, proprio come quello che sapeva dimostrare Hellboy oltre l’aspetto di mostro a cui era condannato.

Ora riusciva a vedere quanto i due fossero simili.

Chissà qual è il suo vero nome...

Fu sul punto di chierderglielo, ma qualcuno spezzò il silenzio prima di lui. Hellboy e Lady Death rivolsero lo sguardo sulle guardie che stavano giocando a carte: uno di loro, Freddy, si era alzato in piedi e urlava di gioia.

« Guarda e piangi, ragazzone! » disse, rivolto al tipo con la maschera da hockey. « Il mio poker di re la mette in culo al tuo misero tris di donne! Hahaha! Direi che questo bel gruzzoletto sul piatto passerà finalmente nelle mie tasche... »

Jason si alzò in piedi, senza dire una parola. Afferrò Freddy per un braccio, e in un secondo glielo tagliò di netto con un machete; l’uomo ustionato urlò per il dolore e cadde a terra, mentre Jason esaminava il suo braccio. Dalla manica, infatti, erano cadute alcune carte, sotto lo sguardo sorpreso degli altri giocatori.

« Hehe » ridacchiò Kramer. « Magari Jason non sarà bravo a carte, ma non puoi sperare di fregarlo. »

Hellboy cercò di non farci caso e tornò a concentrarsi sul suo piatto. Nel frattempo spiegò la sua situazione a Lady Death, raccontando di come si fosse unito ai Valorosi e del viaggio insieme a loro per trovare Nul, fino al naufragio. Il diavolo parlò a lungo, finché non ebbe ripulito ogni piatto di quel pasto sostanzioso.

Lady Death ascoltò fino alla fine senza mai interromperlo, restando immobile al suo posto come una statua. Il fuoco nel camino continuava ad ardere maestoso, inondando di calore la sala.

« Interessante » commentò la donna infine. « Davvero interessante... da quando mi trovo qui non avevo mai sentito di una coalizione così grande. Ti sei fatto una gran bella squadra di alleati, fratello... peccato che il vostro intento sia stato inutile. »

« Che vuoi dire? » domandò Hellboy.

« Voglio dire che hai combattuto una battaglia già persa in partenza, fratello. Non puoi sperare di trovare Nul e convincerlo a riportarti a casa: questo mondo è come una prigione, per tutti i mondi su cui quel maledetto ha messo gli occhi e gli artigli. So bene di cosa è capace... perché l’ho vissuto sulla mia pelle, molto più di te. »

Lady Death si alzò improvvisamente dalla sua poltrona, invitando Hellboy a fare altrettanto. Lui obbedì, anche se dubbioso, e seguì la donna mentre lasciava il salone. Insieme percorsero un nuovo corridoio, dotato di ampie aperture che consentivano una vista panoramica su Malebolgia: il diavolo ammise che quella città era proprio enorme, ora che poteva vederla da una posizione più elevata. Una città per mostri... un rifugio, stando alle parole di Lady Death.

« Oblivion » disse la donna, durante il cammino. « Questo è il nome che Nul ha scelto per il suo mondo. Il tempo e lo spazio, qui, non contano niente, a meno che Nul non decida il contrario; io sono finita qui da mesi, secondo il mio punto di vista, ma so che dipende solo dalla mia percezione del tempo. Oblivion è diviso in vari settori, e Malebolgia è uno di questi: ho preso il controllo di questo posto dopo il mio incontro con Nul... dopo aver stretto un patto con lui. »

Hellboy si fermò, sorpreso.

« Un patto? »

Lady Death si fermò a sua volta.

« Non tutti quelli che finiscono a Oblivion sono invitati a combattere » disse, amareggiata. « Tipi come Nicky non avrebbero speranze in una battaglia come quelle a cui noi siamo abituati. Nemmeno io ho avuto una nemesi da affrontare, e ho vagato a lungo tra i settori in cerca di risposte: ho incontrato Nul al Cimitero dei Mondi, infine... volevo ucciderlo naturalmente, per avermi gettata nel suo abisso senza alcun preavviso. Quello mi rise in faccia, e mi usò come punching-ball dopo aver replicato i miei poteri alla perfezione; nessuno mi aveva mai ridotta così male... provai persino a sedurlo, ma fu inutile. Alla fine, tuttavia, Nul mi fece una proposta: lasciarlo in pace in cambio di un regno da governare. Visto come mi aveva ridotta, non vidi altra scelta pur di sopravvivere, e accettai.

« Così eccomi qui. Nul mi ha concesso questo luogo come dominio personale, che ho arricchito con tutto ciò che proviene da tutti gli inferni: la mia biblioteca è colma di tomi e volumi che narrano di innumerevoli mondi oscuri; l’armeria è in grado di rifornire interi eserciti; e l’Infernodromo offre ogni sorta di svago che il mio popolo potrebbe definire divertente. »

Lady Death si fermò, guardando il panorama. Da quella posizione, i due avevano un’ottima vista sull’Infernodromo: il palcoscenico era stato rimosso per fare spazio a quello che sembrava un duello in piena regola. Hellboy scorse due figure nell’arena: uno aveva l’aspetto di un biker, la cui testa era un teschio fiammeggiante, in sella a una moto infuocata con cui correva a gran velocità; il suo avversario era un uomo senza capelli e a torso nudo, in grado di controllare la sabbia. Il loro scontro era spettacolare senza alcun dubbio, fatto di tempeste di fuoco e sabbia a più riprese; una voce fuori campo commentava nel frattempo il duello, come un vero cronista.

« Wow! Mossa avventata, quella di Imothep! Il Ghost Rider è tornato alla carica come se nulla fosse! »

Lady Death indugiò ancora per qualche secondo, poi proseguì indifferente. Hellboy continuò a seguirla, lasciandosi alle spalle quel nuovo spettacolo. Terminato il corridoio, i due varcarono l’ultima porta: Hellboy si trovò quindi in un’ampia camera da letto, quella della stessa padrona di casa che ora lo accompagnava. Meno tetra rispetto alle altre sale del castello, era ricolma di cuscini e tende, e l’aria era impregnata di un dolce profumo esotico: assomigliava un po’ a un harem, anche se deserto. Il diavolo si guardò intorno: non c’erano altre porte, e Lady Death non sembrava intenzionata a condurlo altrove; lei camminava lentamente al suo fianco, lasciando che si ambientasse.

Poi l’attenzione di Hellboy cadde su un tavolo di fronte al letto, sulla quale stava appoggiata una spada. Sembrava una katana giapponese, ma era molto più lunga, almeno un metro e mezzo, l’acciaio scintillante e letale in ogni sua parte; accanto alla spada era posata una lunga piuma nera, immobile come una pietra.

La voce di Lady Death alle sue spalle spezzò il silenzio che si era creato.

« Da molto tempo non incontravo un degno Figlio del Caduto... l’ultimo che ho accolto in questa camera se n’è andato settimane fa, senza fare più ritorno. »

Hellboy si voltò, e vide nella donna un’espressione malinconica.

« Chi? »

« Sephiroth » rispose lei. « Figlio di Jenova, la “calamità giunta dal cielo”. Era un guerriero potente, orgoglioso, diabolico... perfetto sotto ogni punto di vista. Era stato scelto da Nul per combattere in uno dei suoi infiniti conflitti, affrontando la nemesi del suo mondo; separato dal suo gruppo, era giunto a Malebolgia in cerca di riparo... cosa che gli offrii volentieri, vista la natura che avevo percepito subito in lui. Era uno di noi, un nostro fratello... meritava di stare al nostro fianco.

« Sephiroth attirò subito tutta la mia attenzione, e lui non la rifiutò. Unimmo i nostri corpi, non gli feci mancare nulla, e lui ne fu felice. Ma ben presto... troppo presto... Sephiroth sentì il richiamo della battaglia: lui era nato guerriero, non poteva sopprimere lo spirito del distruttore. In quanto tale, non aveva alcuna intenzione di sfuggire alla sfida che lo attendeva, né di spezzare il legame che aveva con la sua nemesi. Così ripartì pochi giorni dopo, con appena un lieve malincuore per i momenti che avevamo trascorso insieme. »

Lady Death sospirò, mentre accarezzava la lama della spada.

« Non tornò mai più. Sephiroth fu ucciso dalla sua nemesi nello scontro decisivo. Grande fu il mio dolore quando percepii la sua distruzione... ma molto di più fu la mia ira quando giurai di vendicarlo. Non ho esitato un secondo a rompere il patto con Nul, lasciare Malebolgia e rintracciare il bastardo che aveva annientato il mio amato: con la sua stessa spada » e accennò ad essa, « ritrovata nel Cimitero dei Mondi, l’ho massacrato e dato in pasto alle mie bestie dopo aver spezzato ogni sua speranza. »

Tacque, dopo aver pronunciato le ultime parole con una dose estrema di rabbia. Hellboy avrebbe voluto dire qualcosa: in parte capiva ciò che provava, ma forse non così tanto. Aveva perso la sua amata una volta, ma era riuscito a riportarla indietro... per questo la sua ira aveva avuto vita breve; ma quella di Lady Death non era svanita, affatto. Distolse lo sguardo dalla spada e tornò a concentrarsi sul suo ospite, dopo essersi calmata un poco.

« Era un degno Figlio del Caduto » riprese. « Non avevo mai incontrato nessuno come lui... e ora sei arrivato tu. In te ho visto il suo stesso potenziale, e sono certa che non mi deluderai. »

Nel frattempo si tolse il mantello, facendolo cadere a terra. Hellboy inarcò un sopracciglio.

« Non capisco dove vuoi arrivare. »

« Lo capirai tra un istante. »

E senza alcun preavviso, la donna si avvicinò ulteriormente, gettando le sue braccia intorno al collo di Hellboy. Il suo corpo perfetto aderì a quello del diavolo, che rimase incredulo mentre lei indirizzava le labbra vermiglie sulla sua bocca.

Passò un istante, lungo come un secolo, prima che Hellboy ricordasse di fare la scelta giusta. Afferrò Lady Death per le spalle e la respinse, prima che fosse troppo tardi.

« Non posso » dichiarò, più serio che poteva. « Il mio cuore appartiene a un’altra. »

Lady Death, anziché restare delusa, rispose con un ghigno.

« Oh, non temere, non sono interessata al tuo cuore. Preferisco di gran lunga il notevole attrezzo che porti dentro i pantaloni. »

E tornò all’attacco, baciando con insistenza il diavolo sul collo. Hellboy ebbe un fremito, ma riuscì a resistere.

« Ehm, grazie per il complimento... ma non puoi avere neanche quello! »

Cercò di staccarsela di dosso, ma perse l’equilibrio e cadde all’indietro, centrando in pieno il letto. Lady Death ne approfittò per balzargli addosso, bloccandolo al materasso prima che potesse alzarsi.

« Cambierai idea, non appena avrai ammirato queste » e si afferrò i seni per metterli bene in vista « più da vicino. »

Si avventò quindi su di lui, ormai certa di averlo in suo potere. Era questione di pochi secondi, e tutto sarebbe cambiato... avrebbe avuto il compagno perfetto con cui condividere il suo nuovo inferno...

Una mano di pietra si pose a metà strada, impedendole di raggiungere il corpo che bramava; l’afferrò per la gola e la spinse di lato, gettandola contro il materasso. Hellboy si alzò dunque in piedi, abbandonando il letto; aveva lo sguardo duro, come se bastasse un soffio di vento per farlo esplodere.

« Tu pretendi troppo da me! » esclamò, rivolto alla donna. « Credevi davvero che ti avrei permesso di togliermi i vestiti e di lasciarti fare i tuoi “comodi”? Tu non mi conosci nemmeno! »

« Certo che ti conosco » ribatté Lady Death. « Tu sei Anung Un Rama, Figlio del Caduto, la Mano Destra del Destino, il Seme della Distruzione... la Chiave per il risveglio degli Ogdru Jahad! »

« Ah, sparisci dalla mia vista con queste stronzate... qualsiasi fanatico dell’occulto potrebbe impararle leggendo qualche libro dimenticato in un cesso della stazione! Ma c’è differenza tra leggenda e realtà, bellezza... tu non hai idea di cosa ho fatto della mia vita! »

La donna lo guardò esterrefatta, ma poi scosse la testa.

« Dimentica tutto ciò a cui credi di appartenere » mormorò. « La tua missione, i tuoi amici, il tuo mondo... non hanno alcun valore rispetto a ciò che sei davvero. Tu sei la Bestia, progenie oscura, e sei mio fratello... il più degno di governare al mio fianco su Malebolgia. Resta qui con me, e sarai al sicuro... ma soprattutto, libero di essere ciò che sei. »

Ella tornò a distendersi sul letto, cercando di assumere la posa più provocante possibile. Hellboy restò a guardarla, ma mentre faceva del suo meglio per impedire a un calore inopportuno di raggiungere il suo “attrezzo”, una voce dal passato parve risuonare nelle sue orecchie.

Hellboy, ricordati chi sei veramente... tu puoi scegliere!

Esatto, lui poteva scegliere. Non era importante chi fosse davvero, non lo era mai stato... l’importante era chi sceglieva di essere. Così, sotto lo sguardo incredulo di Lady Death, afferrò le sue stesse corna e se le strappò; queste caddero a terra con un tonfo sordo, mentre la corona infuocata si spegneva dalla sua testa.

« Io ho già scelto... molto tempo fa » dichiarò Hellboy. « Ho scelto di essere molto più di ciò che sembro: sono un mostro che fa qualcosa di buono per il mondo... sono un eroe! »

Lady Death non parlò. Immobile sul suo letto, aveva la bocca socchiusa e le guance tremavano leggermente; sembrava combattuta tra due pensieri diversi. Le parole di Hellboy l’avevano scossa, sicuramente. Il diavolo credette di vederla sorridere...

Ma all’improvviso un boato risuonò in lontananza, tale da far tremare leggermente il pavimento. Hellboy e Lady Death scattarono subito in guardia, allarmati.

« Che diavolo è stato? »

« Un attacco » mormorò la donna, guardando verso il soffitto. « Un nemico si è fatto avanti. »

Pochi attimi dopo, le porte della camera si spalancarono, e le tre sorelle cornute apparvero sulla soglia.

« Mia signora! » esclamò Lilitu, l’aria stravolta come le altre due. « Mio signore... siamo sotto attacco! »

« Grazie per aver sottolineato l’evidenza, inutile cagna » rispose Lady Death acida. « Ora provate a dirmi qualcosa che ancora non so... chi è il folle invasore che ha appena deciso di subire la mia ira? »

« Molti invasori, mia signora » rispose Ardat-Lili. « Un esercito intero... guerrieri dorati, hanno abbattuto le mura inviolabili di Belial come fossero di latta! »

« Guerrieri dorati? »

La voce sorpresa di Hellboy attirò l’attenzione di tutte. Lui, tuttavia, non aggiunse altro, impegnato com’era ad assimilare l’informazione appena ricevuta.

Impossibile! Non possono essere loro...

« Fino a che punto sono penetrati? » domandò Lady Death, tagliando corto.

« Hanno invaso l’area del mercato » rispose Lilu. « Molti demoni si sono già mobilitati per fermarli, ma non è sufficiente... ora puntano verso l’Infernodromo. »

« Maledizione... Nicky è ancora laggiù, insieme a migliaia di spettatori inermi! Presto, mandate le guardie a difendere l’Infernodromo, e vi unirete a loro nella battaglia... è tempo di dimostrare di cosa è davvero capace la Triade Oscura. »

« Sì, mia signora! » esclamarono le donne all’unisono, e uscirono dalla stanza.

Lady Death rimase nuovamente sola con Hellboy, ma non lo guardò. Un mix di rabbia e crudeltà si erano impadronite della donna, ormai impaziente di scatenarle sugli invasori del suo regno; così, facendo appello ai suoi poteri innati, manifestò la sua spada, Darkness, forgiata nel regno infernale da cui proveniva. Guardò la lama dorata, ansiosa di poterla affondare al più presto sul nemico...

« Io ho un regno da difendere, e fratelli da proteggere » dichiarò, voltandosi a guardare Hellboy. « Tu cosa scegli di fare? Preferirei non averti tra i... uh? »

Tacque, mentre fissava il suo rosso fratello intento a caricare la sua pistola; inaspettatamente, egli era tornato a sorridere.

« Quando la famiglia è in pericolo, chi sono io per tirarmi indietro? » disse. « Inoltre credo di sapere con chi abbiamo a che fare... e sarò ben lieto di aiutarti a prenderli a calci in culo! »

Lady Death lo guardò ammirata per qualche secondo, prima di restituirgli un sorriso. Insieme uscirono così dalla stanza e balzarono fuori dalla balconata, atterrando sopra una torre.

Da quella posizione riuscivano a vedere chiaramente cosa stava accadendo tra le strade di Malebolgia. Molti demoni erano impegnati in una dura lotta contro gli invasori: apparivano come giganteschi soldati d’oro meccanici, armati di lame montate sulle loro possenti braccia. Avanzavano implacabili, macellando tutti coloro che si trovavano sul loro cammino.

« Merda... è proprio come pensavo » borbottò Hellboy. « Sono proprio loro... l’Armata d’Oro. »

« Li conosci? » domandò Lady Death.

Il diavolo si limitò ad annuire. Altroché se li conosceva! Settanta volte settanta soldati, un esercito di automi invincibili costruiti secoli prima per volere di Re Balor, per porre fine alla guerra contro gli uomini. Dal punto di vista di Hellboy, erano trascorse appena due settimane dal momento in cui si era trovato ad affrontare quelle macchine, risvegliate da Nuada allo scopo di annientare l’umanità. E ora, il corso degli eventi lo costringeva a ripetere quella terribile esperienza... troppo presto.

Nuove urla ed esplosioni risuonarono nell’aria, attirando l’attenzione di Hellboy. Aguzzò ancora la vista: l’Armata d’Oro era giunta nei pressi dell’Infernodromo, pronta a ridurre anche quello in macerie. Lady Death smise di indugiare e spiccò un balzo verso lo stadio; il diavolo la seguì a ruota, anche se con maggior difficoltà visto che non era agile quanto lei.

« Aspetta! » gridò non appena la raggiunse, in cima alla fila più alta degli spalti.

« Non ho tempo da perdere » tagliò corto la donna. « Ho un esercito nemico da ridurre a fette. »

« È inutile... non puoi sperare di distruggere quei cosi normalmente, sono “industribili”. »

« Cosa? »

« Ehm... voglio dire, indistruttibili! In pratica possono autoripararsi. Affrontarli singolarmente è del tutto inutile, ma c’è un altro modo per fermarli. Per controllarli serve una speciale corona magica: è l’artefatto che li mantiene attivi. L’avevamo distrutta tempo fa, ma in questo mondo ormai non mi stupisco più di niente... se l’Armata d’Oro è qui, anche la corona sarà qui; dobbiamo trovare e uccidere il tipo che la indossa. »

E scommetto tutta la mia birra che è proprio lui... pensò, livido di rabbia.

In quel momento si udì un boato. I guerrieri dorati avevano aperto una breccia nell’Infernodromo, penetrando al suo interno come un fiume in piena: molti demoni scapparono, ma alcuni rimasero per opporre resistenza. Una battaglia tremenda cominciò quindi a infuriare tra quelle mura, tra due forze appartenenti entrambe all’oscurità.

« Troppo tardi » mormorò Lady Death. « E non riesco a individuare Nicky. »

« D’accordo, dividiamoci » ordinò Hellboy. « Tu trova Nicky e portalo in salvo, io tratterrò l’Armata il più possibile! Ormai so come trattarli... a suon di mazzate. »

Lady Death annuì. Un attimo dopo si separarono, prendendo due direzioni diverse; Hellboy scese rapidamente lungo gli spalti fino a raggiungere il suolo, prendendo parte dalla battaglia. Fu avvistato quasi subito da alcuni guerrieri d’oro, che si avventarono su di lui senza pietà; Hellboy sorrise e aprì il fuoco.

Gli parve di essere tornato ai vecchi tempi, che tuttavia risalivano ad appena quindici giorni prima. L’ennesima battaglia tra forze oscure, con tre elementi ricorrenti: lui, il suo fedele Samaritano e il mostro da uccidere. Stavolta, tuttavia, poteva contare su un gran numero di alleati. Hellboy riconobbe i due contendenti che aveva visto poco prima, Imothep e Ghost Rider: il primo disorientava l’Armata d’Oro con raffiche di sabbia, il secondo li faceva a pezzi con la sua catena infuocata. Ben presto intervennero anche le guardie giunte dal palazzo: Freddy e Jason si unirono al gruppo di resistenza senza alcun timore.

« Benvenuti nel mio incubo, marmocchi! » tuonò la voce di Freddy, mentre appariva sulla scena in una vampata di fuoco.

Gli altri demoni non erano da meno, e con la loro potenza facevano del loro meglio per fermare gli invasori; molti nemici caddero così sotto i loro colpi, ma Hellboy già sapeva quanto fosse inutile. Ben presto i guerrieri si sarebbero rimessi in sesto, grazie alla loro capacità di autoripararsi. Non aveva scelta, doveva trovare il burattinaio prima che quelle marionette facessero troppi danni.

Dove diavolo è finito sua stronzezza reale?

Un urlo attirò improvvisamente la sua attenzione. Hellboy si voltò ed ebbe un tuffo al cuore: Nicky era davanti a lui, nel cuore di quell’inferno di fiamme e lame. Il ragazzo era a terra, la chitarra ancora in mano, impotente come una pietra nell’occhio di un ciclone; i guerrieri d’oro erano impegnati ad affrontare gli altri demoni, ma era troppo vicino, rischiava di essere coinvolto...

Nicky cercò di svignarsela, strisciando a terra nella speranza di non essere notato. All’improvviso andò a sbattere contro un paio di gambe: alzò lo sguardo e vide un uomo, alto e bianco, dai lunghi capelli dorati e le orecchie a punta. Costui gli lanciò un’occhiata sprezzante, e gli puntò una lancia alla gola.

« Chi sei tu, che cerchi di sfuggire invano al massacro? » domandò.

« Ehm... io sono Nicky... »

« Bene, Nicky. Consideralo un onore... quello di morire per mano mia! »

Nuada sollevò la lancia, pronto ad affondarla.

« Fermo! »

L’elfo alzò lo sguardo. Hellboy si era fatto avanti, e gli puntava contro la pistola.

« Oh, eccoti qui, Satana » commentò lui con un sorriso. « Hai fatto presto... me ne compiaccio. Il mio tentativo di stanarti è andato a buon fine. »

Hellboy non fece domande. Ciò che aveva davanti agli occhi era una risposta abbastanza eloquente: la Corona di Bethmoora, in grado di controllare l’Armata d’Oro, era posta in quel momento sulla fronte di Nuada. Non aveva idea di come fosse tornata nelle sue mani, ma il ricordo del Cimitero dei Mondi gli attraversò il cervello: non era impossibile che avesse ritrovato laggiù la corona e l'intera Armata. Ciò che aveva sospettato fin da subito era ora realtà, e ce l’aveva sotto tiro.

« Oh, hai scatenato addirittura un’invasione solo per me? » commentò Hellboy. « Bene, eccomi qui, proprio come volevi... ora, che ne dici se ce la sbrighiamo solo io e te da questo punto in avanti? Il ragazzo ai tuoi piedi mi sembra un po’ un impiccio, non so se mi spiego. »

Nuada guardò nuovamente Nicky, allargando il suo sorriso.

« Come desideri » disse. Dopodiché sferrò un calcio al ragazzo, facendolo rotolare via per diversi metri. Contemporaneamente l’Armata d’Oro si fece da parte, facendo spazio intorno a Nuada, Nicky ed Hellboy; obbedivano ancora al volere del principe, grazie alla corona, e formarono un’imponente muraglia che si chiuse a cerchio intorno al trio. Di certo Nuada voleva godersi il momento fino all’ultimo istante, sapendo di avere la situazione in pugno.

« Allora, Satana... sei ancora deciso a sfidarmi per il controllo dell’Armata d’Oro? »

« Nah, pensavo di ammazzarti subito » ribatté Hellboy, stringendo la presa sulla pistola. « Se permetti, sono parecchio stufo di questa storia. »

« Siamo in due, allora » disse Nuada. « Ma presto... ne rimarrà uno solo! »

« Rrraaaaaaah!!! »

Un nuovo urlo echeggiò nell’aria, seguito da una pioggia di dardi di energia oscura che si abbatterono al suolo. Molti guerrieri dell’Armata d’Oro ne furono investiti in pieno e caddero a pezzi; mentre i loro rottami rotolavano a terra, Lady Death faceva la sua comparsa sulla scena, spada alla mano. La donna raggiunse Nicky in un attimo, aiutandolo ad alzarsi.

« Stai bene? »

« S... sì. Grazie, sorellona. »

Gli occhi di Lady Death si posarono subito dopo su Nuada.

« La corona... sento che il potere che controlla questo esercito è posto sulla tua fronte » disse. « Dunque sei tu la causa di tutto questo! »

« Sono il principe Nuada, Lancia d’Argento, figlio di Re Balor. Ti avverto, donna, ti sei appena intromessa in una faccenda che non ti riguarda... la tua presenza non è tollerata. »

« La mia presenza? » tuonò Lady Death, infiammandosi. « Sai con chi stai parlando? Hai idea di a chi appartenga questa terra? Io sono Death! Lady Death! E tu hai fatto un terribile errore non appena hai deciso di violare il mio dominio! »

« Non ho interesse verso il tuo dominio... voglio solo la vita del diavolo che permetterà il mio ritorno a casa. Fatti da parte, affinché possa finalmente compiere il mio dovere! »

Lady Death si avvicinò ulteriormente, e nel frattempo puntava la sua spada contro Nuada.

« Prega il tuo creatore, principe... magari lui avrà pietà, io di certo non ne avrò. »

Nuada scoppiò a ridere.

« Pregare? Ah, credo di avere un’idea migliore in mente... uccidetela! »

L’ordine fu rivolto ai guerrieri d’oro. Alcuni di loro si fecero avanti e aggredirono Lady Death, sferrando vari fendenti con le loro lame. La donna s’impegnò subito ad affrontarli: la sua spada e i suoi poteri oscuri ebbero facilmente ragione di loro, e li fece a pezzi in breve tempo; i guerrieri, tuttavia, si rimisero subito in sesto, recuperando i pezzi perduti. Nuada sorrise compiaciuto, poiché il suo diversivo stava funzionando: ora poteva dedicarsi nuovamente ad Hellboy, senza ulteriori seccature.

Eroe e nemesi attaccarono nello stesso istante: il diavolo contro l’elfo, il pugno contro la lancia. Ancora una volta si affrontavano, messi l’uno contro l’altro da una volontà superiore. Era la resa dei conti, lo sapevano entrambi... ecco perché nessuno intendeva mollare, non in quel momento.

Lady Death era ancora impegnata contro l’Armata d’Oro, ma non poteva ignorare quel fratello in difficoltà. Doveva intervenire, finché ne aveva l’occasione. Un guerriero dorato si parò di fronte a lei, per impedirle di raggiungere Hellboy; la donna gli scagliò contro la spada, carica di energia oscura. Il guerriero esplose in mille pezzi; un frammento particolarmente grosso andò a colpire Hellboy in piena faccia, facendolo cadere a terra. Nuada ne approfittò per balzargli addosso, puntandogli la lancia alla gola.

« No! Fratello! »

Lady Death non poté far altro che urlare, perché un altro gruppo di guerrieri dorati si fece avanti per bloccarla.

« È finita, Satana » dichiarò Nuada, ignorando tutto il resto. « Le tue ultime parole? »

« Ugh... il mio nome... è Hellboy! »

« Bene... buon ritorno all’inferno! »

« Fermati! Lascialo stare! »

Nuada alzò lo sguardo. Era stato Nicky a urlare, fattosi improvvisamente avanti.

« No, non credo proprio » gli rispose l’elfo. « E non vedo come tu possa fermarmi, fesso... sei disarmato. »

« Io ce l’ho un’arma » ribatté Nicky, che inaspettatamente sorrise. « Sta’ a sentire... »

Sotto lo sguardo sorpreso di Hellboy e Nuada, il ragazzo imbracciò la chitarra e iniziò a suonare.

 

Here I am, rock you like a hurricane,

Here I am, rock you like a hurricane!

 

Hellboy, ancora bloccato a terra, era senza parole. Che diavolo aveva in mente quell’idiota? Ma poi un nuovo urlo attirò la sua attenzione. Nuada, sopra di lui, aveva mollato la lancia e si afferrò la testa con entrambe le mani, in preda a un dolore sconosciuto.

« Aaaargh! No, ti prego... smettila! »

Non posso crederci, pensò Hellboy, illuminato da un pensiero assurdo. Questo stronzo non sopporta la musica rock?

Ma chi era lui per ignorare un’occasione del genere? Che ci credesse o no, Nicky gli aveva appena salvato la vita! Così si rialzò in piedi e sferrò un pugno in piena faccia a Nuada, gettandolo al suolo. L’elfo rimase a terra, privo di conoscenza; ne approfittò quindi per sfilargli la corona dalla testa. Un attimo dopo, tutti i guerrieri dell’Armata d’Oro s’immobilizzarono. Lady Death si rimise in piedi, colma di stupore.

« Uff » sospirò Hellboy, visibilmente spossato. Sembrava tutto finito. « State bene, voialtri? » aggiunse, guardando Nicky e Lady Death; quest’ultima, in lontananza, si limitò ad annuire.

« Yeah! Alla grande, fratellone! »

« Hehe... ottimo. Te ne devo una, Nicky, la tua strimpellata ha fatto sbarellare Nuada di brutto. Come hai fatto? »

« Oh, sai... gli elfi hanno un super-udito da bestia, la musica troppo forte gli fa male alle orecchie. L’ho letto sul manuale di un gioco di ruolo qualche anno fa... forte come certe cose ti restino in testa dopo tanto tempo, eh? »

Hellboy ridacchiò.

« Già... proprio forte. »

Accadde all’improvviso. Hellboy sentì un rumore alle sue spalle e si voltò: Nuada si era rimesso in piedi e si stava già scagliando contro di lui, pugnale alla mano. Troppo in fretta perché potesse sparargli. Era troppo vicino...

Poi una lama spuntò dal ventre di Nuada, interrompendo la sua corsa. L’elfo gridò, mollando la presa sul pugnale, poi cadde a terra in ginocchio. Hellboy, incredulo, spostò lo sguardo verso un punto alle spalle di Nuada; la spada che lo aveva trafitto, una lunga katana¸ era stretta tra le mani di Lady Death, lo sguardo carico di disgusto.

« Aaah... aaaargh! »

Nuada non era ancora morto. Continuava a gemere per il dolore, il corpo ancora trapassato dalla spada... che Lady Death non intendeva rinfoderare.

« Hah » grugnì Hellboy, sempre più sorpreso. « Ok, ora ne devo una anche a te, bellezza. Ma quella spada da dove salta fuori? »

« La spada di Sephiroth » rispose Lady Death. « Posso evocarla ogni volta che desidero... e contro questo verme è l’arma giusta. La mia Darkness avrebbe posto fine alle sue pene troppo presto... e io non desidero che ciò avvenga. Nicky! » aggiunse, rivolgendosi al fratello. « Portami il “fresco fiasco”. »

Nicky accorse subito. Si avvicinò a Lady Death e le porse quello che sembrava un comune fiaschetto argentato. La donna spinse la spada in avanti fino a conficcarla al suolo, affinché l’agonizzante Nuada non potesse muoversi; dunque raggiunse l’elfo e lo afferrò per la faccia.

« Non conosco la tua storia, principe tenebroso, né l’inferno in cui hai vissuto fino ad ora » gli sussurrò all’orecchio, « ma ti posso assicurare che tra poco ti sembrerà un paradiso, in confronto a quello in cui sto per spedirti! »

Detto questo, gli infilò il collo del fiaschetto in bocca. Un attimo dopo, Nuada fu letteralmente risucchiato al suo interno, sparendo dalla vista di tutti i presenti. La spada di Sephiroth cadde a terra, priva del suo appoggio.

Hellboy rimase impietrito al suo posto.

« Ma che è successo? » chiese dopo un breve mutismo. « Dove diavolo è finito? »

« Qui dentro » rispose Lady Death, indicando il fiaschetto mentre lo richiudeva. « Se vuoi imprigionare un criminale a Malebolgia, non esiste prigione peggiore di questa. Nicky l’ha usata una volta per catturare i suoi fratelli, ribellatisi al padre quando fuggirono dall’inferno... e si trovano ancora lì dentro, impazienti di divertirsi con il nuovo arrivato. »

La donna restituì a Nicky il fiaschetto, che lo riprese con un sorriso.

« Ora » aggiunse lei, guardandosi intorno. L’Armata d’Oro era ancora immobile tutt’intorno a loro. « Che cosa dovrei fare con questi “industribili” guerrieri? »

« Uhm, io avrei un’idea » suggerì Hellboy. Afferrò la corona e la passò a Lady Death. « Con questa potrai controllarli. Saranno un ottimo esercito a guardia del tuo regno. »

La donna osservò la corona, intrigata da questa possibilità. Alla fine annuì e la pose sul suo capo. I guerrieri dorati tornarono a muoversi, e al comando di Lady Death si ritirarono dallo stadio. I demoni sopravvissuti furono così liberi di avvicinarsi ai loro amati sovrani: Freddy, Jason, Imothep, la Triade Oscura, il Ghost Rider e molti altri... malconci dopo una battaglia così violenta, ma ancora vivi.

Tutta quella gente era lì per lui, pensò Hellboy che all’improvviso si era fatto malinconico. Aveva appena sconfitto la sua nemesi, eppure non ne era contento. Forse perché non era cambiato nulla: non era tornato automaticamente a casa... era ancora laggiù, in quel luogo così simile all’inferno, dove gli era stato offerto un posto come sovrano. Un’offerta allettante, ma non poteva accettare.

« Be’, io devo andare » disse all’improvviso. « Non posso più restare da queste parti. »

« Oh? » fece Nicky, preoccupato. « Ma... perché? »

« Questo non è il mio posto. Non c’è la tv, tanto per cominciare, né il mio stereo né i miei adorati gatti. Intendo tornare da dove sono venuto... anche se prima di allora ho altri impegni nei paraggi: devo trovare i miei amici, essere sicuro che stanno bene. »

Si voltò a guardare Lady Death, che inaspettatamente gli restituì un’occhiata comprensiva.

« È una tua scelta » ammise, « e io non ho il diritto di oppormi. Vai, Hellboy. Spero che tu possa ritrovare la strada di casa. »

« Grazie, bellezza. Mi dispiace, ma non poteva funzionare tra noi... dopotutto, siamo fratelli. »

Scoppiarono a ridere entrambi, improvvisamente divertiti dalla situazione.

« A proposito » aggiunse Hellboy poco dopo, prima di voltarle le spalle. « Non ho ancora afferrato il tuo vero nome. »

Lady Death ammiccò prima di rispondere.

« Hope » disse. « Mi chiamo Hope. »

Hellboy fece l’occhiolino e si voltò, pronto a riprendere il cammino.

Fu allora che accadde l’ultimo imprevisto. Una nebbia si levò all’improvviso tutt’intorno a Hellboy, coprendo tutto e tutti alla sua vista; l’intera Malebolgia sembrava svanita nel nulla in un battito di ciglia. Un nuovo rumore attirò la sua attenzione... sembrava un applauso. Si voltò e vide un nuovo individuo, apparso attraverso la nebbia: un uomo vestito con un lungo soprabito bianco, il cui volto era celato completamente da un cappuccio; due ali nere da uccello spuntavano dalla sua schiena.

« Complimenti, Hellboy » dichiarò lo sconosciuto, terminato l’applauso. « Sei sopravvissuto. »

« Uhm... grazie » fece il diavolo con aria incerta. « Ma tu chi sei? »

« Sono quello che ti ha portato qui. Io sono Nul. »

Hellboy sgranò gli occhi per lo stupore, e per un lungo, interminabile minuto non riuscì a parlare. Poi afferrò la pistola, carico di collera.

« Finalmente ti fai vivo, maledetto » ringhiò. « Spero tu ti sia goduto lo spettacolo, perché non concedo bis! Hai avuto quello che volevi da me, ora riportami indietro! »

« Uhm... credevo che tu avessi ancora degli impegni nei paraggi » obiettò Nul. « Non volevi ritrovare i tuoi amici? Essere sicuro che stanno bene? »

Hellboy abbassò leggermente la pistola.

« Be’, sì » rispose. « Dove sono? Che cosa gli hai fatto? »

« Vuoi davvero saperlo, dunque. Molto bene. »

L’incappucciato si avvicinò e tese una mano a Hellboy. Il diavolo esitò per un attimo: non si fidava di quel tipo, eppure sentiva che dargli la mano era la cosa giusta da fare. Così si abbassò e strinse la mano a Nul...

Poi tutto il mondo divenne buio, ed Hellboy perse conoscenza.

   
 
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