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Autore: demrees    02/12/2015    2 recensioni
Alex ha sempre voluto condurre una vita vuota, fatta per lo più di rapporti occasionali, se non fosse per i suoi amici, Chris ed Elli, non avrebbe nessuno che tiene a lui.
Un progetto di lavoro ha portato i due amici a dover abbandonare Londra per molto tempo, ma finalmente dopo 18 mesi lontano da casa Chris potrà finalmente riabbracciare la sua adorata Elli, mentre Alex si ritroverà a mettere in discussione le sue voglie occasionali.
Sarà una dolce sconosciuta, o meglio quasi sconosciuta, a dargli il colpo di grazia, facendo vacillare il suo mondo fatto di donne oggetto e dimostrandogli che tutti gli esseri umani possono amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO QUATTORDICI
SAMANTHA
  
Buttai un’ultima occhiata allo specchio, presi la borsa dal letto e aprii la porta. L’appartamento era avvolto dal silenzio, Cris ed Elli erano andati a cena con i signori Mason , mentre Savannah non era ancora tornata a casa.
Mi avvicinai alla porta del soggiorno e lo vidi, seduto sulla poltrona con i gomiti poggiata sulle ginocchia e il viso tra  le mani. Continuava a muovere un piede mentre mormorava qualcosa che non riuscivo a sentire. Incrociai le braccia e mi poggiai allo stipite, incapace di distogliere lo sguardo.
Passò qualche minuto e scostò le mani dal viso pronto a strofinarsi i capelli. 
«Wow»
Si alzò dalla poltrona e venne verso di me. Quando mi fu davanti tese una mano; l’afferrai e iniziò a camminare all’indietro trascinandomi al centro della stanza, si fermò e mi fece fare una giravolta, un sorriso da bambino gli illumino il viso, mi attirò verso di lui, si abbassò leggermente guardandomi negli occhi, e mi baciò il dorso della mano. Poi aggirò il tavolino e mi fece sedere sul bordo della poltrona che poco prima aveva occupato lui stesso.
Si sedette sul tavolino di legno davanti a me e mi afferrò le mani  
«Ci sono delle cose che devo dirti prima di andare» fece un respiro profondo  
«L’ho comprato a Glastonbury, dopo la prima notte che abbiamo dormito insieme,  volevo dartelo la mattina di natale, ma poi ho combinato quel casino e ... non ho più trovato il momento giusto per dartelo » allungò una mano dietro la sua schiena e mi porse una scatolina lunga blu scuro. La aprii e vidi un braccialetto fine dello steso colore del mio ciondolo, formato da quattro coppie di piccoli cuori intrecciati. Sentii gli occhi inumidirsi
«Alex è … è bellissimo» il ragazzo si avvicino di più al mio viso e mi sollevò il meno
«Ti piace davvero?» mi sporsi di più verso di lui, gli afferrai la camicia e lo trascinai ancora più vicino a me, poi lo baciai sull’angolo della bocca
«Tantissimo. Mi aiuti a metterlo» il ragazzo tutto contento, sfilò il braccialetto dalla confezione, allungai il polso destro e lui mi agganciò il braccialetto
«Come facevi a conoscerla?» il ragazzo continuava a guardare la mia mano e ad accarezzarla
«Conoscerla ?»
«La storia della mamma, come facevi a sapere che la storia che cercavo era “La favola di Eros e Psiche”»
«Quando siete andati a New York, Cris sapeva che ti dispiaceva lasciare Adela qui da sola e quindi mi ha chiesto di andare a trovarla di tanto in tanto. All’inizio non mi parlava, dopo qualche mese ha iniziato a raccontarmi delle storie su di te, era convinta fossi una vicina di casa che andava a prendere il the con lei. Il natale prima che tornaste ho trovato una copia di quel libro tra le sue cose, non lo avevo mai letto così l’ho comprato» guardando l’espressione di Alex mi venne quasi da ridere «Non te lo aspettavi vero? »
«Mi aveva detto che ci sarebbe andata una persona di cui si fidava, non mi ha mai detto che eri tu» gli portai una mano sul viso e iniziai a tracciarne i contorni
«Non volevo che tu lo sapessi, per me era più facile sapere che tu non ti ricordavi di me» … «Adela ti vuole molto bene» 
«Non mi riconosce» con il dito seguii la curva della mascella e iniziai a seguire la linea della gola
«Lei ti ama tantissimo, anche se non ti riconosce quel sentimento è sempre dentro di lei. Dovevi vedere come parlava di te, era orgogliosa di tutte le marachelle che combinavi da bambino»
Fu un momento, Alex mi afferrò la mano, scese dal tavolino e si inginocchiò tra le mie gambe. Si allungò verso di me e a un passo dalle labbra  
«Ti amo … ti amo tanto Sam» si avvicinò di più e suggellò ciò che aveva appena detto con un bacio. Ancora intontita da ciò che avevo sentito, non so come mi trovai inginocchiata sul pavimento, avvinghiata a lui, mentre mi divorava in un bacio infinito e le nostre mani erano incapaci di restare immobili.
 
«ODDIO SCUSATE»
 
Ci fermammo di colpo e volgemmo lo sguardo in direzione della porta.
«Scusate pensavo foste già usciti»
Savannah era in piedi di spalle con il capo chino, davanti a un uomo che la guardava con un sorrisino divertito.
Sentii Alex ridere e lo vidi alzarsi in piedi, poi mi porse la mano. L’afferrai e mi rimisi in piedi a mia volta. Alex intreccio le dita alle mie e mi scorto verso l’ingresso.
«Mi dispiace sul serio, non ho visto niente giuro» … «A parte il fatto che stavate per … che vi stavate baciando sul pavimento»
L’uomo si portò una mano davanti alla bocca e iniziò a ridere silenziosamente.
Alex si posizionò alle mie spalle e mi strinse a sé con un braccio, mentre con l’altro continuava a tenermi la mano. Porsi la mano libera al ragazzo e lo salutai 
«Ciao David come stai?» lui si avvicinò un pò di più e me la strinse
«Molto bene Sam e tu?» Sentii Alex stringermi ancora di più a sè
«Bene» … «Voi due non vi conoscete, David Hamilton lui Alexander Deaver » Alex lasciò andare un attimo la mia mano e strinse in segno di saluto la mano di David.  
«Piacere»
«Piacere mio … David Hamilton qualche parentela con i fondatori della Hamilton e Harper»
«Si Lindon Hamilton era mio nonno, l’azienda è stata ereditata da mio padre e da Charles Harper il figlio del socio di mio nonno»
«Elli e Cris?» Savannah aveva finalmente alzato il viso e mi stava guardando con occhi imploranti
«Sono andati a cena fuori con i signori Mason» la ragazza alzò un sopraciglio e incrociò le braccia davanti al petto
«Dovevano vedersi la prossima settimana»
«No Elli ha sbagliato a segnarsi la data, era questa sera, sono usciti di qui con mezz’ora di ritardo, si saranno beccati sicuramente una mega sfuriata» David si era avvicinato a Sav e le aveva messo una mano sul collo, la ragazza evidentemente agitata iniziò a giocare con il polsino del braccio destro senza mai smettere di guardami negli occhi
«Da quanto state insieme?» Sav era nervosa e impacciata
«Da cinque settimane e tre giorni» la risposta di Alex mi fece affiorare un sorriso spontaneo, nel momento in cui mi resi conto che mi aveva considerata come sua dalla prima notte che avevamo dormito insieme a Glastonbury
«Qual è la tua parola?» Sav continuò a mantenere il contatto fisso, poi accennò un sorriso  
«Non ne sono ancora sicura» la ragazza incrociò la braccia sul petto e alzò un sopraciglio  
«E la tua Samantha, qual è la tua parola?» portai la mano sull’avambraccio di Alex e gli feci una piccola pressione per farlo scostare, mi avvicinai a Savannah e la afferrai per le spalle. La ragazza chinò la testa verso di me e gli sussurrai la mia parola all’orecchio    
   
 
Alex  
  
Era stata una bellissima serata, avevamo cenato e chiacchierato tranquillamente, passeggiato a Hyde Park e poi l’avevo portata nella mia cioccolateria preferita.
 
Entrammo in casa cercando di fare il più piano possibile. Mi chiusi la porta alle spalle e iniziai a sbottonarmi il capotto. Samantha si tolse i guanti e li ripose dentro la borsa, poi anche lei si tolse il cappotto e lo appese; si avvicinò all’allarme e inserì il codice.
 
Mi avvicinai a lei e le presi la mano per portarla in camera da letto.
«Senti ma David e Sav stanno insieme?»
«Difficile da dire»
«A proposito non ho ben capito cosa vi siete dette prima che uscissimo» ci fermammo davanti alla porta della camera e Samantha ci si poggiò sopra con la schiena
«È un gioco che facevamo da ragazzine, Elli non è mai stata molto discreta e spesso finiva per farci domande imbarazzanti davanti a terzi, come Cris. Quando le ho chiesto  “Qual è la tua parola”, il significato era “Cosa provi o pensi della persona che ti sta accanto”» poggiai una mano sulla porta e mi chinai leggermente verso di lei 
 
«Cosa le hai detto all’orecchio?» Sam sorrise, infilò un dito sotto la stoffa del primo bottone della mia camicia e strattonò un po’ per farmi abbassare verso di lei. Si stacco dalla porta e si avvicino di più a me.  
«Le ho detto …» si mise in punta di piedi e mi sussurrò all’orecchio «che ti amo»
«Cosa?»
«Ti amo Alexander»
Un senso di calore iniziò a invadermi lo stomaco. Samantha mi baciò una guancia e iniziò ad accarezzarmi il petto.
«Ancora … dillo ancora»
«Ti amo»
La circondai con le braccia e la sollevai da terra. Sentii le sue cosce stringermi i fianchi e le sue mani accarezzarmi i capelli. Chiusi gli occhi e mi concentrai su di lei, sul suo profumo, sul suo calore, sulle sue mani che mi accarezzavano e sulle sue labbra che mi baciavano
«Non è reale»
«Passerò il resto della notte a convincerti del contrario Amore»
 
FINE
   
 
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