Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Aracne90    02/12/2015    1 recensioni
Dal capitolo 1: "[...] -Agente Lea, le presento il tenente Victor Nerio…- continuò il Capitano, ritirando la zampa dietro la scrivania, ed alzandosi in piedi, seguendo il mio esempio. -Tenente Nerio, le presento l’Agente Sarah Lea.
L’uomo posò con lentezza gli occhi verdi su di me, con lo stesso atteggiamento che aveva caratterizzato il suo arrivo; il suo sguardo mi studiò a lungo, con minuzia, quasi a voler esser certo di non parlare senza aver vagliato prima tutte le possibili ipotesi. -Non avevo capito di dover lavorare con una Banshee.
Alzai gli occhi verso di lui, con cautela. Poi mi girai verso il Capitano, poi ricondussi gli occhi sull’uomo.
Silenzio.
Nessuna emozione proveniva da quella persona, nemmeno la più piccola agitazione; e questo, nella mia esperienza, voleva dire solo una cosa.
-Non avevo capito di dover lavorare con un Vampiro.[...]"
Genere: Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non seppi mai quanto rimasi a fissare quella salma, ad occhi sbarrati; non riuscivo proprio a distogliere lo sguardo. Ogni pensiero, ogni paura, ogni minimo barlume di umanità stava fermo, in attesa; avvertivo dentro di me la voglia di urlare, di gridare dinanzi quell'orrore, troppo grande persino per una che, come me, ne aveva viste così tante da averne dimenticato la maggiorparte. Eppure continuavo a rimanere lì, immobile, la pelle dietro l'orecchio che tirava e bruciava, e una patina nera che cominciava a posarsi sulle mie iridi; fu solo la voce di Nerio, proveniente quasi da chilometri, che mi riportò lì, in quella stanza, in quel tempo, in quel momento.
-Lea.- la sua voce era ferma, molto più di quanto mi fossi mai immaginata da una Creatura della Notte a così poco tempo dall'alba. Sbattei le palpebre un paio di volte, allontanando quella sensazione di vuoto che stava piano avvolgendo la mia anima; anche se non potevo vederlo, avvertivo che la mia pelle dietro l'orecchio diveniva sempre più chiara, e che il nero del mio Taiji stava pian piano sbiadendo. La crisi stava passando.
-Lea, riesce a sentirmi?
Con molta fatica riuscii a fare un cenno con la testa, di assenso; facendomi forza mi riscossi anche con il resto del corpo, muovendomi di un passo verso destra, e nel contempo allontanandomi da quella figura con la testa spappolata.
-Questo avrà delle ripercussioni enormi.- disse Nerio, avvicinandosi con interesse alla salma, con la stessa velocità con cui io stessa me ne stavo allontanando. Fingendo interesse per la mensola del camino di fronte quello spettacolo, voltai il viso, dandogli le spalle. Diamine, un Taijistu sul petto di un umano! Quello era ben più che lo schema di un assassino seriale, pronto a sfogare le pulsioni del momento; era qualcosa di più radicale, di più intimo, e soprattutto, qualcosa che inevitabilmente sarebbe sfociato nella politica. Quel pazzo (perché di pazzo si poteva parlare, era l'unica descrizione possibile) non solo aveva portato alla bestialità più assoluta le altre vittime, facendole cadere nei loro vizi ed istinti più basilari propri della loro specie; aveva anche ucciso un umano, trasformandolo in una marionetta in un gioco di potere, un appartenente dell'unica razza su cui tutti avevano concordato che dovesse essere protetta. Di colpo, tutto l'odio, la violenza ed il dolore che erano stati solo un ricordo nella mia mente negli ultimi dieci anni tornarono ad essere l'unico pensiero, ottenebrandomi per un istante il raziocinio: che fosse l'inizio di una nuova Guerra? Cosa poteva portare quella dichiarazione di intenzioni? E cosa sarebbe accaduto se la prossima vittima di quel folle fosse stata un'appartenente alla mia razza? Rabbrividii a quell'immagine, e vistosamente anche; la mia esperienza era maestra in questa occasione, sapevo perfettamente cosa sarebbe accaduto se qualcuno dei miei fratelli avesse deciso di mettersi a cantare.
Di punto in bianco, avvertii una pressione sulle mie spalle, e voltandomi vidi Nerio che mi aveva avvolta con la sua giacca. Aveva qualcosa in fondo agli occhi, qualcosa di indefinibile... Per la prima volta in tutta la serata, mi rammaricai di non riuscire a percepire nulla delle sue emozioni. Come potevo immaginare cosa stesse pensando, quell'essere che vivo non lo era da tanto tempo? Mi sentivo così dannatamente indifesa, e questa sensazione non la avvertivo da molto, molto tempo.
-Ho visto che stava tremando.- disse lui dopo un paio di secondi che ci stavamo fissando, ancora col le mani sulle mie spalle. -Io la indosso solo per piacere- continuò, indicando la giacca. -non per necessità, e ho pensato che, beh...- esitò un attimo, distogliendo finalmente lo sguardo e togliendo le mani. -Effettivamente non so nemmeno se voi provate freddo o caldo... Insomma...
Nonostante tutto, la mia bocca si alzò in un mezzo sorriso. Da quanto non provavo qualcosa di così genuino ed innato come il divertimento? E pensare che qualche ora prima lo stesso Vampiro che ora stava di fronte a me, quasi impacciato, mi aveva chiesto di non aspettarlo... Fu l'istante successivo quello in cui mi resi conto di quanto fosse bello il Tenente, con quegli occhi azzurri e i capelli neri come l'ebano. Scuotendo appena la testa scacciai questo pensiero, velocemente.
-Il freddo e il caldo sono due sensazioni innate, le proviamo anche noi, sebbene molto poco.- spiegai, mettendo le mani sul bavero della giacca, evitando di stropicciarla. -Grazie per questo.- dissi, indicando l'indumento. -ma non stavo rabbrividendo per lo scompenso termico.
Nerio annuì, grave. Sembrava tornato alla sua espressione iniziale, mentre si avvicinava con lentezza al cadavere, analizzando per bene la scena; stringendomi appena nelle spalle, mi accorsi che la giacca era molto calda e morbida, e mi rasserenai un pochino, senza comprenderne appieno il motivo.
Finalmente, un paio di passi sul corridoio esterno ci resero noto che stava arrivando qualcuno; con un sospiro, mi avvicinai a Nerio, togliendomi la giacca nel frattempo. Avvertivo molte sensazioni, di varia natura, ma soprattutto sapevo chi stava arrivando, e non era affatto il caso che mi vedessero con la giacca del Vampiro.
-Grazie, Tenente- dissi vero di lui, porgendogli l'indumento. Lui ci mise un paio di secondi per riprenderlo, rindossandolo piano; non so perché, ma il fatto che non insistette nel farmelo tenere addosso mi fece rimanere male. Ma cosa stava accadendo? Erano anni che non avvertivo più quella stretta allo stomaco, così forte... Possibile che fossi delusa?
Di gran carriera, come un prestigiatore che caccia dal suo cappello l'immancabile coniglio, Zoiron rientrò nella stanza, il sigaro che aveva in bocca molto più breve di come lo ricordassi in precedenza, seguito da una ragazza, piccola di statura, con una borsa enorme sul fianco che sembrava grande la metà di lei. Conoscevo bene quella donna, avevamo passato molte ore assieme negli ultimi tempi; la Dottoressa Gaia era una dei medici legali con i quali avevo lavorato meglio.
-Lea!- esclamò lei, appena entrata, per avvicinarsi a me, un gran sorriso stampato sulla faccia che ne produsse uno identico sulla mia.
-Ciao Gaia!- dissi io con lo stesso trasporto, stringendole la mano con foga.
Zoiron tossicchiò un paio di volte per richiamare l'attenzione, rivolgendo dietro le sue lenti scure uno sguardo rovente verso Nerio che, dal canto suo, stava immobile ancora a fissare la scena del crimine, pensieroso. -Dottoressa...- fece con la voce roca poi, captando l'attenzione di Gaia, che rivolse i suoi piccoli occhi verso di lui, stizzita. Oh, sì, mi piaceva davvero, indipendentemente da tutto; era caratteristica peculiare delle Silfidi andare d'accordo con noi Banshee, d'altronde eravamo molto simili sotto il punto di vista puramente relativo alla razza. Noi assumevamo le emozioni di ogni essere capace di provare qualcosa, per quanto piccolo ed insignificante esso fosse; loro potevano assumere la forma di qualsiasi individuo vivesse nel loro elemento primario, l'aria.
-Sì, Sergente?- domandò lei, piccata. Penso che fu allora che si accorse della presenza di Nerio e, naturalmente, del cadavere; arricciando la bocca in un cerchio perfetto si volse verso l'Ifrit, a pochi passi dal corpo.
-Dottoressa, voglio presentarle il... responsabile delle indagini.- rispose Zoiron, spostando alternativamente lo sguardo tra il Vampiro e la Silfide, ancora masticando il suo sigaro. -Tenente Nerio, la Dottoressa Gaia.
Gaia rimase ancora qualche secondo con l'espressione stupefatta in viso, per poi fare un cenno minuscolo verso Nerio, che dal canto suo rispose con una mezza mossa del capo. Mi preoccupai appena, vedendolo in quello stato; pareva molto, troppo turbato.
-Sergente.- disse alla fine lui, rivolto verso Zoiron, il quale continuò a masticare rumorosamente il suo sigaro. -Volevo avvisarla che mentre stavamo osservando la scena del crimine io e l'Agente Lea abbiamo fatto una scoperta importante.
-Oh mio Dio...- mormorò Gaia piegata sul cadavere, toccando il corpo del morto, evidentemente inascoltata dall'Ifrit poco lontano. -Ma questo è...
-Ah, sì?- chiese ad alta voce l'Ifrit, sogghignando apertamente. -E mi dica, Tenente... Cosa avrebbe trovato?
Di colpo, Gea si alzò. Nonostante la sua altezza minuta, in quell'istante pareva molto più alta e longilinea, e fu solo allora che mi accorsi che la sua pelle sul polso sinistro, il luogo che la sua razza aveva deciso come posto del Taiji, era leggermente più scura. Con uno scatto, si girò verso di me, il viso corrucciato in un'espressione preoccupata, cercando qualcosa nel mio viso che evidentemente non trovò, in quanto si voltò subito dopo verso Zoiron.
-Sergente.- sillabò verso di lui, la voce chiara e alta, molto di più rispetto al tono che di solito utilizzava. -Avete già finito con le foto e i rilevamenti qui?
-Cos...?- mormorò Zoiron, volgendo immediatamente gli occhi, quei pozzi di cenere celati dagli occhiali neri, nella direzione di lei, quasi dimentico di Nerio ormai. -Sì, abbiamo fatto tutto qui, ma che diamine...
-Bene.- rispose Gaia, muovendosi di un passo nella mia direzione, lasciando ora la visuale del marchio sul petto della vittima all'Ifrit, che per lo stupore nel vedere il macabro spettacolo fece cadere a terra il sigaro mangiucchiato.
-Ma... Ma cosa...?- domandò dopo un paio di secondi, ancora con la bocca aperta.
Gea scosse la testa, incrociando le braccia. Poco era rimasto dell'allegria iniziale che era stata capace di travolgermi appena aveva varcato la soglia della stanza; vedevo le stesse preoccupazioni che mi avevano riempito la testa sul suo viso, ed ero capace di avvertire la stessa sensazione di freddo in fondo alla sua essenza.
-Dobbiamo portarlo al laboratorio.- mormorò alla fine lei, stringendosi appena nelle spalle. -Questa cosa... Questa cosa non l'avevo proprio mai vista.- Grattandosi sulla nuca con la sinistra, fece un passo indietro, dando le spalle anche lei al corpo, imitatrice inconsapevole delle mie azioni. Infine sospirò, rivolgendoci di nuovo il viso, quasi ad affrontarci: -Non posso fare nulla qui, rischierei di danneggiare i tessuti attorno al... marchio.- aggiunse alla fine, rabbrividendo vistosamente nel pronunciare l'ultima parola, lei, che nelle gelide altezze dei Monti Innevati aveva avuto il dono dell'esistenza.
-Marchio?- la voce di Nerio pareva quasi irreale, in quell'istante, tanto che fece trasalire tutti noi, inconsapevolmente caduti nella trappola psicologica di quello spettacolo. -È stato marchiato a fuoco Dottoressa?
La Silfide annuì, facendo oscillare i capelli lisci dinanzi il suo viso proporzionato. -Sì, Tenente. Quello non è un tatuaggio o un simbolo infisso con aghi, è un marchio. Ma così grande, in pieno petto... Non so davvero cosa possa averlo creato. Nemmeno la fiamma di un Ifrit è così rovente.
Zoiron alzò immediatamente lo sguardo su Gaia, le lenti nere che riflettevano fin troppo nitidamente ciò che stava intorno a lui. In mezzo al mio petto avvertii un senso di rabbia molto forte, troppo forte; dovevo stemperare immediatamente la situazione, o altrimenti ci sarebbero stati ben altri guai oltre a quelli che quel dannato corpo stava portando. Alzando lo sguardo verso la finestra più vicina mi accorsi che piccoli barlumi di luce naturale stavano cominciando a serpeggiare lungo l'orizzonte; ancora poco e sarebbe stata l'alba. -Tenente Nerio...- sillabai, volgendomi verso di lui, ma a voce tanto alta da distogliere tutti i presenti dai loro precedenti pensieri. -Dobbiamo andare.
Piano, con lentezza, la morsa al mio stomaco diminuì, mentre qualcosa di molto simile alla soddisfazione stava prendendo il posto dell'ira all'interno del Sergente Zoiron. Nerio alzò gli occhi stanchi verso di me, seguendomi docile verso la porta, e compresi per quale motivo aveva modificato così drasticamente il suo comportamento; la stanchezza si faceva sentire anche in chi aveva perso la capacità di respirare. Non disse neanche una parola mentre salutai Gaia e Zoiron, prendendo accordi per la mattina successiva; gli unici suoni, sibilanti e deboli, che riuscirono ad uscire dalla sua bocca furono solo il nome di una strada e di un indirizzo.
Senza nemmeno accorgermene, mi ero presa l'onere di accompagnarlo a casa.

Spazio Autrice:
Ola a tutti!!!!
Grazie per aver letto anche
questo capitolo!!! Mi fate tanto contenta :D
Baciotti
Dia
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Aracne90