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Autore: bloodywimey    02/12/2015    1 recensioni
Hai solo due minuti Thomas, due minuti per rimanere in vita.
Riuscirai a sopravvivere?
Newtmas accennata, AU|Le prove che i ragazzi dovranno affrontare saranno tutta una questione di tempo
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cancelliera Ava Paige, Newt, Teresa, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando provò a mettersi una mano davanti agli occhi, la situazione non migliorò affatto, anzi quest'ultima si riempiva di una sabbiolina bianca a cui Thomas non sapeva dar nome.
Era un'avvenimento molto strano in quanto, attorno a lui non poteva vedere alcuna sabbia.
All'improvviso tutto quel vento pungente si fermò e Thomas potè finalmente  aprire gli occhi.
Buio.
Nient'altro che buio e vuoto lo circondava.
Si trovavano in una di quelle città che al giorno d'oggi viene definita "metropoli". Peccato che i negozi, le persone e tutto ciò che rende una città degna di questo nome, fosse sparito o distrutto.
Rimaneva qualche grattacielo qua e là, un po' traballante ma ancora integro. 
Se guardava dietro di sè, vedeva solo un precipizio senza fine. Quella città non aveva via d'uscita.
Il cuore di Thomas perse qualche battito,quasi fermandosi del tutto.
Il peggio arrivò quando tuoni e lampi fecero compagnia a quella grande coltre di nubi che sostava sopra le loro teste.
"Correte!" anche se era quasi senza voce, riuscì a incitare il piccolo gruppo a seguirlo. 
Correndo come dei pazzi entrarono in quella città inquietante e buia, chiedendosi chi ne avrebbe fatto ritorno.
*
UFFICI DELLA W.I.C.K.E.D.

"Quello che sta per correre è un grande rischio, signore." Ava era seduta alla sua postazione e non osò alzarsi neanche una volta.
Un'altra chiamata con quell'uomo spaventoso e possente, una chiamata importante, piena di preoccupazione.
"So quello che faccio, signorina Paige." la donna non riuscì a percepire la minima insicurezza nelle sue parole e questo, la faceva terrorizzare. 
"Si tratta del PROGETTO B signore, la sua vita potrebbe essere messa in serio pericolo."
"Ogni giorno la vita di migliaia di persone è in pericolo e non ce ne preoccupiamo, una vita da sacrificare in più non nuoce a nessuno."
"Nuoce alla nostra associazione." il suo tono di voce si alzò senza neanche essersene resa conto e capì di aver esagerato, tornò a guardarsi le solite scarpe bianche.
"Aiuterà la vostra associazione. Si fidi di me."
Ava non proferì parola e non si mosse di un centimetro, troppo spaventata dall'intera faccenda.
"Ho bisogno della sua approvazione per far partire il progetto." la richiesta le balenò in testa per qualche minuto, finchè non decise di lasciare fare a quell'uomo quello che voleva.
"Accetto."
*
"Thomas."

"Thomas, mi vedi?"

"Mio dio, sembra morto stecchito."

Diversamente dalla volta precedente Thomas non si era addormentato e non era stato sedato, era seplicemente rimasto immobile con gli occhi aperti come uno sciocco.
La stessa ragazza che lo aveva riportato tra i vivi la volta prima, lo aveva resuscitato di nuovo.
Thomas capì ciò che doveva provare dall'espressione scocciata che gli stava riservando.
"Finalmente sei di nuovo vivo! com'è che ogni volta che ci incontriamo sei senza sensi?"
"Chi sei?" fu poco più che un respiro e poco a poco cominciò ad alzarsi, cercando di non cadere addosso a quella strana ragazza.
"Sono Teresa, ti starai chiedendo come faccio a sapere il tuo nome e la risposta è che tutti sanno chi sei."
"Come tutti sanno chi sono?" doveva sembrare un perfetto idiota, ma tutta la faccenda sembrava intersecarsi sempre di più e la sua testa stava per scoppiare.
"Sei, diciamo, la star del gruppo dei missionari. Tutti qui contano su di te senza lasciartelo vedere, lavori meglio se non sei a conoscenza della tua fama, o così dicono."
Thomas era ancora più confuso di prima, ma decise di non farci molto caso.
Non capiva perchè tutte quelle persone pensassero che fosse una specie di salvatore o che fosse degno di essere un leader. 
Thomas era solo Thomas, solo un ragazzo come tanti, solo un'altro nome in una lunga lista di cavie.
Non riusciva a combattere i suoi mostri, non provò neanche a pensare come dovessere essere combattere quelli  degli altri.
*
Detriti, macerie, case distrutte, vite rovinate.
Cosa diventa una città se la si priva delle persone?
Cosa diventa il mondo se lo si priva della vita?
Diventa nient'altro che un mucchio di resti inutili. 
L'uomo cerca sempre di marcare il proprio territorio, la necessità di sussistere attraversa ogni secolo della storia. Ma l'uomo è inconsapevole della quantità di importanza che ha per il pianeta: città, vita, amore. 
Senza sentimenti e scoperta, il mondo è un soffio del vento.
Insegne led spente e dimenticate, case e librerie vuote, si trovavano nella discarica del passato.
Thomas conduceva il piccolo gruppo attraverso quei quartieri remoti, alla ricerca di indizi sul tipo di sfida che avrebbero dovuto affrontare.
Per la città gelata la sfida era parsa chiara a tutti dal primo momento, ma questa città aveva una sfumatura misteriosa che nessuno di loro riusciva a comprendere.
Ogni passo che compivano, le tenebre sembravano diventare più fitte. Da ogni grattacielo che affiancava i loro piccoli corpi, provenivano suoni inquietanti e di strutture che si rompevano.
Videro un supermercato non molto lontano da loro e decisero che la prima cosa da fare era trovare del cibo.
Quello che trovarono dentro non gli piacque molto.
*
Specchi.
Immagini riflesse, loro stessi milioni e milioni di volte.
Nessun supermercato, nessun'idea di cosa avrebbero dovuto fare, solo una continua ripetizione di Thomas e gli altri.
Thomas fissò il se stesso dello specchio: i vestiti strappati,  gli occhi umidi,  la pelle screpolata dal freddo che aveva dovuto sopportare, l'espressione confusa e spaventata in volto.
Poco dopo la sua immagine sparì e vide qualcun'altro, qualcuno che lui conosceva ma allo stesso tempo era un'immagine troppo annebbiata da poter riconoscere.
"Thomas" l'immagine gli parlò e gli tese la mano.
"Thomas, tienimi per mano. Non vorrai perderti?" quella voce, lui sapeva bene di chi era, si ricordava bene di aver già vissuto quella scena.
La mano di sua madre fuoriuscì dallo specchio e Thomas non potè fare altro se non stringerla.
A poco a poco l'immagine uscì dal vetro e diventò più chiara e Thomas la rivide.
Dopo tanti anni lei era sempre la stessa, la stessa donna sorridente, magnanima e la sola persona che Thomas era riuscito ad amare.
Stringere la sua mano faceva quasi paura, la sua mano minuta e calda, la mano con la quale aveva rassicurato tante volte il figlio, la mano che Thomas stringeva quando aveva paura. Era passato tanto e il suo desiderio di stringerla era come da bambino. 
Tutte le sere avrebbe voluto avere sua madre di fianco, per abbracciarla e non lasciarla più, e adesso poteva finalmente farlo.
"Thomas, non ti allontanare!" sua madre iniziò a urlare e la sua espressione si fece sempre più preoccupata. 
Thomas lasciò la sua mano per paura e vide la madre aprire le palpebre  per scoprire che non c'erano occhi all'interno, ma solo buio.
"Thomas." la sua voce mielosa e confortante era svanita, adesso sembrava parlare l'abisso.
Thomas provò a toccarla di nuovo ma una mano esterna lo fermò.
"Non toccarla, se la tocchi morirai. E' uno spirito." Teresa gli salvò la vita per l'ennesima volta.
Thomas si guardò intorno e vide altri spiriti per ogni membro del suo piccolo gruppo, uscire da quei vetri maledetti.
Alcuni li toccarono e caddero a terra doloranti, per poi rimanere fermi e senza vita.
Guardò un'ultima volta sua madre che cercava di afferrarlo, "Scusami, ti prego perdonami." Thomas pianse senza contegno.
Cercò di unire le loro mani ancora, cercò di ricordarla com'era, cercò di ricordarsi dei suoi sorrisi e non degli ultimi attimi della sua vita.
Teresa lo spinse fuori da quel locale di morti viventi, sua madre urlava da lontano il suo nome. 
Il buio e la tristezza tornarono ad essere padroni del suo corpo, volle scappare, arrendersi, raggiungere la madre.
Thomas non era così, non era un tipo debole. 
Si alzò e decise che sarebbe sopravvissuto, qualsiasi sfida gli sarebbe capitata davanti.
Si erano sbagliati su quel posto, non era la discarica del passato, ma la discarica dei loro incubi peggiori.
La loro sfida era solamente combatterli. 
Avrebbero combattuto contro loro stessi.



A/N: note dell'autrice:
Salve pivelli, 
mi scuso se non ho messo le note nel capitolo precedente ma avevo la febbre quindi ero un po' su di giri.
Ecco qua il primo capitolo di questa mia idea malsana. Dietro a queste condizioni del tutto poco agiate ci sono tantissimi interrogativi che verranno svelati.
Spero che sia interessante e che catturi la vostra attenzione perchè a mio parere ne vale la pena.
Se ho fatto errori o fa totalmente schifo, non siate timidi e ditemelo.
Se volete fare un salto nel mio profilo troverete le altre mie storie.
Ringrazio le culopesche per il supporto che mi danno.
Baci a tutti,

Dalia
   
 
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