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Autore: bloodywimey    18/11/2015    2 recensioni
Hai solo due minuti Thomas, due minuti per rimanere in vita.
Riuscirai a sopravvivere?
Newtmas accennata, AU|Le prove che i ragazzi dovranno affrontare saranno tutta una questione di tempo
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cancelliera Ava Paige, Newt, Teresa, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il tichettio delle sue scarpe bianche risuonava per i corridoi freddi dell'edificio.
Era uno di quei suoni che ti restano impressi nell'anima, forse perchè, come in questo caso, era un suono inquietante, che significava una serie di avvenimenti.
Pochi avevano il permesso di essere rinchiusi tra quelle mura di salvezza e pochi riempivano quelle pareti di vita, se così si poteva chiamare.
Aprì la porta che conduceva ai laboratori e una serie di altri tichettii seguì il ritmo di quella musica spaventosa. 
Una varietà di scienziati erano seduti alle proprie scrivanie con gli occhi appiccicati allo schermo del proprio computer. Nessuno osava proferire parola, troppo occupati a preoccuparsi che i loro progetti giungessero ad una fine.
La WICKED, l'avevano chiamata, un'associazione che pur definendosi buona si era nominata malvagia. Da anni cercavano di migliorare un mondo che non aveva mai chiesto il loro aiuto, da anni non trovavano modi migliori se non sacrificare persone innocenti per una causa sconosciuta.
La donna si avvicinò all'ufficio principale dove stava seduto il suo collega fidato.
A differenza di ogni parete nelle vicinanze, quella stanza era colorata di un azzurro chiaro che non si allontanava comunque dal bianco circostante.
"E' tutto pronto?" la sua voce da donna seducente era ormai sparita, sostituita da quella di una dittatrice, comandante.
"Stanno preparando gli aerei, partiremo fra dieci minuti." il suo collega stava seduto sulla poltrona morbida, le scarpe sulla scrivania e i suoi lineamenti da ratto venivano rimarcati ogni volta che apriva bocca.
Sorrise soddisfatto del proprio lavoro e poi si alzò, avvicinandosi allo schermo pincipale della sala.
"Sono ancora così ingenui." si trattava di vita e di morte, eppure nella sua voce non si notava la minima preoccupazione.
"Presto saranno pronti." disse lei prima di uscire dalla stanza e ripetere lo stesso percorso per i corridoi freddi.
Raggiunse l'esterno dell'edificio e la rampa dell'aereo maggiore.
All'interno altri scienziati e piloti sedevano ai loro posti, pronti a partire.
Cinque  minuti alla partenza.
Gli utlimi addetti al recupero entrarono nell'elivelivolo,mentre i piloti accendevano i motori uno dopo l'altro.
"Si sieda, signora Paige." un uomo le indicò una piccola sedia alla sua destra, lei ci si avvicinò e si fece legare stretta.
Iniziò il conto alla rovescia e Ava sentì una stretta al petto. 
"E' per una buona causa." continuava a ripetersi, anche sapendo che poco era rimasto di buono.
L'aereo si alzò in volo, diretto a quella città fredda che avevano scelto. 
Il momento del giudizio era arrivato.
*
Rimangono 2 minuti.

Troppe volte aveva sentito dentro la sua testa quella spaventosa voce metallica e fra poco non l'avrebbe più sentita.
Una folla di persone correva da una parte all'altra della città senza fermarsi, si percepiva l'arrivo delle tenebre da ogni angolo.
Thomas era interamente coperto dalla sua felpa, eppure il freddo gelido, che aveva caratterizzato quel luogo già dal primo giorno del loro arrivo, lo tagliava nel profondo facendolo camminare a fatica. 
Passo dopo passo, respiro dopo respiro, cercava di avvicinarsi a quella macchina colossale che sarebbe stata la sua via d'uscita.

Rimane 1 minuto.

Doveva sbrigarsi. Voleva andarsene il prima possibile. 
Odiava quel posto.
Centoventi persone innocenti erano state portate in quella città glaciale, senza cibo, senza aiuto, solo buttalì lì ad aspettarsi chissà cosa da quella missione. 
Era stato quasi impossibile sopravvivere e molti di loro non ce l'avevano fatta. Il numero a tre cifre da cui erano partiti si era presto trasformato a due, erano rimasti in poco più che una trentina.
Avevano creato un gruppo di coraggiosi che provavano a cercare provviste nelle città confinanti, ed erano riusciti a rubare cibo per due settimane di vita.
Molti di loro, anche se non erano morti, non riuscivano a muoversi a causa del freddo che ogni giorno aumentava.
Poteva vederlo ovunque: quando i suoi occhi vagavano per quelle strade vuote e tristi, vedeva solo ghiaccio, morte, ingiustizia.
Nei centri abitati le madri piangevano per la mancanza dei figli, gli uomini si gridavano contro per un pezzo di pane, i bambini urlavano per le dita che rifiutavano di stare attaccate alle mani gelide. 
Thomas, non sapeva perchè ma quello era il nome che gli era stato assegnato, non si era mai lamentato troppo. Mangiava la sua razione di cibo e cercava di muoversi per evitare la morte.
Ma adesso il tempo stava per giungere alla fine.

Rimangono 30 secondi.

Cinque metri, non ce l'avrebbe fatta.  
"Che femminuccia, morire già alla sua prima volta." Thomas non avrebbe permesso che la gente pensasse questo di lui. 
Provò ad aumentare il passo, ma ogni volta che metteva un piede davanti all'altro, l'aereo, o qualunque cosa fosse quella macchina, sembrava più lontana e la sua morte più vicina.
Quattro metri e i secondi passavano troppo velocemente.
Avrebbe voluto saper fare di più, essere più forte. L'anima dento di lui continuava a ripetergli che non ce l'avrebbe fatta, che era troppo debole, che sarebbe morto e che nessuno avrebbe saputo chi fosse, nell'aldilà lo avrebbero conosciuto  come quello che non è riuscito a sopravvivere neanche per due minuti.

10 secondi.

Un'altro passo, un'altra fitta dolorante, un'altro centimetro in meno.
Il rumore dei motori di quel mostro di metallo si fecero più forti e, senza neanche essersene reso conto, si trovava in mezzo a quella folla di perseguitati a chiedere aiuto.
Con le ultime forze che il suo corpo dimostrava d'avere, si fece spazio fra la gente, spintonando, urlando, piangendo.

9 secondi.

Nonostante stesse superando un gran numero di persone, queste sembravano aumentare sempre di più e le sue possibilità di entrare nell'aereo si facevano di secondo in secondo più improbabili.
La folla gridava, alzava le mani al cielo sperando che qualcuno le prendesse, piangeva come disperata.
Thomas continuava a spingere e a spingere, sempre più forte.

8 secondi.

Solo pochi riuscivano a salire per la rampa, solo pochi erano certi della loro sopravvivenza, solo pochi si stavano preparando per la prossima città in cui avrebbero ripreso luogo le loro sofferenze.
Thomas si trovava sotto la rampa, dove una lunga coda attendeva di entrare.
Si sentiva come quando da piccolo andava al cinema con sua madre e non vedeva l'ora di entrare nella sala.
Questa volta però non ci sarebbe stato nessuno spettacolo da vedere, e non c'era sua madre.

7 secondi.

La coda non si muoveva di un centimetro.

6 secondi.

Pochi passi lo dividevano da quella porta, non avrebbe permesso che proprio ora che era così vicino al traguardo qualcuno prendesse il suo posto.
Per la prima vota in vita sua Thomas pensò solo a se stesso, a sopravvivere, senza curarsi di quello che che sarebbero andati incontro gli altri.

5 secondi.

Strattonò una serie di uomini, spinse donne e bambini, mentre la porta faceva per chiudersi.
Altri centimetri, altri strattoni, altra gente che lo insultava. Ma non gli importava.
Doveva farcela.

4 secondi.

Il rumore assordante delle porte che si stavano per chiudere faceva pulsare le orecchie di Thomas.
Le persone davanti alla porta correvano per entrarvici e il ragazzo non potè far altro se non imitarli.
Ogni tentativo di raggiungere la meta sembrava però vano.

3 secondi.

Il mondo intorno a Thomas iniziò ad andare a rallentatore.
Potè percepire ogni sibilo, ogni urlo rotto, ogni lacrima che scendeva dagli occhi delle persone intorno a lui.
Potè sentire i macchinari della porta che ruotavano per chiuderla, i motori che prendevano forza per lasciare quella landa ghiacciata, la gente che correva via dopo essersi arresa.
Ogni battito del suo cuore, ogni mano che lo toccava, ogni speranza che svaniva.

2 secondi. 

Ormai lo spazio che delimitava la chiusura della porta era inpenetrabile.
Diede più forza alle gambe e in poche mosse fu vicinissimo alla porta.

1 secondo.
Fine.

Thomas si trovò all'interno di quell'orrendo cumulo di tecnologia. Una parte della sua felpa era rimasta incastrata nella chiusura della porta, ma non gli importava.
Ce l'aveva fatta.
Era salvo.
Si guardò intorno e vide che solo pochi erano riusciti a oltrepassare quel macigno, erano una decina.  La felicità che si era impossessata del ragazzo svanì, non era certo che ne fosse valsa la pena. 
Si chiese se a qualcuno importasse davvero delle loro vite. 
La risposta vagò nella mente di Thomas, mentre qualcosa lo punse e cadde nel buio.
*
"Thomas."

"Thomas, apri gli occhi."

"Sbrigati, dobbiamo andare!"
Urla, tonfi, rombi di motori, il rumore assordante delle eliche. 
Una serie di rumori seguirono il suo risveglio affannato.
Una ragazza sostava sopra di lui, aveva i capelli neri come la pece e gli occhi azzurri come il mare. Sembrava spaventata e respirava a malapena.
"Non guardarmi così bell'addormentato, dobbiamo sbrigarci!" si scostò dal corpo del ragazzo e si mise uno zaino in spalle.
"Forza!" gli disse un'ultima volta, prima di correre via.
Thomas non stava capendo affatto ciò che stava succedendo, ma da ciò che vedeva attorno a lui capì che era arrivato il momento di lasciare l'aereo e raggiungere un'altra città mortale.
Fece tutto il possibile per mantenere la calma e non sembrare più spaventato di com'era veramente.
Prese i pochi averi che gli erano rimasti e si fece strada tra le persone, cercando di non andare contro nessun pazzo.
Quando oltrepassò la porta dell'elivelivolo, quasi rimpianse la città gelida da cui era partito.
Questo, era peggio dell'Inferno.
*
UFFICI DELLA W.I.C.K.E.D 

"Signorina Paige, siamo molto fieri del suo lavoro. Il progetto sta avendo un grande successo e tutto sta rimanendo nell'ombra, come da programma." una voce velata dall'ombra, un uomo importante ma invisibile, la causa di tutte quelle pene.
"Sono felice che sia soddisfatto. Presto avremo risultati efficaci." si sentiva piccola, sola davanti a quella chiamata aperta. 
Nessuno aveva mai spaventato Ava, ma quell'uomo le faceva paura. 
Stava a testa bassa, guardandosi la punta delle sue scarpe alte, sperando che dall'altra parte non si vedesse la sua ansia.
"Lo spero. Alla prossima comunicazione, arrivederci." prima che potesse guardare l'ombra inquietante di quell'uomo, la chiamata fu messa a tacere.
Ava ricominciò a respirare.
Si avvicinò allo schermo e vide la folla di persone che aveva appena mandato in quella città orrenda. Gente qualunque, gente che non aveva mai chiesto di passare quelle disgrazie, non avevano mai voluto il loro aiuto.
Era davvero per una buona causa?
Non avrebbe dovuto avere rimpianti.
Chiuse gli occhi e sospirò. "WICKED è buona."
   
 
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