“Eravamo soli, attorno a noi c’era una specie di nebbia fitta che impediva di vedere dove eravamo e che emanava luce e calore attorno a noi.

Non capivo perché c’era anche lui, in quello che immaginai fosse un mio sogno.

Lui era come l’avevo visto il mio primo giorno di scuola, con quello bellissimo sorriso stampato sulle labbra e quel faccino da “Bravo-Ragazzo”.

Anche i suoi occhi mi sorridevano ed io sentivo d’essere arrossita, all’incirca come un pomodoro, per l’imbarazzo.

Anche se, non so per quale ragione ero così a disagio, forse per la sua sola presenza, o forse perché eravamo da soli e lui mi fissava in quel modo, io…Non lo so!

Ad un certo punto, però il suo sguardo cambiò, si fece più ostile e cominciò a guardarmi di sottecchi, come se, in tutto quel vuoto dovevo trovare qualcos’altro da guardare. Allora cominciò a cambiare l’atmosfera, tutto era più limpido e noi eravamo nella classe B.

-Bè? Non volevi uscire?- Disse lui ad un tratto, mi fece quasi prendere un colpo, dopo tutto quel silenzio,il minimo era avvisare! Pensai stupidamente…

-Che vuoi dire? Io non voglio…- Risposi io senza capire, ma lui non mi fece finire la frase.

-Si certo!! Tu non vuoi cosa? Scappare forse??Bè, è esattamente quello che hai fatto in questi mesi, o forse non te ne sei accorta?? Sai, certe pwersone sono così attente a sé stesse e a far provare a quelli che le circondano pietà verso di loro che non si accorgono neppure di tutto il male che procurano a quei poveri cristi che stanno lìpronti a consolare… Bè sai che ti dico?? Se non sarai tu ad aprire quella porta, lo farò io e tutto il dolore che mi hai fatto provare, ti arriverà addossosenza preavviso, come una valanga e spazzerà via tutto quello che mi riguarda e che provi per me… Quindi, ti prego, apri TU quella porta!!-

Io rimasi senza parole.

Era strano che dalla pace che avevo provato fino a qualche istante prima, adesso provavo soltanto una tristezza infinita.

Non provavo altro.

Ne rabbia. Ne pietà , (verso di me). Ne incredulità

Solo tristezza, tristezza che per altro avevo già provato nel fuggire con mia mamma da Mestre…Forse ha ragione, pensai, so soltanto fuggire… E come uno zombie mi trascinai verso la porta dell’aula, come mi aveva quasi supplicato di fare quel ragazzo con gli occhioni dolci, che adesso mi stava fissando incredulo.

Arrivai alla porta molto lentamente, sperando che mi chiamasse e mi chiedesse scusa, ma evidentemente non aveva capito il mio intento o forse era solo stufo di sentirsi soltanto un pagliaccio e non capiva che lui era il mio pagliaccio.

Mi fermai e dissi con la schiena rivolta a lui,

-Ci rivredemo e allora parlerò io…-

Aprii la porta, consapevole di ciò che stavo facendo, semplicemente mi stavo svegliando.”

* * *

Aprii gli occhi ed una lacrimacadde silenziosa, evidentemente s’era impigliata nelle mie ciglia: Avevo pianto.

Il ricordo di quell’incubo fu come uno schiaffo.

La realtà ora, mi sembrava diversa.

Io lo stavo usando come un cagnolino, mentre lui… Lui non diceva niente, gli piacevo così tanto??

O forse lui, in realtà voleva solo un’amica, forse era davvero così ed ecco perché si faceva trattare da me come un pagliaccio di corte.Ok, era fatta, me ne ero inconsciamente innamorata e lui, lui probabilmente mi vedeva come una persona come un’altra con cui scherzare.

Appena finì di comparirmi questo pensiero nella testa, sentii come un nodo alla bocca dello stomaco.

Guardai il soffitto di camera mia, travi di legno color mogano che si intrecciano tra loro unendosi e dividendosi.

Sospirai.

Era l’ora di affrontare la giornata.