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Autore: Ledy Leggy    03/12/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 14

Una Persona Particolare


 

 

Peter avrebbe ricordato quel pomeriggio per sempre. Un'ultima truffa con Neal, la più importante della loro carriera.

La truffa per la libertà.

Mentre correva dietro al segnale della cavigliera di Neal, che si era attivata quando quest'ultimo era sparito con Keller, pensava a cosa diavolo potessero star facendo in Wall Street.

Poi vide Keller, con un borsone su una spalla che camminava velocemente. Si era anche cambiato d'abito in modo da passare inosservato.

"Keller!" urlò correndogli dietro e tirando fuori la pistola.

Lui si mise a correre a sua volta e prese in ostaggio una giovane donna.

Dov'è Neal? Pensò Peter mentre puntava la pistola alla testa di Keller.

Keller iniziò a parlare, mentre Peter cercava di non ascoltare. Non voleva farsi truffare proprio da Keller.

Ma poi l'uomo disse qualcosa su Neal, sul fatto che forse era ancora vivo ma per poco.

Mentre Peter cercava di convincersi che non era vero, che Neal non poteva morire, Keller puntò la pistola contro di lui.

Peter sparò, colpendo Keller in fronte, proprio al centro.

Poi corse. Corse come non aveva mai fatto in tutta la sua vita. Vide un gruppetto di persone raggruppato intorno all'ambulanza e le spinse da parte, fino a vedere Neal.

Le lacrime minacciavano di uscire mentre lo rassicurava con le solite parole.

Neal fece il suo caratteristico mezzo sorriso, guardando Peter che si preoccupava.

"Sei l'unico che ha visto del buono in me." Disse, anche lui rischiando di piangere. "Sei il mio migliore amico."

Mentre l'ambulanza veniva portata via, Peter rimase immobile a guardarla sfrecciare nel traffico.

Lui e Mozzie si ritrovarono all'obitorio a guardare il cadavere.

Come poteva essere morto? Neal, che prevedeva sempre tutto, e anche quando non prevedeva riusciva sempre a improvvisare una via d'uscita.

Mentre si faceva rendere gli oggetti personali di Neal, Peter restò impassibile.

Li prese senza nemmeno pensare a cosa fossero. Solo quando arrivò alla cavigliera capì che Neal non si era mai fidato dell'FBI. E che adesso non ne avrebbe nemmeno avuto bisogno.

Strinse la cavigliera tra le mani.

"Ora sei libero." Sussurrò. "Ora sei libero."

Poi finalmente pianse.

 

Peter e Mozzie entrarono rapidamente nell'appartamento di Neal.

Elsa mise loro un calice di vino in mano, sorridendo allegra.

Aveva passato tutta la mattinata a pulire, poi si era fatta una doccia e cambiata, aveva chiamato Ed e Margot e aveva velocemente mangiato un panino per pranzo. Poi, aspettando Neal, aveva tirato fuori un buon vino. Per festeggiare se fosse andata bene o per consolarsi se fosse andata male.

"Dov'è Neal?" Chiese Elsa mettendogli in mano i calici e sorridendo.

I due non risposero.

Moz bevette in un sorso tutto il suo vino.

"Dov'è?" Chiese un'altra volta, aggrottando le sopracciglia.

Peter aprì la bocca, fissando il bicchiere che aveva tra le mani, ma non uscì un suono.

Elsa improvvisamente notò i dettagli che prima non aveva visto.

Peter aveva il polsino macchiato di sangue. Mozzie aveva pianto.

"Non è possibile." Sussurrò mentre la mano che teneva il suo bicchiere iniziava a tremare. "Deve esserci un errore."

"È morto." Disse piano Peter.

Vide Elsa poggiare lentamente il bicchiere di vino sul tavolo.

Non pianse.

Elsa non versò nemmeno una lacrima.

Prese in mano un astuccio di pelle e uscì dall'appartamento.

Peter e Mozzie la osservarono mentre usciva. Nessuno dei due la fermò.

"Non ce la faccio a stare qui." Disse poi Mozzie uscendo a sua volta dall'edificio.

Peter restò da solo.

Bevette dal suo bicchiere e si guardò intorno con un sorriso amaro.

In quella stanza era così facile pensare che fosse ancora vivo, che sarebbe rientrato da un momento all'altro, con quel cappello insopportabile, i completi eleganti ad ogni ora del giorno e della notte, e dopo aver dipinto un po' sarebbe andato in ufficio a fare una proposta esasperante e incredibilmente pericolosa per catturare un criminale. E di nascosto avrebbe tramato alle sue spalle con Mozzie, ma alla fine tutto si sarebbe risolto.

Perché Peter ormai ci aveva fatto l'abitudine. Con Neal si risolveva sempre tutto. Magari raggirando qualcuno che non doveva essere raggirato, ma in un modo o nell'altro le cose funzionavano.

Sospirò e uscì anche lui dall'appartamento. Non ce la faceva a restare lì. Era tutto in ordine come lo lasciava Neal. Sembrava che non fosse mai uscito.

Andò a casa. Da Elisabeth. E lì piansero, cercando di consolarsi a vicenda.

La foto di lui e Neal in giacca e cravatta scattata tempo prima era ancora sulla mensola tra il salotto e la cucina. E sarebbe rimasta lì molto a lungo prima che qualcuno avesse il coraggio di toccarla.

 

"Non ha senso!" Esclamò Elsa spostando una pila di fogli da terra e avvicinandone un'altra.

"Elsa, non puoi stare qui." Disse Peter esasperato.

"Mi hai chiesto tu di venire in ufficio." Rispose lei senza alzare lo sguardo.

"Sì, ma per aiutarci, non per occupare l'ascensore."

"Beh il tuo caso di frode è risolto. È lì sotto da qualche parte." Disse Elsa indicando un angolo dell'ascensore.

Peter si chinò e iniziò a rovistare tra i fogli.

"Che stai facendo allora? E perché qui?" Chiese poi.

"Sto studiando la morte di papà. C'è qualcosa che non torna. E qui perché l'ascensore mi rilassa e riesco a pensare meglio."

L'ascensore si fermò con un dlin dlon.

"Salite sull'altro." Disse Elsa alle persone che stavano aspettando fuori.

"Elsa davvero, non puoi stare qui." Disse Peter.

"Tranquillo, per pranzo me ne vado." Rispose Elsa.

Intanto l'ascensore scendeva ancora e si fermava a piano terra.

"Tesoro? Che sta succedendo?" Una donna che Elsa non conosceva salì in un angolo dell'ascensore, facendo attenzione a non pestare i fogli.

"El! Lei è Elsa, la figlia di Neal. Elsa, lei è Elisabeth, mia moglie."

Elsa usò la matita che aveva in mano per tirarsi su i capelli e si alzò in piedi.

"Neal mi ha parlato molti di te." Disse tendendo una mano.

"Anche io ho sentito molto su di te." Disse Elisabeth. "Avrei voluto tanto incontrarti con Neal." Disse poi cautamente, come se avesse avuto paura di colpire un tasto delicato.

"Anche io. Sono sicura che è stato un brutto colpo per tutti voi, lo conoscevate meglio di me e anche da più tempo." Disse Elsa impassibile.

"Un giorno o l'altro passa a trovarci." La invitò Elisabeth un po' stupita.

"Certamente. Anche se pensavo di partire per un po'..." Disse Elsa radunando i suoi fogli. "A presto." Salutò infine, mentre l'ascensore fermava al ventesimo piano.

Uscì e scese dalle scale.

"È di sicuro una persona particolare." Osservò Elisabeth.

 

 

 

 









 

Ciao a tutti!!!

Lascio velocemente un saluto a chi legge, recensisce e mette tra le seguite. Ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine della storia e ora più che mai spero di sentire le vostre opinioni.

A presto

Ledy Leggy

  
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