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Autore: hotaru    03/03/2009    7 recensioni
Da un'idea di Steffa (che ringrazio moltissimo per avermi permesso di aprire una "filiale" della sua serie), una raccolta di one-shot dedicate ai vari personaggi nel giorno del loro compleanno... tanti auguri!
Capitolo primo: Sono grande?
Capitolo secondo: Malumori
Capitolo terzo: Jam Session
Capitolo quarto: In treno
Capitolo quinto: Il tempo di una regina
Capitolo sesto: Pesche
Capitolo settimo: Streghe e dintorni
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto…

Tsukino_chan_91: non pensavo che la storia ti potesse piacere così tanto! Devo dirti però che a me Masaru non dispiace, soprattutto perché Fujio mi sembra avere un carattere abbastanza simile a quello di Hazuki, mentre per gli altri tre dei Flat4… non so, mi sembra che i loro caratteri e quelli delle Ojamajo a cui sono accoppiati siano più complementari. E sì, mi piace anche Akatsuki, anche se Tetsuya è un degno avversario.

Comunque per il compleanno di Hazuki ho scelto di mettere Fujio un po’ per i capelli rossi (come hai detto tu, si mimetizza bene fra gli irlandesi) e poi perché è l’unico con cui Hazuki potrebbe parlare di magia. Insomma, è venuto fuori lui! Piuttosto, dimmi cosa ne pensi del compleanno di Onpu!

Alissyachan: sono contentissima che qualcuno nato in uno dei compleanni che racconto abbia recensito! Hai visto che all’inizio c’è sempre una dedica per i nati lo stesso giorno?

kikkyxx14: ti dirò, io non sono una fan di Onpu… quindi vediamo che cosa ne è venuto fuori! Grazie per il commento, spero che recensirai anche questa one-shot!

ale03: oh, bene! Qualcun altro convinto che Hazuki sia adatta sia all’uno che all’altro! Invece Onpu ha il destino segnato, non c’è scampo, il suo ragazzo è uno solo!

BAbyDany94: sono contenta che la one-shot su Hazuki ti sia piaciuta, ma sei vuoi lasciare anche un commento un po’ più lungo, per dirmi che cosa hai apprezzato di più e cosa meno, sei la benvenuta!

 

 

 

Dedicato a tutti coloro che sono nati sotto il segno dei Pesci in un giorno di tardo inverno

 

 

-         Davvero, papà? Mi porterai con te?

L’aria meravigliata con cui Onpu aveva accompagnato questa domanda la sera prima permeava ancora la sua espressione. Solo che ora vi si era aggiunto anche un senso di estasi totale, inimmaginabile per chiunque tranne che per una bambina di sei anni giusti giusti che ha l’occasione di trascorrere l’intera giornata del proprio compleanno accanto al padre che non vede quasi mai. Su un treno, per di più.

Ora che la piccola Onpu si trovava su quell’enorme serpente di metallo, si sentiva ancora più emozionata. Non tanto per l’essere sul treno, quanto perché l’uomo che avrebbe dovuto guidarlo era suo padre.

E poco importava se l’avesse messa su un sedile e le avesse chiesto di stare tranquilla e non disturbare gli altri passeggeri. Si sentiva importante, avrebbe voluto dirlo a tutti: “Il mio papà è l’uomo che sta guidando questo treno”.

Ora, Onpu era una brava bambina, buona e ubbidiente. Ma manifestava una certa tendenza a fare sempre quello che le pareva. La libertà era la cosa che più le stava a cuore. Perciò non ci pensò due volte a saltar giù dal sedile e andarsene a fare un giro per i vari scompartimenti.

Su quel treno sembrava esserci il mondo intero: un uomo con la propria valigetta ventiquattrore, assolutamente impeccabile, seduto accanto a una donna con un bambino piccolo in braccio, che di tanto in tanto scoppiava a piangere. Due sedili più in là c’erano due studentesse liceali, le cui risatine causavano un certo fastidio agli altri passeggeri.

Onpu vagava qua e là, osservando tutti i personaggi più interessanti che le capitavano a tiro. Ovviamente ogni tanto saliva su un sedile libero per guardare fuori dal finestrino, e godersi il paesaggio che scorreva via a velocità incredibile, anche se il sole luminoso di quel tre marzo rimaneva lo stesso.

Ad un certo punto la sua attenzione fu attratta da uno strano ragazzino che guardava fuori dal finestrino con aria piuttosto interessata. Ad una prima occhiata ciò che l’aveva maggiormente attirata erano stati i suoi tratti così strani: i capelli di un colore indefinibile e gli occhi verde bottiglia. Poi, guardando meglio, si era accorta che sembrava non essere accompagnato da nessuno, malgrado fosse appena un po’ più grande di lei.

Estremamente curiosa, ma facendo finta di nulla, si sedette sul sedile libero di fronte a lui. Per un po’ di tempo guardò fuori dal finestrino, anche se di tanto in tanto lanciava un’occhiata a quello strano bambino. Aveva un’espressione particolare, una specie di smorfia dipinta sulla faccia, come se stesse sempre ridendo di qualcosa.

Dopo qualche minuto Onpu lo guardava ormai fisso in volto, infischiandosene di fare la figura della sfacciata, sicura che quel ragazzino avesse qualcosa che proprio non andava.

Alla fine lui dovette accorgersi di quei grandi occhi scuri che lo osservavano attenti, perché si voltò verso la bambina con un’aria piuttosto sorpresa. Dopo un po’, però, riprese la sua solita espressione sorniona e divertita.

-         Deve piacerti molto la magia, eh? – fece, con il sorriso accattivante di chi una cosa proprio non se l’aspettava, ma è comunque felice che sia accaduta.

-         Io non credo alla magia – rispose lei, indispettita.

-         Guarda che ogni volta che dici una cosa del genere da qualche parte ci sono un mago o una strega che cadono morti.

-         Davvero? – chiese Onpu, improvvisamente preoccupata.

-         No, come vedi io sono ancora vivo e vegeto – sghignazzò il ragazzino.

La sua interlocutrice si indispettì ulteriormente, ma lui non vi fece caso.

-         Comunque non pensavo che su un treno noioso come questo qualcuno potesse vedermi – aggiunse.

Stavolta Onpu non ce la fece a rimanere zitta:

-         Questo treno non è affatto noioso. Come ti permetti di dire una cosa simile? – gli rispose, difendendo l’onore leso del proprio papà.

Il bambino non ribatté, facendo spallucce.

-         Mah, se lo dici tu hai ragione. Dopotutto conosci questo mondo meglio di me. È la prima volta che ci vengo.

Onpu non era sicura di aver capito bene.

-         Vuoi dire che è la prima volta che sali su un treno? – chiese.

-         Beh… anche – ammise l’altro – Però mi piace di più quello che c’è fuori. È bellissimo veder passare tutto così velocemente.

-         Sì, piace anche a me! – rispose la piccola sorridendo.

-         Che carina che sei quando sorridi – le disse all’improvviso quello strano ragazzino.

A tale affermazione Onpu lo guardò storto.

      -    Adesso lo sei decisamente di meno – constatò l’altro senza scomporsi.

      -    Senti un po’… - cominciò la bambina, decisa a dirgliene quattro a quello sconosciuto

           impertinente.

-         Almeno il giorno del tuo compleanno dovresti sorridere, sai? – continuò lui, quasi rimproverandola.

Onpu, esterrefatta, stava per chiedergli come facesse a saperlo- non le sembrava di avercelo scritto in faccia, che quel giorno era il suo compleanno- ma non fece in tempo, perché il viso del padre spuntò improvvisamente dal corridoio tra i sedili:

-         Onpu, sei qui! Mi hai fatto preoccupare, lo sai? Si può sapere cosa ti è saltato in mente di andartene a gironzolare? E che ci fai qui tutta sola?

A quest’ultima domanda la bambina rivolse uno sguardo stupito al ragazzino che non aveva smesso di sederle davanti. Possibile che il padre non lo vedesse?

      -    Quindi ti chiami Onpu… è un bel nome, molto musicale (*) – commentò lui,

            imperturbabile.

La piccola non smise di fissarlo nemmeno mentre il padre la prendeva per mano e la trascinava con sé lungo il corridoio, deciso a riportarla nel vagone giusto.

Onpu si era voltata, anche se ebbe giusto il tempo di vedere la testa del ragazzino fare capolino dal sedile e dirle a voce alta:

-         Ciao Onpu, ci vediamo! Ho la sensazione che ci rincontreremo presto… soprattutto se continuerà a piacerti la magia! E ancora tanti auguri!

Quelle furono le ultime parole che udì, e mentre la porta dello scompartimento si chiudeva si rese conto che, malgrado fosse molto maleducato mettersi a gridare in treno, nessuno dei passeggeri aveva detto niente. Nessuno aveva alzato la testa per sgridarlo. Anzi, sembrava non se ne fossero nemmeno accorti.

Quando quella sera Onpu fu sotto le coperte, al calduccio perché le notti di marzo erano ancora piuttosto fredde, ripensò ai particolari di quella bizzarra giornata.

Di due cose si convinse: che il treno era un posto decisamente speciale, dove si potevano incontrare i tipi più imprevedibili, forse addirittura magici; e che quello era stato davvero il compleanno più particolare dei sei che aveva festeggiato fino a quel momento.

Poco prima di addormentarsi, le venne in mente che alla fine quel ragazzino sconosciuto non le aveva nemmeno detto il suo nome.

“Beh, non importa… tanto le persone che si incontrano in treno non si rivedono più.”

Tuttavia la sensazione che prima o poi avrebbe rivisto quel sorriso sornione dall’aria canzonatoria non la abbandonò, e la portò a sognare raganelle e note musicali per tutta la notte.

Anche se il giorno dopo, che non era più il suo compleanno, se n’era già dimenticata.

 

 

(*) Onpu, in giapponese, significa “nota musicale”.

 

 

Spero sia chiaro chi fosse il ragazzino incontrato da Onpu in treno, mie care fan dei “Flat4”... allora, vi è piaciuta?

La frase in cui dico che Onpu faceva sempre quello che le pareva perché le piaceva sentirsi libera è riferita alla sua formula magica “Magia della musica, diffondi la libertà!”.

Mi scuso per il riferimento forse inappropriato alle fate e al modo in cui muoiono tratto da “Peter Pan”… ma la tentazione era troppo forte!

Che ne pensate dei treni? Io non faccio mai incontri interessanti, anche se lo prendo due volte a settimana… e voi? Avete qualche storia da raccontare in proposito?

Aspetto commenti!

 

Arrivederci al 25 marzo, con il compleanno di Hana Makihatayama!

 

   
 
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