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Autore: Tecla_Leben    04/12/2015    3 recensioni
Pitch Black sta per fare ritorno: le stelle che punteggiano la volta celeste stanno sparendo a vista d'occhio, minacciando di far ripiombare la Terra nell'oscurità dei Secoli Bui. Una vecchia conoscenza si affida ai Guardiani per riportare le cose com'erano prima e scongiurare l'imminente minaccia, ma le cose degenerano al punto che lo scontro con l'Uomo Nero si prospetta inevitabile.
Dal capitolo 2:
"Non capivo cosa fosse successo. Ero stesa a terra, vestita di brandelli di tessuto carbonizzati, in mezzo a fumanti cumuli di cenere e tizzoni ardenti. Nessuno sembrava curarsi della mia presenza, ma anzi, la gente che passava lanciava un'occhiata annoiata e incurante nella mia direzione e tirava dritto, ignorando le mie flebili richieste di aiuto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nelle settimane che seguirono, Bellatrix si spostò di città in città nella speranza sempre più debole di trovare un qualche indizio su dove si trovasse il nascondiglio di Pitch. Ovunque lei andasse, lo scenario che le si presentava era essenzialmente lo stesso: strade deserte, finestre sigillate, tende tirate. Con i Guardiani, era sparita ogni traccia di spensieratezza e felicità, al loro posto la paura dilagava come un morbo pestifero. Ogni sera, Bellatrix alzava lo sguardo al cielo e constatava con un crescente senso di impotenza e frustrazione che una stella in più era stata spenta. Una pioggia insistente aveva iniziato a cadere, e ancora dopo giorni bagnava strade e palazzi, rendendo l'atmosfera ancora più cupa. Una sera, stava attraversando una via illuminata unicamente dalla minuscola stellina che stringeva nella mano. Aveva un mantello tirato sulla testa che le offriva un minimo riparo dall'acqua, e si appoggiava al bastone come una vecchia zoppa, esalando nuvolette di vapore dalla bocca socchiusa. A un tratto si fermò a riprendere fiato, e lasciò vagare lo sguardo sui palazzi che la circondavano, le finestre buie come le orbite di un teschio. Non c'era felicità, in quel luogo. Né divertimento. La meraviglia era morta nel momento in cui Nord era scomparso, e con essa anche la speranza. Ma più di tutti, Bellatrix sentiva il vuoto lasciato dalla serenità. Con la Paura che spadroneggiava, nessuno aveva più diritto a sentirsi sereno: sembrava davvero di essere tornati al Medioevo, quando la gente era prigioniera del terrore e dell'ignoranza.

All'improvviso, da una finestra al primo piano di uno di quei palazzi la raggiunse il suono di vetri infranti e, un istante dopo, un pianto infantile. Si voltò appena in tempo per vedere uno degli Incubi posarsi leggero a terra, tra cocci di vetro scintillanti.

Ecco l'indizio che aveva tanto cercato, finalmente! Doveva catturarlo prima che prendesse il volo, o non sarebbe riuscita a stargli dietro, perdendo la possibilità di arrivare a Pitch: erano giorni che non riusciva più a volare.

Si fece scivolare il cappuccio sulle spalle, lasciando che la pioggia le inzaccherasse la testa, e inspirò profondamente. Piano piano lasciò che la paura fluisse dentro di sé, facendola evadere da quel punto in fondo allo stomaco in cui la teneva segregata da quando Jack era scomparso sotto terra, lasciandosi invadere come da un silenzioso cancro. L'animale voltò la testa scheletrica verso di lei e allargò le narici, famelico. La individuò e prese a girarle intorno lentamente, studiando il punto più favorevole per attaccare, e lei lo lasciò fare. Lo sentì fermarsi alle sue spalle e capì di avere pochi istanti di tempo per agire: non era sicura di riuscire a scansarlo. La creatura si piegò sulle zampe e scattò in avanti, rompendo la tensione insostenibile che si era tesa come una ragnatela tra le loro due figure. Lei balzò di lato all'ultimo secondo e si aggrappò con tutte le sue forze alla sua criniera lucente, ben decisa a tenere salda la presa. Imbizzarrito, l'animale tentò di disarcionarla impennandosi sulle zampe posteriori e schizzò in aria, ma la ragazza riuscì a mantenere un appiglio ferreo e a sistemarsi stabilmente sulla sua groppa. L'incubo continuò ad attraversare il cielo per diverse ore, tentando di buttare giù la ragazza di tanto in tanto. Piano piano, le nubi cariche di pioggia si diradarono, e quando ormai l'alba iniziò a rosseggiare all'orizzonte la cavalcatura non faceva più caso a lei, rassegnata alla sua presenza. Stavano sorvolando un'immensa zona desertica, e Bellatrix si chiese quanto ancora mancasse al suo obbiettivo. Guardando sotto di sé, vide fare capolino tra le dune comignoli, tetti e pinnacoli. La distesa gialla, poi, andava scurendosi man mano che procedevano, e capì che la sua meta era ormai finalmente vicina.

Finché lo vide. Questa volta Pitch non si era accontentato di un antro nella foresta. Un'enorme nube nera dominava il paesaggio, ruotando lentamente su sé stessa. L'incubo accelerò e poco dopo si trovarono a quello che doveva essere l'ingresso, che era più simile a uno stretto corridoio aperto in una parete altrimenti impenetrabile del quale non riusciva a distinguere lo sbocco. La stella che aveva evocato si era esaurita da tempo, e Bellatrix ripeté i suoi gesti da prestigiatore per crearne un'altra. Ma il corridoio rimase buio e le sue mani vuote, così lei scrollò le spalle in un gesto indifferente e si strappò il mantello di dosso con gesto teatrale, gettandoselo ai piedi prima di entrare nella tana del lupo.

Avanzò nel corridoio con la mano appoggiata al muro, un po' per sostenersi e un po' per verificare se il corridoio avesse deviazioni o altre porte. Ma questo procedeva sempre dritto, fino al cuore della nuvola stessa. Sotto le dita, la sabbia fremeva e vibrava in modo quasi impercettibile, come se avesse coscienza e sapesse che lei era lì, che un intruso si era arrischiato ad entrare. Si ritrovò in un'ampia sala, arredata in stile medievale. Un grande trono dominava la stanza, dall'alto di un basso palco di pietra sul muro di fondo. Accanto, un pesante tendaggio copriva la parete a sinistra, e le altre tre mura erano scandite da alti archi a sesto acuto. La ragazza si infilò sicura in uno di quelli, e si trovò in un corridoio che dava su altri innumerevoli passaggi. Vagò per un pezzo in quel reticolo di cunicoli, forte del suo senso dell'orientamento infallibile, finché giunse finalmente in quelle che dovevano essere le segrete. All'improvviso si rese conto di conoscere perfettamente la planimetria di quel posto, perché era una copia precisa di quello in cui aveva vissuto gli ultimi giorni della sua esistenza terrena, quando fu accusata pubblicamente di stregoneria. Non è vero che è uguale, si disse, fissando i dintorni con ostilità.

L'ingresso è diverso... qui non ci sono guardie né ponti levatoi, né stanze sotterranee con vergini di ferro e altri orribili strumenti di tortura, ma è molto più tetro e cupo.

Scosse la testa, come per scacciare i brutti ricordi che le si erano affacciati alla mente, e iniziò una folle corsa, indugiando davanti a ogni porta quel tanto che bastava a controllare se la stanza dietro di essa fosse vuota e avanti così per diversi corridoi. Finché, dopo quelle che le parvero ore, individuò un'enorme figura riversa sul pavimento di una cella isolata dalle altre, tenuta avvinta al muro da pesanti catene. Bellatrix trattenne rumorosamente il fiato, lanciandosi contro la porta con forza.

<< Nord.. Nord! Sveglia, guarda chi è venuto a prendervi! >> sussurrò la ragazza, stringendo le sbarre con tanta foga che le nocche le diventarono bianche.

Lentamente, Nord alzò il volto deperito verso di lei. Aveva un aspetto sudicio, trascurato, gli occhi spenti. Tuttavia, parve rinvigorirsi alla sua vista, e si lasciò sfuggire un debole sorriso.

<< Sei tu! Non speravo più ormai.. credevo che Pitch avesse preso anche te! >>

<< Sono qui, Nord. Adesso ti tiro fuori. Dove sono gli altri? Sandy, l'hai visto? >>

<< No, non so più nulla di altri da quando Incubi ci hanno sorpreso... >>

Bellatrix appoggiò la fronte alle sbarre, delusa e disperata.

<< Bellatrix, dov'è Jack? >> sentì Nord chiederle da dietro la porta.

<< Lui... è stato preso da Pitch. È intrappolato nella caverna nel bosco... ho provato di tutto, ma non sono riuscita a tirarlo in salvo...! >>

Lanciò un'occhiata rapida e colpevole a Nord, e vide il panico sul suo volto sporco.

<< Non preoccuparti per Jack, adesso. Preoccupati di Manny, piuttosto! >> continuò la ragazza, dopo essersi asciugata gli occhi umidi con la manica sbrindellata.

<< Che vuoi dire? >>

<< Voglio dire, che Pitch ha preso la luna. Non so cosa abbia fatto o stia facendo a Manny, e tanto meno so dove lo tiene rinchiuso! >>

Improvvisamente vide con la coda dell'occhio un movimento fulmineo alla sua destra, e un istante dopo si ritrovò schiacciata a terra da un'onda nera che le strizzò l'aria fuori dai polmoni. Pitch si avvicinò con fare minaccioso e le puntò un piede sul petto, chinandosi su di lei con un ghigno sadico.

Le sue mani cineree stringevano la luna, ridotta alle dimensioni di una pallina da tennis.

<< Cercavi questa, per caso? >> sibilò l'uomo, sventolandole l'oggetto a pochi centimetri dal naso.

<< Brutto bast... >>

Le parole le morirono in gola: Pitch aveva spostato il peso sulla sua trachea, minacciando di soffocarla. Bellatrix gli afferrò la caviglia in un istintivo gesto di sopravvivenza, ma lui era troppo forte e non riuscì a spostarlo nemmeno di un millimetro. Rassegnata, debole e svuotata di ogni energia, la ragazza lasciò cadere la mano sul petto, inerme. Questa le scivolò lungo il fianco e lei non fu in grado di muovere un solo muscolo. Pitch raddrizzò la schiena e la trascinò in piedi afferrandola per i capelli con un'espressione divertita. Lanciò un'occhiata trionfante a Nord, che non aveva smesso un attimo di urlare il nome della ragazza da quando lei era sparita dal suo campo visivo, e sparì insieme a lei in un turbine nero, lasciandosi dietro solo l'eco della sua folle risata.




Bellatrix si svegliò in un'ampia sala dall'aspetto familiare, che non riconobbe subito.

Si alzò lentamente, sedendosi sui talloni, e fece vagare lo sguardo attorno, cercando di capire dove fosse. Individuò Pitch, seduto sul grande trono nero vicino al drappo che copriva la parete, che la guardava con un sogghigno vagamente compiaciuto.

Da principio lei non capì cosa ci facesse lì con lui, ma poi l'immagine della piccola luna le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno.

<< Che cosa hai fatto a Manny? Rispondi, Black! >>

Il sorrisetto soddisfatto si incrinò sul volto dell'uomo e le sue sopracciglia rade si curvarono in un'espressione contrariata.

<< Che te ne pare del mio castello? È di tuo gradimento? >> chiese infine, in tono beffardo.

<< Per niente. Mi ricorda tanto quello dove mi ha fatta rinchiudere... quando è stato? Ah già, adesso ricordo! Quando mi hanno giustiziata! >> rispose lei, altrettanto sarcastica, picchiettandosi il mento con l'indice.

<< Adesso mostrami Manny o giuro su quelle poche stelle rimaste che la gente avrà un motivo valido per chiamarti “Uomo Nero”! >>

<< Che maniere, non c'è bisogno di passare alle minacce! >> rispose lui tranquillo, mostrandole e facendo cadere a terra il piccolo globo. Questo rotolò, semplice e patetico, fino alla ragazza che lo raccolse con entrambe le mani e lo portò alle labbra tremando incontrollabilmente.

<< Riportalo com'era. Ora. Fallo ora, o giuro che... >>

Lacrime di rabbia le solcarono le guance, trascinando con sé le tracce di sabbia che le annerivano il volto.

<< Non ci penso nemmeno. Ho trasferito la sua vera essenza in un altro luogo, quello che hai in mano non è altro che un guscio vuoto. Sapevo che, per arrivare ai Guardiani, avrei dovuto prima togliere di mezzo lui, così da poter agire indisturbato. E, dov'è adesso, l'Uomo nella Luna non può più intralciarmi >> .

La ragazza-gatto alzò la testa di scatto, guardandolo con odio da dietro un velo di lacrime.

<< Tu cosa..? >>

Pitch si alzò e si avvicinò al drappo alle sue spalle, voltandole la schiena. Dietro, diversamente da quel che si aspettava lei, non vi era una parete di pietra, ma un enorme specchio dalla cornice minuziosamente elaborata. Intrappolato dietro la superficie liscia e fredda, vi era un essere tra i più belli che avesse mai visto. Un giovane uomo, dai lineamenti gentili e le spalle scolpite, era appeso a testa in giù in quella che era la replica perfetta della stanza dove si trovavano loro. I capelli argentei, lunghi fino alle spalle, ricadevano a ciuffi scomposti sfiorando il pavimento. Era vestito come una divinità greca, di un trasparente e leggero tessuto bianco, raccolto su un fianco con un morbido nodo. Le braccia, diafane e forti, giacevano lungo i fianchi, dove la veste si allargava fluttuando e aprendosi come un fiore appena sbocciato. Le spalle nude e bianche, gli occhi chiusi e corrucciati in un'espressione metà serena e metà sofferente e le labbra socchiuse trasmettevano l'idea di un essere etereo, di una bellezza struggente.

Ma a vederlo in quello stato, incosciente e indifeso, Bellatrix sentì crescere dentro di sé una profonda tristezza: sentì che avrebbe fatto di tutto pur di spianare quelle sottili rughe sulla fronte e attorno alle palpebre distese dell'uomo. Qualunque cosa.

Con mano tremante, posò a terra la piccola luna e, lentamente, si tirò in piedi. Avanzò sulle gambe malferme, rischiando di incespicare una o due volte, finché crollò in ginocchio sui gradini di pietra, a pochi passi dallo specchio, senza riuscire a staccarne lo sguardo. Allungò la mano tremante per sfiorarne la superficie, ma Pitch le imprigionò prontamente il polso nella sua stretta ferrea. La ragazza sussultò, voltando di scatto la testa per lanciargli un'occhiata sconvolta: in quei brevi istanti si era completamente scordata che lui fosse lì. E all'improvviso si rese conto dell'emerita idiozia che aveva compiuto venendo lì, sola e praticamente disarmata. Probabilmente Pitch sapeva che lei avrebbe fatto di tutto pur di ritrovare Sandman e l'Uomo nella Luna, e non aveva esitato ad usarli come esca.

Ma lui le restituì uno sguardo che non gli aveva mai visto addosso, come se fosse dispiaciuto per la situazione in cui lei si era ritrovata.

<< Non ti consiglio di toccarlo, o finirai nello specchio anche tu, e allora io non sarei in grado di farti uscire >> .

Lei abbassò lo sguardo e prese a singhiozzare alla disperata coprendosi gli occhi con le mani, le spalle scosse da violenti singhiozzi. Le lacrime le bagnavano le guance e, scendendo sotto il mento, atterravano sulle sue gambe, inumidendole a macchie.

Sentì Pitch chinarsi accanto a lei, e posarle la mano sulla testa. Le sue dita sottili affondarono tra le ciocche bionde scatenando in lei un tremito più profondo.

<< Non fare così >> la voce dell'uomo si era fatta dolce, quasi suadente. << A nessun padre piace vedere la propria figlia che piange! >>



Bellatrix non poté e non volle credere a quanto le sue orecchie avevano sentito. Il suo cuore aveva smesso di battere per diversi secondi, e adesso pompava sangue alla disperata, come deciso a recuperare quelli che aveva saltato.

<< Sapessi quanto ho aspettato di poterti riavere con me... >> sussurrò lui, passando il braccio destro attorno alle sue spalle.

<< Di cosa diavolo stai parlando? >> chiese lei, la voce bassa e tremante.

Non riuscì a sopportare oltre il contatto del suo braccio sul suo collo, si sentiva come la preda avvolta nelle spire di un serpente: in trappola, con i minuti contati. Doveva fare qualcosa o lui l'avrebbe divorata senza pietà.

Con uno scatto inaspettato, si divincolò dalle sue braccia e balzò in piedi, lontano da lui.

<< Bella, lo so. So che sei confusa, che non mi credi. Ma lascia che mi spieghi... >>

<< Non >> scandì la ragazza con tono minaccioso, accompagnando ogni parola con uno scatto nervoso della mano, << ti azzardare a chiamarmi Bella! Non devi spiegare un bel niente! Bugie, nient'altro che bugie! >>

Si scagliò su di lui con tutte le forze rimastele, consapevole del fatto che non sarebbero bastate a batterlo. Ma il desiderio di colpirlo era talmente forte che non le importava: ciò che contava di più era mettere a tacere la sua faccia da schiaffi. Ma quando gli fu appresso, Pitch la scagliò di lato senza sforzo, la afferrò per il braccio spingendola all'indietro e la inchiodò contro il trono di sabbia.

<< PERCHÉ DOVREI MENTIRTI, EH?! >> urlò lui a pochi centimetri dal suo volto, guardandola negli occhi.

<< TU HAI ORDINATO DI FARMI FUORI, TE LO SEI SCORDATO? >> gridò lei più forte. Si divincolò di nuovo dalla sua stretta e scattò in avanti.

Era ferma nella convinzione che lui si stesse inventando tutto, e la rabbia per l'essere presa in giro a quel modo fece scaturire in lei una forza altrimenti inspiegabile.

Con gesto fulmineo creò una stella gassosa e gliela spedì addosso come una maledizione, ma Pitch la schivò dissolvendosi e riapparendo alle sue spalle. Lei lo intercettò, creò una manciata di shuriken e glieli scagliò contro una per una. Pitch riuscì a deviarli con un'immensa falce di sabbia apparsa dal nulla, dalla lama curva e pericolosamente acuminata. Avrebbe potuto rimandargliele contro, e invece le aveva fatte schiantare lontano da lei.

Bellatrix creò una stella a cinque punte, grande abbastanza da essere brandita con entrambe le mani. Impugnandola come una mazza si avventò di nuovo su Pitch, che alzò la propria arma per farsene scudo. La falce e la stella scozzarono, producendo una pioggia di scintille. Lui si curvò sulla ragazza, le armi e le braccia di entrambi tremavano nello sforzo di tener testa l'una all'altro, finché le ginocchia di lei cedettero leggermente e Bellatrix si ritrovò a fissare terrorizzata l'uomo dal sotto in su.

<< Non capisci? Era l'unico modo per farti tornare da me! Ma loro ti hanno trovata, ti hanno portata via! Pensa a cosa deve essere stato per me, vederti crescere, morire e poi maturare al fianco di coloro il cui unico scopo è sempre stato quello di distruggermi! Prova un po' a chiederti come mai l'Uomo nella Luna non voleva che ci incontrassimo! >>

Bellatrix abbassò lo sguardo: non riusciva a sostenere quello di lui, le sembrava di esserne trafitta da parte a parte. Aveva il fiatone, le gambe non la tenevano più e anche l'arma che brandiva sembrava essersi appesantita di colpo. Quasi come se si fosse rassegnata, si lasciò cadere in ginocchio e allentò la presa, lasciandosi sfilare docilmente l'arma dalle dita da Pitch, che la gettò lontano, fuori dalla sua portata.

Tutto tornava, adesso. Ecco che i tasselli del mosaico cadevano precisi al loro posto. Bellatrix si portò le mani al volto e si strofinò energicamente gli occhi. Ritirandole, vide che erano coperte di sabbia nera, scaturita dalle sue orbite. Ecco la prova del nove, si sorprese a pensare. A quel punto sentì la mano di lui posarsi sulla sua spalla, e un istante dopo si ritrovò a stringere convulsamente tra le mani una sfera cristallina. All'interno, fluttuando in un minuscolo spazio, brillavano pianeti e meteore, immersi in un vortice nero e violaceo iridescente: la sabbia di Pitch.

<< Non avevo scelta. Dovevo spegnere la luce delle stelle, o non avrei potuto tornare >> .

In quell'istante Bellatrix si rese conto di cosa non le tornava nel racconto dell'uomo.

L'Uomo Nero e la paura sono sempre esistiti. Sempre. E a quanto ne so, la paura genera mostri, non figli!

<< BUGIARDO! >>

Un lampo, la lama della scure brillò letale mentre Pitch la fece calare sulla sua testa. Bellatrix la evitò rotolando di lato, stringendo convulsamente la piccola sfera mentre l'arma si abbatteva sul pavimento, il colpo andato miracolosamente a vuoto.

<< Bel tentativo, Pitch! Stavi quasi per farmela, ma sarai più fortunato la prossima volta! >>

Si alzò fulminea e creò altre stelle-shuriken, ma nell'atto distolse lo sguardo dal suo avversario che approfittò della sua momentanea distrazione per scagliarle contro una lingua di sabbia che le si attorcigliò attorno alla caviglia come i tentacoli di una piovra gigante. Le stelle le caddero dalle mani con un fragoroso tintinnio quando l'Uomo Nero tirò a sé la frusta, facendole perdere l'equilibrio. La ragazza cadde sulla schiena, l'aria strizzata fuori dai polmoni, e fu trascinata via, finché i due si ritrovarono sospesi nel vuoto all'esterno: le dita di lui strette attorno alla gola di lei, i loro occhi allacciati da sguardi di fuoco.

<< Ti do un'ultima possibilità, Bellatrix! Unisciti a me, o muori da sola! >>

<< Morire? Non sei riuscito ad eliminarmi la prima volta, non ci sperare per la seconda! >>

E gli conficcò nel braccio teso una stella, facendogli mollare la presa con un grido disumano.

Le sembrò di cadere al rallentatore, sentiva le palpebre e le membra così pesanti da non riuscire nemmeno a spiegare le ali per attutire la propria caduta. Quando precipitò a terra, sollevando un'immensa colonna di sabbia, era in uno stato di incoscienza tale da sentire a malapena dolore.


Non riusciva a capire. Non ricordava assolutamente come avesse fatto a ritrovarsi nella cella umida e fetida in cui si era svegliata. Tutto ciò che sapeva era che si trattava della stessa cella in cui fu segregata in attesa di essere giustiziata, più di ottocento anni prima. Ma con che prove, su che fondamenti l'avevano accusata, ai tempi? Tutto ciò che faceva era bollire qualche radice a scopi medicinali e insegnare ai bambini del villaggio a distinguere le piante buone da quelle nocive. A un tratto si ritrovò fuori, in qualche luogo all'esterno, e riconobbe la capanna al limitare del bosco dove durante la sua vita mortale conduceva una vita solitaria e pacifica. E, improvvisamente, le guardie le furono addosso, facendola precipitare in un vecchio incubo che l'aveva perseguitata per quasi un millennio. Lei li guardò impotente mentre violavano la sua casa, devastandola mattone dopo mattone e infine dandola alle fiamme. E poi, così com'erano venute, le guardie sparirono e lei si ritrovò a galleggiare in un abisso nero che premeva arrogante contro il suo corpo, cercando di comprimerle fuori l'aria dai polmoni.


E all'improvviso mi ritrovo legata al palo, in cima a un cumulo di fieno e sterpaglia, in attesa di porre fine alla mia vita. Pitch compare dal nulla e mi si avvicina minaccioso, il ghigno di Satana stampato sulle labbra pallide e sottili. Non riesco a guardarlo, non sopporto la sua vista e serro gli occhi con tanta forza che sul sipario nero davanti ai miei occhi compaiono centinaia di scintille. Sento la sua mano sfiorarmi il volto e le dita affondare nelle mie palpebre come fatte d'aria. È un incubo, nient'altro che uno stramaledetto terribile incubo. Sento le dita dell'Uomo Nero dissolversi e spalanco gli occhi, terrorizzata dalla folla che urla infervorata al rogo. Una farfalla dorata mi fluttua leggera davanti, spargendo una morbida scia sabbiosa. All'improvviso, la paura si placa come un oceano in tempesta che torna calmo: Sandy è vicino, è qui per proteggermi e sono certa che mi salverà. Del resto, l'ha già fatto in passato e so che non mi lascerà sola. Posso affrontare il mio destino con serenità, adesso che lo so. Mi ostino a mantenere un'espressione pacata ed un vago sorriso, nonostante le incertezze minaccino ad ogni istante di incrinare il vetro levigato del mio animo: la farfalla agisce come un amuleto contro la paura e le ingiurie. Ecco che il fuoco viene acceso ed accostato alle frasche secche, che ardono veloci fino a che le fiamme mi cingono l'abito logorato da mesi di prigionia. Un fulmine irrompe improvviso e furioso dal cielo e colpisce la farfalla, trasformandola in un essere completamente diverso. La sua sabbia si tinge di nero e davanti agli occhi mi si presenta un animale mostruoso: grande e maleodorante, la sua pelle coperta di piaghe e pustole si tende sottile e fragile su muscoli deformi e ossa fratturate e saldate male. Ha la testa di un enorme corvo, dal cui becco sporgono denti scheggiati e appuntiti, curvi come zanne di serpente e grondanti un liquido denso e nero dall'odore ferroso, spargendone altro ad ogni movimento che compie per avvicinarsi. Lo sento, quella cosa è venuta apposta per me. Vuole mangiarmi e io non posso fare altro se non guardarla mentre avanza lenta e inesorabile, trascinandosi sulle zampe malferme e lasciandosi dietro una lunga scia di sangue denso e scuro.

Sento che le mie paure hanno definitivamente infranto quel vetro levigato e lucido che erano le mie certezze: l'Omino Dorato non verrà, mi ha lasciata da sola pur sapendo del bisogno disperato che ho di averlo qui con me adesso. Attraverso il fumo che si addensa sempre di più, scorgo due occhi paglierini, grandi e fissi. Pitch tiene lo sguardo impassibile su di me mentre le fiamme lambiscono per intero il mio corpo e io urlo tutto il mio dolore, sia quello fisico che quello provocato dalla consapevolezza di essere rimasta sola anche nel momento della mia dipartita.

Poi, come dal capo di un lungo sotterraneo, sento qualcuno urlare ripetutamente il mio nome e io torno a galleggiare in un mare di ansia e paura.



<< Bellatrix! Svegliati, Bellatrix! Apri gli occhi, coraggio! >>

La ragazza obbedì, in preda a un sentimento di terrore misto a sollievo, il fiato corto e la fronte imperlata di sudore.

<< Jack? >>

<< Finalmente! È mezz'ora che provo a svegliarti! >>

La sua voce la raggiunse da qualche parte alla sua destra: ovunque fossero, c'era un'oscurità assoluta, sicché lei, con i suoi occhi felini, non riusciva nemmeno a scorgere la sua sagoma. Scattò a sedere e si buttò alla cieca di lato: desiderava più di ogni altra cosa sentire il contatto fisico di una persona amica, mettendo momentaneamente da parte l'orgoglio e la sua categorica regola di non farsi sfiorare neanche con un dito. Con sua sorpresa, Jack la acchiappò al volo, ma lei non ci fece caso più di tanto: in barba ad ogni buon senso, Bellatrix si aggrappò con tutte le sue forze alla felpa del ragazzo, cercando istintivamente di affondare il volto nel petto di lui, che prese a darle pacche affettuose sulle spalle nel tentativo di tranquillizzarla.

<< Cosa è successo, Bellatrix? Non riuscivo a svegliarti, stavi urlando come un'indemoniata! >>

Le spalle della ragazza, tremanti, furono percorse da un brivido più profondo al ricordo dell'incubo, ancora così fresco e chiaro nella sua mente tanto quanto davanti ai suoi occhi. In qualche modo, il buio intorno a loro contribuiva a rendere ogni immagine più vivida.

<< Un incubo terribile, non puoi immaginarti quanto. Ma ora è passato, è tutto passato... >> mormorò lei con voce incrinata, più per rassicurare sé stessa che lui.

Passò qualche istante di assoluto silenzio, scandito dai battiti cardiaci frenetici di lei e il suo respiro affannoso.

<< Dove... dove siamo? >> chiese infine, deglutendo. Era ancora saldamente avvinghiata a lui, il naso immerso nelle pieghe della felpa resa umida dalle lacrime che le uscivano quasi di prepotenza dagli occhi.

<< Stai tranquilla, siamo al sicuro. Ho scoperto questa grotta sulla strada per venirvi a cercare e quando ti ho trovata ti ho portata qui. Dove sono gli altri, li hai visti? >>

<< Ho incontrato Nord, di sfuggita. Stavo per liberarlo quando Pitch mi ha sorpreso. Non è stato un incontro molto piacevole... >>

Il suo tono si era fatto più sicuro: alzò il volto e spostò gli occhi da una parte all'altra, ma ciò che vedeva fu solo il nero più opprimente.

<< Pitch...? >>

<< Sì, ho combattuto contro di lui. Ma non ce l'ho fatta, ha giocato sporco. Se teniamo conto che non sono nel pieno delle mie forze, non è difficile capire il perché. E Manny... >>

Si interruppe, con la sgradevole sensazione che un'incudine le fosse scivolata sullo stomaco. Il ricordo del piccolo globo bianco aveva risvegliato in lei l'immagine di un altro globo. Precisamente, quello che da diversi mesi a quella parte le stava dando tanti fastidi.

<< Il globo! Che fine ha fatto?! >> urlò, staccandosi da Jack. Prese a tastare in giro alla cieca, ma sotto le dita sentiva solo il pavimento duro e scivoloso della grotta.

<< Esattamente dalla parte opposta a quella in cui stai cercando. Non lo vedi? >> rispose Jack, in tono sorpreso.

A Bellatrix scappò una risatina nervosa, che rimbalzò in maniera innaturale contro le pareti del loro rifugio.

<< Scusa Jack, ma come pretendi si possa vedere qualcosa con questo buio? >>

Passarono altri lunghi istanti in cui il silenzio sembrò solidificarsi tra loro. Poi Bellatrix si sentì afferrare il volto dalle mani di Jack e la sua voce autoritaria a pochi centimetri dal suo naso, così vicina che il suo fiato caldo le scaldò la punta del naso.

<< Non vorrei creare panico, Bellatrix. Ma credo... che tu sia diventata cieca! >>













A.A


Allora, ça va?

Di nuovo, stavo quasi dimenticandomi di postare il nuovo capitolo. Ma niente paura, se ci metto tanto ad aggiornare è proprio colpa dell'angolo dell'autore in cui non so mai cosa dire. Quindi in teoria basterebbe non metterlo per stare tutti più felici, ma vabbeh. Parlando di cose serie... Per evitare incomprensioni no, Bellatrix non è la figlia di Black per davvero. Sarebbe stato un cliché visto e stravisto (ma ai i tempi in cui scrissi questa parte io non lo sapevo, e se avessi continuato a scrivere di getto state sicuri che sarebbe finita così!). Però, a posteriori, ho deciso di lasciarne almeno l'ipotesi così, tanto per incasinare ancora di più le cose. Da un capitolo all'altro Jack e Bellatrix si ritrovano, e forse avrei voluto che restassero separati ancora un po', ma del resto ho già cercato di ritardare il loro incontro il più possibile e questo è quel che ne è venuto fuori. a parte ciò, come vedete iniziamo a capire qualcosa di più sul passato di Bellatrix. In assoluto, una delle cose che più mi è piaciuto scrivere è stato proprio il suo background personale... ma chissà ormai quante volte l'avrò detto!

In ogni caso, se doveste riscontrare qualche incoerenza o svista grammaticale, anche se piccina, al solito vi prego di farmelo sapere. Ho lavorato talmente tanto a questa storia che non dovrebbero essercene, ma per sicurezza...

E niente, dopo questa io torno a fare le mie cosucce, quindi ci vediamo la settimana prossima con il quinto capitolo :D

Ah, mi scuso con _Dracarys_ per non aver risposto prima alla tua ultima recensione, e grazie! Sono contenta che le scene di azione siano venute decenti xD


Saluti a tutti,

Tec :D

  
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