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Autore: Dan    04/12/2015    0 recensioni
Questa non è una storia, ma una raccolta. Una raccolta composta di poche righe per pagina che ho scritto anno dopo anno. Alcune sono vecchissime, altre meno.
Sono semplici pensieri presi dalla mia pagina facebook che volevo pubblicare per non perderli. Perché sono parte di ciò che sono, di ciò che sono stata e sarò.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche tempo fa mi chiesero cosa fosse per me la felicità.
Io, imbarazzata, chinai il capo guardandomi le scarpe e cercai di inventare in fretta una frottola che fosse abbastanza credibile. Non sapevo cosa fosse la felicità, non ne avevo la più pallida idea; non ero in grado di ricordarlo, ma, soprattutto, non volevo mostrare a qualcuno capace di guardarmi negli occhi la mia vera essenza. Se l'avessi fatto mi sarei sentita nuda, sporca, come non vorrei mai essere. Forse è qualcosa di malato, ma odio anche il solo pensiero di denudarmi davanti a qualcuno: non sono una persona abbastanza perfetta.

Poi, qualche tempo fa, ho avuto un piccolo assaggio di quello che è la felicità. Eppure credevo che fosse la felicità, quella vera, non solo una mera illusione. Mi sono fidata ciecamente, morendo poi spinta in un precipizio di oscurità dalla mia stessa cecità.

La mia felicità erano le persone.

Persone che credevo mi fossero vicine davvero. Mi sentivo amata, circondata da un mondo pieno di rosa e dolcezze che avevo sempre creduto di odiare con tutta me stessa. Vivevo in una bolla il cui mondo intero era una finzione. Eppure ero felice, felice come non mai, protetta da quelle quattro mura che credevo così familiari, ma che continuavano a pugnalarmi alle spalle in continuazione. Non appena me ne accorsi mi sentii come Truman, il protagonista del film "The Truman show" che, accortosi dell'inganno nelle cui acque era costretto a nuotare fin dal momento della sua nascita, aveva scelto un mondo più difficile in cui vivere, ma vero. Nel suo vecchio mondo tutto era una finzione, lui era l'unica persona vera, come testimoniava anche il suo nome: Tru[e](vero)man(uomo).

E pensare che io volevo solamente poche persone che ogni tanto mi regalassero un abbraccio o un sorriso vero. Non mi sembra di chiedere troppo, no?

La mia felicità è illusione.

O forse no.

Sto resuscitando dalle mie stesse ceneri, raccolte da mani capaci di persone che con un sorriso sono capaci di scaldarmi il cuore e farmi sentire felice, con un sorriso sul mio volto, riflesso del loro.

 

La mia felciità dipende da quella degli altri.

Questo finirà per uccidermi.

  
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