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Autore: jjk    06/12/2015    6 recensioni
Ne aveva fatte di cavolate nella sua vita, ma probabilmente nessuna così stupida e completamente priva di significato.
Ma cosa gli aveva detto la testa quella sera? E perché invece che ammettere subito il suo errore aveva insistito sul continuare quella strada per tutto quel tempo?
Sperava solo che non fosse troppo tardi per rimediare anche se era certo che le cose non sarebbero state così facile. Era stato via abbastanza tempo da spingere chiunque ad andare avanti con la propria vita.
Era stato via abbastanza a lungo da causare un dolore che non poteva essere perdonato.
Chissà quante cose erano cambiate durante la sua assenza.
Chissà se lui.....
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Fortunè Penniman, Yasmine Penniman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò nel suo vecchio letto.
Sua sorella minore lo abbracciava da dietro mentre lui era rannicchiato in posizione fetale.
C'era qualcosa di estremamente sbagliato in quella scena che si era ripetuta forse un po' troppe volte nella su vita.
Sarebbe dovuto essere lui quello che consolava la più piccola, non il contrario. 
Decise di lasciar perdere quelle riflessioni che sembravano non portarlo da nessuna parte e scese in cucina. 
Sua madre era intenta a preparare qualcosa che lui non riusciva ad identificare, mentre nella stanza affianco poteva sentire Paloma parlare al telefono con qualcuno.
Si sedette sullo sgabello di fronte al bancone pieno di farina e attese in silenzio che la donna si accorgesse di lui. 
In quel momento sua madre gli stava dando le spalle e lui rimase ad osservarla affettare qualche verdura che sicuramente avrebbero mangiato a pranzo.
-Ti sei svegliato finalmente, ci chiedevamo se almeno oggi saresti stato dei nostri?-disse la donna senza voltarsi.
-Oggi?-
-Si, oggi. Tuo padre ha appena preso l'aereo di ritorno dal suo ultimo viaggio di lavoro-
-Si? E dov'era andato?-
-Non è questo il punto Mika. Sarà qui per pranzo e quindi saremo tutti insieme oggi.
Tu sarai dei nostri o stai ancora male?-
-No, io..... veramente avrei del lavoro da fare-
-Lavoro che non puoi fare qui? Abbiamo ancora il tuo pianoforte nello studio-
Il giovane fece un'espressione strana che non sfuggì alla donna, la quale subito smise di fare quello che stava facendo per squadrarlo severamente.
-Seriamente Mika? Da quant'è che non vedi tuo padre?-
-Non saprei. Dall'incidente di Paloma forse-
-E in tutto questo tempo lo hai mai chiamato, gli hai mai scritto anche solo una cartolina?-
-Non che lui lo abbi fatto-
-Devi finirla di comportarti come un ragazzino. Sei ancora arrabbiato per quello che ti ha detto quando...... --Quando ho fatto coming out? Beh, saresti offesa anche tu-
-Ti ha chiesto scusa mille e più volte. Ha fatto di tutto per rimediare, ma a te sembra non importare. 
Anche io ho detto cose terribili quella sera eppure tu mi hai perdonata, perché con lui non ci riesci?-
-Non lo so. Tu sei mia madre mentre lui..... -
-Lui è tuo padre Mika-
-Lo so, ma era il mio eroe e gli eroi non ti tradiscono in questa maniera-
La donna si avvicinò al figlio e gli accarezzò dolcemente una guancia. 
-Allora non hai capito nulla tesoro mio. Sono proprio le persone che ammiriamo di più, su cui facciamo più affidamento che ci feriscono maggiormente. Tu dovresti saperlo bene-
Il ragazzo non fece in tempo a capire cosa quelle parole significassero che la loro conversazione fu interrotta dall'ingresso di Fortunè e Yasmine. 
-Ho portato la colazione!-esclamò allegramente il fratello mostrando un paio di sacchetti di carta da cui cominciò a tirare fuori dei cornetti. 
Richiamata dal trambusto al piano inferiore anche Zuleika apparve nella stanza, stropicciandosi gli occhi ancora impastati dal sonno. 
Paloma lì raggiunse poco dopo con un espressione raggiante.
Mika avrebbe davvero voluto sapere con chi aveva parlato per essere così felice, ma forse quello non era il momento giusto per indagare.
-Bomba al cioccolato per quell'ingordo del mio fratellone....-cominciò a dire Fort porgendogli la sua colazione.
-Cornetto ai frutti di bosco per la mia sorellina-continuò dando a Zuleika la sua.
-Ciambella per Yasmine e cornetto alla crema per Paloma. Ci ho preso? -
Tutti annuirono cominciando ad addentare il loro pasto.
Fino a quel momento non si erano resi conto di quanto fossero affamati.
-E per la tua vecchia madre?-protestò Joannie che ancora non aveva ricevuto niente.
-Non ti preoccupare, non ti ho dimenticato. In più non sei vecchia, solo saggia-rispose il ragazzo prendendo un tortino dall'ultima busta. 
Sembrava veramente appetitoso e Mika avrebbe fatto volentieri a cambio con la sua bomba, ma sarebbe stato scortese. 
-Questo l'ho fatto io con le mie mani questa mattina. Hanno  pensato che un donna speciale come te meritasse un colazione speciale-
La donna prese il dolce e lo assaporò con gusto.
-È davvero eccezionale Fortunè, ma se pensi che questo ti dispensi dall'aiutare a preparare il pranzo di oggi ti sei sbagliato di grosso.-
-Ti è andata male fratellino- lo canzonò il riccio scompigliandogli i capelli.
-Tu scherza poco signorino dato che gli dovrai dare una mano. E niente lamenti-aggiunse poi quando vide lo sguardo poco condiscendente del cantante.
-Pare sia andata male anche a te Mika-gli sussurrò Fortunè in un orecchio prima di eclissarsi in salotto.
Mika andò a rinchiudersi nella stanza del pianoforte mentre Yasmine prese da parte Paloma, Zuleika, rimasta con la madre in cucina poteva sentirle ridere nella stanza accanto.
Avrebbe potuto raggiungerle, sapeva che non l'avrebbero mandata via, ma in quel momento non ne aveva voglia.
Si assicurò di avere le mani pulite prima di prendere alcuni fogli da disegno e sedersi accanto al fratello minore per lavorare a qualche nuova creazione.
Mentre cercava l'ispirazione perfetta si soffermò a godersi quella scena qualche istante.
Dal piano di sopra si poteva sentire la musica alla quale Mika stava lavorando, ma le sue sorelle maggiori, sedute in un angolo, non sembravano farvi molto caso. 
Fortunè, al contrario, batteva distrattamente il piede seguendo il ritmo delle varie canzoni mentre, mordicchiandosi l'angolo sinistro del labbro inferiore, continuava a lavorare al suo ultimo progetto.
Da come squadrava il foglio Zuleika poteva affermare con certezza che aveva finito lo schizzo preliminare e si stava chiedendo quali fossero i colori giusti che avrebbe dovuto usare per rendere tutto il più perfetto possibile. 
Se c'era una cosa che i Penniman avevano in comune era il perfezionismo estremo.
Quell'atmosfera era la stessa dei pomeriggi piovosi  dopo la scuola, quando Mika stanco e arrabbiato si isolava da tutti per dedicarsi alla sua musica mentre le due maggiori parlavano di chissà che cosa mentre facevano i loro compiti nel tavolo del salone dove lei e Fortunè erano sempre intenti a disegnare qualcosa. 
Le mancavano le giornate come quelle, si respirava un odore di....... 
-Famiglia, sono a casa!! -
La voce del nuovo arrivato interruppe i suoi pensieri.
-Papà!!- i ragazzi si catapultarono all'ingresso per salutare l'uomo che li avvolse nelle sue lunghe braccia. 
-Siete troppo cresciuti perché io riesca ad abbracciarvi tutti insieme-rise l'uomo mentre osservava con gioia i suoi figli prima di salutarli uno ad uno. 
-Mika è di sopra? -
Domandò poi alla moglie che annuì con la testa.
-Sarà meglio che vada da lui allora-
-Non ce n'è bisogno papà, sono qui-
La figura allampanata del ragazzo apparve sulle scale e piano piano si avvicinò all'uomo.
-Figliolo, da quanto tempo!!-
Esclamò quello con voce gioiosa mentre abbracciava il ragazzo, anche se quello non sembrava intenzionato a ricambiare il gesto.
-Ti ho visto suonare mentre venivo qui. Sai, la finestra dello studio da sulla strada. Però queste canzoni non le conosco. Sono....?-
-Nuove, già-
-Così stai lavorando ad un nuovo album?-
-Solo.....solo un paio di canzoni. Sono ancora troppo lontano da un nuovo album-
-Capisco-
-Beh, che ne dite di cominciare ad apparecchiare ragazzi. Il pranzo è quasi pronto-
La piccola tribù si divise i vari compiti così da metterci il meno tempo possibile, dopotutto ognuno di loro odiava dover dare una mano in quel tipo di faccende domestiche.
Mika prese i piatti dalla credenza e li stava portando in sala da pranzo quando una mano gli bloccò il braccio.
-Mika, perché non la finiamo una volta per tutte con questa storia? È passato così tanto tempo e sono così dispiaciuto per quello che ti ho detto quella sera. Non pensi che abbiamo entrambi sofferto un po'troppo per questo errore. Per quanto enorme sia voglio davvero sistemare le cose con te-
-Ora devo aiutare mamma.-
-Non penso si offenderà più di tanto se vieni qualche secondo con me di là. Dopotutto ha già una squadra di manovali ad aiutarla-
Mika rise poggiando i piatti sul tavolo. 
-In effetti hai ragione, ma sai che..... –
-Non dobbiamo in nessun modo fare tardi quando Joannie ci chiamerà a tavola, lo so-
Ora ridevano tutti e due.
Almeno era un buon inizio si ritrovò a pensare il padre mentre seguiva il figlio al piano di sopra.
-Mika, io non so più cosa dirti per farti capire quanto mi dispiace per quella sera, non avrei mai dovuto dire che.... –
-Che ero sbagliato? Che non capivi quali dei tuoi errori mi avessero fatto diventare così? O forse non avresti dovuto dirmi che mi ero meritato tutti quegli anni di bullismo e prese in giro perché, in realtà, quei ragazzini e quegli insegnanti da cui ti eri sforzato così tanto di proteggermi avevano ragione: io ero una stupida checca e come tale dovevo essere trattato?
Sai quanto mi ci era voluto per dirvi finalmente la verità? Anni, anni in cui mi ripetevo che ciò che provavo era sbagliato e che dovevo nascondere questi sentimenti. Poi mi sono detto che se ero nato così non poteva esserci nulla di errato in ciò che ero e ho deciso di fare coming out con voi.
Ero convinto che almeno voi, i miei genitori, che avevano speso la loro vita cercando di farmi stare bene, almeno voi mi avreste accettato per quello che ero.
E invece no, mi avete fatto sentire un abominio e nessuno dovrebbe sentirsi così quindi hai ragione, forse non avresti dovuto-
-Ora lo so e non sai quanto me ne pento. Vorrei solo sapere cosa posso fare per farmi perdonare-
Mika sembrò rifletterci un po'su, ma poi fissò il padre negli occhi con un sorriso.
-Nulla papà, non devi fare nulla, hai già fatto abbastanza. In fondo quelle erano solo parole ed ora so quanto delle parole sbagliate possano fare male. Ci ho riflettuto tanto in questi anni e credo che la cosa migliore per tutti sia lasciarci questa storia alle spalle. So che non pensi davvero quello che hai detto quel giorno quindi è inutile legarsela al dito no?- 
-Oh figliolo! -il padre sembrava commosso, ma era quasi timoroso ad avvicinarsi al ragazzo, ben sapendo quanto odiasse essere toccato da lui e non volendo tirare troppo la corda. 
Ma anche in questo il giovane lo sorprese slanciandosi verso di lui. 
Non si abbracciavano così da quando Mika era finalmente riuscito a prendere il diploma. 
-Ora però dovremmo andare prima che mamma si arrabbi-disse ad un certo punto il ragazzo separandosi dall'uomo che lo seguì con gli occhi lucidi giù per le scale.  
Quando arrivarono sulla soglia della sala da pranzo Mika si fermò un istante.
Aveva deciso di perdonare suo padre perché, grazie a tutta questa brutta storia che stava andando avanti con Andy, si era finalmente reso conto si come delle parole, dette nell'impeto di una discussione o comunque non guidate dal buon senso, potessero ferire irrimediabilmente qualcuno.
Voleva che anche Andy lo capisse, magari impiegandoci meno tempo di quello che ci aveva messo lui.
Prese il telefono e digitò il numero del biondo anche se non sperava davvero in una risposta.
Incrociò comunque le dita fino a che nome scattò la segreteria telefonica. Stava per riattaccare quando decise che forse sarebbe stato meglio lasciargli un messaggio, anche solo per fargli capire quali fossero le sue intenzioni.
"Ehi Andy, sono io, Mika. Ma questo lo sai. Sicuramente è per questo che non mi hai risposto.
Non vorrei disturbarti, però.......
Ma che dico? Voglio disturbarti, non nel senso che voglio darti fastidio ma che..... 
So che avevo promesso che dopo l'altra sera ti avrei lasciato in pace ma non posso. Non dopo quello che è successo.

Io non ci speravo davvero, ma tu provi ancora qualcosa per me.
Forse non è amore, ma di certo non è odio e questo per il momento mi basta.
Non so come potrei farti capire che tutto ciò che ho detto o fatto quella sera non.... non.....

Lo sai.
Non ero in me e anche se questa non basta a scusare il mio comportamento vorrei che tu lo capissi. 
Io ti amo, non ho mai smesso e mai smetterò, per questo non posso lasciarti stare: perché se tu provi ancora le stesse cose, cercare di scappare da me non potrà che farti soffrire e io non lo posso permettere.
Avevo promesso che ti avrei protetto da ogni dolore e, anche se fuggendo a Montreal sono venuto meno alla mia parola, sappi che da oggi in poi questa sarà la missione a cui dedicherò la mi vita. Non importa quanto tu voglia allontanarmi, posso sopportare la mia sofferenza, ma non posso vedere TE soffrire quindi..... 
Mi serve solo un'altra possibilità, giuro che non la sprecherò. Ti prego.
Chiamami."

Quando ebbe finito di registrare il messaggio raggiunse il resto della sua famiglia seduta a tavola, negli stessi identici posti di quando erano piccoli. 
Quando si sedette accanto a suo padre l'uomo lo guardò dolcemente.
-Ti perdonerà-gli sussurrò in un orecchio in modo che nessun altro lì sentisse. 
Mika non chiese nemmeno come facesse a sapere quello a cui stava pensando.
Non gli importava.
-come fai a saperlo?-
-Perché tua madre lo faceva sempre-
-Vorrei potesse funzionare così anche tra me e Andy, ma non credo siamo quel tipo di coppia. O meglio, eravamo.-
-Davvero pensi questo?
Quel ragazzo ti è stato appresso per Dio solo sa quanti anno senza dire nulla, senza chiedere nulla in cambio.
Ha sopportato in silenzio tutte le assenze e le distanze e non hai nemmeno avuto bisogno di chiedergli cosa ne pensasse del dover vivere separati perché è sempre stato lui ad incoraggiarti a prendere al volo ogni opportunità ti capitasse davanti.
Ti ha messo al primo posto da quando vi siete conosciuti.
Il suo è l'amore più disinteressato che io abbia mai visto quindi, si, voi non siete come me e la mamma, forse siete anche meglio.
Ricordati figliolo, una volta che hai incontrato il vero amore non lo puoi dimenticare e non lo puoi lasciare andare, non importa quanto male faccia-
Il riccio annuì per poi concentrarsi pensieroso su ciò che aveva nel piatto e che sua madre non gli avrebbe mai permesso di sprecare.
Dall'altra parte della città Andy stava riascoltando il messaggio che il cantante gli aveva lasciato, mentre piangeva il più silenziosamente possibile per non svegliare la figura addormentata accanto a lui. 
Riprodusse il messaggio ancora una volte perché, per quanto odiasse ammetterlo, il libanese gli era mancato e sentire la sua voce gli faceva ancora venire i brividi.
Un singhiozzo sfuggì al suo controllo svegliando l'uomo accanto a lui. 
Il biondo nascose velocemente il telefono mentre l'altro si sporse verso di lui e, sfiorandogli una guancia, si rese conto delle lacrime che ancora scorrevano sul suo volto delicato. 
-Ehi, cosa c'è che non va?- gli sussurrò quindi accarezzandogli piano i capelli 
-Nulla, solo un brutto sogno, un ricordo, ma passerà-riuscì a rispondere Andy in maniera abbastanza convincente mentre si rannicchiava nelle possenti braccia dell'altro, che però purtroppo non lo facevano sentire al sicuro come quelle esili di Mika. 




Nota:Scusate il ritardo e non uccidetemi per questo capitolo, vi prego.
Vi prometto che tutto avrà un po' più di senso tra un po'.
Detto questo mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensate di quello che la mia mente malata partorisce.
Detto questo scompaio, alla prossima!!

 
  
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