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Autore: Osage_No_Onna    07/12/2015    1 recensioni
[Slash://]
Due ragazzi.
Un mese di vacanza.
Quattordici biglietti lasciati su un muro.
Quindici fiori ad accompagnarli, scelti accuratamente in base al loro significato.
L' evoluzione di un rapporto, dalla fredda indifferenza all' amore.
I sentimenti sono imprevedibili: cambiano in un batter di ciglia e non sempre si trova il modo adeguato per esprimerli appieno.
Ma le possibilità sono tante, quasi infinite.
Sta a noi sfruttarle al meglio.
E se il mezzo di comunicazione è decisamente desueto, la situazione si fa più intrigante...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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06: A voice nearby



Le ultime note di una dolcissima canzone d’ amore e tristezza si dissolsero nell’ aria serena e sonnolenta del primo pomeriggio quando la ragazza decise di afferrare le sue matite colorate per preparare uno schizzo a colori dei fiori che aveva davanti agli occhi.
Niente di esotico o misconosciuto: non erano che piccole petunie di un viola molto chiaro, quasi lilla, che aveva acquistato poco tempo prima. La loro fioritura quell’ anno era stata particolarmente copiosa, per cui i giardinieri si stavano già preparando alla drastica potatura che, presto o tardi, avrebbero dovuto fronteggiare.
Mentre la punta di grafite colorata tracciava morbida i contorni dei petali una voce maschile, calda ed emozionale, cominciò a modulare dolci parole di fiducia e consolazione: la breve canzone precedente, dal ritmo monotono e testo insulso, s’ era dissolta nelle sue orecchie come neve al sole, ma quest’ ultima l’ avrebbe impressa nella sua memoria e ne avrebbe fatto tesoro, in modo da creare, a partire da essa, qualcosa di bellissimo, proprio come i valenti scultori che tanto amava erano riusciti a creare opere immortali a partire da un semplice blocco di marmo.
La canzone procedeva, la matita imprimeva fluida le sue linee sul mare bianco del foglio di carta e i pensieri tristi che le avevano attanagliato la mente fino alla settimana precedente cedevano finalmente il posto ad altri, più allegri e colorati, che alla stregua di un raggio di sole che squarcia le nubi le donavano felicità.
Mano a mano il testo e la melodia del brano che stava ascoltando, il movimento armonioso della sua mano pallida e le sue riflessioni si fusero in un unico vortice di ordinata serenità, mentre la coscienza dell’ atto del disegno quasi si annullò in esso.
“Io provo ad essere freddo, ma la verità è che sei sempre nella mia menteProvo solo dolore se non sei al mio fianco[1].”
Mai parole furono più vere. Grazie a quel ragazzo la sua maschera di ghiaccio si stava poco a poco frantumando, anzi sciogliendo, per fare gradualmente posto ad un nuova vera identità.
“Nuova” perché quelle dolorose esperienze avevano lasciato una traccia indelebile nel profondo della sua anima, talmente profonda da non poterla ignorare: difficilmente avrebbe potuto ritornare quella di un tempo.
Stava subendo una metamorfosi volontaria, da bruco a farfalla: lei non aveva niente a che vedere con Narciso, Dafne, Mirra o Ferhad[2]. Semplicemente si era presa una pausa, durante la quale disegni ignoti si stavano formando a creare trama e ordito delle sue nuove ali.
Una delle immagini che avrebbe sicuramente visto sarebbe stata una mano tesa.
Una mano tesa, deliziosamente dorata.
Quella di lui.
Suo malgrado, il cuore aumentava i suoi battiti quando le si avvicinava e si rasserenava quando parlava con lui. Quando, una mezz’ oretta prima, le si era fatto incontro per proporre altri incontri con voce allegra e quasi noncurante, cercando di dissimulare il rossore sulle sue guance, aveva capito di aver cullato la speranza di questa proposta da quando si erano salutati qualche giorno prima, quando si era ritrovata piangere di felicità sotto al ciliegio.
Incredibile come certi sentimenti, certe emozioni nascessero spontaneamente e, come l’ edera, quasi inviluppassero le loro radici intorno al cuore.
Ancora più incredibile il modo in cui quelle radici non soffocassero l’ anima, ma la stringessero in un caldo abbraccio, rendendola più bella. Quella fragile ma potente piantina traeva tutto il suo vigore… dalla speranza.
Spes ultima dea a morire, certo, ma la prima a rinascere.
Anzi, a rifiorire.
Ovviamente quel processo nel suo caso non era ancora completo, ma nulla le impediva di agire concretamente, prima dell’effettiva fine, per raggiungere uno spiraglio di felicità. Se le si era presentata anche quest’ opportunità, perché non coglierla al volo?
Lui le chiedeva di fare nei passi avanti in suo favore e lei li avrebbe fatti. Gli era talmente riconoscente che questa richiesta, in confronto a quel che lei avrebbe voluto fare, le parve davvero una bazzecola a volerla portare a termine.
Ma cosa avrebbe dovuto fare di preciso?
Qual era il suo volere? Poteva accontentarlo in talmente tanti modi!
In un primo momento ella pensò che il ragazzo avesse voluto alludere alla sua riservatezza e che un modo per rendere felice non solo lui, ma anche tutto il resto della combriccola, avrebbe potuto essere metterla da parte e far sentire più spesso la propria voce, in tutti i sensi.
Davvero gli piaceva così tanto fare il buon samaritano?
Non riusciva a capirlo, ma lo ammirava.
Possibile che non avesse i suoi piccoli guai, come tutti?
Possibile che fossero tanto insignificanti da far sì che anteponesse quelli degli altri ai propri? Se così fosse, sarebbe davvero straordinario, continuava a pensare tra sé la ragazza.
Non aveva mai visto un tale altruismo, un tale spirito d’ abnegazione. Anche a lei sarebbe piaciuto possederli, ma non poteva perché in un mondo come quello in cui aveva sempre vissuto essere troppo buona e altruista equivaleva a scavarsi la fossa con le proprie mani.
E anche se non si riteneva un’ egoistaccia di certo non si sapeva mostrare empatica quanto lui di fronte al dolore altrui: i suoi sentimenti celati in questi casi erano quasi sempre freddezza, fastidio e disagio.
Quando ci ripensava non poteva fare a meno di sentirsi male: era dunque questo ciò che era diventata, un machiavellico mostro che sapeva solo dissimulare e simulare i propri sentimenti a piacimento?
Beati i puri di cuore.
Beato lui, che conosceva il segreto per continuare a danzare sulle note del suo vero io senza essere minimamente ferito.
Chissà se avrebbe potuto insegnarglielo… O forse aveva frainteso tutto sin dal principio?
Magari quei fantomatici passi in avanti con i sentimenti non avevano nulla a che fare e consistevano in qualcosa di materiale. Non ci sarebbe stato nulla di strano e lei si sarebbe stupita di meno.
La rilettura del messaggio però le tolse ogni dubbio: l’ipotesi valida era la prima.
Con un sorriso di soddisfazione depose le matite e squadrò l’opera compiuta, che –strano a dirsi- le piacque subito: non succedeva quasi mai. Vuoi per il dannato spirito autocritico che, spingendola a cogliere i singoli difetti, bollava impietosamente la stragrande maggioranza dei suoi disegni come “mediocre”; vuoi per la sua poca dimestichezza con il medium usato, raramente era soddisfatta delle sue creazioni.
Considerano che quasi non si era concentrata nel disegno in sé, quel gradimento poteva essere il preludio di una svolta.
Sì, c’ era davvero qualcuno che l’attendeva dietro l’angolo e non poteva permettersi d’ indugiare: stavolta avrebbe mosso lei i primi passi, fiduciosa nei disegni sconosciuti delle sue elitre e di ciò che invece stava prendendo vita su quelle dell’ amico.
Aveva ragione lui: i ricordi sono importanti, ma non dobbiamo vivere ancorati ad essi.
Talvolta bisogna lasciarseli alle spalle.
Del resto le piante, nonostante ricavino il loro nutrimento dalla terra, crescono verso l’ alto, verso la luce.
La ragazza ripulì il foglio, prese fiori e biglietto, abbandonò la fidata scrivania e, con portamento fiero e rinnovata fiducia, si diresse verso l’ amato muro di casa.
La figura pronta ad abbracciare la fata ora aveva anche una voce: una voce gentile sempre pronta a dire che, dietro alle nubi, il sole continua a splendere.
 


“Mi hai chiesto di aiutarti ed io lo farò.
Con questo ringraziamento ti lascio anche una proposta: ti va di vederci, tra domani e dopodomani, sotto gli alberi di ciliegio del giardino del campus, durante le ore di spacco pomeridiane?
Ci sono così tante cose che dovrei dirti…

-Y
PS: Nel caso ti stessi chiedendo il perché del ringraziamento… È perché non ti sei arreso e, tentativo dopo tentativo, mi stai pian piano ridonando la vita.”

           
   

 


  
 



 






 
 
[1] Frase tratta da “I miss you no 3 meters”, ending theme dell’anime “Binan KouKou Chikyuu Bouei-bu LOVE!”. Idealmente, la canzone menzionata all’ inizio del capitolo è invece “Eblouie par la nuit” dell’artista francese ZAZ.
[2] Riferimento ad un mito arabo sulla nascita dei tulipani: Ferhad e Shirin sono fidanzati, ma il ragazzo (Shirin) viene mandato in guerra e lei, molto tempo dopo, si mette in viaggio per ritrovarlo. Quando, ormai stanca e stremata, Ferhad realizza che non potrà mai più rivedere il suo amato, si lascia cadere su delle rocce acuminate ed il suo sangue, mischiato alle sue lacrime, dà vita a dei fiori meravigliosi.
   
 
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