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Autore: arashinosora5927    08/12/2015    0 recensioni
Non voleva parlarne, non che non importasse più, certo che importava, il loro era un rapporto unico e la perdita aveva significato molto. Si sentiva solo, ma gli importava, non voleva versare anche solo una lacrima, voleva continuare a sorridere, voleva farlo per quello che erano stati, per quello che sarebbero stati per sempre. Voleva andare avanti e non dare motivi di tristezza, ma solo di gioia, non solo a chi non c'era più, ma sopratutto a se stesso. Finalmente lo aveva imparato, la sua vita era preziosa e sarebbe andato avanti a testa alta... e poi apparve lei
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: G, Hayato Gokudera, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si precipitò in biblioteca e tirò un sospiro di sollievo quando vide che non aveva sgarrato l'orario e si sentì davvero sollevato quando trovò Mukuro ad aspettarlo. “Menomale che non dovevo fare tardi” esordì Mukuro accennando un sorriso. “Perdonami, ero impegnato” disse Gokudera leggermente imbarazzato. “Sì, impegnato a fare cosa?” chiese Mukuro con una buona dose di malizia nel tono della voce. “Niente di che” ribatté Gokudera arrossendo per l'interpretazione data alle parole di Mukuro. “Facciamo finta che ti stavi perdendo in dolci pensieri, ma tanto lo so l'astinenza è una brutta bestia”. “Ancora con questa storia? Che diamine centra?! Piuttosto mi stavo perdendo nei miei pensieri, ma non erano poi così dolci” spiegò Gokudera con tono infastidito. “Allora che dobbiamo fare?”. “Vieni con me e non fare domande”. Gokudera riprese il libro proibito tra le mani e iniziò a sfogliarlo attentamente. Quando giunse al capitolo “La rottura e la scomparsa di Sakura”chiamò sommessamente la protagonista. “Sakura-sama, ho fatto come avevate chiesto e sono qui con una persona di cui mi fido ciecamente”. Pronunciò quelle parole con un atteggiamento quasi sacrale interrotto dalle parole di un Mukuro particolarmente euforico “Wow Hayato, sono colpito di quanta fiducia riponi in me”. “Ssh!” lo zittì all'istante. “Bentornato viandante e do il benvenuto anche a questa persona tanto importante”disse Sakura manifestandosi in tutta la sua bellezza. “Altri fantasmi che figata e ci parleremo per tutto il tempo e guarda Hayato,se provo a toccarla la mano va dall'altro lato, non come con Giotto o gli altri” disse Mukuro che si sentiva come Lambo in un negozio di caramelle al pensiero di poter interagire con dei fantasmi. “Un minimo di contegno, Mukuro!” lo rimproverò Gokudera. “Beh, viandante la vostra scelta è commentabile” disse Sakura sospirando e placando Mukuro dallo sperimentare l'ebbrezza di attraversarle l'addome di continuo. Era sul punto di ritirarsi e tornare nel libro, ma qualcosa negli occhi di Mukuro le ispirò fiducia. “Kufufu, perché mai sono qui?” chiese. “Sono desolato” si scusò Gokudera. Sakura accennò un sorriso e disse “Non temete giovane viandante avete scelto in modo ottimale”. Gokudera sorrrise profondamente tappando la bocca di Mukuro pronto di nuovo a chiedere “Ma io che ci faccio qui?”. “Sakura-sama, sarebbe mio infinito piacere se mi raccontaste la vostra storia” disse Gokudera inchinandosi. “Giovane viandante” iniziò Sakura sospirando “ho perso molti anni fa le parole per raccontare della mia storia, per questo la mia storia può essere solo vissuta attraverso una tecnica vi farò vedere esattamente come sono andate le cose e il vostro amico qui presente dovrà svegliarvi dall'ipnosi seguendo ogni singolo passaggio dettato. Posso procedere?”. Gokudera e Mukuro annuirono anche se il cuore di Gokudera stava letteralmente per evadere dalla cassa toracica per la paura del solo pensiero di essere ipnotizzato. “Mukuro, non fare scherzi!”. “Hey, non potrei vivere sereno se uccidessi il mio migliore amico” rispose Mukuro mostrandogli un sorriso confortante. Pronunciate queste parole Sakura fece stendere Gokudera e gli mise le mani attorno alle tempie in quell'istante gli occhi di Gokudera si chiusero di botto catapultandolo in un bosco fitto. “Ora nella vita e dopo nella morte, giuro di amarti solennemente Sakura Mare”. Gokudera assistette alla scena come un perfetto spettatore di un film. Le immagini scorrevano veloci davanti ai suoi occhi. Quella tenera dichiarazione fece subito volare il suo pensiero a Tsuna, ma pochi secondi dopo concentrarsi su qualunque altro pensiero divenne impossibile. Lo splendido tempio in cui la giovane coppia si stava scambiando un bacio per rinnovare le promesse del matrimonio fu distrutto da un qualcosa che ricordava vagamente l'x-burner di Tsuna e i due si trovarono a terra. Il giovane sacerdote Luciano si alzò all'istante parandosi davanti la giovane moglie e il combattimento tra le fiamme del cielo e le arti sacre dell'uomo iniziò senza freno. I cerchi di energia che partivano dalle mani di Luciano colpirono un punto lontano e all'istante un uomo con i capelli verdastri apparve leggermente sporco di sangue sulle mani e si materializzò come se fosse sempre stato lì. “E' finita Luciano, solo io posso dare a Sakura ciò che davvero desidera, cioè un figlio, ma la sua morte può darmi ciò che davvero desidero e cioè il posto che mi spetta” parlò l'uomo avvicinandosi lentamente con un sorriso malvagio sulle labbra. “Ciò che mia moglie desidera davvero non è un figlio, ma una vita prosperosa e felice e quella gliela posso garantire solo io”. A quelle parole l'uomo misterioso scagliò delle altre fiamme dalle quali il sacerdote si difese abilmente. “NO AFFATTO, UNO STERILE COME TE NON LE DARA' MAI LA FELICITA' E L'UNICO MODO IN CUI PUO' ESSERE FELICE QUESTA DONNA E' CON LA MORTE” disse l'uomo urlando e continuando a scagliare le fiamme in ogni dove. Sakura si rialzò da terra iniziando a combattere contro l'uomo utilizzando le proprie lance di energia. “Non ci avrai mai, siamo due contro uno” disse Luciano rincuorato delle azioni della moglie. Gokudera continuava a guardare tutto incapace di fare qualsiasi altra cosa. Il combattimento continuò per moltissimo tempo fino a quando l'uomo disse “Facciamolo alla vecchia maniera!” e prendendo un proiettile lo ricoprì con la fiamma del cielo più pura e potente. Mise il proiettile nella rivoltella e sparò un colpo secco puntando dritto al cuore di Sakura. Sakura non si rese conto dell'accaduto impegnata ad affrontare una fiamma potentissima e un attimo dopo vide suo marito buttarsi davanti a lei e prendere in pieno il proiettile. “Così mi rendi il lavoro più lungo” sbuffò l'uomo. Sakura si lanciò ad abbracciare l'uomo che aveva tanto amato e piangendo lacrime amare lo salutò per sempre con un ultimo bacio e una dichiarazione di amore sincero, scusandosi per tutto. Cercò di rialzarsi pronta a raggiungerlo facendosi colpire da qualsiasi cosa purché le provocasse la morte e l'uomo era pronto a spararle nel petto quando gli occhi azzurri di Sakura tremanti e ricoperti di lacrime gli ricordarono quelli di Yui, di cui era sempre stato innamorato e ogni intenzione di ucciderla abbandonò il suo corpo riluttante e cadde inerme a terra guardandola con un desiderio malato negli occhi. Gokudera guardò la scena inorridito e con le lacrime agli occhi e pianse così forte che anche il suo corpo sorvegliato da Mukuro e Sakura stessa iniziò a tremare rigandogli il viso di lacrime. Non era solo la situazione in sé a provocargli tanto dolore,ma lo erano soprattutto i ricordi legati a ciò che aveva visto. Qualcuno di molto importante aveva fatto lo stesso con lui, lo aveva difeso e salvato da morte certa assicurando la propria e Gokudera aveva stretto quel corpo insanguinato sporcando ogni centimetro della sua suit e per la prima volta aveva rivelato quanto amasse quel qualcuno correndo via e abbandonando quel qualcuno per salvarsi guardandolo nella più totale disperazione mentre abbassava il capo e accoglieva la morte per sempre. Quel qualcuno che lo torturava e faceva esasperare, ma lo amava in un modo che nessun altro sapeva fare ed era sempre pronto a difenderlo. Lo aveva fatto solo per Tsuna, non poteva abbandonarlo, non poteva rischiare la morte e quel qualcuno lo sapeva, i suoi occhi gli comunicarono “Ti amo” pochi istanti prima di chiudersi per sempre e Gokudera rispose “Anche io e lo farò sempre” e si promise di essere forte e di limitare il numero di lacrime concesse anche se meritava che tutte le lacrime al mondo venissero piante. Si sarebbe beccato volentieri mille e più proiettili dritto nel cuore se questo avesse fatto tornare quel qualcuno, se questo gli avesse ridato indietro il suo amato Juudaime. Le persone che aveva più amato al mondo erano morte! Quello che vide dopo lo sconvolse maggiormente, nonostante sapesse già la storia. L'uomo rivelò la sua identità con un semplice “Sono lo zio” e baciò la nipote tremante e disperata che cercava di liberarsi. Non si limitò solo a un bacio, ma sciolse il kimono della giovane e la violentò senza ritegno. Gokudera ebbe un sussulto sentendo le urla disperate della donna violentata affianco al marito ucciso dal suo stesso violentatore. Fu mandato con una sorta di avanti veloce fino al terribile giorno in cui la piccola creatura generata da quell'atto malato venne al mondo e vide come senza nemmeno il tempo di stringere la sua bambina Sakura fu abbandonata nei boschi vicino a quel tempio ormai distrutto mentre lo zio accennando un sorriso fiero si allontanava tenendo in braccio la sua colpa più grande. “Tu mi darai potere, mia piccola Mao”. Gokudera guardò stupito e con ammirazione Sakura rialzarsi,farsi forza e incamminarsi verso il bosco con un sorriso accennato sulle labbra. Fu di nuovo catapultato nel futuro e vide la ormai anziana Sakura con gli occhi spenti, ma un grande energia essere diventata una grandiosa combattente e allenare delle giovani ragazze, anzi delle bambine. “Ci siamo” disse Sakura prendendo la mano di Mukuro nella propria. “Adesso fai come faccio io. Questo procedimento lo può eseguire soltanto una persona in vita”. Mukuro annuì mentre Sakura guidava la sua mano a disegnare dei cerchi concentrici sopra il volto di Gokudera. “Adesso dici la frase “Fine della trasmissione””. Mukuro eseguì. “Era solo un'illusione”. “Ah questo è il mio campo. Era solo un'illusione”. “Torna!”. “Torna!”. Pronunciate queste parole il corpo di Gokudera tremò e i suoi occhi si spalancarono in preda a capogiri molto forti. Mukuro lo sorresse e Sakura sparì nel libro dicendo “Pochi minuti e starà bene”. Gokudera abbracciò Mukuro singhiozzando e tossendo. “Hayato, cosa è successo? Cosa hai visto?” chiese Mukuro preoccupato. Gokudera continuò a tossire e singhiozzare sentendo una forte sensazione di nausea e capogiro. Mukuro guardò dritto nei suoi occhi allucinati e gli diede due sberle per tentare di farlo riprendere. Fortunatamente funzionò. “N-Non riesco a p-” si interruppe in preda ai conati di vomito che soppresse con non poca difficoltà. “E' okay” rispose Mukuro aiutandolo ad alzarsi e accompagnandolo in camera sorreggendolo per un braccio. Lo aiutò a sdraiarsi sul letto e chiese più volte se potesse lasciarlo da solo e solo quando Gokudera sembrò riprendersi Mukuro lo lasciò con la sua solitudine. “Uri” un solo nome soffocato e sussurrato tra le labbra secche di Gokudera e un fiume di lacrime che ne venne dopo. “Non posso mantenere la promessa che ti ho fatto. E' giunto il momento che io pianga le lacrime che meriti”. Pensò a quel maledetto giorno in cui gli era stato portato per sempre via il suo amatissimo gatto, la peste che aveva sconvolto la sua vita, il suo amore più puro. Con il cuore in mano ripensò a tutti i momenti insieme come in un veloce scorrimento di immagini e sorrise al pensiero di quanto bene si erano voluti e di tutto quello che lei era stata nonostante tutte le problematiche del loro rapporto. Gokudera e Uri si amavano come nessun altro, come quel rapporto unico che solo un gatto è capace di instaurare, quel rapporto di amicizia paragonabile a niente, che li faceva amare come se fossero genitori, figli, amici e quanto altro l'uno dell'altro. Un bene così puro che perderlo non significava solo soffrire, ma anche ritrovarsi persi in un mondo in cui nemmeno la più desiderata azione di Tsuna avrebbe potuto placare il suo dolore. Avrebbe fatto male per sempre, ma sarebbe andato avanti per tutti e dentro di lui Uri sarebbe sempre stata viva. Strinse il cuscino intensamente e mormorò un “Mi manchi” soffocato dal cuscino e dalle lacrime. Era terribile quando succedeva semplicemente che da un momento all'altro si scopriva che non c'era più niente da fare e bisognava cercare di prepararsi all'imminente abbandono nel migliore dei modi. “Riposa in pace, Uri”.
   
 
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