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Autore: Barbara Baumgarten    08/12/2015    1 recensioni
Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato Twilight se a parlare fosse stato Edward. Ecoo che, allora, ho deciso di ripercorrere l'intera vicenda con gli occhi del vampiro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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“Vestiti, ti aspetto qui”, disse Edward sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi e guardando Bella che saliva velocemente le scale. Stava per portare la ragazza che amava a casa sua… l’emozione non era spiegabile. Se fosse stato ancora umano, avrebbe sentito le proprie mani inumidirsi per l’agitazione. Sapeva che la sua famiglia avrebbe apprezzato Bella ma restava un’incognita: Rosalie. Non voleva che la sorella facesse sentire Bella indesiderata, né che facesse una delle sue infelici uscite sui rapporti con gli umani. Edward desiderava solo che la loro storia fosse, finalmente, accettata e che non vi fossero segreti fra loro.

Bella ci mise poco a prepararsi e quando Edward la vide, rimase affascinato. Indossava una gonna color cachi e una camicetta blu… anzi, la camicetta blu, quella stessa camicetta che lui adorava.

“Sono presentabile?”, gli chiese preoccupata. Era la creatura più bella che lui avesse mai visto.

“Sei assolutamente impresentabile” le disse sussurrando alle orecchie “Nessuno dovrebbe essere così attraente: è una tentazione, non è giusto”. Edward faceva ormai fatica a controllarsi ma, soprattutto, non aveva alcuna intenzione di doverlo fare se non lo stretto necessario. Perché proibirsi la vicinanza della sua pelle? Aveva imparato a controllare la bestia, perciò nulla l’avrebbe tenuto distante da lei.

“Attraente come? Posso cambiarmi…”. Edward rise, capendo che Bella aveva frainteso la sua frase.

“Mi concedi di spiegarti come mi stai inducendo in tentazione?” e, così dicendo, fece scorrere la punta delle sue dita sulla stoffa morbida della camicetta. Poteva sentire il cuore di lei accelerare in modo esponenziale alla vicinanza del proprio respiro, così si avvicinò al suo viso. Il contatto fu naturale e inebriante: le sue labbra sfiorarono delicatamente quelle di lei, dischiudendosi appena. Voleva spingersi sempre più in là, imparando i limiti che la sua fame imponeva. Ma non aveva fatto i conti con i limiti di Bella: la ragazza si afflosciò, improvvisamente, fra le sue braccia, come se stesse svenendo. Edward la sorresse, delicatamente, finchè i loro occhi non s’incontrarono.

“Mi… hai… fatta… svenire”, balbettò Bella ed Edward alzò gli occhi al cielo.

“Ma cosa devo fare con te? La prima volta che ti bacio mi assali; la seconda svieni fra le mie braccia”. Era divertente vedere le strane reazioni della ragazza al suo tocco: sapeva che i vampiri avevano fascino e che sotto molti punti di vista sapevano essere invitanti… ma quello era diverso. Bella era sensibile alla sua presenza quanto lui lo era della sua, in un modo che mai aveva visto prima di allora. Erano attratti come due calamite e il contatto sprigionava un’energia incontrollabile. Almeno per il momento avrebbero dovuto imparare a gestire la vicinanza reciproca.

 

Mentre la Volvo sfrecciava fra le strade di Forks, Edward cercava di non pensare al contatto con Bella. Avrebbe fermato la macchina e l’avrebbe portata fra i boschi, per sdraiarsi insieme sull’erba e trascorrere abbracciati l’intera giornata, ma non poteva. Doveva portare a termine gli impegni che si era programmato, altrimenti cosa avrebbe pensato Bella? Non voleva darle l’impressione di essere ossessionato da lei, non sarebbe stato giusto. Così, cercò - non senza una notevole fatica - di mantenersi ad una distanza di sicurezza…

Quando giunsero a casa Cullen, sentì il cuore della ragazza battere forte: era emozionata o aveva paura? Galantemente le aprì la portiera e l’aiutò ad uscire dalla macchina. Le tenne la mano per infondersi sicurezza, disegnando piccoli cerchi sulla sue pelle morbida. Probabilmente, Bella avrebbe pensato che cercava di dare coraggio a lei ma in realtà era spaventato quanto la ragazza. Se prima di uscire da casa Swan la sua preoccupazione era Rosalie, ora era diventata Jasper… un cuore impazzito e sangue fresco in casa? Si diede dello stupido per aver portato Bella ed era pronto a tornare indietro… poi, però, guardò gli occhi di lei: era nervosa eppure felice di incontrare la sua famiglia. Alice avrebbe tenuto a freno Jasper e, semmai avesse fallito, ci avrebbe pensato lui. Così, decise di non preoccuparsi più del necessario.

 

Non appena aprirono la porta, Edward si rese conto che Esme e Carlisle li stavano già aspettando accanto al pianoforte a coda. Erano… nervosi? Edward ascoltò i pensieri di entrambi per qualche istante: di solito non l’avrebbe fatto perché non amava invadere la privacy della sua famiglia, ma quella era un’occasione speciale. Così, ascoltò Esme… era estasiata dalla visita e… dal suo profumo. Era emozionata, lo avrebbe capito anche solo guardandola: era in piedi con le mani congiunte e un grande sorriso. Carlisle, invece, era più tranquillo. Probabilmente l’abitudine alla vicinanza del sangue umano non aveva effetti su di lui, così aveva i soliti pensieri di un padre preoccupato. Edward sorrise scoprendo Carlisle intento a chiedersi se Bella avrebbe fatto soffrire il suo figlioccio… era protettivo e Edward lo apprezzò molto.

“Carlisle, Esme, lei è Bella”, disse Edward rompendo il silenzio. Carlisle fece alcuni passi verso Bella e le porse la mano, subito imitato da Esme.

“E’ davvero un piacere fare la tua conoscenza” disse Esme mentre stringeva la mano a Bella. Era strano vedere i suoi genitori così controllati: misuravano i movimenti e la vicinanza con la ragazza.

“Dove sono Alice e Jasper?”, chiese Edward, notandone l’assenza. Carlisle stava per rispondere, quando la voce di Alice giunse allegra e melodiosa, alle loro spalle.

“Ciao Edward!”, disse la vampira, seguita da Jasper. Velocemente, Alice si mosse verso Bella e le baciò la guancia. Edward s’irrigidì a quel gesto, spiazzato almeno quanto il resto della famiglia.

Non ti preoccupare, Edward! Diventeremo grandi amiche! Gli disse col pensiero Alice, avendo notato la reazione preoccupata del fratello. Edward stava per fulminarla con lo sguardo, ma d’un tratto tutte le emozioni svanirono lasciando il posto alla tranquillità. Evidentemente, Jasper aveva voluto allentare la tensione.

A differenza di tutti gli altri, Jasper rimase in disparte, senza respirare e senza offrire alcun contatto a Bella. Edward sapeva la sofferenza che lui stava provando in quel momento e apprezzò molto la sua correttezza nell’evitare qualunque situazione pericolosa.

“Sono felice di conoscervi… la vostra casa è bellissima”, disse Bella, cordialmente.

“Grazie” rispose Esme “Siamo davvero contenti che tu sia venuta”.

Edward era più rilassato: vedere la tranquillità della sua famiglia e la felicità di Bella, lo stavano ripagando della tensione provata qualche istante prima di aprire la porta. Guardava la ragazza con un’espressione estasiata quando Carlisle lo chiamò col pensiero.

Edward… a quelle richiesta, il vampiro posò lo sguardo sul padre, facendo un lieve cenno di assenso.

Emmett ha portato fuori Rose, per evitare complicazioni. Edward annuì, con un piccolo sorriso. È molto carina, Edward, davvero. Non pensavo che mi avreste fatto questa impressione… Sono… contento per te. Quelle parole erano pensate con un tale affetto che Edward si sentì commosso. Capì che tutte le preoccupazioni che la sua famiglia aveva avanzato nelle settimane precedenti erano dettate dal fatto che non l’avevano mai visto in compagnia di Bella. Non avevano mai visto nemmeno il controllo che Edward riusciva a mantenere con lei: uno sforzo estremo e necessario. Bella era la sua cantante e lui sembrava cavarsela molto bene. C’è un problema, Edward. Sembra che alcuni nomadi siano un po’ troppo nelle vicinanze. Alice li ha visti arrivare. A quelle parole, Edward strinse leggermente la mascella: nomadi. Erano pericolosi per la gente di Forks ma, soprattutto erano pericolosi per Bella.

“Suoni?”. La voce calda di Esme interruppe il suo flusso di pensieri. Bella era accanto al pianoforte a coda e lo guardava con fascino.

“No, per niente. Ma è bellissimo. È tuo?”, rispose Bella. Esme sorrise.

“No. Edward non ti ha detto che è musicista?”. A quella domanda, la ragazza si voltò verso di lui, guardandolo con una nota di rimprovero.

“Edward è capace di fare tutto, vero?”. I presenti risero, soprattutto Jasper. Edward era il più giovane della famiglia ed era, sicuramente, quello che aveva coltivato negli anni più interessi. Tuttavia, ogni cosa sapesse fare non era propriamente frutto di una dote naturale, ma di un’eternità di tempo libero. Dal punto di vista della sua famiglia, Edward era… ossessivo. Se provava interesse per qualcosa, dedicava ogni secondo della sua esistenza a farla: il piano, la lettura, la scrittura… finché non era sufficientemente bravo da padroneggiarne l’arte. Ossessivo e compulsivo. Questo era Edward.

“Spero che tu non ti sia vantato troppo, Edward, non è educato”. Il rimprovero di Esme era evidente e Edward abbassò lo sguardo. Tutti sapevano quanto poteva essere un pavone quando voleva e, spesso, era insopportabile. Ecco, forse presentare la propria famiglia alla ragazza che si ama ha questo tipo di rischio: far conoscere lati del carattere che sarebbe meglio tenere nascosti per un po’.

Edward si mise seduto davanti ai tasti del pianoforte e, lentamente, cominciò a muovere le sue dita affusolate e bianche. La sala venne avvolta da una sinfonia piena e rigogliosa, tanto che gli occhi di Bella sembravano chiedersi se potesse essere frutto di sole due mani. Il pavone Edward stava facendo la ruota… amava essere al centro dell’attenzione quando faceva qualcosa che nessuno nella sua famiglia faceva.

Tenendo lo sguardo su Bella, Edward cambiò sinfonia. Rallentò il ritmo e quel suono pieno divenne dolce e morbido. La ragazza riconobbe immediatamente la sua ninna nanna…

“Questa l’hai ispirata tu”, disse Edward, dolcemente. “Piaci a tutti, lo sai? Soprattutto a Esme”. Bella abbassò lo sguardo, imbarazzata. Poi, guardandosi attorno, notò che erano rimasti soli.

“Dove sono andati?”, chiese curiosa.

“Immagino che, con molto buon senso, ci abbiano concesso un po’ di privacy”

 

Edward portò Bella a fare un giro della casa: la ragazza si stupì della luminosità dell’abitazione che non rispecchiava per nulla l’iconografia del vampiro. Niente bare, niente teschi… solo bei mobili e grandi finestre. Era meraviglioso osservare Bella che si muoveva nella sua casa, lasciando il suo odore nelle stanze. Edward era sempre più grato a Dio del regalo che gli era stato offerto: amare ed essere amato. Solo l’ombra dei nomadi cominciava ad aleggiare sull’orizzonte, ma Edward sapeva che nessuno sarebbe mai riuscito a fare del male a Bella. Lui non lo avrebbe permesso e nemmeno la sua famiglia. Aggredire Bella sarebbe stato come aggredire i Cullen, ovvero una mossa estremamente azzardata.

                          

   
 
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