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Autore: ale_lu_maguire    08/12/2015    1 recensioni
Se Regina si fosse resa conto giusto in tempo, che quella era la strada sbagliata? che la strada verso l'odio e la vendetta era completamente sbagliata? forse l'arrivo si un bambino molto curioso le avrebbe fatto cambiare idea, o forse le avrebbe fatto capire quanto la vita sia bella quando condividi con qualcuno qualcosa di bello, quando condividi con essi ogni singolo istante della tua vita...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry (Padre), Regina Mills, Robin Hood, Roland, Zelena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Guardami negli occhi,
è dove si nascondono i miei demoni.”
Demons - Image Dragons
 
 
 
Era notte fonda quando sentì una vocina pronunciare il suo nome, non era ne la voce di suo padre, ne la voce dello specchio, era semplicemente la voce di un bambino che attirava la sua attenzione nel bel mezzo della notte, una notte leggermente movimentata visto che pioveva a dirotto da quando aveva messo a letto il piccolo Roland.
-R-regina?- sussurrò il bambino sbucando da sotto le morbide coperte del lettone dove la donna stava dormendo pochi minuti prima.
-Roland? chiese Regina, era la prima volta che non si svegliava arrabbiata o irritata per qualcosa.
-H-ho paura- disse appena mettendosi seduto sul grande letto.
-Vieni qui, avvicinati- disse lei mettendosi appena seduta per stringerlo a se.
-Ho paura di questo temporale- disse il piccolo nascondendo gli occhietti dietro le piccole manine.
-Ehi non devi aver paura, e sai perché? Perche non sei solo e ricorda che la maledizione peggiore è rimanere soli- disse lei guardandolo mentre gli scompigliava quei capelli scuri.
-Tu sei sola?- chiese il piccolo ingenuamente mentre con quelle tre parole lo sguardo di Regina mutò in un istante, lasciando come risposta un assordante silenzio.
-Ho detto qualcosa di sbagliato signora?- chiese Roland tornando a darle del lei mentre abbassava lo sguardo timoroso di averla fatta rattristare e innervosire.
-Ehi no, no guardami- disse lei mentre gli sollevava il viso per guardarlo negli occhi e fargli un tenero sorriso.
-Non hai detto e non hai fatto, nulla che non andasse. Sono io quella sbagliata- disse lei mentre gli accarezzava il viso.
-P-posso chiamarvi di nuovo Regina?- chiese il piccolo arrossendo.
-Non puoi, devi farlo semplicemente. Siamo amici adesso vero?- disse Regina sorridendo.
-Amici- sussurrò lui per poi abbracciarla.
-Mi racconti una favola? La tua favola?- domandò Roland mentre si accoccolava vicino a lei.
-Mm sei sicuro di volerla sapere? Risponderà alla tua domanda di prima- rispose lei mettendosi di fianco per poi sostenersi con il gomito.
-Sicuro- annuì sicuro di se mentre Regina lo copriva.
-Bene- sussurrò lei sistemando bene la coperta, non sapeva se era davvero pronta a parlare con qualcuno –tantomeno così piccolo- di se stessa e del suo passato.
-C’era una volta, una ragazza…- iniziò lei.
-Come si chiama la ragazza?- chiese il piccolo interrompendo l’inizio della storia.
-Lo capirai dalla storia- rispose lei.
-Posso continuare piccolo?- chiese Regina.
-Si certo!- rispose a tono il bambino,stappando un sorriso alla donna.
-Questa ragazza viveva in un enorme castello, un castello bellissimo degno di una regina, e non a caso la ragazza era la figlia della regina Cora e del principe Henry- si fermò un attimo, cercando di trovare le parole giuste per non spaventare il piccolo quando sarebbe arrivata al punto più doloroso da raccontare.
-La storia di questa principessa ha l’aria di essere molto triste- disse il piccolo, beh aveva azzeccato letteralmente tutto.
-Beh questa ragazza si era innamorata dello stalliere reale, un ragazzo davvero gentile, educato e tutto. Ma il loro amore non era abbastanza forte per sopportare la regina, Cora- aggiunse lei alla storia.
-Cosa succede dopo?- chiese il piccolo interessato alla storia.
-La regina Cora li scoprì a causa di una bambina capricciosa e viziata, e allora la sera in cui i due innamorati stavano scappando lei si presentò nelle scuderie reali. La madre aveva detto che li avrebbe lasciati in pace e che voleva la felicità della figlia, ma queste, beh queste erano solo bugie, delle sporche bugie per ingannare il giovare stalliere. Si avvicinò a lui e gli strappò il cuore e senza pietà, ma con tutto la cattiveria che aveva lo stritolò ridendo, e sempre ridendo guardava il ragazzo morire fra le braccia della figlia- disse lei cercando di trattenere le lacrime, cercando di non mostrare quanto ancora facesse male nonostante fossero passati anni.
-Che cosa è successo alla ragazza?- chiese il piccolo tristemente per l’infelice ragazza della storia.
-Beh era costretta a sposare un uomo vecchio  e che non amava, quindi trovò la forza per mandare la madre in un mondo dove non avrebbe potuto farle più del male- spiegò la donna mentre toccava i capelli del bambino.
-Poi?- chiese il bimbo ansioso di sapere come andasse avanti la storia.
-La ragazza addolorata per la perdita dell’uomo che amava, sposò quell’uomo vecchio, quel re che guarda caso era il padre della ragazzina che aveva spifferato tutto a Cora, lo sposò solo per un motivo. Vendetta. Semplice e pura vendetta verso quella ragazzina che non sapeva tenere la boccaccia chiusa- rispose Regina.
-Allora è diventata cattiva?- chiese ingenuo Roland un po’ preoccupato se voleva ancora sapere chi fosse quella ragazza.
-Ancora no, ma una sera una fatina, una di quelle buone le andò a fare visita e le mostrò che se voleva poteva essere felice. Una felicità che ancora lei cerca nonostante la sua solitudine- si mise accanto al piccolo e appoggiò la testa sul morbido cuscino.
-Adesso a nanna su- aggiunse poco dopo Regina mentre Roland girava la testa verso di lei.
-La ragazza sei tu vero?- chiese il piccolo, Regina non rispose lasciò spazio nuovamente a un silenzio assordante.
-Regina non sei sola- disse il piccolo mettendosi sdraiato sul proprio fianco.
-Lo sono Roland- rispose lei evitando lo sguardo del bambino.
-Sai perché non sei sola?- chiese il bambino stringendole la mano.
-No, perché?- chiese Regina.
-Perché adesso ci sono io. E anche se sono piccolo cercherò di non lasciarti più- disse il piccolo Roland sbadigliando mentre Regina lo guardava negli occhi.
-Ti voglio bene piccolino- sussurrò Regina mentre il piccolo si addormentava davanti ai propri occhi, quel bambino stava risvegliando in lei la felicità, un piccolo barlume di felicità che la rendeva un po’ completa, una sensazione che sperava durasse per sempre perché quel bambino era l’unico a guardarla negli occhi e che riuscisse a capire che dietro ad essi si nascondevano i suoi demoni.
 
 
 
[x]
 
Era notte fonda e fuori dalla taverna diluviava, Robin era davanti alla finestra che osservava il buio, osservava il buio che circondava quella taverna dove aveva trovato aiuto per cercare Roland, o meglio per raggiungerlo.
-Robin?- disse Zelena avvicinandosi a lui.
-Si?- rispose l’uomo voltandosi verso di lei.
-Che ci fai qui? Cioè ancora sveglio?- chiese la ragazza appoggiando le mani sulle sue spalle.
-Nulla penso a Roland- non voleva un contatto con quella donna, voleva solo ritrovare suo figlio e sbarazzarsi di lei, sperando di non incontrarla mani più.
-Sei sicuro che sia solo questo?- chiese la ragazza dagli occhi chiari quasi come quelli di lui.
-Sicuro- rispose semplicemente Robin alzandosi dalla sedia.
-Dove vai ora?- chiese Zelena.
-Da nessuna parte, vado a dormire. Sempre se riesca a chiudere occhio visto che mio figlio è nelle mani della Regina Cattiva. E beh tu non sei tanto peggio sei la perfida strega dell’ovest, ma dimmi una cosa- disse Robin voltandosi poco dopo verso di lei.
-Come fai a saperlo?- chiese la ragazza.
-Non tutti hanno un colorito verde da queste parti- rispose lui.
-Non sono verde- rispose.
-Guardati le mani- aggiunse lui sistemando la cintura dei pantaloni.
-Ma che- sussurrò lei guardandosi le mani.
-Dimmi cosa vuoi da me e perché cerchi di aiutarmi- disse lui con un tono molto, ma molto irritato per la grandissima presa in giro.
-Evita di manipolare i miei ricordi sappiamo entrambi che l’effetto non dura molto quindi rispondi- disse lui.
-Voglio solo ciò che mi spetta di diritto, quel castello e quella corona- esclamò la ragazza.
-E cosa ti fa capire che tutto quello che ha la Regina Cattiva ti spetti di diritto?- chiese l’uomo incuriosito.
-Beh non do molte spiegazioni a un ladruncolo come te- disse lei agitando la mano per rimuovere gli ultimi istanti dalla mente di Robin.
-Che ci fai qui Zelena?- chiese Robin sbattendo le palpebre dopo che la donna gli ebbe cancellato un quarto di memoria di quella fantastica giornata passata a cercare suo figlio.
-Sono venuta per questo- disse lei avvicinandosi a lui spingendolo verso il muro per poi baciarlo.
-Zelena ma che fai!- esclamò Robin staccandola poco dopo.
-Sei un uomo hai bisogno di una donna, e di conseguenza di una madre per tuo figlio- aggiunse lei cercando di manipolare ancora di più la situazione.
-Non farti strane idee, sei qui solo per aiutarmi a riprendere mio figlio del resto sei solo un’amica- esclamò lui facendo per uscire.
-E con questo che intendi dire?- chiese Zelena.
-Cosa intendo dire? Divertiti con la tua vendetta. Mi riprenderò mio figlio da solo, non ho bisogno di te- esclamò lui uscendo dalla camera.
-Beh i nostri destini, quello mio, quello di Regina e quello tuo si ricongiungeranno di nuovo e molto presto- disse Zelena fra se e se dopo che Robin Hood fosse uscito dalla stanza. Robin scese alla taverna dove trovò il locandiere che serviva le solite birre e decise di prenderne una prima di andare via.
-Uno per favore- disse Robin sedendosi sullo sgabello.
-Prego- disse il locandiere, Robin afferrò quel bicchiere e se lo scolò in pochi secondi.
-Quanto devo lasciare per la stanza e per il resto?- chiese il fuorilegge al locandiere lasciando una busta di monete d’argento.
-Credo che dieci monete possano andare bene- rispose l’uomo.
-Ecco a voi- disse semplicemente Robin alzandosi per poi riprendere le cose che aveva lasciato vicino le scale e uscire fuori dalla locanda.
-Ti vengo a prendere Roland- disse Robin pochi secondi dopo.
-Arrivederci ladro- sussurrò Zelena dalla finestra. Robin sentì una voce alle proprie spalle e non fece altro che voltarsi verso la finestra dove non trovò nessuno che non fosse Zelena che lo osservava.
-Meglio ritornare sui miei passi- disse fra se e se Robin per poi avanzare sul sentiero bagnato dalla pioggia che finalmente aveva smesso di cadere. Avanzava così, con il suo arco, le sue frecce e la sua solitudine, non si sarebbe dato pace finche non avesse preso Roland, finche non avesse salvato suo figlio. Ma in questo caso la cosa che non sapeva era: Roland aveva bisogno di essere salvato?
 
   
 
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