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Autore: Fiamma Drakon    04/03/2009    1 recensioni
Un alchimista... un demone devastatore... legati per la vita da una profezia annunziata secoli prima. Riuscirà Edward Elric ad impedirgli di stendere un velo di morte sul mondo?
Genere: Malinconico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4_Pronto a morire In quella buia camera d’albergo, Alphonse osservava suo fratello dormire, sperando che almeno nel sonno riuscisse a trovare la tranquillità che non aveva mai avuto.
Nel suo inconscio affioravano migliaia di domande alle quali non riusciva a trovare risposta. Tutte contemplavano le stesse circostanze: morte. Edward ed Elizabeth.
La morte di uno equivaleva alla morte dell’altro. Non voleva veder morire suo fratello, sacrificarsi per salvare il mondo dalla creatura sfuggita al suo controllo.
L’unica cosa che desiderava ardentemente era che tutto ciò non fosse altro che un incubo. Un orribile, devastante incubo dal quale presto si sarebbe svegliato, al di fuori del quale Edward era ancora vivo, ancora allegro, ancora desideroso di vivere.
Suo fratello non aveva mai vissuto in pace con se stesso. Gli era sempre sembrato, ma si era convinto che fosse solo una supposizione. Ora ne aveva la piena certezza. E tutto a causa di Elizabeth.
Edward si mosse appena nel letto. Lentamente, le sue palpebre si aprirono e si richiusero. Era sveglio. Si voltò verso suo fratello e accennò un tenue sorriso.
- Fratellone... come ti senti? -
- Stanco... ma sto meglio... - mormorò il biondo in risposta.
Contro ogni previsione, l’alchimista si mise seduto.
- No, fratellone! Ma che fai? -
- Devo vedere una cosa... -
- Sei ancora debole! -.
Ma Edward doveva sapere. Doveva vedere. Con un incredibile sforzo di volontà, si alzò dal letto. Mosse qualche passo incerto. Era di nuovo in grado di camminare, anche se si sentiva ancora spossato.
Camminando appresso alla parete, seguendola con la mano per non cadere, Edward raggiunse la porta del bagno e l’aprì.
Dallo specchio, due occhi color oro liquido lo fissavano di rimando, venati di stupore. Erano i suoi.
Il biondo perse il fragile equilibrio appena riconquistato e cadde, ma Alphonse lo prese prima che toccasse terra. Lo sorresse facendo attenzione a non fargli male.
- Fratellone... -
- Lei... lei non è più nello specchio. Vuol dire che è uscita. Elizabeth si è creata un corpo proprio disgiunto dal mio in modo quasi definitivo. L’unica cosa che ancora ci lega è... -
- La vita... - concluse Alphonse.
Edward abbassò lo sguardo e annuì.
- Fratellone... perché non mi hai mai detto niente? -
- Avrei dovuto farti preoccupare per questioni che non potevi cambiare? -
- Non è questo il punto. Non mi hai mai parlato di Elizabeth. Quando... quando ti guardavo allo specchio vedevo solo la tua immagine riflessa... -
- Solo io riuscivo a vederla. Se te ne avessi comunque parlato, non mi avresti creduto... -
Edward si sottrasse alla presa di Alphonse e si rimise in piedi, nonostante fosse ancora debole. Prese la giacca rossa appoggiata alla ringhiera in fondo al suo letto e si avviò verso la porta, traballando appena.
- Fratellone, dove hai intenzione di andare? -
- Dal colonnello. Il quartier generale dell’Est starà certamente seguendo ciò che accade nel paese. Se hanno notizie di Elizabeth, voglio esserne al corrente -
- Ma sei ancora debole! Non puoi andare! -
- Al... lei è una mia responsabilità. Sono stato io ad aver lasciato che mi sopraffacesse e devo porre rimedio al mio errore, in un modo o in un altro -.
Nella sua voce Alphonse captò i segni di una determinazione che andava ben oltre quella di sempre. Era una determinazione profonda, dettata da qualche sentimento del quale Alphonse non era a conoscenza.
Senza perdersi in ulteriori chiacchiere, Edward aprì la porta e uscì dalla stanza.
- Fratellone... questo significa che...? -
- Sì, Al... significa che sono pronto a morire -
Alphonse rimase interdetto per qualche istante. Suo fratello stava andando al quartier generale per avere qualche informazione concernente Elizabeth o semplicemente per farsi uccidere? L’idea che Edward avesse optato per la seconda scelta lo gelò dentro, benché fosse solo un’armatura vuota.
Suo fratello doveva, a parer suo, morire per far sì che Elizabeth morisse. Ma lui non avrebbe retto vedendolo morire. Non avrebbe sopportato la vista del suo cadavere steso a terra senza far nulla. Non riusciva a capacitarsi di ciò. Erano davvero giunti ad un vicolo cieco? L’unica via d’uscita era veramente la morte di Edward? Non poteva e non doveva permettere che ciò accadesse.
Alphonse seguì suo fratello in silenzio, meditando su tutto ciò che era accaduto in quei due semplicissimi giorni. In due giorni la loro vita già in precario equilibrio era andata a rotoli. Distrutta per sempre.
I due fratelli si diressero verso il quartier generale dell’Est attorniati dal consueto gelido silenzio di morte.
- Bene, bene Acciaio... vedo che ti sei ripreso... -
Edward e Alphonse erano appena arrivati nell’ufficio di Mustang.
- Non ho tempo per i giochetti colonnello. Avete rilevato niente che possa essere Elizabeth? -
Il moro si fece d’un tratto cupo.
- Sì... non ne abbiamo l’assoluta certezza ma si direbbe che si stia dirigendo verso Central City... -
- Allora dobbiamo andare anche noi. Al! -
- Fratellone... -
Edward si voltò verso la porta.
- Aspetta Acciaio! Ho condotto delle ricerche su quello che mi hai detto... -
- Cosa? -
- Sembrerebbe che quella creatura, Elizabeth, sia oggetto di una profezia annunziata secoli fa da un veggente di Central City. Ovviamente non gli diamo molto peso, ma c’è dell’altro... -
- Dell’altro? -
Mustang annuì con fare grave.
- In questa profezia, viene menzionato anche un “giovane dai capelli d’oro” e non puoi negare la coincidenza di ciò -
Edward rimase interdetto sull’uscio. Un giovane dai capelli d’oro? Che fosse lui? In effetti, non poteva negare che fosse solo una coincidenza il fatto che venisse citato un ragazzo biondo nella profezia che parla proprio di Elizabeth. Ma lui? Era solo un alchimista nato in campagna! Poteva davvero essere stato oggetto di una profezia annunziata secoli prima che venisse al mondo?
Edward si volse. Se era davvero destino che affrontasse Elizabeth e che sarebbe dovuto perire per uccidere anche lei, allora non c’era altra strada.
- Posso... posso vedere la profezia? -
Il colonnello gli passò un foglio sul quale era scritto qualcosa con una grafia molto precisa e accurata. Il biondo lo piegò e lo infilò nella tasca della giacca.
- Grazie -.
Si voltò e fece per andarsene.
- Acciaio... -
- Sì, colonnello...? -
- Hai davvero intenzione di combatterla? -
Edward chinò il capo e strinse i pugni, mentre sentiva divampare potente in lui la determinazione che lo aveva animato anche in albergo.
- Sì. Che ne esca vivo o morto, non m’importa. L’affronterò anche a costo della vita -.
Così dicendo, l’alchimista uscì a grandi passi dalla stanza.
Ormai era venuto il momento di decidere fra la propria vita e quella dei suoi cari. Non aveva più alcun dubbio sulla strada da intraprendere, anche se fosse finita.
Perché sapeva che sarebbe finita.
   
 
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