<<
Che cosa hai fatto, Winry? >>. La voce calma del
padre risuonava fin troppo arrabbiata anche per le orecchie della bambina.
'Niente' avrebbe voluto rispondere, ma le mancava fiato, e non riusciva a
trovare il coraggio di guardarlo in faccia. << Che cosa hai fatto?
>> le chiese nuovamente, attendendo una risposta. << N... n-non volevo... non s-sapevo che Al stava male... l-lui n-non me
lo ha dett-tto... >> provò a scusarsi, mentre le lacrime
iniziavano già a scorrerle giù dalle guance. Aveva la vista
offuscata, e i suoi stessi singhiozzi le riempivano le orecchie; si accorse che
l'uomo si era alzato solo quando la sua mano grande urtò con forza la
sua guancia. Cadde a terra, singhiozzando. << Che cosa hai fatto, Winry?! >>
Winry lo
fece entrare e gli indicò la sedia su cui sedersi, facendo altrettanto.
Stranamente, quel ragazzo le era familiare, e qualcosa
nel suo istinto le diceva che si erano già incontrati più di una
volta, o che per lo meno lei conosceva. Lo vide guardarsi intorno
un po' spaesato, mentre si sedeva rigidamente sulla sedia che gli aveva
indicato.
Per la
prima volta da più di due anni, Winry ebbe il tempo di soffermare lo
sguardo su di un ragazzo abbastanza da poterlo definire 'carino', e quel
ragazzo che adesso sedeva di fronte a lei lo era davvero: aveva capelli biondo
miele, corti, e occhi color ambra imbrunita, che
ancora sembravano fare di tutto per sfuggire al suo sguardo. Non aveva mai
visto occhi di quel colore.
Doveva
essere poco più basso di lei, visto che adesso,
entrambi seduti, le sembrava di essere in grado di guardarlo comunque
dall'alto: quando erano in piedi non lo aveva notato. Un altro particolare
saltò subito ai suoi occhi azzurrini: << Frequenti
Edward
alzò gli occhi quel tanto che bastava per
poterla guardare senza soffermarsi troppo sui suoi magnetici occhi azzurri, che
in qualche strano modo riuscivano ad inquietarlo. Annuì, mentre lo
sguardo gli tornava automaticamente alle mattonelle a quadrettoni rossi del
pavimento; sembravano un enorme tovaglia.
Winry
sbuffò, spazientita; si protese sul tavolo fino a portare la mano sotto
il mento del ragazzo e costringerlo ad alzare lo sguardo. Imbarazzata, si rese
conto che l'aveva fatto più per poter osservare
meglio i suoi occhi che per altro. << Insomma, vieni a casa mia, entri,
non mi dici il tuo nome e non mi guardi negli occhi. Devo aggiungere
il fatto che non ti conosco? >> chiese retoricamente, osservando
le guance del ragazzo tingersi di rosso. Ritirò la mano di scatto, come
se si fosse scottata. Edward, costretto a rispecchiarsi in quello sguardo
cobalto chiaro, ebbe lo strano desiderio di sfiorarle la mano, come per tastare
con mano propria l'esistenza di quella ragazza. Lui si
schiarì la gola, e per un attimo Winry ebbe l'impressione che per lui
quelle domande equivalessero a un terzo grado.
<<
... Mi chiamo Edward. >> mormorò, con
voce imbarazzata. << Io sono Winry. >> disse quindi, avendo
nuovamente la sensazione che ci fosse qualcosa di stonato in quella
conversazione. Eppure, non poteva fare a meno che
sentire una sorta di affetto ingiustificato per quel ragazzo appena
conosciuto... Edward...
Winry si
portò un dito sulle labbra, fissando il ragazzo con aria pensosa:
<< Edward è un nome troppo lungo e troppo fuori moda. Ti
chiamerò Ed. >> decretò, senza aspettare una risposta da
parte del ragazzo. Edward non ebbe neanche il tempo di annuire controvoglia.
<< Allora, Ed, mi vuoi dire perchè sei venuto? >>. Eccolo,
il momento della verità.
Edward
deglutì, e inspirò forte: << ... Hanno
rubato dei soldi, oggi, a scuola. >> Nuovamente, si ritrovò
incapace di fissarla negli occhi e fu costretto ad abbassare lo sguardo al
pavimento. Continuò, sebbene ormai non fosse più del tutto
convinto di quelle che erano state le sue idee solo
cinque minuti prima. << Erano i soldi per la gita di quelli del quinto
anno. >> Indugiò per un ultimo istante sul pavimento, prima di concludere: << ... E io mi stavo chiedendo se per caso
tu non ne sapessi qualcosa. >>
Winry
sgranò gli occhi, il suo cuore prese a palpitare con forza e l'angoscia
le attorcigliò lo stomaco: aveva paura. Un sentimento che aveva sperato
di non provare più per il resto della sua vita, ma che puntuale tornava
a farsi sentire. Fece un ragionamento veloce, correndo con la mente al luogo in
cui aveva nascosto i soldi: una tasca interna del giubbotto che aveva indossato
nel tragitto casa-scuola. Si dette della stupida: come aveva fatto a
dimenticare di toglierli da lì? Se la polizia... La
verità la colpì con forza, come uno schiaffo: non c'era la
polizia, ma solo Edward. Perchè c'era solo Edward? Winry non credeva che
l'allarme della scomparsa dei soldi sarebbe stato dato il giorno stesso del
furto, per quello aveva esitato nel nasconderli e nell'usarli. Le tornarono
alla mente le parole della madre, che la rimproverava quando la piccola diceva
che avrebbe pulito la sua camera il giorno dopo: 'Mai
rimandare a domani quello che puoi fare oggi'. Come aveva fatto a compiere un errore
simile?
Ringraziò
mentalmente il fatto che Edward non la stesse
guardando negli occhi, e velocemente riprese la sua normale compostezza.
<<
Perchè dovrei saperne qualcosa? >> chiese, quindi, corrucciandosi.
Edward la guardò di sottecchi, ancora più imbarazzato, e
sentì lo strano bisogno di scusarsi con lei: << Non lo so! Io...
scusami, mi dispiace davvero tanto! Non so nemmeno perchè... >> Si interruppe, poiché il suo sguardo era stato
attirato da un foglio di metà quaderno che portava come titolo la
traccia di un tema che lui aveva consegnato a scuola la settimana prima. La sua
indole competitiva tornò a galla all'improvviso, quando Edward si chiese
come faceva Winry, una ragazza che aveva frequentato
Winry,
nuovamente seduta, cercava di decifrare l'espressione di Edward per capire se
sarebbe tornato sull'argomento di prima o se avesse completamente cambiato polo
di attenzione. Nonostante tutto, non riusciva a non chiedersi il motivo della
presenza di Edward in casa sua. Sorridendo lievemente, si rese conto che Edward
era il primo effettivo ospite che entrava in casa loro. In un modo o
nell'altro, sentiva che quel ragazzo era speciale, come Al.
<<
Winry, io non ti ho mai vista a scuola. >>
affermò Edward un attimo dopo, posando sul tavolo il tema più-che-perfetto della ragazza. Winry annuì
con naturalezza, e scosse la testa facendo danzare dolcemente le ciocche di
capelli biondi sulle guance; Edward si sorprese a fissarla come imbambolato.
<< Io frequento da casa. Studio per conto mio e svolgo le verifiche che
si fanno in classe via posta. >> spiegò, intrecciando le dita di
entrambe le mani sotto il mento, con i gomiti sulla superficie liscia del
tavolo. Edward la guardò incuriosito: << Perdona la domanda... ma
perchè non frequenti come tutti gli altri alunni? >>
Winry
sorrise leggermente: << Perchè io non sono come tutti gli altri
alunni.... >> mormorò, lasciandolo
basito. Edward si costrinse ad abbassare nuovamente lo sguardo, temendo che
quella sua insistenza nel guardarla avesse potuto farle pensare male di lui.
Eppure sembrava così facile guardarla...
Proprio
in quel momento si udì un rumore forte e ripetitivo, come di qualcosa
che rotolava sul pavimento. Edward si girò leggermente lungo la fonte
del rumore, e Winry fece altrettanto, allarmata: non
voleva che qualcuno vedesse Alphonse. << E' il mio gatto. E' sempre così sbadato e giocherellone, sarà
caduto dentro uno scatolone... >> si scusò fin troppo in fretta,
prendendo Edward in contro piede.
Edward la
guardò nuovamente, interessato: << E' da molto che ti sei
trasferita qui? >> chiese, quindi. Winry corrugò appena le
sopracciglia: non le piaceva la piega che stava prendendo la conversazione e
non voleva che Edward si interessasse troppo a lei.
<< Dall'inizio dell'anno scolastico >> rispose, secca. Non
avrà intenzione di restare qui tutto il giorno, spero!, si ritrovò a pensare
Winry, seccata e affascinata al tempo stesso: il modo in cui quel ragazzo
sviava abilmente il suo sguardo le ricordava suo fratello Alphonse in un modo
assurdo.
All'improvviso, Edward si alzò dalla sedia: lo fece
con tanta violenza e così improvvisamente che Winry sobbalzò,
confusa: << Qualcosa non va? >> azzardò, vagamente preoccupata per lui: il
volto di Ed era cambiato, sembrava arrabbiato, adirato.
****
Quando
Roy venne malamente svegliato dal campanello di casa,
alle cinque in punto di pomeriggio, pensò che avrebbe incenerito
volentieri chiunque avesse ritrovato sulla soglia; ovviamente, però, non
aveva fatto i conti col fato. Non vedeva Maes Hughes da più di sei mesi
per via del suo trasferimento in altra sede, eppure lo riconobbe subito: poco
più basso di lui, con i capelli castano scuro più corti di come
li portava a sei mesi prima, gli occhi di color ambra imbrunita, decisamente molto più adulti di sei mesi prima, e un
sorriso leggermente sarcastico, probabilmente in riferimento a qualche buffa
osservazione sul suo conto che si stava tenendo per sé. Nonostante non
si fosse ancora visto allo specchio, Roy non poteva dargli torto: doveva avere
i capelli color pece tutti arruffati, gli occhi ancora semichiusi dal sonno e
la camicia bianca sbottonata – lo capiva dal modo in cui il freddo
invernale gli stuzzicava la pelle scoperta. Maes tirò su la mano destra
e gli fece un curioso sorriso militare, senza abbandonare quella specie di
ghigno dalla faccia: << Colonnello Mustang, spero che le apparenze
ingannino! >> esclamò, lasciando Roy immobile a guardarlo prima di
sgranare gli occhi e capire a che cosa si riferisse. In effetti, il suo
abbigliamento e il suo aspetto in quel momento faceva
intuire di essere in compagnia – o di esserlo stato. Fece per parlare, ma
una vocina più acuta e femminile lo precedette: << Papà,
che vuol dire ‘apparenze’? >>
A parlare
era stata una bambina di quattro o cinque anni che se ne stava
aggrappata ermeticamente con le braccia alla gamba sinistra del padre, con il
volto completamente alzato verso di lui nella speranza di attirare finalmente
la sua attenzione. … << ‘Papà’?!
>> ripeté Roy, una volta aver assimilato le parole della bimba e
accettato anche solo parzialmente la sua presenza lì.
Fissò
il suo migliore amico, letteralmente senza parole: << Hai una figlia?!
>>
Il sorriso
dell’uomo si allargò.
****
Winry
osservò la schiena di Edward allontanarsi secondo dopo secondo, mentre ancora cercava di capire che cosa era
successo. Senza alcun preavviso, Edward si era alzato e aveva detto che era
terribilmente in ritardo per ‘qualcosa’
– il ragazzo aveva farfugliato quelle parole così in fretta che
era già un miracolo che Winry fosse riuscita a comprendere le prime.
Storse il naso e lasciò che la tenda tornasse a nascondere la finestra
della cucina dagli occhi indiscreti dei vicini impiccioni. Non poteva impedirsi
di sorridere: era andata bene.
Certo,
non aveva ancora capito come
Il ronzio
oleato della sedia a rotelle la costrinse a girarsi: Alphonse la osservava
alquanto accigliato, sulla soglia dell’arco della cucina. Gli sorrise, ma lui non ricambiò: <<
Perché tu puoi vedere amici e io no? >> le chiese, guardandola con
sguardo accusatorio. Lo sguardo di Winry si incupì,
ma il sorriso non abbandonò le sue labbra: avrebbe sorriso sempre per
Al, lo aveva promesso.
<<
Quello non era un mio amico. Diciamo… che è passato di qui per
caso. >> divagò Winry, cercando inutilmente di eludere domande
scomode che – ne era certa – sarebbero arrivate da un momento
all’altro.
Alphonse
spostò in avanti la manopola della sedia a rotelle, avanzando verso di
lei e torreggiandola – se non fisicamente – con lo sguardo. Winry
si spostò automaticamente, arretrando verso il tavolo.
<<
Di cos’è che stavate parlando? >> chiese allora Alphonse,
con un sopracciglio inarcato e gli occhi azzurri sogghignanti. << Di
scuola. >> affermò Winry, guardandolo sospettosa. Alphonse
piegò la testa da un lato e socchiuse gli occhi: << Perché
menti? >> mormorò, con voce lamentosa. Winry sgranò gli
occhi: << Che stai dicendo? Non
è affatto vero! >> esclamò contrariata, sebbene
fosse ben cosciente di affermare il falso.
Alphonse
la guardò accusatorio: << La mamma diceva sempre che non si doveva
né rubare né dire bugie. >>
sibilò velenoso, inchiodandola con uno sguardo fin troppo severo per la
sua età. Winry abbassò lo sguardo, annegando il senso di
colpevolezza nella ragione della propria vita. << La mamma è
morta, Al. >> disse lentamente, con voce fredda. Alphonse non si fece
intimorire dall’astio presente nella voce della sorella, ma
continuò imperterrito: << La mamma aveva ben chiaro quello che
potevamo e non potevamo fare. Che cosa credi che
direbbe se venisse a sapere che ti sono bastati pochi anni per dimenticarti di
tutto quello che ci ha insegnato? >>. La voce di Alphonse era così
dura, così… diversa…
da come Winry la ricordava. Così cambiata.
<<
Non parlarmi così, Al! Sono più grande
di te, e se non sbaglio la mamma ci aveva insegnato
anche a portare rispetto a quelli più grandi di noi! >>
esclamò Winry, rialzando lo sguardo leggermente lucido di lacrime.
Alphonse la guardò sorpreso, ma non commentò. Quando
riaprì bocca, Winry capì che la tempesta era passata. <<
Non voglio che tu vada in prigione per colpa mia. >> mormorò,
abbassando lo sguardo. Winry chiuse gli occhi brucianti di lacrime che non
sarebbero mai realmente nate e gli si avvicinò, abbassandosi fino a lui
e posandogli un bacio sulla fronte. Alphonse la abbracciò,
allontanandosi dallo schienale della sedia per tendersi verso di lei, chiudendo
le braccia intorno alla sua vita. << Sciocco, non ti lascio. >>
mormorò Winry, spettinandogli i capelli con la mano. Alphonse
affondò il volto nel vestito di Winry, mentre lei gli accarezzava
lentamente il capo. << Riporta i soldi a quel ragazzo. >> disse,
poi, trattenendo i singhiozzi che minacciavano di farsi sentire da un momento
all’altro. Per la prima volta Winry non se ne accorse quando si
separò da lui guardandolo con quell’espressione adulta che
Alphonse odiava tanto: << Non posso. Devo
pensare anche a noi. Quei soldi ci servono. >> Lo disse con voce piatta,
come se se lo fosse ripetuto così tante volte
da rendere la risposta immediata e automatica. Alphonse la lasciò
andare, arretrando con la sedia a rotelle. La fissò negli occhi, e
questa volta una lacrima gli scivolò giù per la guancia. <<
Quei soldi non mi daranno un cuore nuovo. >> replicò, con voce
instabile. Lo stomaco di Winry si contorse dalla ribellione che quelle parole
avevano provocato in lei. << Non lo sai, Al.
>> disse lei, a denti stretti.
Alphonse
restò nuovamente sorpreso: si era aspettato che Winry gli rispondesse ‘Guarirai presto’
oppure ‘L’ospedale ci
chiamerà presto per il tuo cuore, vedrai, è solo questione di
tempo’ per poi smentire il giorno dopo ‘Hanno solo perso nostro numero. Oggi
vado a darglielo di nuovo’. Winry, per la prima volta da quando
avevano scoperto la sua malattia, lo stava trattando da adulto. Aveva ammesso
che lui aveva quel problema e aveva provato – forse inutilmente o forse
no – a trovare una soluzione. Solo, lo aveva fatto nel modo sbagliato.
Alphonse
provò lo strano impulso di alzarsi da quella sedia a rotelle e scappare
via, lontano dalla consapevolezza di essere veramente giunto al termine della
propria infanzia.
****
Si chiuse
la porta alle spalle scrutando nervoso quell’esserino
alto poco più di un metro che si stava guardando intorno interessata,
già intenzionata a trovare qualcosa da fare.
La figlia di Hughes, si ripeté,
ancora incredulo, questa
‘cosa’ è la figlia di Maes Hughes. Roy la fissò
ancora per qualche secondo, poi, quando ebbe la sicurezza che non si sarebbe
mossa da lì per i prossimi cinque minuti corse al telefono, a chiamare
l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo in una situazione simile.
Compose
il numero frettolosamente: << Hawkeye? … Sì, sono io.
>>
**********************************
Mi scuso
con tutti i lettori per il terribile ritardo, ma purtroppo queste due settimane
sono state le più travagliate da quando
è ricominciata la scuola: interrogazioni, verifiche, litigi…
E’ stato emotivamente pesante.
Sinceramente
non credevo nemmeno di pubblicare oggi, perché – tanto per
cambiare – ho ricevuto una brutta batosta a scuola ed ero – e sono
ancora – terribilmente depressa. Deve essere stata questa depressione a
convincermi a finire questo capitolo – di cui mi reputo anche abbastanza
soddisfatta.
Per
rispondere all’unica cosa che ho riscontrato in quasi tutte le
recensioni, sì, Winry è arrabbiata col padre, e dal pezzettino in
corsivo spero che si capisca anche il perché. L’uomo attribuisce a
Winry una colpa non sua, perché se lui si fosse accorto prima della
malattia della moglie – che è morta di cuore dopo che lui
l’aveva abbandonata insieme a Win e Al come fa Hoheneim nel manga, e che è una
malattia ereditaria - forse lei non
ne sarebbe morta e sicuramente Al non sarebbe arrivato al punto di aver bisogno
di un trapianto di cuore.
E
così, si può dire che il primo mistero è svelato. Alphonse
è malato di cuore e necessita di un trapianto
il prima possibile… Non so se da questo capitolo era chiaro, ma Winry
aveva rubato i soldi con l’intenzione di usarli per pagare sottobanco
affinché il nome di Al venisse messo sulla lista di quelli che aspettano
il trapianto con urgenza. Uff… in effetti,
avrei dovuto scrivere nello scorso capito che era stata Winry a prendere i soldi, ma la storia della pistola e di lei che
immaginava di puntarla contro il padre è stata così coinvolgente
da farmene dimenticare -.-“ Sì, lo so, sono
proprio un caso disperato. Un'altra cosa che mi sta facendo dannare, in
questa fan fiction, sono i titoli: ogni volta non so che titolo
scegliere -.-‘’ uff…
Stranamente,
nella mia mente contorta sto progettando anche un angolino non indifferente da
riservare al RoyAi in questa storia, il che è
fantastico visto che in genere mi concentro solo sui personaggi principali
quando scrivo una long-fic. Ah, un'altra cosa che mi
piacerebbe spiegare è il titolo della fan fiction: How
to Save a Life vuol dire
‘Come Salvare una Vita’ – e la mia passione per le lettere
maiuscole si fa sentire anche qui. Ovviamente, il titolo spinge a pensare che
la vita da salvare sia quella di Al, ma come vi accorgerete di capitolo in
capitolo c’è anche chi se la passa molto
peggio del piccolino di casa… Si può dire che il personaggio di
Alphonse sia ufficialmente entrato in scena in questo capitolo, e ci tengo a
farvi notare per i capitoli successivi, che Winry è alquanto restia a
condividere il suo fratellino con il mondo esterno, basta vedere che quando
c’era Ed lo ha fatto salire al piano di sopra affinché lui non
potesse vederlo…
Ah,
un'altra cosa che può essere sembrata oltremodo strana è il fatto che Roy non sappia che Maes ha una figlia:
aspettate il prossimo capitolo e – probabilmente – vi sarà
chiaro.
Come vi
accorgerete prossimamente, in questa fan fiction nulla accade per
caso. XD
Bene, e
adesso passo ai ringraziamenti:
Siyah: So
anch’io che la mia ‘richiesta’ di commenti somiglia tanto
all’elemosina che si fa per strada, ma bisogna anche rendersi conto che
non è molto giusto che su 200 persone che leggono un
capitolo solamente 5 recensiscano. So che hai ragione tu e che io sono
nel torto, ma in questo periodo ho veramente bisogno di sostegno e se chiedo commenti lo faccio anche perché le persone che
seguono la fanfic e la commentano possano vedere come
va avanti capitolo per capitolo. So che può suonare come una scusa,
però è così. Per quanto riguarda i capelli di Winry…
non so, per il profilo psicologico della Winry che ho in mente io farle
mantenere i suoi capelli lunghi le dava un aria troppo
matura, mentre io voglio che si abbia l’impressione che sia una bambina
cresciuta troppo in fretta che cerca in tutti i modi di comportarsi da adulta e
compiere scelte giuste – nonostante però sia evidente che non
sempre ci riesce e che infondo certi lati della sua infanzia non vissuta
riemergano spesso. So che adesso potrebbe non sembrare, ma più avanti te ne renderai conto anche tu da certi suoi
comportamenti. XD Mi rendo conto che come hai detto tu un Ed poco atletico e
una Win senza la chioma bionda possa mettere un
po’ sulla difensiva, ma come ho detto fin dal
primo capitolo questa è una AU XD Se nello scorso capitolo la storia era
pesante in questo deve aver bucato il terreno XD Per capire che cosa nasconde
Riza temo che ci vorrà ancora un po’ di tempo, e per quanto
riguarda il ‘trio dei miracoli XD’… Si può dire che in
un certo senso Ed sia già entrato nelle grazie di Winry, ma questo
particolare si rinsalderà sempre di più con il passare dei
capitoli, anche perché per adesso Winry si limiterà a negare e a
tenere Ed lontano dai fatti suoi… Ma Ed è così impiccione a
volte… XD Ora basta, altrimenti finisco per spoilerare
XD
Grazie per
la recensione, spero che commenterai anche questo capitolo^^
Black_Soul:
Eh già, Winry è davvero, davvero, davvero arrabbiata con il
padre, e il suo atteggiamento è identico
a quello di Ed nel manga, perché in un certo senso è da
lì che mi sono ispirata per questa ‘rabbia. Anche se come si
è capito dal capitolo scorso – o spero che si sia capito – Winry lo odia perché se lui
non avesse liquidato la malattia della madre di Al come un semplice asma magari
avrebbero potuto curarla o comunque prendere in tempo
Al prima che il morbo si sviluppasse tanto da rendere necessario un trapianto
di cuore. (Un'altra cosa che non se si sia capita
è che la malattia di Alphonse è ereditaria e che è per
questo che se si fossero accolti che anche la madre ne soffriva forse avrebbero
potuto salvare almeno lui prima che diventasse tanto grave) Mi scuso per i
tempi di aggiornamento, ma come ho già detto sopra è stato un
periodo estenuante… Spero di leggere un tuo nuovo commento^^
Linkarella:
Mia cugina ringrazia di cuore XD Le EdWin sono tutte così, e per quanto mi
dispiaccia dirlo, sono così anche le mie one-shot EdWin…
sembra che sia un virus diffuso in tutto il web O.O E
poi mi piace davvero tanto l’idea di una Winry forte e
trasgressiva… Grazie per la recensione, spero di leggerne una anche per
questo capitolo^^
Aer_Alchemist: Hai ragione, per quel che riguarda Riza XD Nell’anime se ci fai caso è praticamente lei che manda
avanti l’ufficio, l’unica cosa che fa Roy è firmare le carte
– e pulire i vetri, giocare con Black Hayate, poltrire… XD – Ho solo una domanda per
te: che cosa intendi con ‘un immagine alla Train,
il protagonista di Black Cat’?
Che cosa succede lì? Comunque sì, Winry ha i capelli a caschetto.
Come ho già spiegato a Siyah, ho voluto
farglieli a caschetto perché stavano meglio con il profilo psicologico
che avevo in mente per lei: praticamente farle avere i
capelli lunghi la faceva sembrare troppo matura e anche troppo attenta
all’estetica – cosa di cui lei non ha neanche il tempo, visto il
problema di Al – mentre io volevo ottenere un effetto di bambina
cresciuta prima del tempo che cerca in tutti i modi di comportarsi da adulta e
fare le scelte giuste per sé e soprattutto per Al. Per quel che riguarda
l’Ed. Fisica, invece T^T da noi non
c’è la teorica ma solo la pratica… anche se ci fa fare degli
esercizi davvero strani O.O
Oggi per esempio ci ha fatto fare una serie di passi e saltelli da fare in
sequenza per tre volte in gruppi di sei T^T E’
stato terribile, lei ci voleva coordinate come delle majorettes
mentre noi eravamo sgraziate come un gruppo di elefanti in una stanza piena di
cristalli T^T Per quel che hai detto a proposito del
fatto che quando Winry parla del padre sembra che il padre sia soltanto di Al,
posso solo dirti che in questa fanfic nulla è
lasciato al caso e che se io ho scritto così vuol dire che
c’è sul serio qualcosa
sotto. Però mi voglio congratulare con te: non
ti sfugge proprio niente, sembri capace di trovare persino l’ago disperso
nel pagliaio! Complimenti, davvero, rispondere ai tuoi commenti è sempre
una gioia perché mi fa capire che qualcuno fa attenzione anche a certi
particolari che non sempre si riesce a notare – ma che io cerco di mettere in evidenza i tutti i modi XD
Spero di
leggere un tuo nuovo commento^^
MellyVegeta:
Eh si, Winry lo odia letteralmente a morte. Ma infondo
la capisco perché è colpa sua se Al necessita
di un trapianto di cuore: se il padre avesse portato la madre da un
medico e avessero scoperto il suo problema al cuore – che è
appunto ereditario e che l’ha portata alla morte – avrebbero potuto
prendere la malattia del piccolo di casa in tempo e guarirlo, anziché
liquidare la cosa come un asma, far morire la donna e praticamente condannare
il povero Al. T^T Poverino, come lo tratto male in
questa fanfic T^T
Nell’anime perde il corpo e qui è malato di cuore…. E’
proprio sfortunato, non c’è che dire XD T^T
*piange e ride contemporaneamente* Anche tu, quando hai detto che quando Winry
ha puntato la pistola alla sua immagine nello specchio temevi che facesse una
cosa all’Eikichi Onizuka
che cosa intendevi?
Davvero ti
piace Roy in veste di preside? *W* Ne sono contenta, anche perché non
ero molto sicura dell’efficacia del suo ruolo XD Grazie per il commento,
spero di leggere nuovamente una tua recensione^^
Questa volta mi impegnerò
a rispettare i tempi d’aggiornamento, ma voi impegnatevi a recensire,
d’accordo? Più recensioni ottengo prima aggiorno!
Aspettando le 5
recensioni, A presto!