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Autore: Cicciolgeiri    04/03/2009    0 recensioni
"Guardo mio...figlio, la sua forza, la sua bontà, la luce che irradia ovunque. E ciò non fa che rafforzare, più di ogni altra cosa, la speranza, la fede. Come è possibile che non esista qualcosa di più, per uno come Edward?"
E se quello che hai sempre sperato, un'altra possibilità, esistesse davvero? Fic ambientata dopo Breakin Down, senza alcuno scopo di lucro. Recensite in tanti.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rose stava tentando inutilmente di far mangiare Renesmee che come tutti i bambini, diceva Carlisle, prendeva quella necessità come un momento di gioco e a farne le spese era la povera zia Rose che si trovava piena delle sue pappe dalla testa ai piedi, ma lei sembrava esserne felice, nonostante il disgusto che provava per quel cibo, ma l’amore per quella bambina che lei continuava a chiamare “adorata” era immenso e totale e, ne ero sicura, per lei era disposta a tutto. Avrebbe dato la sua vita. Questo mi commuoveva: sapevo che per Rosalie non era facile mostrare i propri sentimenti.
Renesmee rideva: ci aveva sentiti arrivare e con gridolini di entusiasmo si sporse dalle braccia di Rose:
“Mamma, papà” ci salutò. La guardammo sorridendo e le andammo incontro. La presi in braccio e Edward le diede un bacio sulla guancia e lei ricambiò. La guardai: era tutta piena di pappa. “Andiamo a fare il bagnetto, bella bambina?” le dissi. A lei piaceva l’acqua e ne fu entusiasta. Alle volte credevo che avesse capito che se si sporcava poi avrebbe fatto il bagno e che lo faceva apposta, ma cosa importava? A tutti noi piaceva viziarla. Jacob ripeteva che così sarebbe venuta su una piccola selvaggia, ma era la nostra, piccola, adorabile selvaggia. Anche Rose aveva bisogno di un bagno e Alice glielo fece notare. Emmett la guardava perplesso e le mandò un bacio da lontano con la mano.
“Ciao Bella, Edward. Ben tornati, tutto bene a caccia ?” disse, come se non avesse passato la mattina ad osservarci. Vidi Jasper guardarla di sottecchi e fare una risatina. Mi voltai tenendo mia figlia in braccio:
“Fai ciao agli zii amore” le dissi e ubbidì ridendo di felicità.
Sentii Edward parlare con i suoi fratelli, mentre preparavo l’occorrente per il bagno di Renesmee. “Allora, cosa vi porta tutti qui? Sentivate la nostra mancanza?”
Gli altri risposero all’unisono dopo un istante di silenzio:
“Questo non avresti dovuto dirlo!”
“Grazie, Alice!” fece Edward e scoppiò a ridere insieme ai suoi fratelli. Lo sentivo ridere spesso da quando i problemi ormai erano lontani e confesso: mi piaceva, mi rendeva felice. Terminai di lavare Renesmee e la misi a letto. Si addormentò subito stringendo il coniglietto di pezza che le aveva spedito mia madre. La baciai sulla fronte e lei mi poggiò una mano sul viso per accarezzarmi e ormai scivolando nel sonno sussurrò piano:
“Grazie mamma, ti voglio bene anch’io.”
Passai nel soggiorno e trovai Alice che cercava di fare un po’ d’ordine nel disastro del dopo pranzo di Renesmee. Edward stava parlando fuori con i suoi fratelli. “Dorme” dissi . Alice annuì sorridendo, guardai fuori:
“Di cosa parlano?” domandai.
“Emmett vorrebbe andare a caccia di qualcosa di più grande insieme a Edward e stanno domandando a Jasper se possono lasciarti da sola” disse mia cognata.
“Ancora non si fidano?” mi informai.
“Bella non prendertela: lo fanno per te, lo sai. Vedrai che passerà presto” disse, “e poi non andranno: Carlisle ha bisogno di Edward.”
Mi voltai di scatto per guardarla:
“Perché?” cercai di sapere il motivo di quella richiesta, ma Alice era intenta a mettere fuori dai pacchi quello che aveva comprato e non sembrava avere nessuna intenzione di rispondermi: esigeva la mia attenzione e avrei dovuto riformulare la domanda più tardi. Dovevo essere paziente se volevo avere le sue risposte, darle la soddisfazione che si aspettava. Cominciai a guardare cosa aveva comprato e come sempre mi accorsi che aveva esagerato. Questa volta erano dei vestitini per Renesmee, ma erano degni di una principessa: bellissimi, ma di fatto poco pratici per una bimba esuberante come lei. Però, con Alice, sapevo che farlo notare sarebbe stato inutile. Gongolava di felicità. Ringraziai mia cognata: era davvero premurosa con me e da quello che mi ripeteva Edward lo era sempre stata. Lei, che mi aveva vista per prima nella loro esistenza e in quella di suo fratello, si voltò per salutarmi:
“Bella non voglio che tu pensi che io desideri essere scortese proprio con te, non sto ignorando la tua domanda di proposito, ma è qualcosa che deve essere ancora definito e forse è meglio che te ne parli lui” spiegò.
La guardai dubbiosa. “Cosa intendi dire Alice ? Lui chi, Carlisle ? E perché Edward passa tante notti fuori casa nel suo studio?”
Mi fissò stringendosi, nelle spalle. “Chiedi a lui Bella , chiedilo ad Edward. Non è niente di preoccupante, è solo una teoria ma, se esatta, potrebbe cambiare le nostre vite per sempre. Ho detto troppo come al solito con te , ma ti prego non farmi dire alto!”si interruppe e fece segno di sigillarsi le labbra con le dita. Mi avvicinai guardandola con rassegnazione. “Naturalmente sapete tutti di cosa si tratta tranne me! Quando finirà tuo fratello di comportarsi così nei miei confronti? E’ vero che gli viene naturale, visto che in confronto ai suoi quasi cento anni io sono una bambina, ma è anche vero che sono sua moglie non sua figlia. Quando smetterà di essere così protettivo?”
Alice sorrideva con tenerezza alla mia irritazione. “Suppongo mai, Bella.”
Alzai gli occhi al cielo: se lo diceva lei dovevo crederlo. Andò via lanciandomi un bacio con la mano, uscendo si avvicinò a suo fratello che già sapeva cosa ci eravamo dette. Lo vidi irrigidirsi e Alice rispondergli. Da quando facevo parte della loro famiglia cercavano di comunicare di più attraverso le parole, anche quando non ero con loro per mantenere il più possibile l’abitudine a non escludermi. Di fatto le conversazioni tra Edward e Alice erano sempre state molto silenziose, in precedenza.
“Non puoi tenerla allo scuro Edward” disse Alice “ha il diritto di sapere come noi, ormai è adulta!”
Lui scosse la testa. “Non voglio si crei false speranze.”
Alice accarezzò il viso di mio marito e la sentii rispondere:
“L’unico che potrebbe rimanere deluso sei tu, Edward. Non attribuire a lei quelle che sono tue paure, ti voglio bene fratellino lo sai. Dalle fiducia: è più forte di quanto immagini, dovresti essertene accorto, ormai.”
Edward incrociò le braccia sul petto. Guardava per terra e con i piedi scansava le foglie dal terreno come intimidito. “Hai ragione, Alice, ma sarebbe qualcosa di veramente incredibile e non voglio che rimanga delusa creandosi troppe aspettative, Carlisle ancora non è sicuro: è solo teoria!”
“Lo so, lo so” rispose Alice, “lo sarebbe per tutti una delusione, intendo. Ma non puoi sempre farti carico di tutto, Edward!” gli poggiò una mano sul braccio, prese per mano Jasper, che non aveva pronunciato una parola, e andarono via. Edward si attardò all’aperto fino a sera, immerso nei suoi pensieri e quando rientrò, mi trovò intenta ad ascoltare un cd che avevo recuperato in fondo all’armadio della nostra camera, in una scatola dove avevo preso anche gli indumenti indossati la mattina per la caccia. Sicuramente appartenevano alla Bella di prima. Eravamo al crepuscolo e un altro giorno stava per finire e le note di quella musica mi rendevano quieta e in pace con il mondo. Tutte le domande che spingevano per avere delle risposte, momentaneamente facevano una pausa nella mia testa. Mi passò accanto e si accovacciò ai mie piedi. Lo guardai: era in difficoltà, lo vedevo. “E’ bella” dissi, “l’ho trovata oggi insieme ai vestiti, suppongo mi appartenga” fece cenno di sì con la testa “L’hai composta tu?” annuì nuovamente “Per me?” domandai. Appoggiò le mani sulle mie ginocchia. “Eri sempre insonne, prima e ne avevi tutte le ragioni, credimi. Per aiutarti a dormire e per sentirmi meno in colpa ho composto questa melodia che racchiude in se l’andamento di quelli che erano i sentimenti che mi suscitavi e che volevo provare per te, ma che allo stesso tempo mi facevano odiare me stesso perché li stavo provando, perché sapevo che non era giusto, che non ti meritavo.”
Gli accarezzai il viso. “Si sente è dolce e disperata allo stesso tempo.” mi interruppi e mi sporsi verso di lui “Soffrivi tanto?” domandai .
Si alzò e mi voltò le spalle. Non lo faceva quasi mai. Si era diretto verso la finestra e guardava fuori:
“Bella” disse con tono serio, “non ringrazierò mai abbastanza il cielo o il caso, chiamalo come vuoi, di averti messa sul mio cammino; adesso so che eri destinata a me, che in qualche modo ci saremmo incontrati e appartenuti comunque, ma il tormento che mi lacerava allora, sapevo non sarebbe mai stato sufficiente ad espiare la mia colpa di amarti e di sperare che tu provassi lo stesso per me. Quello che non tolleravo e non tollero erano le conseguenze che si sarebbero scatenate da questo incontro, da questo nostro sentimento così fuori da ogni schema e ragione, perché è fuori da ogni logica, se consideri chi sono e chi eri tu. Era evidente che dovevamo essere completamente incompatibili, ma ora so che l’amore segue dei suoi percorsi che alle volte ci sfuggono. La mia parte umana, la mia parte razionale non riusciva a capire come poteva essere accaduto: tu non avresti dovuto amarmi sapendo chi ero, ma non so per quale misteriosa ragione mi amavi quanto io amavo te”.
Lo interruppi posandogli una mano sulle labbra. Lo avevo raggiunto alla finestra e mi stringevo a lui. “Sei più umano di quanto tu abbia mai voluto ammettere, Edward.”
Mi cinse le spalle con un braccio. “Ora ne sono un po’ più convinto e questo grazie a te e a nostra figlia…” fece una pausa “…e a Carlisle” concluse, aspettando la mia reazione.
“Carlisle? Cosa c’entra lui?”
Mi guardava e vedevo la sua sofferenza, esitava ma fece un respiro profondo e continuò:
“Vuole che lo aiuti”.
Domandai, incerta, non capivo: “A fare cosa, Edward?”
Sembrava stesse cercando le parole giuste per continuare. Mi guardava tormentandosi le mani e fui costretta a stringergliele tra le mie. “Per favore” dissi piano e dolcemente, “è qualcosa di brutto?” ero preoccupata .
Abbassò i suoi occhi su di me. “No, no, Bella niente di grave, tranquilla”, ma continuava a esitare e non capivo la ragione di questa incertezza. Poi disse:
“Non so se dovrei, ma del resto ha ragione Alice…”più che con me sembrava parlare a se stesso “Il fatto è …vedi, Bella, con Carlisle abbiamo elaborato alcune teorie e se dovessero trovare fondamento tante cose cambierebbero.”
“Quali teorie?” chiesi esitante “ Su cosa?”
Sorrise con un non so che di triste nello sguardo. “Già su cosa. Hai ragione, hai pronunciato la parola giusta …cosa. In fondo, cosa siamo noi, Bella? Siamo veramente ciò che crediamo di essere?” Teneva una mano dietro la nuca e scuoteva la testa “Cosa siamo realmente, Bella?”
Rimasi disorientata e continuavo a fissarlo: adesso un po’ preoccupata. Cosa voleva che facessi, che rispondessi alla sua domanda, che dessi io quella risposta, che pronunciassi io quel nome? “Sai bene cosa siamo, Edward, pérché me lo domandi?” ero veramente confusa, non riuscivo a capire dove volesse arrivare. Lo sentii sospirare.
“Cosa c’entri tu, Edward? Perché Carlisle ha bisogno del tuo aiuto?” chiesi nuovamente e lui mi guardò avvicinandosi e fissandomi negli occhi.
“Perché sono un medico, Bella, o perlomeno ho due lauree in tal senso, anche se continuo a frequentare il liceo come un diciassettenne qualunque da decenni. Non risulterei molto credibile con il mio aspetto, come dottore.”
Ero più confusa di prima: cosa stava cercando di dirmi? Increspai la fronte e cominciai a mordermi il labbro. Lo vidi sorridere mentre mi poggiava le dita sulla bocca. “Attenta: i tuoi denti ora sono come rasoi!”
Capii che quel gesto apparteneva al mio passato. Mi prese le mani e mi guidò verso la poltrona. Mi fece cenno di sedermi. Non ne avevo bisogno, ma lui continuava ad avere per me di queste premure. In fondo era di un’altra epoca; obbedii e mi accomodai nella maniera meno rigida che mi riuscì di assumere.
“Ascoltami, Bella: cercherò di essere il più chiaro possibile, ma se non riesci a seguirmi interrompimi pure quando vuoi, intesi?” feci cenno di sì con la testa “Bene” disse, “il fatto è questo: Carlisle pensa di avere capito come sia iniziato tutto quanto.”
“Ti ascolto” risposi, “va’ avanti, te ne prego.”
Fece un’altra pausa:
“Mi spiego meglio Bella, lui pensa che siamo quelli che eravamo prima della trasformazione e che questo sia una stato di latenza, come se fossimo stati congelati”.
Continuavo a non capire “Congelati?” ripetei.
“Sì, in una sorta di attesa” rispose sedendosi sul bracciolo della poltrona. Mi cinse le spalle e mi baciò i capelli come a tranquillizzarmi. “Cercherò di essere più chiaro. Tu sai che il nostro morso è velenoso e che probabilmente tutto ha avuto inizio da lì. In qualche modo, da qualche parte, in chissà quale remoto passato, deve essere accaduto qualcosa di simile: un morso, un taglio, qualcosa comunque deve essere stato il tramite tra l’uomo e questa tossina che ha operato la trasformazione che ci porta fino a noi.”
Lo guardavo con gli occhi pieni di stupore. Una tossina, pensai.
“Ti starai domandando come fa ad attivare la trasformazione. Funziona più o meno, per farti capire, Bella, come se fosse un potente conservante. In noi tutto si blocca nello stato in cui siamo al momento in cui entriamo in contatto con essa, quindi un tessuto, un organismo non invecchia e di contro non muore, anzi si attivano dei processi altamente rigenerativi se pensi a come è stato per tutti noi; in che condizioni eravamo quando ci siamo trasformati e per Carlisle che ha cercato invano di uccidersi per lungo tempo.” Lo guardavo e non sembrava stesse scherzando “Perdiamo tutte le nostre funzioni biologiche umane senza morire, ma abbiamo ugualmente bisogno di nutrirci e il nostro corpo funziona come una spugna, per questo la scelta del sangue come alimento, perché altamente nutriente. Da qui le leggende, o perché in passato era più facile reperire la materia prima per il nostro sostentamento tra gli uomini o probabilmente, perché istintivamente lo sentivamo più compatibile con noi, come chi ha bisogno di trasfusioni per vivere, solo che il risultato è terribile ed estremo per il donatore: non possiamo usufruire più di una volta della stessa fonte. Istintivamente ne sentiamo il bisogno nel modo che conosci: la sete è il nostro stimolo per nutrirci. L’istinto di sopravvivenza è forte in noi, i nostri bisogni governano ogni azione, dandoci dei connotati caratteristici e comuni nel modo di agire e di soddisfare i nostri bisogni. Come sai però non è così per tutti; possiamo avere un’alternativa che ci soddisfa di meno, ma assolve allo scopo. La cosa certa è che reagiamo più o meno intensamente a degli stimoli per garantirci la sopravvivenza e questo istinto nella nostra condizione è molto forte, sicuramente, a seconda delle varie propensioni personali, questo stato tende ad accentuare alcuni tratti, perché indubbiamente avvengono delle modifiche a livello cellulare che ancora non sappiamo con esattezza quali siano, e forse ci vorranno anni per scoprirlo, ma questo come sai non è un problema.”
Lo guardavo. “Ma come siete arrivati a queste conclusioni?” domandai. Aveva preso la mia mano e accarezzava l’anello che mi aveva regalato. “Grazie a nostra figlia” disse.
“Renesmee?” risposi.
“Sì” confermò, lo sguardo fuori, perso nella notte, dove la luna rifletteva una leggera foschia.
“Come?” domandai.
“Pensavamo fosse solo per metà umana invece….” si interruppe.
Cosa voleva dire? Renesmee aveva dei problemi? Ora mi stava spaventando. Dovette capirlo da come sfilai la mia mano dalla sua.
“Lo è completamente, Bella! Nostra figlia è identica biologicamente a qualunque altro bambino!” fece una pausa, mentre lo guardavo senza riuscire a dire neanche una parola. Come era possibile? Questa volta sembrò avermi letto nel pensiero pérché proseguì:
“E’ possibile, se il suo patrimonio genetico è di quarantasei cromosomi come qualunque essere umano. Probabilmente la tossina ha apportato qualche modifica che ha ereditato da me, ma la mescolanza tra noi, Bella, ha neutralizzato il suo potere su nostra figlia.”
“Quindi niente di soprannaturale?” risposi, quasi senza riuscire a sentire neanche io quello che dicevo.
“Sembrerebbe di no.”
“Ma la forza? La velocità?” ero stordita “Viviamo per…” non terminai la frase.
“Alterazioni biochimiche della tossina, diventiamo come certi microrganismi che mutano la loro condizione aspettando tempi migliori.”
Non ero del tutto convinta e non so perché ebbi la visione nitida di un ricordo: la sua lotta nel bosco con il neonato creato da Victoria, continuava ad avere una propria autonomia anche a pezzi. Per evitare che si ricomponesse lo bruciarono, ricordavo come una eco lontana la sua voce che mi diceva: “l’unico modo è farlo a pezzi e bruciarne i resti”, era come un suono nascosto nella nebbia della mia mente, era riferito a qualcosa che mi aveva minacciata in passato.
“Ma nel bosco …” dissi ad un tratto . Si voltò per guardarmi.
“E’ come per alcune cellule: si riproducono per scissione e qualcosa del genere succede anche in noi, è una garanzia di sopravvivenza in più” fece una pausa “ E il fuoco, come per qualsiasi infezione, è la metodica più sicura di sterilizzazione.”
“Un’infezione?” risposi.
“In fondo non siamo questo, Bella? Infettiamo tutto quello che tocchiamo” tacque con un’espressione rabbiosa sul viso. Non capivo, se avevano ragione si spiegavano tante cose, perché era arrabbiato? ”Perché sei arrabbiato, allora?” domandai.
“Bella, non capisci quanti innocenti per…” non continuò, ma non c’è ne fu bisogno: avevo capito.
Tra noi scese il silenzio. Restammo immobili, sentivo il suo respiro su di me, sicuramente mi stava guardando, non potevo credere a quello che mi aveva appena detto, ma come avrebbero fatto a capire come fare per ristabilire i parametri iniziali nei nostri organismi?
“Edward” dissi ad un tratto “come farete, “creerete una specie di medicina?”
“L’idea è quella di un antidoto, in effetti si tratterebbe di un’antitossina.”
“Come?” dissi perplessa. “Serviranno delle attrezzature particolari….”
“Quello non è difficile, Bella, sai che i soldi non sono un problema.” Mi guardava assorto nei suoi pensieri e ad un tratto mi chiese:
“Che effetto ti fa sapere che forse c’è una possibilità di tornare indietro, di tornare come eri?”
Mi voltai lentamente alzando il viso verso di lui per incontrare i suoi occhi “Solo per me, Edward, esiste questa possibilità? Sappi che voglio la verità e solo quella come risposta: senza se o ma inutili, se per voi, per te non c’è la stessa opportunità non mi interessa neanche prendere in considerazione l’eventualità.” sentii che mi stringeva più forte a sé.
“Lo sai che ti amo, signora Cullen” mi baciò la fronte.
“Si lo so, ma non mi hai risposto, Signor Cullen ” lo sentii sorridere.
“Sarebbe per tutti noi, non pensiamo che il tempo trascorso in questo stato possa avere importanza ai fini della neutralizzazione del veleno, all’inizio pensavamo di sì, che in qualche modo avesse nel tempo modificato in modo irreparabile alcuni parametri, ma la tua gravidanza , nostra figlia… In qualche modo il suo organismo ha neutralizzato il veleno. Quindi, la soluzione di tutto è nel suo sangue.”
A quelle parole rabbrividii “Cosa vuoi dire, che dovremmo usare il sangue di nostra figlia? Quanto pensi sia in grado di averne? Non basterebbe per tutti, Edward! Così noi la….”
Non mi fece finire. “Non dire sciocchezze Bella, possediamo già del materiale biologico di Renesmee, useremo quello per creare l’antidoto sufficiente per tutti.” Scrollando la testa aggiunse ”Ma come ti viene in mente che avremmo potuto prelevare da lei il sangue necessario a tutti noi? Tranquilla, sciocchina.”
“Scusa” dissi, “allora quando inizierete, avete già in mano qualcosa?”
Si alzò e scostò la tenda per guardare meglio fuori “notte di luna piena stanotte, il momento preferito da lupi mannari e vampiri” rise piano.
“Quindi Edward come procederete?” attesi la sua risposta.
“Ancora non lo sappiamo, cercheremo di creare una sostanza volatile per aggirare il problema della nostra pelle troppo dura: non la potremmo bucare con degli aghi per iniettarla, così sarebbe più facile respirarla o addirittura creare una soluzione da bere, si tratta di trovare un mezzo per farla rimanere il più stabile ed integra possibile.”
Mi sembrava tutto troppo semplice “ Tutto qui?”
domandai “Non c’è nessun però? Cosa ne pensa Alice?”
“Vuoi sapere i però, vedo che hai seguito con attenzione la lezione” cercava di sdrammatizzare.
Incrociai le braccia accavallando le gambe. Non ne avevo bisogno, ma mi allenavo a sembrare il più naturale possibile per poter stare con chi era a questo punto normale…
“I però Bella sono che non sappiamo se ci sarebbero però, Alice dice che non vede nessun tipo di problema per ora solo quando singolarmente prederemo la decisione di fare il vaccino potrà avere un quadro più completo in proposito” Mi guardava aspettando il resto delle domande.
“Chi inizierà? Voglio dire, chi sarà il primo, avete deciso un ordine?” Fece cenno di no con la testa, poi aggiunse:
“Ma puoi ben immaginare chi si è offerta volontaria”
Dissi senza esitazioni:
“Rosalie”
“Già” mi fece eco, “ed Emmett non intende lasciarla provare da sola: vogliono farlo insieme e così Alice e Jasper , gli ultimi saranno Carlisle ed Esme dopo che Carlisle avrà pensato a tutti noi nell’eventualità che ci possano essere problemi” Vedevo che aveva bisogno di toccarmi cercava il mio contatto e mi portai al suo fianco, le mani sul suo viso “Allora è tutto deciso, lo faremo due coppie alla volta” Fece cenno di sì “ Sempre che anche tu sia d’accordo, allora potremmo chiedere a tuo padre di occuparsi di Renesmee in quei giorni, la madre di Leah sarebbe felice di aiutarlo, o se preferisci potremmo far venire Reneé”.
“No” risposi, “noterebbe troppe cose e farebbe un sacco di domande a Charlie” Non potevo crederci: stavamo pianificando un’altra trasformazione.
“Quindi il tuo a questo punto sembrerebbe un sì. Non vuoi pensarci un po’ su?” Mi guardava e mi sembrò stesse tremando.
“Come potrei negarti quest’unica possibilità di tornare ad essere ciò che eri, ciò che hai desiderato essere da sempre?” Sapevo che era emozionato all’idea e che aveva timore che potesse non funzionare.
“Sai, Rosalie vuole essere la prima per tutelare Renesmee, se dovesse accadere qualcosa di irreparabile non procederemmo oltre e non rimarrebbe da sola.” Rimasi senza fiato. Lo sapevo, lo avevo sempre saputo: l’amava a tal punto da sacrificare se stessa e Emmett, il caro Emmett, lui non l’avrebbe mai lasciata da sola. Insieme in tutto, come sempre avevano fatto tutti loro e anche io condividevo questa scelta: non avrei mai accettato l’idea di separarmi da Edward. Sperai con tutta me stessa di poter avere questa chance per tutti loro, per me, per i miei genitori, per Jacob e per mia figlia.
  
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