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Autore: MissKiddo    09/12/2015    1 recensioni
Jessica Ludlow ha vent'anni e sta per affrontare l'avventura più grande della sua vita. I suoi genitori le hanno offerto un viaggio e lei ha deciso di partire per l'Alaska insieme alla sua migliore amica.
Quando arriverà al piccolo paesino rimarrà affascinata da quel luogo così suggestivo ma quando si perderà nel bosco in mezzo ad una bufera di neve si renderà conto che la sua scelta si è rivelata fin troppo estrema. In suo aiuto arriverà Vincent Sullivan, un ragazzo cresciuto nel bosco insieme a tutta la sua famiglia.
Tratto dalla storia: "Si incamminò nella direzione che pensava fosse giusta ma dopo cinque minuti ancora vagava per il bosco senza sapere dove fosse. Fermandosi vicino ad un albero il panico iniziò a prendere il sopravvento. Non aveva camminato così tanto per raggiungere lo scoiattolo. Il suo istinto di sopravvivenza iniziò a mandarle un messaggio molto chiaro. “Mi sono persa, mi sono persa, mi sono persa”. Iniziò ad urlare il nome di Fran senza sentire alcuna risposta."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3

Nuove esperienze

 

Quella mattina il sole splendeva sulla neve candida, gli animali, che si erano rintanati nei loro nascondigli uscirono all'aperto per ammirare il sole e crogiolarsi sotto di esso. Jessica si svegliò molto presto e vedendo il sole sorrise, presto la neve si sarebbe sciolta e lei sarebbe tornata. Si vestì e scese al piano di sotto ancora silenzioso, gli altri stavano ancora dormendo.
Quando arrivò nel salotto vide Adam seduto sul divano con il viso tra le mani, ma quando sentì i passi alzò il viso. «Scusa, non volevo disturbare» disse Jessica voltandosi per tornare di sopra. «Non mi disturbi affatto. Vieni a sederti, ho preparato del tè».
Jessica andò verso il divano e si sedette a fianco a lui. Adam prese una tazza e la riempì fino all'orlo. «Bevi, ti riscalderà» lei prese il tè e ne bevve un sorso. «Non è poi così male stare qui, vedrai che i tre giorni passeranno in fretta» disse Adam sorridendo. Jessica parve sorpresa da quelle parole, lui pensava che si trovasse male il quel posto? «A me dispiace solo di non poter sentire la mia amica, per il resto mi trovo bene. Sono venuta qui in Alaska proprio per stare in pace con la natura»
«Prova a passare qui tutto l'inverno e ne riparliamo! Però è strano che una ragazza di città ami così tanto un posto del genere. Niente TV, niente internet, niente cellulare» Jessica prese un altro sorso di tè. «Volevo solo staccare da tutto e tutti, ecco la verità»
«Questo era chiaro, volevo solo sentirtelo dire. Magari poi mi dirai da chi volevi staccare» Adam le fece l'occhiolino e continuò a bere. Jessica non voleva continuare la conversazione su di lei e quindi iniziò a parlare di lui dicendogli che lei apprezzava la sua scelta. «Vincent non sa tenere la lingua a freno, eh?»
«L'avrei capito anche se non me l'avesse detto lui, tu eri l'unico con giacca e cravatta. Stonavi un pochino dagli altri. Ma ognuno è libero di fare ciò che vuole quindi hai fatto bene» Adam alzò in alto il suo bicchiere. «Amen, sorella» risero entrambi.

 

Più tardi quando ormai tutta la famiglia era in piedi fecero colazione insieme. Quella seconda mattina Jessica si trovava più a suo agio e quando gli uomini riparlarono della caccia volle fare delle domande. «Dovete andare a caccia oggi?» chiese. Gli altri si voltarono verso di lei, Vincent le sorrise. «Si, un cervo basterà. Hai mai mangiato del cervo?»
«No, mai provato» Tom rise. «Ci credo! Non c'è molta carne di cervo in città».
Jessica voleva fare una richiesta ma non trovava il coraggio, si chiese se avrebbe retto quell'esperienza. Dopo poco, quando gli altri continuarono a mangiare, finalmente parlò. «Posso venire anch'io?» chiese tutto d'un fiato. Gli uomini risero ma non per prenderla in giro. «Incredibile! Hai salvato una ragazza nel bosco ed oltre ad essere carina vuole anche andare a caccia!» disse Noah rivolto a Vincent.
L'altro sorrise debolmente e si dimenò sulla sedia a disagio. «Non hai esperienza in questo campo. Potresti trovarti in pericolo» disse pacatamente Tom. Jessica annuì. «Capisco, ma... sono venuta in questo posto per provare cose nuove, giuro che non vi darò fastidio»
«Beh, Vincent è il migliore tra noi con il fucile, se lui è d'accordo...» Tom si voltò verso il figlio. «Per me va bene, basterà dirle cose deve e cosa non deve fare» Jessica batté le mani in segno di felicità. «Farò tutto quello che mi dirai!».

 

Quando Noah e Vincent si prepararono per andare a caccia, Cristel diede a Jessica dei vestiti adatti e dopo averle dato un bacio sulla guancia la salutò.
Jessica non era una persona che faceva amicizia velocemente, e di certo il rapporto che si era creato con Cristel non era ancora una vera e propria amicizia ma sentiva di avere molte cose in comune con lei.
Vincent prese il suo fucile e se lo portò sulla spalla, seguito dal fratello Noah. «Quando saremo nel bosco devi sempre stare in silenzio e se io ti dirò di non muoverti tu starai immobile, intesi?» Vincent parlò in modo quasi brusco, per loro la caccia era una cosa davvero seria. «Certo, non preoccuparti» rispose lei annuendo fortemente.
Camminarono per alcuni minuti verso la cima della montagna. Grandi cumuli di neve avevano bloccato vari sentieri e Jessica capì il motivo per il quale non poteva tornare in albergo, sicuramente le strade erano totalmente ricoperte. I due ragazzi camminavano alla svelta, loro sapevano muoversi in quell'ambiente, ma lei continuava a scivolare e ad inciampare. «Guarda, sono impronte» disse Noah indicando il terreno. Vincent annuì e si abbassò per controllare meglio. «Avete trovato qualcosa?» chiese Jessica emozionata. «Piano, non urlare!» esclamò Noah. «Scusa...»
«È sicuramente un cervo adulto, a due minuti di distanza. Da adesso voglio assoluto silenzio» disse Vincent riprendendo a camminare. Jessica ubbidì e cercò di muoversi con cautela.
Mentre si ritrovava in quel bosco con due cacciatori le venne da pensare che le sembrava impossibile. Due giorni prima era ancora in California, con tutti i comfort che desiderava e adesso era in mezzo al nulla. “Strana la vita” . Proprio mentre stava riflettendo su quanto sia imprevedibile la vita, Vincent si bloccò di colpo. «Shhh, eccolo lì» sussurrò indicando il cervo che stava mangiando. Noah si mise in posizione e Jessica si accovacciò dietro ad un cespuglio.
Vincent prese la mira. Jessica notò quanto era serio ed impegnato, aveva i muscoli della mascella contratti. I suoi occhi di ghiaccio erano fermi e lei sentì di nuovo quella sensazione allo stomaco. Da quanto non la provava? Non riusciva a ricordare.
Vincent continuava a seguire il cervo attraverso il mirino del fucile. Dopo alcuni secondi fece fuoco facendo trasalire la ragazza che si portò istintivamente le mani alle orecchie. «Preso! Vince sei un mago!» esclamò Noah correndo verso la carcassa. Anche il fratello corse verso il cervo ormai morto, ma quando voltandosi non vide Jessica si allarmò. «Jessica?» urlò verso i cespugli. «Sono qui! Quello sparo mi ha rotti i timpani. Posso raggiungervi?»
«Certo, vieni pure» Jessica uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò per vedere il cervo. Era molto grande e bello ma lei non aveva mai visto un animale morto. «Bisogna togliere le viscere» disse Vincent prendendo un grande coltello dalla tasca. «Dovete proprio?» rispose Jessica indietreggiando di qualche passo. «Si, dobbiamo raffreddare il corpo per evitare la decomposizione» aggiunse Noah. Jessica annuì e preferì distogliere lo sguardo. Quel cervo le faceva tenerezza ma sapeva che non aveva sofferto e che i Sullivan non uccidevano per divertimento ma per necessità, loro provavano rispetto per tutto gli animali.

 

Quando tornarono alla fattoria Betty e Cristel stavano aspettando sulla porta di ingresso. I loro compito sarebbe stato quello di togliere la pelle al cervo, che poi sarebbe servita per fare giacche e accessori, tagliarlo in vari pezzi e poi congelato.
Jessica preferì non vedere quelle operazioni e quindi si diresse verso la parte posteriore della casa. Vincent stava preparando il fuoco. «Farete un barbecue?» chiese lei osservando i movimenti di lui. «Una cosa del genere» rispose lui sorridendole. Jessica ripensò al momento in cui Vincent teneva tra le mani il fucile, la mascella contratta, i muscoli tesi e perfetti. Arrossì non capendone il motivo e poi pensò a qualcosa di divertente. «Sai mi piacerebbe imparare a sparare». Vincent si voltò verso di lei, stupito. «Dici sul serio? Perché non iniziamo adesso?».
Poco dopo Jessica si ritrovò con in mano un fucile, era molto pesante e non pensava di poterlo tenere per più di dieci minuti tra le mani. «Bene, adesso metterò su quel tronco due barattoli di latta e vediamo se ne colpirai almeno uno» disse Vincent malizioso.
Nel frattempo Noah, Adam e Cristel si riunirono per godersi lo spettacolo. «Ehi, siete così curiosi?» disse Jessica voltandosi puntando il fucile verso di loro. Gli altri si abbassarono istintivamente. «Piano, piano. Mai puntare un arma contro delle persone» disse Vincent avvicinandosi a lei ed abbassando la canna. «Scusate!» urlò Jessica verso i tre che ormai si erano allontanati. Poi una volta che entrambi furono rivolti verso il tronco, Vincent prese le braccia di lei e si avvicinò al suo collo, Jessica sentiva il suo fiato caldo e buono. «Prendi bene la mira, adagio. Cerca di non pensare a niente e rilassati...» Vincent la guidò dolcemente e lei pensava a quanto le piacesse il suo contatto, la sua vicinanza.
Quando pensò di aver preso bene la mira, sparò. Il fragore dello sparo fece spiccare il volo ad alcuni uccelli che erano posati sul tetto della casa. Il rinculo del fucile la spedi a terra in pochi secondi. «Accidenti, che culata!» disse Noah ridendo. «Taci, Noah» disse Adam avvicinandosi alla ragazza. «Che male!» esclamò Jessica mentre si alzava. Vincent rise e poco dopo tutti i fratelli Sullivan stavano ridendo a crepapelle. «Forse avrei dovuto avvertirti...»
«Non ci trovo niente di divertente!» sbraitò Jessica offesa. Ma poi vedendo i volti paonazzi degli altri, iniziò a ridere anche lei. «Guardate il tronco, manca un barattolo!» esclamò Adam dopo aver ripreso fiato. Tutti si voltarono verso il tronco. «E brava Jess! Sei un cecchino nato» disse Vincent.
Jessica arrossì, l'aveva chiamata “Jess”? Era un buon segno. «La fortuna del principiante!» rispose lei sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso.

 

Quando la lezione di tiro a segno finì Betty e Tom iniziarono a cuocere la carne di cervo sulla brace. Il profumo che si levava nell'aria era davvero invitante. Jessica continuò a ridere e a scherzare con Cristel e Noah, ovviamente, l'argomento era ancora la sua caduta comica.
Vincent se ne stava in disparte ad osservare quella ragazza, il suo sorriso gli faceva battere forte il cuore. Adam notò il fratello e si avvicinò. «Bel colpo, eh?»
«Già, non avevo mai visto una ragazza mirare così bene al primo colpo. Neanche Cristel, ricordi?» Adam annuì. «Vero. E poi non è per niente male»
«È una bella ragazza, lo ammetto» rispose Vincent tormentandosi le mani. Adam sorrise e gli diede una gomitata sul fianco. «Ti piace! Potresti sempre farti avanti...»
«Tra due giorni tornerà all'albergo e probabilmente non tornerà mai più in paese, anzi, non tornerà mai più in Alaska»
«E quindi?». Vincent sospirò ma quando stava per iniziare a parlare Betty chiamò tutti a tavola.

 

Fran si trovava fuori dall'albergo, era impaziente e preoccupata. Ancora le ricerche non avevano dato nessun risultato ma Gilbert aveva detto che, in parte, era una buona notizia, non avevano trovato nessun cadavere. L'autobus si fermò proprio davanti a lei, ricordò con tristezza il giorno in cui anche lei e Jessica erano scese in quel punto, erano passati soltanto due giorni ma sembrava passata una vita. Quando Jason scese lentamente Fran alzò un braccio per farsi vedere. Il ragazzo non ebbe difficoltà a notarla dato che era molto alto, quindi la salutò e si avviò verso di lei.
Fran notò che negli ultimi mesi in cui non l'aveva visto aveva messo su massa muscolare, non che prima non ne avesse, ma adesso sembrava un pugile. «Jax, sono disperata» esordì lei abbracciandolo. «Ancora nessuna novità?»
«Nessuna, mi sembra di impazzire» Fran lo fissò negli occhi. «La troveremo, adesso ci sono io. Hai chiamato i suoi genitori?»
«Si, entro un paio di giorno saranno qui...» Jason strinse i denti. «Bene, ma cerchiamo di trovarla entro domani sera».
Fran lo condusse nell'albergo e presentò i coniugi Rey. Non sapeva se quella fosse stata una buona idea, lei non provava simpatia per quel ragazzo, ma per adesso era l'unica persona conosciuta e la fece sentire meglio.

 

Il cervo non era di certo una carne che si poteva trovare comunemente ma Jessica l'assaggiò e non le dispiacque nonostante si sentisse il sapore di selvatico.
Cristel aveva preparato un tè e, insieme a Jessica, lo stava bevendo in camera sua. «Sai non ho mai avuto un ragazzo...» disse Cristel imbarazzata. «Beh, non ti sei persa niente di speciale!» rispose Jessica pensando alla sua relazione da poco finita. «Dici? A me piacerebbe avere un ragazzo, trovare il vero amore»
«Prima o poi lo troverai. Non c'è nessuno che ti piace?» Cristel arrossì. «C'è un ragazzo, in paese, lavora dal fruttivendolo sulla strada principale. Ogni volta che io e mia madre passiamo di la, mi sorride e mi saluta, ma non ho il coraggio di parlarci»
«Senti, senti! E dimmi... com'è?» Jessica si sporse verso di lei sinceramente incuriosita. «Oh, dovresti vederlo! Ha degli occhi stupen...» Cristel fu interrotta da un rumore proveniente dal piano di sotto. Le ragazze uscire dalla camera e sentirono Tom e Adam discutere. «Scendiamo» disse Cristel.
Quando arrivarono in salotto videro i cocci di un piatto. Tom era infuriato ed Adam se ne stava seduto sul divano. «Quando ti deciderai? Voglio rispetto in casa mia!». Cristel si avvicinò al padre e tentò di calmarlo. «Cosa è successo?»
«Ha portato in casa mia quell'aggeggio infernale» Tom indicò un oggetto sul tavolo, Jessica riconobbe un PC. «Dovevo finire la mia relazione!» sbottò Adam. «Non in casa mia!» aggiunse Tom sempre più affaticato. «Siediti, o ti verrà un infarto» Cristel lo prese per un braccio e lo fece sedere. «Se non ti deciderai a cambiare idea questa sarà l'ultima volta che mi vedrai. Appena la strada tornerà praticabile tornerò in paese e non mi vedrai mai più» Adam era serio, stringeva i pugni contro le cosce muscolose. «Come osi!» replicò Tom. «Calmatevi! Vi sembra questo il modo di comportarsi? Siete padre e figlio, e ognuno rispetta l'altro. Tom non colpevolizzare tuo figlio, sta solo seguendo la sua strada...» dopo aver parlato Jessica si rese conto di ciò che aveva detto, forse era stata troppo brusca ma non era riuscita a frenare la lingua. I due uomini rimasero in silenzio. «Jessica, sei una brava ragazza ma credo che questi non siano affari tuoi...» Tom parlò con tono gentile ma deciso.
Jessica abbassò lo sguardo, Tom aveva ragione. «Papà, credo che abbia ragione. Adam sta seguendo la sua strada ed è libero di farlo, come noi siamo liberi di continuare la nostra vita alla fattoria» Vincent era entrato nella stanza e si posizionò accanto a Jessica. Tom guardò prima la ragazza, poi suo figlio Vincent ed infine
posò gli occhi su Adam.

Tom rifletté sulle parole di Vincent, gli costava ammetterlo, ma suo figlio aveva ragione. Come poteva essere così cieco? Non poteva obbligare i suoi figli a seguirlo, così facendo sarebbe andato contro ogni suo principio. «Maledizione, mi avete incastrato» Tom non avrebbe mai ammesso ad alta voce ciò che pensava. «Papà, io ti voglio bene e lo farò sempre, sia che io viva in città o alla fattoria». Una lacrima scese lentamente lungo la guancia solcata dalle rughe di Tom. Adam si avvicinò e strinse suo padre, erano anni che non lo faceva.
Cristel sorrise, finalmente quel cocciuto di suo padre aveva messo da parte il suo orgoglio. «Forse è meglio se li lasciamo da soli» sussurrò Cristel all'orecchio di Vincent.

 

Jessica stava fissando il tramonto, non aveva mai visto una scena tanto bella. In quel momento si sentiva in pace con sé stessa. L'aria fredda le entrava nel naso e usciva dalla bocca trasformata in una nuvoletta. Sospirò e chiuse gli occhi alzando le braccia al cielo. «Grazie...» quella voce improvvisa la fece sobbalzare. Voltandosi vide Vincent. «Per cosa?» chiese lei. «Lo sai... insomma due anni senza vedere Adam, litigi continui, poi arrivi tu e dopo un paio di giorni li convinci a fare pace»
«Io non ho fatto niente, quei due si vogliono bene e tuo padre è solo testardo» Vincent rise. «Non sai quanto hai ragione». Jessica tornò ad osservare il tramonto, spinta da quel senso di libertà rivolse a Vincent una domanda: «Hai una ragazza?» Vincent deglutì lentamente. «No... decisamente no»
«Deve essere difficile per voi trovare qualcuno da amare, dico bene? Cristel mi ha confessato di non avere mai avuto un ragazzo». Vincent si rilassò, lei gli aveva rivolto quella domanda solo per pura curiosità non con secondi fini. «Vivere isolati ha i suoi svantaggi»
«Come ho già detto a tua sorella: non ti perdi niente di speciale. È difficile trovare qualcuno che ti comprenda, che abbia le tue stesse passioni e che ti ami davvero»
«Perché parli così?»
«Brutte esperienze passate» Jessica si voltò di nuovo verso di lui e di nuovo si stupì di quanto quel ragazzo fosse così bello. «Ti porto in un posto, seguimi» disse Vincent prendendola per mano.

 

Faceva molto più freddo in quel punto della montagna, ma la vista era eccezionale. Da quel punto si poteva vedere tutto, gli occhi di Jessica vagavano non sapendo dove posarsi, troppe cose suggestive, troppe cose mai viste prima. «Ti piace?» chiese Vincent. «Moltissimo! Santo cielo, non avevo mai visto niente del genere»
«È il mio posto preferito, sin da quando sono bambino vengo qui per pensare, per farmi i fatti miei...» Jessica lo fissò dritto negli occhi. «Grazie» disse quasi sottovoce. Vincent le si avvicinò e la prese per mano, insieme guardarono il tramonto.
Quando il buio prese possesso di ogni cosa, i due ragazzi tornarono alla fattoria, non volevano morire di freddo. Arrivati sul portico, Vincent fermò Jessica. «Sai... non ho avuto il coraggio di parlarti...» Jessica lo fermò. «Ti prego, non dire niente. Adesso ho solo voglia di dormire» Vincent rimase in silenzio, aprì la porta e la fece entrare. Jessica si pentì del modo in cui lo aveva trattato, ma sapeva che stava per dire qualcosa di troppo. Non voleva complicazioni, non voleva niente, voleva soltanto tornare in albergo. Almeno così sperava, perchè il suo cuore iniziò a battere velocemente.

 

Le luci della fattoria erano spente, nessun rumore arrivava dalla casa. Un uomo stava girovagando tra gli alberi facendo attenzione a non far rumore. Quei Sullivan erano peggio dei cani, annusavano addirittura l'aria. Quando entrò nel giardino alzò lo sguardo su una delle finestre e sorrise, lasciando vedere i pochi denti che aveva ancora in bocca. «La pagherete...» sussurrò nel silenzio totale.

 

 

Spazio autrice:
Eccomi! Terzo capitolo tutto per voi, cosa ne pensate? Ovviamente fatemi sapere cose ne pensate tramite una recensione.
Siete incuriositi dal quell'uomo misterioso? Beh nel prossimo capitolo scoprirete chi è :)

A presto,
MissKiddo

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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