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Autore: 7vite    10/12/2015    2 recensioni
Dato che il manga si è bruscamente interrotto, lasciando tanti quesiti irrisolti e sollevando parecchi dubbi ho deciso di continuare la storia a modo mio.
Nella mia FF le storie di tutti i personaggi s'intrecciano in un vortice di emozioni e paure, restando quanto più possibile IC.
Hachi sarà impegnata con la ricerca di Nana, fuggita subito la morte di Ren.
I Blast si scioglieranno ed i membri del gruppo intraprenderanno strade diverse, ma non per questo metteranno un punto alla loro amicizia.
Dall'altro lato i Trapnest subiranno lo stesso destino: Reira sarà tormentata da un segreto inconfessabile che le cambierà la vita e Takumi per proteggerla farà diverse rinunce, esternando finalmente il suo lato migliore.
La storia si susseguirà alternando presente e futuro (4 anni dopo) e ogni capitolo verrà raccontato attraverso il punto di vista di qualcuno.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hachi

"Ma tu ci credi, Nana, al filo rosso del destino?
Credi a quel legame eterno e indistruttibile?"

 
 
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Hachi

Nana si staccò dal mio abbraccio e mi prese per mano, con l’altra si asciugava le lacrime.
-Questo non è esattamente il luogo migliore per poter parlare, Sali in macchina.-
Mi disse, indirizzando un mazzo di chiavi contro un’utilitaria non distante da noi.
-Guidi?-
Le chiesi sorpresa, lei mi fece l’occhiolino e mi mostrò un pezzo di lingua.
-Non l’avresti detto, eh?-
-Affatto!-
-Ehi Anna, dove stai andando? Mi hai detto di aspettarti!-
Il pianista era riapparso sulla porta d’ingresso dell’Agorad.
-George scusami, adesso sono troppo impegnata, a domani!-
In quel momento ebbi nuovamente paura. La Nana che mi stava di fronte era sicuramente diversa da quella che ricordavo io, aveva dei lunghi capelli biondi, cantava accompagnata da un pianoforte e aveva imparato a guidare. Cos’altro avrei scoperto di nuovo quella sera? E se in fondo non volevo scoprire nient’altro, in modo da conservare Nana così come l’avevo lasciata?
Oh, ma che sciocchezze, crogiolarmi nel ricordo di una persona che adesso avevo dinnanzi ai miei occhi in carne ed ossa. Era naturale che fosse cambiata, lo ero anch’io dopotutto.
-Coraggio, non aver paura, guarda che non l’ho comprata al mercato nero!-
Non potevo andarmene così, i ragazzi mi stavano aspettando dall’altra parte della strada, ma non potevo dirlo a Nana, temevo una sua reazione. Rimasi ferma lì dov’ero, e Nana battè la portiera dell’auto con forza.
-Hai paura che gli altri si preoccupino non vedendoti tornare?-
-Eeeeh?!-
Lo sapeva?
-Mi credi tanto stupida? Chi altri c’è di là?-
Fissai un punto imprecisato sul pavimento. Mi sentivo come una bambina che viene scoperta proprio mentre fa una marachella. Ma non aveva senso mentire adesso.
-Ci sono tutti, Nana: Yasu, Nobu e Shin.-
Giunse le mani di fronte al suo naso, appoggiando le braccia sul tetto dell’auto.
-Tutti quanti? Chi l’avrebbe detto? Pensavo che qualcuno mi portasse rancore.-
-No, Nana! Nessuno. Siamo tutti qui per ché desideravamo rivederti sana e salva, perché desideravamo parlarti finalmente di nuovo, perché ci sei mancata tanto e…-
-Come sapevate dov’ero?-
Mi interruppe bruscamente.
-Se te lo dico non ci crederai nemmeno. Qualcuno ti ha trovata prima di noi, ha scattato delle foto di te e dell’Agorad e ha persino registrato la tua voce. Ha lasciato questi indizi nella cassetta delle lettere dell’appartamento 707. Non sappiamo di chi si tratti, Nana, ma se si è rivolto a noi, anziché alla stampa, credo che non si tratti di qualcuno di pericoloso. Credo che sia qualcuno che a te ci tenga.-
-Questa storia non ha senso. Chiunque mi avrebbe venduta ai media Giapponesi.-
-Ma non lo ha fatto! Adesso qui ci siamo solo noi, i tuoi amici. Nessun giornalista, Nana, nessun inviato della televisione. Chiunque sia stato non voleva rovinare il tuo equilibrio qui a Londra, forse voleva solamente che ci rincontrassimo, forse in effetti, tiene più a noi che a te.-
Sentì i miei occhi inumidirsi e mi maledissi. Sembrava che col tempo non fossi neanche maturata, scoppiavo ancora in lacrime per un nonnulla. Ma Nana era lì, non volevo turbarla, non volevo sconvolgerla, e non volevo che cambiasse idea, che mi sfuggisse. Nana in quel momento era come una farfalla appena catturata, tenuta saldamente tra le mani chiuse per evitare che volasse via. Avevo paura che, se avessi aperto un piccolo spiraglio, quello necessario per ammirarne la bellezza, ne avrebbe approfittato per riacquistare la sua libertà, che lasciasse l’innocua prigione le cui sbarre erano le mie dita.
Rimanemmo entrambe in silenzio, sapevo che avrei dovuto dire qualcosa, ma non mi veniva niente in mente. Dovevo pesare accuratamente le parole, o avrei aggravato quella tensione.
Nana, non andartene di nuovo.
-Beh, spiegheremo tutto loro domani, adesso sali in macchina.-
 
Casa di Nana era diversa da come mi aspettavo. La mia ossessione nel credere che la vecchia Nana fosse ormai morta, mi aveva creato delle aspettative che si distanziavano molto dai miei ricordi. In realtà sbagliavo, la mia vecchia amica viveva ancora, e il suo cuore palpitava sotto quel petto.
Nana viveva in un bilocale non troppo ampio, grande abbastanza per due persone. L’ingresso dava su un soggiorno.
-Vado in bagno, tu accomodati.-
Mi disse, ed io approfittai della sua assenza per passare bene in rassegna l’arredamento. La stanza in cui mi trovavo era chiara, le pareti bianco panna si mescolavano col la moquette dai colori freddi. Un piccolo divano era stipato contro il muro, e su un tavolino vicini giacevano vecchie bottiglie vuote di birra. Di fronte al sofà c’era un piccolo televisore molto retrò, che immaginai fosse di seconda mano. Il tavolo da pranzo era molto piccolo, e vi era spazio per due sedie solamente. Mi resi conto che Nana non doveva avere molti amici a Londra. In un angolo era appoggiata una chitarra acustica (o classica? Non capirò mai la differenza) e, accanto ad essa, una credenza sulla quale erano disposte delle fotografie. Non tardai a riconoscere quella di Ren in primo piano, adornata da fiori freschi. C’erano altre foto, per lo più stralci di quotidiano incorniciati, che ritraevano i Blast e la Nana dai capelli corti e neri. La cosa che più mi sorprese comunque fu un’ultima foto. Raffigurava Nana di spalle, e sulla sua lunga schiena nuda era stato inciso con l'inchiostro il numero 707 . Nana non ci aveva mai dimenticati. Nessuno di noi.
 

-Di preciso Nana, cos’è successo dopo che hai lasciato il Giappone?-
-Vuoi sapere questo?-
-Certo. Voglio sapere tutto ciò che ti è successo da quando ti sei allontanata da noi, e poi io ti racconterò della mia vita invece, sempre che tu sia interessata…-
-Certo che lo sono. Dunque, non è semplice ma ci proverò. Innanzi tutto devi sapere che il motivo per cui sono fuggita riguardava principalmente le mie crisi. In quel periodo mi trovavo in una situazione di confusione perenne, la mia mente vagava senza sosta. Soffrivo la morte di Ren più di quanto ne dessi a vedere, mi portavo dietro il peso del fallimento dei Blast, attribuendomi ogni colpa, ed ero preoccupata, perché fra tutti sembravo essere l’unica senza un piano B. Io non volevo fare altro che cantare. Temevo inoltre di perdere te, che la nascita di tua figlia potesse allontanarci più di quanto il tuo matrimonio non avesse fatto,e infine, Yasu mi aveva confessato che mia madre, la donna che mi ha abbandonata all’età di 4 anni volesse incontrarmi di nuovo, Non sono riuscita a reggere tutti questi sentimenti, e l’unica via di scampo era proprio la fuga. Una volta ristabilitami, almeno fisicamente, tornai innanzitutto nella vecchia abitazione mia e di Ren, nella nostra città natale. Sapevo che non sarei potuta restare a lungo, che mi avreste cercata sicuramente, così mi affrettai a preparare un borsone e mi recai all’aeroporto. Non avevo la minima idea  di dove avrei potuto andare, non avevo mai viaggiato prima. Lessi i tabelloni cercando una risposta, e quella mi apparve. Un volo per Londra, in partenza tra sei ore. Penso che capirai perché abbia scelto proprio questa meta. Io allora non lo capì, mi indirizzai velocemente al check-in e acquistai un biglietto last minute. Attesi le sei ore pazientemente, meditando su quanto stessi facendo. Allora non avevo dubbi, sentivo che fosse la cosa migliore da fare.
Ovviamente, una volta arrivata qui, le cose non furono facili. Dovetti cambiare tutte le mie banconote in sterline, senza avere la benché minima idea di quanto equivalessero in yen.
I primi tempi li passai in uno squallido motel a basso costo, cercando lavoro. Non fu facile neanche un po’, parlavo l’inglese a malapena, e la gente non voleva darmi nessuna chance. Provai per mesi, giorno dopo giorno, imparai le vie di Londra in brevissimo tempo, tanto ero abituata a ripercorrerle. Per caso mi imbattei nell’Agorad, ma il cartello con su scritto “cercasi cameriera” mi attrasse all’istante. Il mio inglese era un po’ migliorato, lo studiavo regolarmente ogni notte, dentro a quella sudicia camera, cercando di distrarmi a causa dell’insonnia. Non feci una bella impressione sul proprietario, ma in qualche modo suscitai qualcosa nella moglie – forse pena – e riuscì a convincerlo a farmi fare una settimana di prova non retribuita, loro accettarono, a patto che cambiassi il mio stile, che a loro detta, non si adeguava alle esigenze e alla clientela del locale.
Dopo la prova mi assunsero, la moglie mi regalava spesso gli abiti smessi della figlia e mi garantivano un pasto caldo al giorno, il che mi facilitò parecchio le cose.
Al locale conobbi nuova gente, nessun amico, solo conoscenti che mi davano una mano a perfezionare l’inglese, tra loro c’erano Geroge, il pianista, e la sua ex moglie, che faceva la cantante. Lei si licenziò una sera a pochi minuti dall’apertura. Lei e George avevano avuto una brutta discussione (ma non la prima) e ad un certo punto lei s’infilò il giaccone e se ne andò via, urlandogli di non farsi più vedere. I proprietari decisero di far saltare la serata, ma George insistette che poteva lavorare anche senza la moglie. Chiese a tutte le cameriere se se la sentissero di sostituire la cantante, ma nessuno accettò. Non contento, ci offrì il doppio della paga e due ore lavorative in meno. A quel punto rifiutare divenne più difficile e allora mi feci avanti. Accettò senza neppure avermi ascoltata, purché conoscessi le canzoni.
Non fu una grande performance, lo ammetto, ma evitai una brutta figura al locale e guadagnai dei bei soldi. George mi propose di esibirmi con lui anche la sera seguente, e quella dopo ancora alle stesse condizioni, almeno fino a quando non avesse trovato una nuova cantante.
Andò avanti per un paio di giorni, quando finalmente si presentò con dei fogli. Immaginavo si trattasse dei curriculum delle aspiranti, ma invece si trattava di un nuovo brano. Mi disse di averlo scritto per la mia tonalità, e che se quella sera l’avessi soddisfatto, mi avrebbe ingaggiata in via definitiva.
Dopo un paio di mesi potei permettermi un appartamento tutto mio, frequentai la scuola guida e poi comprai un’auto di seconda mano. Le cose finalmente iniziavano a sorridermi.
Se ti interessa saperlo, nel corso di questi anni ho anche frequentato delle sedute psichiatriche, e col passare del tempo le mie crisi sono diminuite, fino a sparire.
Non ti negherò che ho pensato spesso di tornare a Tokyo, ma come avrei potuto? Cos’avrei fatto una volta lì? Non sapevo neppure se foste disposti a rivolgermi ancora la parola. Allora decisi di restare, e ogni giorno ricordavo a me stessa il motivo di quella scelta così faticosa.-
Quando Nana terminò, restammo per un lungo periodo di tempo in silenzio. C’erano tantissime domande che avrei voluto farle, ma volevo lasciarle un po’ di tempo prima di passare all’attacco.
-Nessuno sa la verità sul mio conto, Hachi. Non ho mai voluto risollevare il polverone sui Blast, non dopo che fosse tutto finito.-
-La stampa ti ha creduto morta. Per molto tempo lo abbiamo creduto anche noi. Per un po’ i giornali di gossip non parlarono altro che di te, di dove ti fossi cacciata, della possibilità che ti fossi suicidata gettandoti nel fiume in seguito alla scomparsa di Ren. Alla fine il dubbio assalì anche noi, fu forse il periodo più brutto della mia vita, sai? Neanche gli altri vivevano sereni, ti cercarono dappertutto, non ci rassegnammo per almeno un anno, ma tu non facevi sentire, non ti facevi vedere e piano piano quel dubbio iniziò a prendere forma, fino a diventare quasi reale. Non immagini quale sorpresa sia stata scoprire che tu fossi viva, che fossi  in salute! Una volta trovate quelle lettere e viste quelle fotografie il mio unico pensiero fu quello di rincontrarti ancora una volta, di poterti parlare, di poter ascoltare la tua storia. Vorrei poterti dire che ci sarei sempre stata per te, ma sarebbe una bugia Nana, perché neanche io me la passavo bene in quei giorni. Solo adesso riesco a capire come mai scegliesti questa via, invece di tentare di parlarne con noi, e so che non deve essere stato facile per te. Nana, in questo momento sono così felice che il mio cuore potrebbe scoppiare da un momento all’altro, te lo giuro. Ma adesso devi promettermi che non succederà mai più di farci perdere le tue tracce. Smettila di piangere e promettimelo!-
-Hachi, perdonami, ma la morte di Ren mi aveva privato di tutto, soprattutto della ragione. Sai una cosa? Io credo di non averla superata neppure adesso, io continuo a pensare a lui. E’ difficile rinunciare a qualcosa che si è amato così ardentemente, come io ho amato lui.-



-Ad ogni modo, adesso tocca a te.-
Iniziai il mio racconto da dove lo avevamo lasciato insieme, le raccontai della gravidanza di Reira, del nuovo lavoro di Takumi, del loro trasferimento, le raccontai del mio nuovo appartamento, del mio nuovo lavoro, le raccontai del bacio che io e Nobu ci eravamo scambiati sulle sponde del fiume Londinese e persino della richiesta di divorzio avvenuta solo poche ore prima.
Quando ebbi finito Nana mi guardò dritta negli occhi. Non aveva commentato nulla, era rimasta in religioso silenzio, ascoltando ogni parola.
-Allora adesso cosa farai?-
Mi chiese.
-Avvierò le pratiche del divorzio non appena tornata a Tokyo.-
-Non mi riferivo a questo, Nana! Cosa farai con Nobu?-
-E’ ancora troppo presto.-
Risposi, guardandomi la fede nuziale.
-Non voglio forzare le cose tra noi due, non sarebbe giusto dopo quanto è successo. Se glielo avessi detto oggi avrei rovinato tutto. Non voglio che le cose tra noi vadano velocemente, voglio quello che entrambi meritiamo: parlare, confrontarci, prenderci il nostro tempo e decidere insieme cosa fare e come. La verità è che amo troppo Nobu per lasciare che le cose si susseguano così rapidamente, lui non è il sostituto di Takumi, è l’amore della mia vita e gli darò tutto il tempo e lo spazio di cui necessita.
Nana, io lo amo davvero, da sempre.-
Nana sorrise, e mi apparve più fresca e radiosa di quanto non fosse mai stata.
-Se Nobu ti ha aspettata finora, continuerà a farlo. Due persone che si amano sono destinate a finire insieme, prima o poi. Come noi due.-
 

 
  
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