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Autore: _Fedra_    11/12/2015    6 recensioni
Giurereste mai che le ragazze che abitano al piano di sopra siano in realtà due spietate cacciatrici di demoni?
Con l'arrivo di Claire e Teresa in uno squallido appartamento alla periferia di Roma, la Città Eterna si trasforma in un teatro gotico in cui nulla è più come sembra e anche il più candido angelo di pietra può trasformarsi in un mostro assetato di sangue.
Riuscirà il giovane Raki a sopravvivere in questa nuova realtà?
DAL CAPITOLO 1:
Un'ombra scura si allungò sulle gradinate della Facoltà di Lettere e Filosofia, salendo lentamente le scale che conducevano all'ingresso.
Claire osservò compiaciuta gli sguardi dei presenti che si spostavano per lasciarla passare.
Sui loro volti poteva leggere le espressioni più diverse: stupore, curiosità, invidia, timore.
Le sembrava di poter fiutare la paura nascosta dietro quelle maschere malcelate, come se in fondo il loro istinto animale gli stesse suggerendo che ciò che temevano di più al mondo si trovava proprio davanti ai loro occhi.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire, Priscilla, Raki, Teresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi d'argento'
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Quarantaquattro.
Pietà
 
 
*

 

 

 

 

Claire crollò in ginocchio sull’asfalto, la spada stretta tra le mani.
Al disotto del caschetto da adolescente, il suo volto appariva ormai irriconoscibile, sfigurato dai tratti ferini e la bocca irta di zanne contratta in una smorfia di dolore.
I suoi occhi color oro fiammeggiante brillavano di una luce omicida, bestiale.
Il suo corpo era avvolto da un’accecante aura azzurra, che crepitava e aumentava di intensità a ogni suo respiro carico di agonia.
 
“Claire!”.
Teresa mosse un passo verso di lei, il volto d’angelo rigato dalle lacrime.
“Ti prego, torna indietro!”.
Ma Claire non poteva udire nient’altro al di fuori della sua stessa rabbia, che ormai esplodeva in ogni direzione.
Il furore stava consumando ogni singolo frammento di ciò che restava della sua natura umana, trasformandola in un mostro attimo dopo attimo.
“È troppo tardi, Teresa”, disse improvvisamente la voce di Miria. “Mi dispiace. Eppure è stato proprio questo gesto sconsiderato a salvare tutte noi”.
Il potente manrovescio la colpì in pieno volto, mozzandole il fiato.
 
Subito, le braccia di Helen si serrarono attorno a quelle di Teresa, immobilizzandola.
“Si può sapere che ti salta in mente?”, esclamò.
“Lasciami stare!”, gridò l’altra, fuori di sé dalla rabbia. “Non so che farmene dei vostri encomi! La mia sorellina sta morendo e voi ve ne state qui a guardare! Siete solo delle cagasotto senza palle!”.
“Teresa, ti prego!”.
“No,”, intervenne Miria, un rivolo di sangue che le colava dal naso “lasciala andare”.
“Ma…”.
“Obbedisci, Helen!”.
 
La guerriera mollò la presa sulle braccia di Teresa, che si scostò da lei con un violento spintone.
“Hai ragione”, disse la numero 6, visibilmente afflitta per quanto stava accadendo. “La strage di stanotte è stata tutta colpa mia. Alla fine, sono stata io a trascinarvi in questo mattatoio. Mi dispiace, non sono la buona comandante che avrei voluto essere”.
“Risparmia i tuoi discorsi da Cicerone. Sei pessima come avvocato quanto come capitano”, la interruppe Teresa bruscamente, muovendo un altro passo verso Claire. “Non c’è più tempo per parlare. È giunto il momento che ciascuna di noi si prenda le sue responsabilità. Proprio come ho fatto io, tanti anni fa. Ammesso che voi abbiate abbastanza fegato dallo smettere di aggrapparvi a uno stupido numero per sentirvi qualcuno”.
“Teresa, no! È pericoloso!”, gridò Helen.
Ma l’ex numero 1 non la degnò nemmeno di uno sguardo.
 
In quel momento, non aveva nient’altro che Claire.
Poco le importava se questa le avrebbe fatto saltare la testa come era accaduto con Priscilla.
Per lei, la sua unica ragione di vita dal giorno in cui aveva giurato di proteggerla, era disposta a compiere anche la follia più impossibile pur di riportarla indietro.
Di rivedere di nuovo quel sorriso limpido brillare sulle sue labbra da bambina.
Di salvare la sua assurda vita inumana.
“Mi occuperò io di te. Vivremo una vita felice, te lo prometto!”.
Teresa si fermò accanto a Claire, il suo corpo avvolto dall’esplosione di yoki che la stava portando ormai sull’orlo del Risveglio.
“Claire”.
 
La compagna non la udì, la voce ormai ridotta a un ringhio agonizzante.
“Claire”.
Lo yoki ormai si levava alto sulle case, simile a un’alta pira di fiamme azzurre che si apprestavano a trascinare quell’anima dannata nel profondo dell’inferno.
Il quartiere appariva asserragliato in un silenzio innaturale, gonfio di morte, rotto solo dal cupo risuonare dell’allarme della Smart fracassata.
“Claire!”.
La guerriera levò lo sguardo verso Teresa, gli occhi dorati colmi di lacrime.
“Te…Teresa…”, mormorò, allo strenuo delle forze. “Non riesco…più…a tornare indietro. Ti prego, tagliami la testa…voglio morire da umana…”.
In tutta risposta, la compagna denudò la spada, piantandola con rabbia sull’asfalto ai suoi piedi.
 
“Puoi scordartelo, sorellina!”, gridò. “Preferisco affrontarti come Risvegliata piuttosto che privarti della vita! Adesso smettila con questi discorsi assurdi e torna indietro. So che puoi farlo!”.
Claire scosse la testa, la voce spezzata dal pianto.
“Non ci riesco, Teresa! Uccidimi, ti prego!”.
“Non dire cazzate! Ti rendi conto che ti stai abbassando al livello di una come Priscilla?”.
A quelle parole, l’altra sgranò gli occhi come se fosse stata colpita da una frustata.
Le sue narici fremettero.
I suoi sensi, acuiti dal Risveglio, avevano percepito un odore che conosceva fin troppo bene.
Priscilla…
Sì, era Raki, ne era sicura.
L’unico a essere riuscito a salvarla da un vero e proprio Risveglio già una volta.
 
“Priscilla”, ringhiò, la ragione ormai offuscata da quella nuova, bestiale follia.
Teresa batté le palpebre, raccogliendo la spada d’istinto.
“Che cosa hai detto?”.
“PRISCILLA!”.
Con un ruggito di rabbia, Claire schizzò in alto, raggiungendo la sommità di un palazzo e prendendo a correre a perdifiato di tetto in tetto, gli occhi che fiammeggiavano nell’oscurità.
“Oh, no!”, esclamò Helen, sconvolta. “E adesso dove va?”.
“Merda”, ringhiò Teresa, precipitandosi verso la Smart.
“Che cosa è successo?”, gridò Miria.
“Ha detto Priscilla”, rispose la guerriera, spalancando la portiera e spegnendo l’allarme con un cazzotto. “Se mia sorella ha le turbe adolescenziali in ritardo, è mio compito fermarla!”.
 
“Vengo con te!”, intervenne Helen con decisione. “Sono l’unica rimasta più o meno incolume e credo che, in una situazione del genere, due guerriere siano meglio di una”.
Miria annuì, lo sguardo serio e determinato.
“Appena la rigenerazione sarà terminata, vi raggiungeremo immediatamente sul campo”, disse.
“Risparmiati lo stress, boss”, la interruppe Teresa, saltando nell’abitacolo e inserendo le chiavi. “Per questa volta, hai fatto fin troppi danni”.
Subito, le schitarrate rock tornarono a irrompere dall’autoradio.
“Figo! Sei una fan dei Rammstein?”, non poté fare a meno di esclamare Helen, facendo le corna.
“Questo non è il momento di scherzare”, tagliò corto l’altra, abbassando il volume per la prima volta da quando aveva preso la patente. “Voglio vedere con quale coraggio ci fermerà la Polizia Stradale!”, aggiunse, indugiando sul parabrezza crepato.
E partì rombando nella notte.
 
*
 
Raki restò immobile, fissando il profilo spettrale di Priscilla in piedi di fronte alla macchina.
Il sangue gli si congelò nelle vene nel momento in cui questa allungò una mano verso la portiera, facendola scattare.
Una folata di vento gelido accompagnò il suo ingresso nell’abitacolo.
La Risvegliata si sistemò sul sedile anteriore, fissando il ragazzo con i suoi grandi occhi scuri e tristi.
Raki si irrigidì sullo schienale, incapace di muovere un muscolo per il terrore.
Era come se in macchina fosse appena entrata una tigre del Bengala pronta a farlo a fettine.
Priscilla lo fissò per un tempo interminabile, le narici che fremevano appena a ogni suo respiro.
 
Poi reclinò appena il capo, sussurrando:
“Mi dispiace”.
Il ragazzo restò basito per qualche istante, sondando il peso delle sue parole e quell’atteggiamento di nuovo fragile e mansueto.
O almeno così sembrava.
“Ti…ti dispiace?”, osò balbettare, il viso ancora umido di lacrime.
Priscilla si accostò ancora di più a lui, lo sguardo più triste che mai.
“Ti ho fatto paura?”, chiese.
Raki annuì.
“Uno yoma ha ucciso i miei genitori e due delle mie amiche più care”, si decise a rispondere. “Secondo te, come mi dovrei sentire dopo quello che ho visto?”.
 
Priscilla annuì.
“Yoma”, ripeté piano.
Detto dalle sue labbra, aveva come il suono magico di una parola sconosciuta pronunciata per la prima volta.
“Non so perché lo faccio. È come…irresistibile”, disse, lo sguardo perso nel vuoto. “Ho provato a mangiare altre cose, ma il cibo degli umani non mi sazia. Io voglio quello”.
La sua bocca si contrasse in un singhiozzo.
“Ti giuro che mi fa orrore, quello che sono!”, gridò, portandosi di nuovo le unghie al volto come per sfigurarlo. “Odio la mia natura, odio quello che faccio, odio me stessa! MI ODIO!”.
Raki non seppe mai perché in quel preciso momento si slanciò in avanti, bloccandole i polsi e costringendola ad allontanare le mani dal viso.
I suoi occhi arrossati di pianto lo fissarono in un’espressione a metà strada tra il disperato e lo spaventato.
 
“Non voglio che ti fai altro male”, le ordinò, la voce improvvisamente ferma. “Sono stufo di vedere gente soffrire per questa storia. Ho dovuto assistere alla morte delle persone che amavo senza che lo meritassero. Altre sono state consumate dallo stesso male che ti divora. Nei miei occhi, non c’è altro che orrore e disperazione. Tutto questo per colpa di forze che non riusciamo né a comprendere, né a gestire. Non ha senso, continuare ad alimentarle. Per questo, smettila di colpirti. Tanto non risolvi niente”.
La bocca di Priscilla si contrasse in un’espressione addolorata, mentre nuove lacrime prendevano a solcarle il viso.
“Raki”, mormorò, cedendo finalmente alla sua presa e abbassando le mani.
Il ragazzo trasalì, interdetto.
Gli suonava strano sentire il suo nome pronunciato da lei, specie con quel tono sognante, come se stesse parlando a un altro.
 
“Le tue parole sono diverse”, aggiunse Priscilla. “Tu sei diverso. Hai un odore diverso. E io non capisco”.
Si rannicchiò ancora di più sul sedile, abbracciandosi le ginocchia.
“Da quando sei arrivato, nulla è più stato come prima. Io sono cambiata. Mi sento meno sola, quando sono con te. Non riesco a odiare”.
I suoi occhi spaventati si levarono verso Raki.
“Credimi, era da molto tempo che non mi nutrivo. Io riesco a resistere. Preferisco indebolirmi fino allo stremo delle forze, piuttosto che dover vivere di nuovo quanto accaduto stanotte”.
Al solo ricordo, i singhiozzi tornarono a turbarle il viso.
“Ma poi, quando ho visto quegli umani che ti picchiavano, io…”, si portò una mano al volto. “Ho perso la ragione. Non mi importava cosa mi avrebbero fatto. Tutto ciò che sentivo era il tuo dolore, la tua paura. Dovevo farli smettere. Era l’unico modo che avevo”.
 
Si strofinò il volto con il dorso della mano, tornando poi a fissare il ragazzo con aria afflitta.
“Lo so, adesso hai paura di me. Lo sapevo che dopo non mi avresti più voluta. Ma sappi che l’ho fatto perché volevo che fossi al sicuro. Io non permetterò mai che qualcuno ti faccia del male. Sei importante, per me”, sussurrò.
A quelle parole, gli occhi di Raki si sgranarono per la sorpresa.
Possibile che attraesse i demoni in quel modo?
“Vuoi tenermi con te e poi divorarmi?”, domandò, i brividi che lo scossero da capo a piedi.
In tutta risposta, Priscilla si avvicinò improvvisamente a lui, un’espressione serena dipinta sulle labbra appena dischiuse.
Un attimo dopo, le poggiò delicatamente su quelle del ragazzo, sfiorandole nel bacio più dolce e casto che avesse mai ricevuto.
 
Raki sgranò gli occhi per la sorpresa.
Era successo tutto senza preavviso.
Come con Gaia.
Come con Claire.
Poi, avvertì la mano di Priscilla appoggiarsi sul suo petto e scendere lentamente verso il basso, accarezzandogli dolcemente il torace fino ad arrivare al suo ventre morbido e caldo.
Il ragazzo si irrigidì, avvertendo quella delicata pressione, dannatamente piacevole quanto pericolosa.
Priscilla gli rivolse un sorriso languido, come per rassicurarlo.
Poi, slacciò lentamente la zip della giacca a vento, sollevandogli prima la felpa e poi la maglietta che vi teneva sotto.
Il contatto delle sue dita gelide sulla sua pelle nuda lasciarono sfuggire al ragazzo un’esclamazione di pura sorpresa e terrore.
 
Il sorriso di Priscilla diventò più serafico che mai, tornando a sfiorare ancora una volta le sue labbra irrigidite, l’indice che gli percorreva l’addome dal fianco all’ombelico, tracciandovi cerchi invisibili prima di tornare indietro.
Era come se quel contatto la mandasse in estasi.
Terrorizzato, Raki serrò gli occhi, aspettandosi di avvertire le sue unghie smetterla di giocare con lui e penetrargli finalmente nella carne, strappando e lacerando fino ad arrivare alle interiora.
Avrebbe tanto voluto gridare, dimenarsi e fuggire, ma i suoi muscoli erano come paralizzati.
Del resto, quelle coccole così bizzarre e malate erano quasi piacevoli.
Forse, era destino che la sua morte fosse così: assurda, dolce, atroce.
Era come se volesse rendergli quel momento meno doloroso possibile, una piccola e perversa grazia che gli stava concedendo prima di riempirsi le fauci.
 
Con un sorriso languido, Priscilla, gli sfiorò la gola con le labbra, scendendo con il capo fino alla pancia.
Raki prese a tremare e sudare freddo in maniera incontrollata, serrando le dita sul sedile e mordendosi le labbra a sangue.
Lo sapeva, stava per farlo.
Avvertì il contatto umido delle sue labbra percorrere la stessa strada aperta dalle dita e fermarsi all’altezza dell’ombelico, baciandolo dolcemente.
Poi, con sua somma sorpresa, Priscilla tornò su, accarezzandogli il viso teneramente.
“Visto? Io non ti farei mai del male”, disse sorridendo, il volto più vicino che mai a quello di Raki. “Sei troppo importante per me. Non voglio tornare di nuovo triste”.
Una scarica di adrenalina si inerpicò su per la spina dorsale del ragazzo, il sangue che sembrava aver preso di nuovo a circolare regolarmente all’interno del suo corpo.
Non riusciva a crederci: era ancora vivo!
 
Forse fu proprio l’euforia che seguì quella consapevolezza a spingerlo a tuffarsi nuovamente tra le labbra di lei, che gli aveva cinto il collo con le braccia e l’aveva attirato a sé.
Non appena percepì di nuovo quel contatto umido, la sua vista esplose in mille stelle incandescenti.
Il ragazzo la circondò con le braccia, percorrendole la schiena con le mani e lasciandosi andare a quel contatto folle.
Forse, una volta giunto al culmine dell’estasi, Priscilla lo avrebbe comunque ucciso, ma poco gli importava.
Se questi dovevano essere davvero gli ultimi istanti della sua vita, voleva viverli appieno, senza scappare a nascondersi.
Voleva dimostrarsi finalmente un uomo, capace di stringere a sé la propria donna, per quanto mostruosa, e amare senza timore.
 
Voleva lasciarsi trascinare da quei sentimenti che fino a quel momento aveva represso con furia dietro ai suoi assurdi sensi di colpa.
Tanto, che cosa aveva da perdere?
Non gli restava più nulla là fuori, eccetto quella vecchia scatola di metallo della sua macchina e la ragazza che in quel momento si trovava avvinghiata al suo corpo.
Le sue mani si posarono timidamente sui suoi fianchi e osarono risalire il suo corpo fino a sfiorarle i seni, ogni singola cellula della sua pelle che sembrava esplodere a ogni centimetro conquistato.
Davvero l’amore era così piacevole?
E anche così dannatamente pericoloso?
Il ragazzo aprì per un attimo gli occhi, colto dall’improvviso desiderio di guardare in faccia quella creatura che lo stava conducendo alla più grande beatitudine attraverso il più orrido degli inferni.
Poi trasalì, con la sensazione di avere lo stomaco piantato in gola.
Gli occhi gialli di Claire brillavano come due fari nell’oscurità, in piedi di fronte alla macchina parcheggiata.




Buongiorno, gente meravigliosa! :)
Aaaaah, che bello poter restare a casa di venerdì: svegliata tardi, abbigliamento casual ultramorbido per girare comodamente per casa e soprattutto un nuovo capitolo da aggiornare! XD
Lo so, io non riesco a far avere una storia d'amore NORMALE ai miei personaggi. E, qualora l'avessero, prima devono subire non so quante legnate prima di godere un po' di meritata privacy. Qualcosa mi dice che non sono mai stata un tipo da harmony, nonostante la mia vita sentimentale!

Nello stesso momento, mentre a Raki è appena venuto un mezzo infarto * ma comunque si è svegliato, era ora! *, qui fuori c'è qualcun altro che se la sta passando un po' meno peggio. Certo, Teresa sta facendo di tutto per aiutare Claire a tornare indietro, ma purtroppo ha toccato il tasto peggiore per farla incazzare ancora di più, visto che ormai dà retta solo ai suoi istinti più bestiali! Vi lascio immaginare che cosa succederà nel prossimo capitolo...
E no, non ho intenzione di scrivere una scena simile a quella del penoso finale dell'anime, anche se la sensazione di vuoto che immagino avrete quando lo leggerete sarà molto vicina ad esso. Ebbene sì, perché il prossimo sarà l'ultimo capitolo della Prima Parte, ma non disperate: come regalo di Natale, cominceremo subito con la seconda!
Ho già iniziato a spoilerarvi qualcosa su Facebook, quindi tenetevi pronti: di certo non ho alcuna intenzione di abbandonarvi così presto! XD
Piuttosto, ringraziate quel gran capoccione di mio marito Xephil che ha tanto insistito per darmi spunti per allungare il brodo, altrimenti con questa fic ci saremmo dovuto già salutare da un pezzo e per di più con un finale tutt'altro che lieto! ;)

A proposito di ringraziamenti...
Un grazie come sempre ai miei recensori incalliti: mio marito Xephil, la mia adorata bienchen (lo so, ti sto traviando con questi demoni scatenati: perdonooooo!) e gli immancabili AlanKall e DeathNote666.
Un saluto anche a tutti i miei lettori silenziosi, ovunque vi troviate ;)

Dunque, come già accennato, il prossimo aggiornamento sarà venerdì prossimo * ma tenete comunque d'occhio Efp, perché potrei anche anticiparlo a giovedì sera per una serie di impegni *
In ogni caso, vi consiglio come sempre di tenere d'occhio la mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra/?fref=ts

Un bacione e a presto!
* e adesso, corro anch'io a fare un po' di regali di Natale XD *
Vi voglio bene :)

Vostra,
Fedra

 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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