Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    11/12/2015    3 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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-Qualcosa non va?!-
Margaret continuò a fissare dentro il vivaio dei pitoni, le mani sui fianchi e un’espressione riflessiva, senza rispondere al collega che si era fermato nel notare quel suo strano atteggiamento.
Anche se la conosceva da poco, poteva dire di conoscerla già molto bene. E non era da Margaret non salutare o addirittura non sorridere o non essere comunque serena. Era sempre serena Margaret, almeno lo era quando la vedeva lui.
Aprì la bocca per chiamarla ma la bionda erpetologa lo precedette, girandosi a guardarlo con un misto di ironia e scocciatura negli occhi.
-Hai una qualche valida e vagamente plausibile spiegazione di come uno dei tuoi falchi si sia infilato nel vivaio dei miei pitoni?!- domandò con un sorriso che prometteva un’atroce morte, calcando il tono nel pronunciare i due pronomi possessivi.
Marco rimase impassibile, sollevando appena le sopracciglia, senza dare mostra della sorpresa che aveva appena provato nel vederla così omicida e nel sentirla così sarcastica. Sapeva che Margaret era sveglia e dalla risposta pronta ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui l’avrebbe definita spaventosa.
Senza un plissé, tornò sui suoi passi, camminando in silenzio verso la teca, ancora sotto lo sguardo furente e infuocato della collega, assottigliando gli occhi nel guardare verso l’alto, verso la cima del grosso albero che occupava il vivaio dei rettili.
-Deve essere scappato mentre gli davano da mangiare- considerò, commettendo l’errore di farlo ad alta voce.
-E voglio sperare che sia scappato dopo la sua razione perché se dovesse farmi fuori  uno dei pitoni albini io poi farei fuori te e il resto della tua squadra- mormorò con glaciale calma, facendo sobbalzare l’ornitologo.
-E se dovesse uccidere un pitone non albino?!- domandò Marco, girandosi appena a guardarla.
Margaret gli sorrise radiosa, inclinando appena il capo all’indietro.
-Uccido solo te- sibilò con dolcezza, facendolo ghignare divertito.
Chinò appena il capo scuotendo la testa, Marco.
Il loro ultimo, giovane, biondo e attraente acquisto si stava rivelando una continua scoperta, rendendola un soggetto irrimediabilmente affascinante. Nessuno stupore che si trovasse così bene con lei, in fondo le cose semplici non gli erano mai piaciute molte. Lui stesso rappresentava un enigma per tutti coloro che lo conoscevano.
Corrugò per un attimo le sopracciglia, perso in quella riflessione.
In effetti, a ben pensare, nonostante avessero già una loro routine come colleghi, non sapeva molte cose di Margaret. Lei si fermava al mattino a prendere il caffè anche per lui, giustificandolo come un ringraziamento per tutte le volte che, a fine giornata, l’ornitologo le dava uno strappo fino a casa. Pranzavano insieme, spesso in compagnia di altri ma a volte anche da soli e si consultavano sul da farsi quando qualche situazione si rivelava particolarmente spinosa, anche se di fatto le loro conoscenze non si incastravano molto bene.
Eppure se si trattava di scambiare un’opinione, Marco non poteva che pensare subito a Margaret nonostante la conoscesse da poche settimane. E per concludere in bellezza, caso più unico che raro per il biondo, la collega non sembrava affatto infastidita dalla sua indole taciturna e sembrava essere perfettamente in grado di distinguere quando Marco taceva perché non aveva niente da dire e quando lo faceva perché voleva essere lasciato stare.
Si chiese se fosse una capacità innata, la sua, o se dipendesse da qualche altro fattore.
-A-ehm!-
Un suono raschioso lo riscosse e, sollevata la testa di scatto, si rese conto di essere ancora immobile fuori dal vivaio, lo sguardo sempre puntato verso l’alto e Margaret sempre al suo fianco in sempre meno paziente attesa.
-Se uno dei miei serpenti fosse sgusciato fuori dal suo vivaio io avrei subito allertato tutti, perciò mi spiace ma per me voi dell’ornitologia siete direttamente responsabili dell’incidente- snocciolò per fargli capire il suo punto di vista, rendendosi conto che non poteva che darle ragione.
Si passò pollice e indice sugli occhi, dicendosi che più tardi avrebbe dovuto dare un paio di lavate di capo a qualcuno ma ora era un’altra la questione da sistemare.
Dopotutto il bello del loro centro era che non era un semplice zoo ma un luogo dove gli animali esotici che si potevano trovare allo stato brado nelle foreste fuori Raftel venivano curati per poter tornare un giorno a scorrazzare liberi nel loro habitat naturale e sarebbe stato alquanto incoerente, per non dire immorale, permettere a uno dei falchi di sterminare l’intera popolazione di pitoni in riabilitazione che in quel momento il centro ospitava.
-Non preoccuparti, ci penso io- la rassicurò, ottenendo solo un cenno del capo che lo obbligò a sopprimere un sorriso.
Però, gli piaceva quel lato di Margaret! Era assolutamente insospettabile!
Ringraziando mentalmente per avere con sé ancora un po’ di carne cruda, si infilò i guantoni protettivi prima di avventurarsi all’interno della gigante teca. Sapeva di doversi muovere con cautela ma sapeva anche che Margaret era lì fuori pronta a intervenire, considerazione che lo fece rilassare ulteriormente dal momento che, sebbene ne avesse conosciuti pochi, la ragazza gli sembrava uno degli erpetelogi più in gamba con cui avesse mai avuto a che fare.
Si girò un’ultima volta e la trovò che lo guardava con un incoraggiante e spaventoso sorriso al quale rispose, stortando appena le labbra. Margaret si concentrò per non lasciarsi andare a un’espressione radiosa finché il biondo non le voltò completamente le spalle.
Scosse la testa, divertita dal modo che Marco aveva di affrontare quelle situazioni, sempre arrogante e sicuro di sé. Era un tipo interessante, non c’era che dire, ed era davvero contenta di aver trovato qualcuno con cui riusciva ad andare tanto d’accordo.
Da quando era lì, non lo aveva visto comportarsi come faceva con lei, sembrava che prima del suo arrivo non avesse legato poi molto con nessuno degli altri colleghi e la cosa, doveva ammetterlo, la lusingava.
Lo osservò avanzare verso l’albero e fece una rapida panoramica per controllare che nessun pitone si avventurasse contro l’ornitologo ma i rettili erano tutti ben consci del pericolo rappresentato dal rapace e si guardavano bene dall’uscire dai loro nascondigli.
Margaret emise un breve sospiro nel rilassarsi. Sapeva che Marco avrebbe risolto il problema e poteva finalmente concedersi di sentirsi sollevata.
Si fidava davvero molto di lui.
Il tempo di elaborare il pensiero e sorridere di nuovo che una svolta inaspettata le fece gelare il sangue nelle vene e sobbalzare sul posto. Qualcuno l’aveva afferrata da dietro, passandogli un braccio intorno alla vita e obbligandola a far aderire la schiena al proprio torace, torace chiaramente maschile.
Trattenne il fiato giusto il tempo che servì all’odore del suo “aggressore” per solleticarle le narici, odore così famigliare e rassicurante, che le provocò un lieve capogiro, mentre socchiudeva gli occhi per goderselo fino all’ultima particella.
Si abbandonò senza esitare tra le sue braccia, girandosi veloce a cercare i suoi occhi grigi, illuminati da un sorriso sghembo, arrogante e divertito.
-Ciao!- lo salutò emozionata e sorpresa, circondandogli il volto con le mani e avventandosi sulle sue labbra ancora stirate in quel ghigno così dannatamente sexy.
Per tutta risposta, Law la strinse ancora più forte, rispondendo al bacio fino a mozzarle il respiro.
Le posò una carezza sul volto chiaro e perfetto quando si separarono in debito di ossigeno.
-Cosa fai qui?!- gli chiese, afferrando i baveri della sua camicia, quasi avesse paura che potesse scappare.
-La conferenza è finita prima del previsto- spiegò in un soffio, rispondendo anche alla domanda successiva che Margaret era pronta a porgli e cioè per quale occasione si fosse vestito tanto bene.
Si era dimenticata della conferenza.
-Potremmo pranzare insieme- propose, continuando ad accarezzare il suo profilo, instancabile.
Il cuore di Margaret accelerò e si allargò di felicità a quella prospettiva. Era da tanto che non riuscivano a passare un’ora insieme senza pensieri o impegni incombenti.
Tra Law che era presissimo al lavoro e lei che doveva stilare un riassunto del programma riabilitativo dei rettili del centro di quel primo semestre, le loro  cene erano diventate degli spuntini flash durante i quali cercavano almeno di sincerarsi l’uno delle condizioni di salute dell’altro.
Per non parlare poi del fatto che, dopo l’exploit della sera di Halloween, la frequenza con cui facevano l’amore era tornata a essere decisamente inferiore a quella che entrambi avrebbero voluto. Il corpo lo reclamava a gran voce in ogni ritaglio di tempo ma il cervello non glielo permetteva.
Margaret non vedeva l’ora che l’anno nuovo arrivasse, portando un po’ di tregua a entrambi e permettendole di dedicare a Law tutta l’attenzione che avrebbe voluto già potergli dedicare.
Si schiacciò contro di lui, strusciando il bacino contro il suo e accarezzandogli il dorso del naso con la punta del proprio.
-È per caso una proposta indecente, dottor Mihawk?!- domandò con il suo tono più malizioso, regalandogli un’ondata di calore.
-Potrebbe diventarlo- sussurrò divertito, avvicinandosela per poterla baciare di nuovo.
Kami, era così buona Margaret, così sensuale e dolce e semplice anche, come la torta paradiso ma con dentro un goccio di liquore, quel tanto che bastava per renderla unica. Anche solo tenerla tra le braccia era la perfezione, il paradiso in terra.
Niente, assolutamente niente avrebbe potuto rovinare quei momenti in cui sentiva che anche con i vestiti addosso era una cosa sola, due perfette metà dello stesso intero.
Niente avrebbe potuto rovinare quel momen…
-Ecco fatto-
Una voce atona, più o meno come la sua, s’intromise prepotente, distruggendo l’atmosfera perfetta che si era creata ma, soprattutto, facendo sobbalzare Margaret che si affrettò a distanziarsi da lui per poter guardare il nuovo arrivato.
Imponendosi di restare calmo, virò su se stesso per mettere a fuoco il collega/amico/taxista della SUA donna, fuori dalla teca dei pitoni con un falco appollaiato sul suo avambraccio e una posa che lasciava intendere che per lui girare con un rapace a pochi centimetri dalla faccia era cosa di tutti i giorni.
-Halta chiedi scusa a Margaret- disse, dando una leggera scossa al braccio e facendo protestare il votatile.
Margaret rise, con la sua risata cristallina e sincera. Rise e il sangue di Law si congelò all’istante nelle sue vene.
-Grazie Marco!-
-Figurati- minimizzò con una scrollata di spalle per poi girarsi verso il chirurgo -Ciao Law-
-Marco- rispose asciutto, studiandolo con la stessa infastidita occhiata che l’ornitologo stava rivolgendo a lui.
-Ti fermi a pranzo?- s’informò con apparente indifferenza, facendolo fremere appena di rabbia.
Quella domanda sapeva tanto di padrone di casa e la cosa non gli andava per niente a genio. Va bene che lui non lavorava al centro ma Margaret era la sua donna e lui aveva tutto il diritto di pranzare con lei.
-È precisamente la mia intenzione sì-
Il silenzio calò mentre i due uomini continuavano a studiarsi in cagnesco e le guance di Margaret si coloravano appena.
-Ehm… allora andiamo?!- propose, obbligandoli a interrompere il contatto visivo e a portare gli occhi su di lei, quasi fosse stata una calamita.
Law le sorrise, annuendo senza parlare e avvicinandosi per trascinarsela contro e baciarla sul capo.
-Andiamo…- confermò mentre Marco si muoveva nella direzione opposta.
-A dopo allora- si congedò.
-A dopo Marco!- rispose la bionda prima di avviarsi a sua volta, cercando di ignorare l’occhiata omicida che il suo uomo aveva appena lanciato al suo amico.

 
§

 
La risata di Boa attraversò lo stretto corridoio che separava la cucina dal salotto, facendo voltare Ace e Perona che, seduti dal divano, riuscivano a vederli impegnati a sistemare le ultime cose in cucina, tra un bacio e un abbraccio.
Sorrisero con affetto, godendosi quel clima famigliare e accogliente che era il marchio di fabbrica di casa Mihawk e spingeva il moro ad accettare quasi sempre gli inviti a cena dell’ultimo minuto quando sua mamma aveva il turno di notte all’ospedale.
Sospirando e lasciandosi scivolare un po’ più giù sul divano, Ace intrecciò le dita dietro la nuca, continuando a studiare i genitori della sua migliore amica.
-I tuoi sono probabilmente la coppia più bella che io abbia mai visto in vita mia- affermò dopo qualche istante, riguadagnandosi tutta l’attenzione della rosa, che sorrise con orgoglio, quasi fosse merito suo -Hanno un modo di relazionarsi che… mi ricordano tanto un serpente e un falco a volte-
-Che vuoi dire?!- si accigliò appena Perona.
Fu il turno di Ace di distogliere gli occhi dalla scena che stava avendo luogo in cucina, sorridendo con affetto all’espressione stranita della ragazza.
-Tuo padre sembra sempre un cacciatore che cura la propria preda quando tua mamma è in giro e lei…- sorrise con malizia, distogliendo per un attimo lo sguardo, lievemente imbarazzato da quanto stava per dire -È sensuale, come un serpente!- ammise, rimettendosi più dritto -Avevo anche una cotta per lei un paio di anni fa!-
-Per mamma?!?- chiese la rosa, sgranando gli occhi incredula e sbuffando una risata nel vederlo annuire.
-È una bellissima donna!-
-Lo so! Però mi fa strano!- si strinse nelle spalle, sorridendogli senza riserve.
Senza pensare, Ace portò il dorso del suo dito indice a sfiorarle una guancia, tornando improvvisamente serio.
-Voodoo senti…- cominciò, deglutendo un po’ troppo rumorosamente -C’è una cosa di cui ti volevo parlare già dall’altro ieri, quando abbiamo fatto il gruppo studio…-
-Dimmi!- lo incitò, colpita dal suo strano comportamento.
Non era da Ace titubare così.
-È vero quello che ha detto Izo?! Riguardo… Riguardo al Prof?!-
La rosa trattenne un attimo il fiato e fu il suo turno di distogliere lo sguardo, buttando fuori una risatina lievemente isterica.
-Ahhh io… Eheheh…. Beh ecco…- balbettò, passandosi una mano sul volto e chiudendo per un attimo gli occhi.
Doveva ricordarsi di uccidere Izo, doveva farsi un appunto mentale.
-È un uomo adulto!- riaprì gli occhi, stupita dal tono fermo e chiaramente preoccupato dell’amico, che ora la guardava con determinazione -E tu… so che non sei una bambina, so che sei incredibilmente intelligente e sveglia e bella ma lui è un uomo e tu sei la sua studentessa! Io non voglio che si approfitti di…-
-Ace, Ace, Ace!- lo fermò, agitando le mani a palmo aperto davanti al volto -Senti è solo… attrazione intellettuale okay?! Lo ammiro, davvero tanto, ma non significa che io sia innamorata o disposta a fare pazzie!-
-Sei… sicura?!- la incitò, le sopracciglia corrugate -Le mie compagne non fanno che dire che è un bell’uomo e…-
-Sì è vero, è bello e tutto quello che vuoi ma… lo sai no?! L’amore della mia vita è uno e uno soltanto!- affermò con tono lievemente teatrale e un guizzo divertito negli occhi.
-E chi?!- chiese il moro dopo un attimo di interdizione.
Perona sospirò melodrammatica.
-Sanji naturalmente!-
Ace sobbalzò appena, prima di tornare a sorridere e sentire il cuore allargarsi un pochino.
-E io che credevo che non ti piacessero i biondi!- ghignò bastardo, reggendole il gioco e facendole assottigliare lo sguardo con malizia.
-Per Sanji posso fare un’eccezione- soffiò così seria e, sì, sensuale da lasciarlo un attimo senza fiato.
-Se dovessi mai volerti vendicare di Zoro per qualcosa, questo sarebbe il modo perfetto lo sai?!- le disse, prima di scoppiare a ridere con lei.
Rimasero fermi sul divano ad ascoltare la risata l’uno dell’altra scemare e si guardarono per un attimo con quella complicità che era tutta loro prima che Ace si colpisse le cosce con la mani e dondolasse appena per darsi la spinta e mettersi in piedi.
-Mi sa che è ora che vado a casa, Voodoo!- affermò stirandosi, mentre Perona si alzava in piedi e gli passava una mano intorno alla vita, per abbracciarlo un attimo, prima di precederlo alla porta da brava padrona di casa.
Aspettò che si congedasse dai suoi, ringraziandoli per la cena, e che mettesse il giubbotto, decisamente troppo leggero per il clima esterno. Gli sorrise quando la raggiunse e gli depositò il rituale bacio sul capo, ringraziando anche lei.
-Figurati- soffio roca, aprendogli la porta e attraversando il portico insieme a lui, per tenerlo d’occhio mentre percorreva il vialetto con le mani in tasca.
Si fermò a metà tragitto, girandosi a cercarla.
-Ti scrivo su Whattsapp quando sono a casa?!- le chiese e il sorriso gli si allargò nel vederla annuire.
Riprese a camminare, scricchiolando con le suole contro il selciato e Perona si lasciò pervadere da un’ondata di affetto e sincero amore per lui.
Quanto gli voleva bene!
Se c’era una persona che voleva vedere felice, era proprio Ace.
Un pensiero la colpì, condizionato da quella considerazione.
-Ohi Ace!- lo richiamò, ancora appoggiata al sottile pilastro del portico.
Il moro si girò subito a cercarla.
-Dimmi!-
-Sai chi mi ricorda un po’un serpente?! In senso buono intendo!-
-No, chi?!-
Perona sorrise furba, protetta dalla penombra notturna.
-Sugar!-
Un attimo di silenzio intercorse tra loro prima che, con una certa soddisfazione per la rosa, un sorriso che era tutto un programma piegasse le labbra di Ace.
-Può darsi…- concesse in un sussurro.
Con un ultimo cenno di saluto, le voltò di nuovo la schiena avviandosi una volta per tutte e Perona aspettò che la sua figura diventasse del tutto indistinguibile prima di rientrare in casa, con la sensazione di stare giocando la miglior partita della sua vita.
 
 
  
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