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Autore: 7vite    11/12/2015    1 recensioni
Dato che il manga si è bruscamente interrotto, lasciando tanti quesiti irrisolti e sollevando parecchi dubbi ho deciso di continuare la storia a modo mio.
Nella mia FF le storie di tutti i personaggi s'intrecciano in un vortice di emozioni e paure, restando quanto più possibile IC.
Hachi sarà impegnata con la ricerca di Nana, fuggita subito la morte di Ren.
I Blast si scioglieranno ed i membri del gruppo intraprenderanno strade diverse, ma non per questo metteranno un punto alla loro amicizia.
Dall'altro lato i Trapnest subiranno lo stesso destino: Reira sarà tormentata da un segreto inconfessabile che le cambierà la vita e Takumi per proteggerla farà diverse rinunce, esternando finalmente il suo lato migliore.
La storia si susseguirà alternando presente e futuro (4 anni dopo) e ogni capitolo verrà raccontato attraverso il punto di vista di qualcuno.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hachi

"Adesso che ci siamo ritrovate, Nana, tornerà tutto come una volta?"

 


***
George aveva osservato tutto dalla grande vetrata dell’Agorad ed era rimasto stupito. Quando aveva conosciuto Anna si era chiesto diverse volte quale segreto custodisse quella ragazza, e se era o meno il caso di fidarsi di lei. Aveva provato in ogni modo ad estoglierle informazioni, ma la ragazza si era sempre rifiutata di raccontare più del dovuto. Da quando la conosceva l’aveva vista interagire poche volte con le persone, e tenendosi sempre in qualche modo distante. L’abbraccio che aveva concesso a quella donna gli sembrava strano, fin troppo- Nessun amico era mai venuto a trovarla, si chiese in effetti se ne avesse mai avuto qualcuno.
Chi era quella donna? Non poteva fare a meno di domandarselo, ma sapeva che se anche gliel’avesse chiesto, Anna non avrebbe risposto. Era fatta così. Si chiese dunque cosa mai lo attirasse così tanto di lei, ma lo sapeva già: lei liberava un’energia unica, era come avvolta da un alone molto forte. Nessun’altra donna l’aveva, anche quelle che la superavano in bellezza (e ce n’erano molte, a dire il vero). Ma lei aveva qualcosa in più, lo sentiva. Non si trattava del suo carattere, né del suo atteggiamento, si trattava di qualcosa di intrinseco della sua anima, nella sua natura. Lui voleva spogliarla di ogni bugia, voleva arrivare al nocciolo della verità, desiderava, no, esigeva sapere chi fosse quella donna che lo aveva ammaliato e stregato.
Furioso, per come se l’era data a gambe senza preoccuparsi di fornirgli alcuna spiegazione in merito, decise di andarsene. L’aria pungente della notte lo aveva colpito brutalmente in viso. Si accese una sigaretta e ne aspirò una lunga boccata, poi sputò via il fumo con rabbia.
Si accorse quasi per caso di quel gruppetto di asiatici stanziati a pochi centimetri dal suo posto di lavoro. Quattro uomini. Stavano all’aria aperta, nonostante il clima. Qualcuno fumava. Non erano dei clienti, bensì turisti. Si domandò se anche loro avessero a che fare con Anna.
Si portò la mano alla bocca, aspirando ancora più avidamente il fumo. Non dovette avvicinarsi troppo.
-Buonasera. Scusate, siete giapponesi?-
Uno di loro, il più strano, quello che portava gli occhiali da sole, nonostante fossero al buio, lo guardò e gli rispose.
-Sì, è esatto.-
-Capisco. Siete amici di quella ragazza che è entrata poco fa? Non ho sentito il suo nome, ma stava cercando la cantante.-
-Sì, proprio così. Come mai ce lo chiede?-
-Le due sono andate via insieme, se la state aspettando, sprecate il vostro tempo.-
L’uomo allora disse qualcosa in giapponese al resto del gruppo.
-Bene, allora la ringraziamo per l’informazione.-
-Aspettate! Avrei una domanda. Voi… Sapete qual è il suo nome?-
Rimasero tutti quanti in silenzio, fissando l’uomo inglese con curiosità.
-Non credo dovrebbe interessarle, è una donna sposata.-
A parlare fu un ragazzo dall’inglese quasi impeccabile, che ad occhio e croce pareva il più giovane del gruppo.
-No, non avete capito, mi riferivo alla cantante. La conoscete giusto? Sapete quale sia il suo nome? Non vorrei che fosse avvicinata da un gruppo di persone che si fingono suoi amici e poi invece non lo sono, lo capite è vero? Dovreste dimostrarmi di conoscerla davverp, ditemi ad esempio qual è il suo nome, una cosa facile.-
Gli uomini si scambiarono uno sguardo silenzioso, pareva si fossero intesi.
-Ascolti.-
Disse di nuovo il giovane.
-Se pensa di prenderci in giro, si fidi, ha sbagliato persone. Evidentemente la sua cantante non la conosce bene, forse è per questo che cerca di estirpare informazioni sul suo conto, e mi dia retta è tempo sprecato. Faccia come se non ci avesse neppure visti stasera. La ringraziamo per l’informazione fornitaci, ma credo sia il caso di andare.-
E così dicendo, rientrarono tutti quanti in macchina, allontanandosi.
Amareggiato, George guidò fino a casa sua. Quei ragazzi dovevano sapere qualcosa, per forza. E dovevano anche esserle molto amici, altrimenti non l’avrebbero protetta in questo modo. O forse Anna era in pericolo? Avrebbe dovuto tacere? Ma no, se anche fosse stata in pericolo, se l’era certamente cercata.
Diverse volte, nel corso di quei quattro anni, si era domandato se non ci fosse dietro un problema legato alla criminalità, o a un giro di prostituzione. Quale altro movente, altrimenti, per nascondersi in questo modo?
Ripensò a quei ragazzi. Era certo di averli già visti, ma dove? Un uomo con gli occhiali da sole al buio, un ragazzino dalla capigliatura stramba e due biondini dal viso acqua e sapone. Era impossibile che li conoscesse, quelli erano giapponesi! Eppure, l’unico contatto che aveva col Giappone era proprio Anna, che c’entrasse lei? Dove li aveva già visti? Forse in una foto in casa sua?
Quando fece mente locale quasi non sbiancò. Ma certo che li aveva già visti, e proprio in casa sua! Ma non si trattava di una foto, no, quei ragazzi erano su uno stralcio di giornale che Anna aveva incorniciato.

Flashback di George, 3 anni prima.
-Beh, col trasloco siamo a posto, grazie per esserti offerto di aiutarmi, anche se ti avevo detto che non ce n’era alcun bisogno, ora potresti anche togliere il disturbo, vorrei dormire.-
-Sai Anna? Non ti facevo quel tipo di ragazza.-
-Eh? Ma di che diavolo stai parlando?-
-Delle ragazze che conservano le foto dei propri idoli!-
George le stava indicando una foto sulla cassettiera.
-Beh, sorpresa!-
-Ma chi sono questi qui? Per la miseria, fanno quasi paura. In effetti ricordano molto lo stile dark con cui ti sei presentata in locale le prime volte. Ti piace questo stile?-
-Sì, si chiama punk.-
-Fortuna che adesso sei una comune mortale!-
George rise, ma Anna rimase seria, sembrava persino infastidita.
-Scusami, non volevo prenderli in giro. Ad ogni modo, come si chiamano?-
-Black Stones. Comunque si sono sciolti. Li seguivo quando erano agli esordi, purtroppo non ce l’hanno fatta a sfondare nel mondo della musica. Peccato, erano promettenti.-
-Sarà, ma a me danno la pelle d’oca! Perché quel tipo porta gli occhiali da sole? Non sopporta le luci della ribalta?-
Sorrise della sua battuta.
-E questo qui? Ha legato la bocca all’orecchio perché ha paura che gli cada?-
Rise di nuovo, questa volta più rumorosamente, e lei lo ignorò, serrando i pugni.
-E questo chi è? Un attore? O un modello? Sai, ricorda vagamente Sid Vicious, dovresti conoscerlo se ti piace il genere. Incredibile, ne esiste anche una versione giapponese?-
-Ok, adesso basta, George, sono molto impegnata a disfare i bagagli ed è il caso che tu te ne vada. Hai fatto fin troppo, grazie, ciao.-
Anna lo spinse fuori dalla porta con tutte le sue forze, nonostante il ragazzo continuasse a dibattersi.
-Dai, suvvia,stavo scherzando, oh come sei permalosa! Non li conosci neppure, che fastidio possono mai darti le mie battute? D’accordo, mi scuso, ma smetti di spingere.-
George smise di opporre resistenza quando riuscì a guardarla finalmente negli occhi. Non capì se era tristezza o rabbia, seppe solo che da quel momento la trovò irresistibile. L’intensità del suo sguardo l’aveva fulminato.

***
George accese il suo pc e avviò il motore di ricerca online.
-Come diavolo si chiamavano? Era un nome simile a Rolling Stones… No, non può essere, aveva a che fare col dark. Dark stones? No… Rolling black? Ma che dico, non ha senso. Stones of punk? Ok, questa me la sono inventata. Non c’era la parola punk, lo ricordo distintamente, ma qualcosa di scuro… Dark non è. Black? Che sia black? Bah, proviamo, Black Stones.-
Immediatamente delle pagine giapponesi si aprirono sul suo browser.
-Ci siamo, sono loro! Sì ecco, li riconosco, il pelato indossava un cappello, e questo è il giovane con l’orecchino. Lui è il biondino, sono proprio loro e quella è…. No, non posso crederci. Quella li è proprio…-
 

  
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