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Autore: mirtyla    11/12/2015    5 recensioni
Francia, 2015. Con un divorzio alle spalle, la dottoressa Françoise de Jarjayes ritorna alla casa di famiglia di Arras per occuparsi del testamento del padre, pensando inoltre di prendere le redini del piccolo centro medico precedentemente gestito dal genitore. Ma una visita inaspettata cambierà le sue prospettive.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Non posso crederci! -, esclamò Françoise de Jarjayes sollevandosi di scatto dalla consunta poltrona di velluto verde per precipitarsi ad aprire la finestra.
- Cosa diavolo sta facendo quell’uomo?
Black, il giovane cocker che se ne stava disteso ai suoi piedi, si drizzò con uno scatto altrettanto fulmineo abbaiando minacciosamente.
- Zitto, Black! -, gli ordinò lei, puntando i gomiti sul davanzale per vedere meglio.
Un tizio si sporgeva in equilibrio precario da una scala appoggiata al muro.
Françoise de Jarjayes si ritrasse dalla finestra e si precipitò fuori, seguita a ruota dal cane. Benissimo, ecco un altro cialtrone che cercava di rubare il poco che era rimasto! Due furti in quindici giorni erano davvero due furti di troppo, e questo a sole tre settimane dalla morte di suo padre. E per giunta quel tipo si stava comodamente muovendo alla luce del sole! Roba da non crederci...
Infuriata, Françoise de Jarjayes si lanciò sul prato che divideva la sua abitazione dall’edificio adiacente, la lunga chioma bionda che sfuggiva all’elastico con il quale l’aveva frettolosamente legata qualche ora prima. Inutile chiamare la polizia, ci avrebbero messo ore ad arrivare di domenica.
Anni di jogging avevano reso il suo fisico agile e scattante, e in breve tempo attraversò il prato con grandi falcate.
- Ehi! -, gridò minacciosa, appena giunta in prossimità della scala, - Se cerchi di rubare le lastre di piombo dal tetto sei arrivato tardi!
Black le faceva da contrappunto abbaiando e latrando, con le piccole zampe anteriori appoggiate ai primi pioli.
- Buono, Black! -, comandò lei. Il cocker si sedette ansimante, con la lingua penzoloni.
- Le hanno già prese tutte, chiaro?! -, gridò poi, rivolta verso l’estremità superiore della scala.
L’uomo guardò in basso con aria interdetta, il volto nascosto da un largo fazzoletto che gli lasciava scoperti solo gli occhi. Françoise de Jarjayes scosse la testa: solo un imbecille integrale poteva pensare che quel fazzoletto sulla faccia gli avrebbe consentito rubare tranquillamente in pieno giorno.
- Togliti dalle scatole, mi hai capito?! -, urlò, agitando il cellulare che teneva nella mano destra, - O chiamo subito la polizia!
L’uomo le lanciò un’occhiata interrogativa. In realtà soltanto uno dei suoi occhi era visibile, mentre l’altro rimaneva semicoperto da un ciuffo di capelli corvini.
- Cosa c’è?-, le domandò tranquillo.
Lei gli rimandò un’occhiata furibonda.
- Cosa c’è?! -, ripeté, incredula, - Me lo dica lei cosa c’è!
Lui si sporse dalla scala mentre un lampo di noia gli attraversava lo sguardo.
- Prego? -, ribatté.
- Mi dice cosa diavolo sta facendo sul tetto?! -, gli gridò lei, serrando i pugni. Era veramente assurdo, quell’uomo si permetteva anche di essere scocciato, quasi come se fosse lei quella che doveva scusarsi di averlo interrotto!
L’uomo si liberò dal fazzoletto, rivelando un’espressione irritata.
- Nient’altro che controllare la grondaia -, rispose alzando le spalle.
- Controllare la grondaia? -, ripeté ancora lei, con gli occhi sgranati, - Ma chi pensa di prendere in giro, eh? Scenda subito di lì, o....
Lui sospirò sollevando lo sguardo al cielo, poi scese rapidamente la scala. Black balzò nuovamente in piedi, pronto a difendere la sua proprietaria.
- Calmati -, gli intimò Françoise de Jarjayes, - Posso benissimo affrontare questa ridicola situazione da sola.
Il cane si ritrasse di malavoglia.
- Ridicola, sì -, confermò lo sconosciuto con voce seccata.
Era alto e snello, e indossava un paio di jeans sdruciti e una T-shirt che metteva in risalto il suo torso muscoloso. L’occhio scoperto dai capelli la fissava deciso, emettendo bagliori verdi.
Lei sostenne il suo sguardo contraccambiandolo con uno altrettanto deciso.
- Crede proprio di potersi permettere le battute? -, lo apostrofò, - Che spiegazione mi può dare per tutto questo, eh?
- E lei crede proprio di potersi permettere quel tono da maestrina? – ribatté lo sconosciuto, incrociando le braccia con aria di sfida.
- Cosa c’è che la turba tanto, me lo spiega?
Françoise de Jarjayes ebbe un attimo di esitazione. Si trattava davvero di un ladro? Sembrava così sicuro di sé, così calmo. Un ladro si sarebbe davvero comportato così?
Si portò una mano alle labbra e rimase per qualche istante in quell’atteggiamento, reclinando la testa di lato in un gesto che tradiva la sua insicurezza; poi, d’un colpo, sollevò la testa ben dritta sul collo: quel tipo stava bluffando, decise risoluta, ed era bene che capisse che non avrebbe potuto farlo con lei.
- Voglio sapere che scusa è in grado di inventarsi per giustificare questo furto in pieno giorno -, esordì con voce forte e chiara, - Fidandosi del fatto che oggi è domenica e il posto è deserto.
L’uomo scoppiò a ridere di gusto, gettando la testa all’indietro.
Françoise de Jarjayes non credeva ai suoi occhi: non solo quell’uomo non sembrava affatto turbato all’idea che lei potesse chiamare la polizia, ma addirittura sembrava essere perfettamente a suo agio e in più si comportava come se volesse prendersi gioco di lei. Se qualcuno le fosse venuto a raccontare una scena simile non ci avrebbe mai creduto.
Si schiarì la voce con fare plateale, decidendo di bluffare anche lei.
- Ammesso che non stesse cercando di portare via il piombo -, iniziò poi, inscenando un tono affabile, - Chi le ha dato il permesso di controllare la grondaia, se è vero che era quello che stava facendo?
L’altro scosse la testa con un sorrisetto divertito.
- Non devo chiedere il permesso a nessuno -, rispose, - L’edificio è mio.
Françoise de Jarjayes ebbe un rapido sussulto.
- Lei ha
comprato l’edificio? -, gli fece eco, incredula.
Questo era davvero troppo da ascoltare: o quell’uomo era uno psicopatico oppure era un delinquente la cui sfrontatezza andava oltre ogni limite della decenza, in ogni modo lei avrebbe avvertito subito la polizia.
- Non sia ridicolo, per favore! -, lo aggredì, mentre tirava fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni, - Mio padre è morto da sole tre settimane e il testamento non è stato ancora aperto, e....
Di colpo l’espressione dello sconosciuto sembrò addolcirsi, e tutti i suoi lineamenti, fio a quel momento tesissimi, si distesero in una sfumatura di tenerezza.
- Françoise...-, cominciò, con un sorriso esitante sulle labbra.
Lei si bloccò, confusa.
- Un momento, come...?-, balbettò, - Come conosce il mio nome?
Lui si portò una mano alla tasca posteriore dei jeans e ne estrasse una busta piuttosto sgualcita che le porse delicatamente; Françoise l’afferrò prontamente, ma avvertì un lieve tremore alle mani mentre le sue dita sollevavano la linguetta e raggiungevano un foglio piegato in quattro.
Si trattava di due facciate scritte a computer, recanti l’intestazione di uno studio notarile di Parigi. La data risaliva a un anno e dieci mesi prima, e gli occhi le si velarono di lacrime mentre leggeva la formula iniziale:
io sottoscritto Philippe de Jarjayes, nel pieno delle mie facoltà mentali.....
Scorse rapidamente le righe, troppo turbata per soffermarsi sui dettagli, con il cuore che le batteva accelerato in un misto di ansia e di sorpresa; poi, d’improvviso, le sembrò arrestarsi nel petto quando i suoi occhi individuarono una dichiarazione inequivocabile:
...lascio al dottor André Grandier il centro medico di Arras e qualsiasi decisione sulla sua gestione futura, compresa l’eventuale vendita del...
André Grandier.
Françoise sentì il terreno franarle sotto i piedi e dovette appoggiarsi alla scala per timore di cadere.
Il cuore adesso aveva ripreso a batterle a una frequenza che non riconosceva, e lei dovette obbligarsi a respirare lentamente per impararne il ritmo.
Lui avvertì il suo stato d’animo e avanzò un passo incerto verso di lei.
- Françoise...-, disse piano, ma lei lo fermò con un debole gesto della mano, deglutendo pesantemente.
Immagini risalenti a tante estati prima si accalcavano confusamente nella sua testa, e premevano con urgenza affinché lei le mettesse a fuoco con chiarezza.
Il cielo della Normandia, azzurro come il mare.
I piedi nudi di due bambini, le loro impronte pasticciate sulla sabbia.
Gli echi delle risate che si confondevano con il vento.
E Marie, la cara, dolce Marie che si era sempre occupata di tutto.
André, Françoise! La merenda è pronta!
Françoise sollevò lievemente il mento per fissare il suo interlocutore negli occhi.
- André Grandier -, sussurrò, mentre a poco a poco ritrovava nei tratti dell’uomo adulto quelli del suo compagno di giochi d’allora.
- André....
Lui annuì lentamente.
- Già -, disse piano, - Il nipote di Marie.
   
 
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