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Autore: Sommersadaoceani    12/12/2015    1 recensioni
Io e Calum eravamo solo amici, spinti dalla voglia irrefrenabile di salvarci a vicenda. Salvare lui dal baratro e salvare me dal fuoco con cui potevo scottarmi.
Io e lui, nessun altro contava quando eravamo insieme. Avvicinandoci ci rovinammo entrambi, accecati dalla voglia di riemergere e conquistare il mondo con le nostre armi migliori.
Ma a cosa serve combattere da sola quando tutto rema contro di te?
sommersadaoceani-2015
copia vietata.
Pubblicata anche su wattpad.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Just a kiss- lady antebellum

Io e Calum ci incontrammo in un bar, fuori città. Mi sedetti vicino al ragazzo corvino che guardava i suoi polsi incessantemente perché avevo voglia di farlo. La mia intraprendenza era così sconvolgente a volte.
Non lo conoscevo neanche, ma quegli occhi mi catturarono dal primo istante in cui mi scrutarono smettendo di guardare quei suoi dannatissimi polsi. Aveva un'ossessione. Guardarli diceva che lo manteneva su questa terra perché vedeva che ancora non li aveva tagliati.

Scoprì un mondo dietro quelle pupille opache e entrai senza fare rumore, fino a rimanere nel suo cuore e lui fece lo stesso con il mio, si insediò, rimanendoci per sempre.
Per questo era così difficile dimenticarlo.

Quel bar divenne centro di tanti altri incontri fra me e lui, vederlo sorridere mi faceva stare bene. Per questo eravamo amici, per aiutarci a vicenda. E diventammo migliori amici, senza un perché. Ci raccontavamo cose sul suo letto a casa sua, dove ognuno era steso con un'auricolare nell'orecchio mentre gruppi Metal di alternavano di tanto in tanto.
Odiavo così tanto quelle canzoni, ma lui diceva che esprimevano così bene il suo stato d'animo. Era una combinazione di urla e suoni martellanti.

Forse lo sentì tacere solo quando ci baciammo sotto quel pino del parco dove ci eravamo dati appuntamento quel primo settembre. Eravamo stesi sulla tovaglia a quadretti rossi che avevo portato per quell'occasione. Il cesto da picnic era fra le sue gambe mentre sceglieva che panino mangiare. Lo guardavo di sottecchi perché era troppo bello e volevo baciargli così tanto quella mascella così marcata. Mi scoprì quando girò la testa con il suo panino al burro di arachidi e mi chiese cosa stessi guardando così intensamente.
Impulsivamente lo baciai a stampo, le sue labbra erano così fottutamente soffici e mi venne voglia di farlo ancora, ma lui si spostò guardandomi interrogativo.

«Non è niente di male» gli intimai, avvicinandomi ancora.

«L'amore rende le persone deboli, lo sai?»

«Lo hai mai provato per dirlo?» domandai e fu lì dove mi ritrovai le sue labbra sulle mie ancora. Le mie braccia circondarono il suo collo e lui mi prese dai fianchi, avvicinandomi ancora e iniziò a far entrare la lingua nella mia bocca.
Sorrisi mentre cademmo uno sopra l'altro perché eravamo troppo impegnati su quel bacio passionale che ci stavamo scambiando. Qualcuno tossicchiò un po' e ci consigliò di non scambiarci certe effusioni in pubblico. Mi fece ridere così tanto che anche Calum mi seguì a ruota e fu la prima volta che lo sentì ridere e mi sentivo così piena.

Si stese vicino a me, intrecciando le nostre mani. Avevo il cuore che batteva a mille e una voglia irrefrenabile di dargli tutto il mio amore. Ma il mio cuore perse un battito quando lui tolse la mano dalla mia dopo un po' e si alzò, inventandosi una scusa per volare via da quella situazione che per lui era diventata così imbarazzante.
Ero stata la prima a baciarlo con tanta passione e fargli capire che qualcuno lo poteva amare nonostante i suoi difetti colossali. Ma non aveva apprezzato quel gesto così affrettato da parte mia.

Lo rincorsi per tutto il parco, il suo passo era alto e veloce, non so con che forza lo rincorsi, ma scappò dalla mia stretta forte e lo lasciai andare, mentre tante lacrime scorrevano sul mio viso.
Fu la prima volta che sentì le mie gambe cedere e il mio cuore frantumarsi. Ma era stato l'unico a rimettere i pezzi a posto quella sera, sotto casa mia, mentre lanciava pietre alla mia finestra. 
Sembravamo Giulietta e Romeo e lui sapeva che era la mia opera preferita.

«È mezzanotte, domani abbiamo scuola. Cosa vuoi Calum?» domandai scocciata, uscendo con il mio pigiama rosa con gli orsacchiotti.

«Scendi, idiota» disse velocemente. Feci come chiese perché ormai ero follemente innamorata dell'illusione che il nostro amore mi dava.

«Volevo chiederti scusa per l'altro giorno» iniziò, mentre incrociai le braccia. «Mi dispiace okay?» sbottò, alzando le mani al cielo e passandole fra i capelli. «Ma io non so cosa sia l'amore, non voglio darti stupide illusioni che non so mantenere»

«Se non ci provi come fai a saperlo?»

«Sono una persona ferita e facile da ferire, stare con me ti porterebbe più problemi che altro.» si avvicinò ancora, prendendomi le mani «Skylynn, sei una persona troppo solare per me, opacherei la tua luce.»

«Potrei illuminarti» lo fermai subito dopo.

«Potrei spegnerti»

L'urlo di mia madre mi ordinò di rientrare in casa e svogliatamente guardai Calum, che aveva ancora le mie mani fra le sue, accarezzandole con il suo pollice.

«Dammi il bacio della buona notte»

«Dovremmo andarci piano, non voglio rovinare tutto» si affrettò a rispondere.

«È solo un bacio» sorrisi innocentemente.

Quel bacio arrivò piano, mentre lo aspettavo con ansia. E solo dopo capì che sarebbe stato l'inizio della rovina.
 

  
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