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Autore: Exodus    05/03/2009    2 recensioni
Quando ad Halloween una serie di orrendi delitti getta nel panico Las Noches, tocca a Gin e Tosen improvvisarsi detective per investigare... riusciranno a scovare il colpevole?
Genere: Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Espada, Gin Ichimaru, Sosuke Aizen, Tousen Kaname
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 – Ancora Ispezione


Sostarono per un secondo davanti alla porta di Aaroniero: sapevano entrambi che le loro chances si erano ridotte all’osso.
L’attenta perquisizione delle camere di Nnoitra, Barragan, Halibel ed Ulquiorra non aveva rivelato nessun elemento utile: l’anziano Arrancar, in preda allo sconforto più totale, si era rifiutato di spiccicare parola di fronte ai due.
Nnoitra era a quanto pare riuscito a sbarazzarsi della stampatrice e delle foto compromettenti (con un  certo sollievo di Gin: sarebbe stato imbarazzante, se si fosse scoperto che era fondatore, assieme a Numero 5 e Tesla, del giornalino parodistico “L’Eco dello Hueco” che aveva fatto scandalo nei mesi precedenti, rivelando i particolari piccanti e le gaffe di un certo numero di Arrancar… il numero con la foto di Aizen spettinato avrebbe esaurito le tirature, Gin ne era certo!).
La stanza di Ulquiorra non aveva dato migliori risultati; quella di Halibel, infine, aveva significato per Gin un robusto schiaffone da parte di Mila Rose, dopo che Wonderweiss aveva approfittato di un momento di distrazione di Tosen per intrufolarsi in bagno mentre la doccia era occupata.

“Quel piccolo gnomo è sotto la TUA responsabilità! Perché non se l’è presa con te?” si lamentò lungo il corridoio l’ex-Shinigami, massaggiandosi la guancia.
 
“Ma perché porto gli occhiali, fastidioso individuo: nessuno picchia mai quelli con gli occhiali. Perché pensavi che li portassi, per vederci meglio?” replicò l’altro, bussando con impazienza.

Si udirono rumori raschianti, ed una serie di sibili irritati da oltre la porta.

Tosen si voltò verso il suo piccolo aiutante: “Wonderweiss, credo sia meglio se non assisti qui. I nostri prossimi indagati sono individui ancora più discutibili di Grimmjow; torna in stanza, e riprendi pure a lav… a giocare, voglio dire! Qui ce la caveremo da soli per un altro po’.”
 
“Sì, e smettila di saltellarmi attorno! Credevo di starti antipatico… che hai da aggrapparti così?” aggiunse Gin, infastidito.

Da quando erano usciti dalla camera di Halibel, il piccolo Arrancar sembrava parecchio eccitato: aveva abbandonato la sua aria ciondolante e sembrava seguire il luogotenente di Aizen con rinnovato interesse. In un paio di occasioni lo aveva persino afferrato per la manica, spostando gli occhioni da lui a Tosen, come in attesa di qualcosa… sembrava quasi implorante.
Ignorò completamente l’ordine, e non appena uno scocciatissimo Aaroniero aprì la porta, prese a squadrarlo con un sorrisone sorpreso sulla faccia e scoppiò a ridacchiare, indicandolo con un dito.

Due paia di occhi scocciati si fissarono sugli improvvisati detective: “Allora? Lo avete trovato? Punito severamente?” ringhiò una testa. “…e portato qui a chiedermi scusa in ginocchio?” aggiunse l’altra.

Tosen gli restituì uno sguardo freddo, la bocca una smorfia di disgusto: dopo un attimo di silenzio fece un cenno con la testa a Gin, che estrasse la Zanpakuto incriminata dalla sua tunica e la porse all’Espada.
Aaroniero lanciò un gridolino di gioia e gliela strappò  dalle mani: sembrava che gli avessero riportato un figlio.

“Qui, qui, tesoro mio, tra le mie braccia… Sua Eccellenza ti ha fatta persino ripulire per bene! Questo è certo un segno della benevolenza che ha verso di noi, il suo Arrancar preferito!” e la sfoderò, mangiandosela con gli occhi.

Effettivamente, era più lucida di un diamante: fodero, lama ed elsa non avevano più traccia di unto, e scintillavano.

“Non abbiamo ancora trovato il responsabile, e, a questo proposito, gradiremmo farti qualche domanda…” cominciò l’ufficiale supervisore.

Aaroniero smise per un attimo di abbracciare la spada e li fissò furente: “Domanda?! Domanda?! Sospettate forse di noi? DI NOI, che siamo parte lesa?! E’ assurdo! La verità è che siete due incapaci, e non sapete più che pesci pigliare…”  

“Fa silenzio!” lo rimbeccò Tosen. “E’ mio dovere informarti che sei salito in cima alla lista dei sospetti!”

I due si fronteggiarono per qualche attimo, sdegnosi. Gin aveva distolto lo sguardo; sembrava poco convinto. Aaroniero fremeva d’indignazione.

“Sappi dunque che c’era la possibilità…”

“Ma Kaname, veramente…” cercò di interloquire Gin, ma l’altro lo zittì con un gesto.
 
“… che c’era la possibilità che il liquido di cui era ricoperta la spada fosse pericoloso, naturalmente. Sua Eccellenza ha molti nemici che ricorrerebbero ai trucchi più subdoli per danneggiarlo…”

“Ma era la MIA spada, idiota!”

“Ti ho detto di stare zitto! Naturalmente, proprio per casi come questo, è stata  predisposta una procedura standard per l’identificazione delle potenziali sostanze tossiche: e cioè, farle assaggiare a Yammy.”

Aaroniero spalancò le bocche, orripilato: “Avete permesso a quel bestione di toccare la mia Zanpakuto?! Ma io vi…”

Impietoso, Tosen incalzò: “A quanto pare la sostanza, di consistenza gelatinosa, aveva “un sapore dolciastro e delicato, con un retrogusto amarognolo che ne esalta la delicatezza e sapidità”. Tralasciando l’abbinamento con vini rossi d’annata e portate di carne, l’informazione più interessante ti riguarda molto da vicino, Espada Nono…”

Lo zelante sottoposto fece una pausa: aveva un’aria trionfante. Gin si passò una mano sul viso.

“E’ venuto fuori, in breve, che secondo Yammy la sostanza aveva un sapore molto simile a quello del contenuto della boccia per pesci che porti in testa.”

La Zanpakuto cadde a terra: le due teste di Aaroniero si irrigidirono in una smorfia indecifrabile. Per un pezzo sembrò incapace di spiccicare parola.

“Mi interesserebbe molto sapere come spieghi questo, Novena.”

Le bocche sottovetro si aprirono e chiusero più volte. Niente: la voce non usciva.

L’espressione di Gin era quasi compassionevole. “Kaname, andiamo, è ridicolo…”

Alla fine, con un filo di voce, l'Espada trovò la forza di gracchiare: “E… eh… posso sapere come fa lui a conoscere… il gusto del liquido nel mio ermeticamente chiuso contenitore… che garantisce la mia sopravvivenza?”

Tosen ed Ichimaru si scambiarono un’occhiata eloquente, mentre Wonderweiss riprendeva a ridacchiare...




31 Dicembre, Capodanno.
Il festino procede splendidamente sotto gli occhi soddisfatti di Aizen, seduto sul suo trono, tazza di tè in mano; sta giocando una agguerritissima partita di Shogi con Zommari, che si meraviglia di come tutte le pedine che cattura sembrino ricomparire per magia sulla scacchiera; Gin li osserva ghignando.
Lilinette e Wonderweiss giocano a rincorrersi sotto i tavoli urlando, ignorando i richiami degli infastiditi Numeros che travolgono; Stark dorme profondamente in una poltrona, sotto una coperta di flanella a scacchi, russando sonoramente, ignaro della prova di coraggio che le ubriachissime Segunda Fraccìon si apprestano a mettere in atto a sue spese, ovvero riuscire ad infilargli in bocca un peperoncino intero; colpi soffocati e occasionali minacce provengono dalla porta del bagno, dove tutti gli Espada di comune accordo hanno rinchiuso Tosen a tradimento.
Ulquiorra ha esagerato con la vodka e, abbandonata ogni inibizione, è saltato sul tavolo, improvvisando uno spogliarello a tempo di musica tra i fischi e le urla di incoraggiamento di  Apache, Sun Sun e Mila Rose; Nnoitra e Grimmjow non riscuotono, loro malgrado, lo stesso successo, impegnati in una battaglia di karaoke in cui è difficile stabilire chi vada più fuori tempo.
Lontano dalla confusione, in un angolino isolato, Aaroniero si è accasciato sul tavolo, ormai vicino al coma etilico: gli si avvicina Yammy, in condizioni non molto migliori, stringendo il boccale vuoto.
In preda ai fumi dell’alcool, manca di mezzo metro la giraffa piena di birra ed afferra invece la testa della Novena Espada. Ruttando sonoramente, si china su di lui…




“Non mi dire che non ti eri mai accorto di avere un rubinetto, là dietro…” azzardò conciliante Ichimaru. L’Espada era ridotto ad una statua di sale.

“Poi, Kaname, è impossibile che abbia orchestrato tutto lui! Quella sera Yammy è diventato blu ed è crollato a terra sbavando: in infermeria gli avevano diagnosticato un avvelenamento da arsenico… questa volta, invece, non voleva smettere di leccare la spada, guarda come è lucida e brillante…”
 
Con un tonfo sordo, il povero Aaroniero crollò a terra svenuto.

Oltrepassando il corpo con noncuranza, Tosen entrò nella stanza seguito dall'altro, che rivolse al corpo un’occhiata di compatimento.
“Era proprio necessario, Kaname? E’ stato crudele…”

“La verità è sempre crudele, Gin… e poi sei stato tu a dire che era l’unico modo per effettuare l’ispezione senza sentirlo lamentarsi. Per quando si sarà svegliato, avremo già finito. Su, al lavoro!”

“Waaaa…” commentò saggiamente Wonderweiss. Ma continuava a fissare la tunica di Ichimaru, con espressione sognante…


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“Sono sempre più convinto che dietro a tutto ci sia una macchinazione perversa di Grimmjow. Dico, l’hai visto come ci guardava storto mentre gli vuotavamo il cassetto della biancheria? Quello è un cattivo soggetto, te lo dico io… ma mi stai ascoltando? Mi sembri distratto.”

“Ti ascolto, maledizione, ti ascolto! E’ questo ragazzino impertinente che continua a saltarmi addosso! Via! Pussa via, ho detto!”

 “Ababababa…”

Wonderweiss era praticamente incollato alla gamba di Ichimaru, e rideva come un matto, infilandogli le mani nelle tasche e ignorando tutti i tentativi di questo di scrollarselo di dosso.

“Non ti azzardare a trattarlo male! Dovresti essere contento che finalmente uno spirito puro come il suo ti dimostri amicizia: non te la meriti affatto.”

“Aaah! Il posto dei lattanti è all’asilo nido!”

“Concentrati piuttosto sulla nostra indagine. Sua Eccellenza si aspetta dei risultati: non vorrai deluderlo, vero?”

Ichimaru si portò una mano al collo: diventava sempre più difficile scacciare l’immagine di un Aizen ghignante con in mano un ferro ardente. No, non voleva deluderlo affatto.

“Ma ormai siamo a corto di opzioni! Da Aaroniero non abbiamo trovato nulla, e resta solo il laboratorio di Szayel Aporro! Inoltre ormai il colpevole avrà avuto tutto il tempo di far sparire le sue tracce… AHIA!”

“Ti dico che troverò il modo di dimostrare che Grimmjow è colpevole. Uno come lui avrà sicuramente lasciato in giro qualche indizio, si tratta solo di trovarlo… ehi, ti ho detto di lasciarlo stare!”

“Ma mi ha morsicato il dito! Staccati, bestiaccia, ti ho detto di staccarti…”

Furono interrotti a metà della scalinata da una voce suadente: “Si può sapere chi è che fa chiasso? Dico, qui dentro c’è gente impegnata a creare…”

Gin e Tosen abbassarono gli occhi: Szayel Aporro li fissava irritato dalla porta semichiusa del laboratorio. Gli ci volle qualche secondo per mettere a fuoco l’identità dei disturbatori, ma una volta riconosciuti, il suo tono salì immediatamente di un’ottava: “Oh, ma è Lei, Ichimaru… domando umilmente scusa” si affrettò ad esclamare con voce mielosa. Con un sorrisetto untuoso, si precipitò loro incontro.

“Naturalmente La stavo aspettando. Le Sue visite sono sempre gradite, indipendentemente dagli individui insignificanti che La accompagnano, solo per invidia…”

Nel sentirsi dare del Lei, Gin ridacchiò suo malgrado: sapeva che il problema degli onorifici doveva avere tormentato l’Octava Espada per notti intere. Solo recentemente pareva aver concluso che il Voi spettava esclusivamente ad Aizen, e che il Lei era un giusto compromesso per il Vice.

“E’ sempre un piacere, Numero 8. Adoro fare un giro per il tuo parcogiochi, si impara sempre qualcosa di nuovo…”

Tosen si mise in mezzo: “Poche chiacchiere; siamo qui per lavorare, Szayel Aporro. Facci strada, dobbiamo perquisire il laboratorio.”

L’Arrancar si passò una mano tra i capelli, osservandolo con irritazione: “Per favore! Perchè insisti nel ricordarmi la tua antiestetica presenza mentre sto parlando con il nobile Ichimaru?”

Tosen lo fissò inespressivo, portando la mano all’elsa della Zanpakuto.

Il sorriso di Szayel Aporro si incrinò, e dopo un attimo sospirò in maniera teatrale: “Uff… e va bene, se proprio dovete, entrate. Vi avverto, c’è un certo disordine… sono stato molto impegnato in questi ultimi giorni. Fate poco rumore, e usate le pattine. Ah, TU NO, mostriciattolo!” esclamò, alzando la mano a sbarrare il passaggio a Wonderweiss. “L’ultima volta che sei entrato qui dentro, hai praticamente raso al suolo l’edificio!”

Stranamente, Tosen non ebbe nulla da obiettare: “Ha ragione, Wonderweiss. Questo non è un posto adatto ad un bambino. Vai ad aspettarmi in stanza.”
Il piccolo incredibilmente non protestò: anzi, si fermò un solo istante per fare ciao con la manina ad Ichimaru, sghignazzando, poi trotterellò via gioioso, senza voltarsi.

Szayel Aporro si aggiustò gli occhiali sul naso: “Oooh... a quanto pare, perfino i poco dotati manifestano finalmente un pò di buon senso! ... come vi dicevo, il laboratorio è un po’ sottosopra… ma, voglio sperare che non sospettiate proprio di me, il più serio, il più fedele tra gli Espada, non è vero? Proprio io, giocare un tiro del genere a Sua Eccellenza! Rabbrividisco d’indignazione!”...



Capitolo 4, UP! Doveva essere il penultimo, ma è venuto fuori troppo lungo, quindi ho dovuto spezzarlo in due parti… la visita al laboratorio dovrà aspettare. Prossimo capitolo a giorni, spero.
Ci avviamo alla conclusione!
  
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