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Autore: Hazel_    12/12/2015    6 recensioni
Carlos sta per sposare Alexa.
Jenny è tornata a Los Angeles dopo cinque anni con un segreto più grande di se stessa: Savannah.
James e Megan vivono una relazione appesa a parecchi tira e molla.
Kendall è un donnaiolo.
Maya lo odia e non cade ai suoi piedi come le altre ragazze.
Logan ha una cotta per una ragazza che frequenta il corso di medicina.
Gemma è inglese e vorrebbe diventare un dottore.

Molti di loro non si vedono dai tempi del liceo... è cambiato qualcosa?
~
https://www.youtube.com/watch?v=ONK2l_kIwR0
Trailer youtube fan fiction.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Big Time Rush, Dustin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Getaways
Due - Gelosia






Uscì di casa sbuffando e chiuse la porta tentando di non fare il minimo rumore, onde evitare di svegliare Jenny e Savannah che avevano dormito tutte quelle ore di fila, mentre lei era riuscita a chiudere occhio sì e no per un paio d'ore, ancora colpita e curiosa per le parole che Kendall le aveva rivolto qualche ora prima a quella festa che -autocongratulazioni a parte- era riuscita a rovinare divinamente.
E anche se i segni erano più che visibili sul suo volto dolce, menomale che qualcuno qualche anno prima aveva avuto la brillante idea di inventare gli occhiali da sole, che in quel momento coprivano benissimo le sue occhiaie abbastanza marcate; inoltre Jack e la sua impertinenza nel fare pipì non l'avevano aiutata molto, per questo era stata costretta a portare il suo adorabile barboncino in giro per qualche vialetto, prima che potesse tranquillamente farla sul parquet di casa Young, e sarebbe stata una scocciatura totale mettersi a pulire l'urina del proprio cane dopo aver passato la notte insonne, no?
Ma dopo aver sbadigliato sonoramente, Maya dovette ammettere che c'era una cosa peggiore di quella, ovvero vedere Kendall Schmidt dopo avergli inveito contro alla sua festa rovinata, mentre portava allegramente a spasso la sua piccola e dolce Sissy.
Panico.
Tanto panico.
Totale panico.
Cercando di non farsi vedere, fece per indietreggiare e tornare verso casa sua, ma il biondo in questione fu più veloce di lei -nonostante neppure lui avesse dormito granché la notte precedente- così riuscì a raggiungerla e la fermò, con l'intenzione di parlarci seriamente.
“Hai intenzione di lasciarmi passare oppure vogliamo giocare alle belle statuine tutto il giorno?” gli domandò la mora, chiaramente con un tono freddissimo.
“E dai Maya ti prego, devo parlarti!” esordì Kendall in risposta, abbastanza stanco di tutte quelle battutine e commenti sarcastici che erano di routine nel loro rapporto e nelle loro conversazioni.
“Per caso hai dormito poco anche tu, caro Kendall? – gli chiese ancora Maya con un tono sarcastico – Perché non sono sicura che il tuo cervello abbia scelto la frase giusta da dire!”
Eh no adesso basta, stava davvero esagerando.
“Ti ho detto che devo parlarti!” esordì Kendall prendendola per un braccio prima che potesse nuovamente provare a scappare e -senza sapere come- finirono per ritrovarsi con poco più di dieci centimetri di distanza l'uno dall'altra, il che fece automaticamente aumentare i battiti del cuore di Maya e che avrebbe tranquillamente evitato di incrociare i suoi occhi verdi in quelli altrettanto chiari di Kendall, dal suo scarso -e dolce- metro e cinquantasette, contro il metro e ottanta del ragazzo.
“Quello che intendevo dire ieri sera, è che tu mi fai incazzare ogni santissima volta Maya, perché tutte, e dico tutte le santissime volte, hai da ridire su qualcosa che faccio o dico.”
Non poteva crederci, non poteva davvero credere alle sue orecchie: era lei che ogni volta aveva da ridire sul suo comportamento?
“Tu stai scherzando, spero.” bofonchiò la mora, sentendo il sangue ribollirle nelle vene.
Kendall sospirò e: “Che bisogno c'era di piombare in casa mia e rovinare la festa?” le domandò, ignorando praticamente le sue parole e a quel punto sì, che Maya non ci vide più dalla rabbia: in meno di due secondi, Kendall si ritrovò con cinque dita stampate sulla sua guancia sinistra ed un'espressione piuttosto scioccata sul viso.
“Sei una persona davvero spregevole Kendall, non so come tu faccia ad avere degli amici e tutte quelle ragazze ai tuoi piedi. Sei il ragazzo più arrogante, egoista e presuntuoso che esista sulla faccia della Terra.” gli disse la mora con le lacrime agli occhi causate dalla forte rabbia che provava in quel momento, mentre il biondo ancora non riusciva a credere alle parole che lei gli aveva rivolto: faceva davvero male perché sì, Maya aveva ragione e anche Kendall lo sapeva benissimo.
 
 
 
 
 
 
“No mami, he sido al salón. – disse Alexa una volta rientrata in casa, e Carlos pensò che molto probabilmente stava al telefono con sua madre – Ahora estoy a casa.”
La bionda si avvicinò per dare un bacio al suo futuro marito, seduto sul divano a vedere una partita di rugby in tv.
“Claro que si, hasta la mañana mamà, te quiero.” fu l'ultima cosa che disse, prima di riagganciare e sedersi sul divano accanto a Carlos.
“Ciao a te, mujer.” esordì il moro dopo che Alexa gli ebbe lasciato un altro bacio a stampo.
“Stavo pensando ad una cosa, prima.” fece la bionda spegnendo la tv del salotto, per far sì che Carlos le prestasse tutta la sua attenzione.
“A cosa?” le domandò a quel punto il latino, accarezzandole i capelli.
“Be' vedi, stiamo insieme da tanto tempo, fra pochi mesi ci sposeremo... quindi avrei pensato di fare anche il passo successivo... – gli rispose Alexa e vedendo il suo fidanzato confuso non esitò a chiarirsi – Carlos, vorrei che facessimo un bambino!”
Nel sentire le sue parole, il moro per poco non si strozzò con la sua stessa saliva: un bambino? E questa come le era venuta in mente?
“Wow amore è... è davvero un bellissimo pensiero! – constatò il latino grattandosi il mento – Però suppongo che dovremmo aspettare almeno un paio d'anni dopo il matrimonio, no?”
Alexa lo guardò scrollando le spalle e: “Non so Los, mi sembrava un'idea carina.” mormorò con un tono leggermente offeso e Carlos odiava quando si comportava in quel modo; per lei era certamente un'idea carina, ma per una volta, si era mai presa la briga di fermarsi a pensare cosa potesse sembrare alle persone che stavano attorno a lei? E soprattutto, Carlos la pensava davvero in quella maniera?
“Ho bisogno d'aria. – strepitò il moro sotto allo sguardo confuso della sua fidanzata – Volevo dire, devo uscire.”
Si alzò frettolosamente dal divano passandosi le mani fra i capelli e: “Mi sono appena ricordato di avere un impegno, non so a che ora tornerò!” la informò, prendendo le chiavi dell'auto.
“Tesoro, sei sicuro di stare bene? È per quello che ho detto?” gli domandò Alexa con premura.
Ovvio che sí.
“No no davvero, sto alla grande, mai stato meglio! – esclamò il latino, indossando successivamente gli occhiali da sole – Allora io vado eh, ci vediamo più tardi!”
Non riuscì neanche a sentire la risposta di Alexa, dal momento in cui si era già catapultato fuori da quell'enorme casa che in quel momento lo faceva sentire soffocato, oppresso da tutto e da tutti, e non pensò minimamente che l'unica ragione potesse essere la persona dalla quale stava andando.
Guidò per un po' senza una meta precisa, ma improvvisamente s'illuminò e ricordò dove gli aveva detto che abitava: a casa di Maya Young.
Fece manovra ed in meno di cinque minuti raggiunse quell'isolato, quella via piena di villette a schiera tutte dello stesso colore, tutte con lo stesso giardino che le ornava, e fu una fortuna ricordarsi dove abitava Kendall Schmidt, uno dei suoi migliori amici al quale avrebbe probabilmente fatto visita dopo la figura da perfetto idiota che avrebbe fatto con lei.
Parcheggiò di fronte alla villetta di Kendall e scese dall'auto, diretto verso la casa più avanti, perché se non ricordava male, era proprio lì che abitava Maya Young: al 10957 di Westwood.
Sospirò pesantemente e prima che tutto il coraggio che aveva in corpo potesse sparire, si decise a suonare il campanello, fortunatamente non dovendo aspettare molto, perché qualche secondo dopo fu proprio Jenny che andò ad aprirgli.
“C-Carlos, hey.” fece la ragazza, arrossendo un poco.
“Ciao.” le disse il moro, alzando di poco la mano in segno di saluto.
“Vuoi, uhm... vuoi entrare?” gli domandò la castana timidamente, sistemandosi con fare impacciato gli occhiali da vista sul ponte del naso.
“Oh ma certo, ti ringrazio.” rispose Carlos per poi farsi avanti ed ammirare la casa.
“Maya non è ancora tornata. – mormorò la castana dopo quale imbarazzantissimo secondo di silenzio – È uscita per fare la spesa e non so quand-”
Carlos non la fece finire di parlare, perché subito la interruppe per specificare una cosa.
“Ti ringrazio ma io non sono qua per Maya, sono qua per te.” le spiegò il latino con un sorriso che le fece quasi mancare l'aria, il che non l'aiutò proprio per niente.
“Mamma, ma chi è?”
Entrambi si voltarono immediatamente quando sentirono una vocina dolce ed innocente alle loro spalle: Savannah; e no dannazione, non ci voleva proprio per niente!
Mamma? – fece Carlos con fare confuso, rivolto verso Jenny che avrebbe letteralmente voluto scomparire dalla faccia della Terra, ma ormai non poteva più tirarsi indietro – Tu hai una figlia, Jenny?”
“Sì, Carlos. – ed è anche tua figlia – Savannah è la mia bambina.”
“Wow io... io non sapevo niente, davvero.” mormorò il latino, grattandosi la nuca con fare impacciato, a causa dell'imbarazzo dovuto a quella rivelazione.
“Be' sai, gli unici ad esserne a conoscenza erano Maya, mia madre ed i miei nonni materni del Kentucky...” gli spiegò la castana.
“Quindi è per questo che tu, insomma... è per questo che hai lasciato Los Angeles dopo il liceo?” le domandò nuovamente Carlos, ancora incapace di formulare una frase di senso compiuto.
“È proprio così.” gli rispose Jenny, sentendosi meglio dentro di sè perché finalmente metà del peso che si portava dietro da cinque buoni anni era sparito; pregò mentalmente affinché Carlos non le facesse domande su chi fosse il padre di Savannah, perché non avrebbe saputo tirarsi fuori da quella situazione, se non dicendogli la verità.
“Ho bisogno d'aria. – disse il moro d'un tratto – C-Cioè, ho bisogno di andare...Scusa di nuovo se sono piombato così all'improvviso.”
Era palese quanto fosse sconvolto e quello non fece sentire meglio Jenny, anzi: servì soltanto a peggiorare le cose.
“Sei sicuro di stare bene, Carlos? – gli chiese la ragazza con premura – Non vuoi sederti e bere un bicchiere d'acqua?”
“No, no no no, ti ringrazio davvero tanto Jenny ma devo proprio andare.” fece il latino dirigendosi verso la porta d'ingresso e inciampando quasi su Jack, che dormiva beatamente vicino al divano.
“È stato davvero un piacere passare a trovarti, ci vediamo!” continuò il moro, aprendo la porta.
“Anche per me, a presto Carlos.” gli disse Jenny sorridendo.
“A-A presto.” fu l'ultima cosa che disse, prima di uscire da casa Young e sbattere la porta alle sue spalle. “Era un tuo amico quello mamma?” domandò Savannah a Jenny, che stava ancora fissando il punto dove pochi secondi prima c'era Carlos.
“Diciamo di sì.” le rispose la castana accarezzandole i capelli.
“E allora perché sei diventata tutta rossa quando lui è arrivato?” le chiese nuovamente la bambina, facendo ridacchiare sua madre, che successivamente la abbracciò, stringendola a sè tanto forte.
 
 
 
 
 
 
“Hey York, lo so che la sbronza di ieri sera non ti è ancora passata!” esclamò Logan tentando di imitare l'accento inglese di Gemma al suo fianco, che scoppiò a ridere come non mai.
“Non male devo dire, ma ti manca ancora un altro po' per essere scambiato per uno che cerca di imparare l'accento inglese!” asserì la bionda sarcasticamente, sotto lo sguardo fintamente offeso di Logan.
“Quanto credi che durerà ancora questa sfida fra il partito di Logan Henderson, l'americano per eccellenza e quello di Gemma Hart, la ragazza con l'accento impronunciabile?” le chiese il moro, scatenando nuovamente delle risate da parte della ragazza.
“Fino a quando non riuscirai a pronunciare il mio nome come lo pronuncerebbe mia madre, coraggio Logie!” gli rispose sfacciatamente Gemma.
Il moro la guardò torvo dopo che lei lo aveva chiamato con il soprannome che gli aveva appioppato sua madre da piccolo e: “A quanto vedo hai una buona memoria per le cose che mi riguardano!” esclamò facendola ridacchiare. “Sei tu che non riesci a tenere la bocca chiusa, Logie.” gli disse nuovamente la bionda, per provocarlo.
“Chiamami di nuovo così e giuro che...” fece lui a quel punto, con fare scherzoso, e non terminando la frase.
“Cosa Logie? Cosa farai, Logie? Come non devo chiamarti? Per caso non devo chiamarti Logie? Uhm, Logie?” disse a raffica Gemma, con un tono divertente e Logan non potè più trattenersi: anche il suo modo di pronunciare quel soprannome orribile lo faceva andare fuori di testa, ma com'era possibile?
Per quel motivo, si avvicinò di scatto a Gemma e -prendendole la testa fra le mani- la baciò, senza pensarci su due volte; la sentì sorridere sulle sue labbra, segno che non l'aveva presa male, e a confermarglielo fu il fatto che approfondì il bacio, rendendolo più passionale.
“Wow. – mormorò con le labbra che le pulsavano ancora, una volta che si furono allontanati – Se ogni volta che ti chiamo Logie tu reagisci in questo modo, allora credo che lo farò più spesso!”
Logan ridacchiò nel sentire le sue parole e le lasciò un altro piccolo bacio sulle labbra.
“Non ti ha dato fastidio?” le chiese poi, stringendole la mano.
“Perché avrebbe dovuto darmi fastidio?” domandò Gemma a sua volta, senza smettere di sorridere.
Anche Logan sorrise e: “Mi faccio troppe seghe mentali!” esordì facendola scoppiare nuovamente a ridere.
“È probabile, ma devi stare tranquillo, a me fa solo piacere!” esclamò la bionda, facendogli l'occhiolino e Logan si ritrovò a sorridere come un ebete: come poteva non perdere la testa per una come Gemma Hart?
 
 
 
 
 
 
Megan salì in camera sua subito dopo aver cenato, anche se a dirla tutta non aveva mangiato un granché, ancora troppo pensierosa per via di James, che le mancava da morire.
Si sdraiò sul letto dopo essersi tolta le scarpe e socchiuse gli occhi, cercando di non pensare a niente; ma la sua meditazione fu interrotta dalla suoneria del suo cellulare, che stava sul comodino, così sbuffò e si avvicinò per prenderlo, sobbalzando quando lesse il nome “James” sullo schermo e subito dopo premette il tasto verde per rispondere.
“P-Pronto?” disse balbettando.
“Hey, ciao. – fece James dall'altro capo del telefono – Come stai?”
Domanda di riserva?
“Sto bene, diciamo... e tu?” gli rispose la ragazza, arrotolandosi una ciocca di capelli biondi sul dito.
“Sì sto bene, cioè stiamo bene. – disse il castano, molto probabilmente riferendosi al piccolo Fox – É che gli manchi moltissimo.”
“A Fox?” gli domandò Megan, sentendo i battiti del cuore aumentarle sempre di più.
E anche a me dannazione, avrebbe voluto dirle.
“Già, dovresti vederlo... sta sempre a fissare la porta dell'ingresso come se tu dovessi tornare da un momento all'altro. E si chiede di continuo perché non lo fai, proprio come me...” continuò James, facendola sospirare.
“Senti James, io non...” non riuscì a terminare la frase, dal momento in cui sentì la porta di camera sua aprirsi e vide sua madre entrare dentro.
“Mamma, ma non ti hanno insegnato a bussare, per caso?” le domandò con fare scocciato, coprendo il telefono con la mano per far sì che James non sentisse niente.
“Riaggancia subito, Megan.” fu tutto quello che le disse Annalise, con un tono autoritario.
“E perchè dovrei? – fece la bionda – Ma che ti prende, mamma?”
La donna sospirò chiaramente scocciata e le prese l'iPhone dalle mani, riagganciando la chiamata al posto suo. “Ma sei impazzita?” gridò a quel punto Megan, alzandosi di scatto dal letto.
“Megan ne abbiamo già parlato ieri, non voglio più che tu frequenti James, è ora che tu te ne faccia una ragione!” esclamò sua madre, porgendole il telefono.
“Che? – fece con fare confuso – Smetti di trattarmi come una bambina, mamma, ormai sono un'adulta!”
Sua madre la guardò e: “Oh, ma davvero? Se tu fossi stata un'adulta non avresti risposto alla sua dannata chiamata!” le disse, acida più che mai.
Nel sentire le sue parole, Megan non potè fare a meno di rimanerci male e scoppiare a piangere, non le importava se sua madre era ancora davanti a lei.
“Vattene mamma, lasciami da sola!” esclamò tra un singhiozzo e l'altro, trattenendo con chissà quale forza la voglia di gettare quel mostro di sua madre giù dalle scale.
Lei amava James e sebbene ci fossero state delle incomprensioni fra di loro, se la loro storia sarebbe dovuta finire, non sarebbe stato per volere di Annalise, ma solo per il loro.
 
 
 
 
 
 
Temporeggiò un po' prima di decidere se suonare o meno, e alla fine lo fece.
Sospirò con fare nervoso e neppure lui sapeva perché si sentiva in quella maniera, non gli era mai successo: e forse era ancora in tempo per lasciar perdere ogni cosa ed andarsene, ma dopo che la porta si aprì, non potette più tirarsi indietro.
“Kendall?” gli chiese quella voce femminile, che però non apparteneva a Maya, bensì a...
“Jenny? Jenny Sky? – esordì il biondo con un tono di stupore nella voce – Sei proprio tu?”
“Così pare!” gli rispose la castana ridacchiando e contagiando pure lui.
“Quando sei tornata a Los Angeles?” le domandò a quel punto il biondo.
“Un paio di giorni fa e credimi, sono riuscita ad incontrare tutti meno che mio padre! – esclamò la castana in risposta, facendolo ridacchiare di nuovo – Comunque sono sicura che non sei venuto qua per me, ma per Maya.” “È così evidente?” le chiese Kendall, facendola sorridere.
“È soltanto un po' logico, niente di che! – rispose Jenny facendogli l'occhiolino – In ogni caso Maya è uscita, mi dispiace deluderti.”
Kendall sospirò, preso però dalla curiosità e: “E dov'è andata?” le domandò nuovamente a quel punto.
“Ha contattato un suo ex compagno di università, un certo Ashton... mi ha detto che sono andati in quel nuovo locale che hanno aperto sabato scorso, il...”
New Americana. – disse il biondo per concludere la sua frase – Uhm, ti ringrazio Jenny, è stato un piacere rivederti!”
Kendall si avvicinò alla ragazza e la abbracciò calorosamente.
“Figurati, è stato un piacere anche per me!” gli disse Jenny, chiudendo subito dopo la porta di casa.
“A noi due, Ashton.” fece a quel punto il biondo, dando voce ai suoi pensieri, che chiaramente esprimevano quel sentimento che saltava fuori ogni volta che c'era di mezzo Maya: la gelosia.




 
Bon après-midi à tous le monde!
Okay, sorvolando sul mio mostruoso ritardo di quasi due mesi, ma sappiamo benissimo tutti che è colpa della scuola ew.

Cooomunque, spero in ogni caso che chi seguiva questa storia non l'abbia messa nel dimenticatoio, fatelo per la povera e piccola me!!
Dai, però a parte tutto mi sembra di avervi dato un ottimo capitolo, compreso il dialogo in spagnolo tutto tradotto da moi, eheheh mi faccio i complimenti da sola :')
E insomma, Carlos sta sentendo sempre di più le pressioni di Alexa, che già vuole un bambino, così lui si rifugia dalla piccola Jenny e scopre anche dell'esistenza di Savannah *stappa lo spumante*, Kendall è un totale cretino e riesce a farsi scappare ancora di più Maya dalle mani ( e a proposito di questi cucciolotti, ho già scritto la one shot del passato che dovrebbe farvi capire taaante cosine maa, devo aspettare il momento giusto per pubblicarla :p), la mamma di Megan è sempre più strega e lo manifesta quando Megan risponde alla chiamata di un James stra dolce che usa Fox per dirle che le manca fjsdjjsdks e poi i miei tanto amati Logan e Gemma, che si danno giusto un paio di bacetti dopo essersi sfottuti un po', il che è stfgusdhjw e vi chiedo scusa perchè nelle loro parti non riesco mai a scrivere quanto le altre coppie ma credetemi, loro due sono i più difficili, e James e Megan li seguono ewe
In tal caso ci tengo a ringraziare chi segue e recensisce sempre la storia, siete dei soli ed io vi adoro!!!
Adesso scappo, prometto che non vi farò aspettare due mesi per il prossimo capitolo, tanto l'ho già iniziato a scrivere ;)
Un beeeso,
Hazel.



 




 
 
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