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Autore: 7vite    12/12/2015    2 recensioni
Dato che il manga si è bruscamente interrotto, lasciando tanti quesiti irrisolti e sollevando parecchi dubbi ho deciso di continuare la storia a modo mio.
Nella mia FF le storie di tutti i personaggi s'intrecciano in un vortice di emozioni e paure, restando quanto più possibile IC.
Hachi sarà impegnata con la ricerca di Nana, fuggita subito la morte di Ren.
I Blast si scioglieranno ed i membri del gruppo intraprenderanno strade diverse, ma non per questo metteranno un punto alla loro amicizia.
Dall'altro lato i Trapnest subiranno lo stesso destino: Reira sarà tormentata da un segreto inconfessabile che le cambierà la vita e Takumi per proteggerla farà diverse rinunce, esternando finalmente il suo lato migliore.
La storia si susseguirà alternando presente e futuro (4 anni dopo) e ogni capitolo verrà raccontato attraverso il punto di vista di qualcuno.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nana
 
"Non riesco neanche più a contare il numero delle notti passate a pregare perché il domani non arrivi.
(…)
Vivere così come sono, senza artefici.
E’ questo ciò di cui ho bisogno?
In cosa credere, se non posso credere in me stessa?"

 
Kuroi Namida – Black Stones
https://www.youtube.com/watch?v=_wxoPZijXU0
 
***
Hachi

-Sai? Ho voglia di incontrare anche gli altri.-
Quando Nana me lo disse, quasi non credevo alle mie stesse orecchie. Sentì che un largo sorriso si faceva spazio nel mio viso, che gli occhi avevano preso a luccicarmi. Mi sentivo felice, perché il motivo che ci aveva spinti fin qui si stava finalmente realizzando. Nana, se avessi provato a spiegarti quale gioia quelle parole mi procurarono, forse non capiresti, e forse non sono in grado neanche io di spiegare correttamente cosa accadde nella mia testa. Però mi sentivo felice, ed era questa la cosa più importante.
Quella notte non chiudemmo occhio, rimanemmo a parlare di noi fino a notte fonda, quasi non ci rendemmo conto del sole che, lentamente, saliva su nel cielo.
-Però facciamo dopo la mia esibizione.-
-D’accordo, andrà benissimo in qualsiasi momento. Nana, non immagini quanto questa notizia mi abbia rallegrata, gli altri ne saranno entusiasti! A proposito, adesso sarà meglio che vada, ho dimenticato il mio cellulare e probabilmente gli altri si chiederanno che fine abbai fatto, ma ci rivedremo stasera Nana.-
Lei mi sorrise, e in quel momento per me divenne la donna più bella del mondo. “Ci rivediamo” quelle due paroline mi misero di buon umore, erano una piccola promessa.
-A stasera!-
E’ un po’ buffo, ma in realtà avevo timore a lasciare quella casa. In cuor mio nutrivo ancore il timore che se mi fossi allontanata, Nana sarebbe sparita. Se avessi potuto, sarei rimasta con lei fino a sera, non l’avrei lasciata mai più. Le chiesi di chiamarmi un taxi e mi feci riportare in hotel. Come prima cosa mi diressi in camera di Yasu, morivo dalla voglia di raccontare loro tutto quanto.
-Oh, ma ciao Nana, sei tornata?-
-Sì, devo parlare con tutti voi, mi aspetteresti mentre chiamo gli altri? Ci vediamo qui tra un paio di minuti.-
-Eh.. D’accordo.-
Senza neanche aspettare la risposta corsi in direzione della camera di Shin.
-Ehi Hachi, sei già qui?-
-Sì, forza, corri in camera di Yasu, devo parlarvi urgentemente, vado a chiamare Nobu…-
-No aspetta! Sarai stanca, Nobu lo avviso io, non preoccuparti.-
Forse, se non fossi stata così euforica, avrei captato qualcosa, ma nello stato in cui mi trovavo avevo persino dimenticato la conversazione tra me e Nobu. Riuscivo solamente a pensare a quanto potesse essere bello rincontrarci tutti quanti, come una volta.
Forse le nostre vite sarebbero di nuovo tornate quelle di un tempo!
Quando ci riunimmo raccontai della serata precedente, della paura che Nana mi respingesse, e di come invece la sua reazione mi avesse piacevolmente stupita. Raccontai loro la storia che avevo sentito solo poche ore prima, quella che riguardava la vita di Nana, riferii loro il suo desiderio di rivederli. Ero così emozionata che le parole venivano fuori a fiumi, riuscivo a stento a fare delle pause tra le parole.
-Vuole incontrarci? Chi l’avrebbe detto? Pensavo volesse evitarci…-
-Lo pensavo anch’io Shin, ma ieri, quando sono stata a casa sua, ho notato che sulla cassettiera che tiene in salotto ha esposto vecchie foto e ritagli di giornale che ritraggono i Blast. Io… Non avrei immaginato che Nana potesse essere così malinconica, e la cosa mi ha sorpresa. In fondo lei non ci ha mai dimenticati, le motivazioni che l’hanno spinta a scappare avevano poco a che vedere con noi personalmente. Credo che Nana abbia spesso rimpianto quella scelta, anche se non me lo ha detto espressamente, è ciò che ho potuto interpretare dalle sue parole e dallo stato d’animo che aveva mentre mi parlava.-
-Sì, mi sa che hai ragione, se così non fosse non vorrebbe rivederci. Voi che ne pensate, ragazzi?-
Domandò Shin.
-Credo anch’io che non si tratti di problemi personali, e cerchiamo di ricordare lo stato d’animo che aveva in quel periodo. Certo, nulla giustifica una sparizione improvvisa, né tanto meno la totale assenza di un qualsiasi messaggio da parte sua.-
Rispose Yasu.
-Io credo che non si sa mai chi ci si trova di fronte. Anche adesso, chi è la vera Nana? Quella che è scappata senza curarsi di noi, o quella che ha deciso, di punto in bianco, di organizzare una riunione? Si è mai chiesta come questo suo comportamento ci abbia fatti sentire? O non le importa?-
La sfuriata di Nobu aveva sorpreso tutti quanti, lasciandoci senza parole.
-Nobu ma… Che ti prende? Pensavo che proprio tu fossi felice di rivederla.-
La mia voce tremava. Nobu era stato il primo a sostenermi, quando avevo proposto questo viaggio, e sembrava veramente intenzionato a cercare Nana. Cos’era successo? Cos’aveva cambiato il suo umore?
-Beh, lo ero, ma ci ho pensato su, e credo che si sia comportata in maniera del tutto ingiustificabile. Nana non si è curata dei nostri sentimenti. Se era davvero pentita cosa le costava scriverci? Lei in fondo sapeva dove trovarci. E invece no, se n’è stata con le mani in mano fino a questo momento. Noi siamo venuti dal Giappone per lei, e solamente perché qualcuno ha trovato le sue tracce giusto in tempo. Se non avessimo ricevuto quelle foto, credi che l’avremmo rivista mai più? Te lo dico io, no. Lei non ci avrebbe comunque cercati, e adesso, dopo che abbiamo fatto tutto il lavoro, lei tira fuori una storia strappalacrime in cui la povera Nana è la vittima indifesa che stava attraversando un brutto periodo, come se per noi fosse tutto rose e fiori!-
-Nobu! Davvero non ti capisco, che ti succede? Questo… Questo non sei tu!-
-Davvero? Questo non sono io? E tu come fai a dirlo? Come fai a sapere chi sia io veramente? Come faccio io a sapere chi tu sia, come facciamo a sapere chi sia quella ragazza lì?-
Nobu non era solito urlare, per cui provai un senso di disorientamento. Mi sentivo turbata, fino al giorno prima sembrava che andasse tutto bene, attendevamo tutti impazientemente l’apertura dell’Agorad. Adesso perché Nobu mi faceva quei discorsi? Dove voleva andare a parare?
-Nobu, non credi di esagerare adesso?-
Fu Yasu che riportò le cose in ordine. Nobu si portò una mano alla bocca e sibilò delle scuse, poi si allontanò dalla stanza. Che cosa mi era sfuggito?

***

Nana
 
Mi bastò aprire gli occhi per accorgermi di essere in ritardo. Una rapida occhiata alla sveglia lo confermò.
-Maledizione!-
Dovevo ancora fare la doccia, pettinare i capelli e guidare fino all’Agorad. Non ce l’avrei mai fatta ad arrivare in tempo, George me l’avrebbe fatta pagare. A volte avevo l’impressione che amasse i miei errori, in modo da potermeli rinfacciare quando più gli faceva comodo. Odiavo questa sua abitudine.
Circa un’ora dopo stavo correndo per le strade londinesi, maledicendo il mio sonno profondo.
-Eccomi, scusa il ritardo, hai già preparato tutto?-
-Ovviamente.-
Ecco, quando dava risposte del genere, mi urtava il sistema nervoso. Dire “sì” era troppo? Mi aspettavo, da lì a breve, una ramanzina, che però non arrivò (non che mi dispiacesse.)
-Facciamo una prova veloce?-
Gli suggerì.
-Eh? No, ormai è tardi.-
Il resto della serata proseguì come di norma. Eppure sentivo che c’era qualcosa di diverso, qualcosa che non andava con George. Era distratto, stentavo quasi a riconoscerlo.
Per tutta la serata tenni lo sguardo fisso sulla porta d’ingresso, aspettando che Hachi arrivasse. Quando la vidi spuntare, non trattenni un sorriso. Mi era mancato, aspettare una persona ansiosamente con la consapevolezza che lei sarebbe arrivata. Per troppo tempo avevo atteso invano.
A serata conclusa, aspettai di essere presentata, e mi recai immediatamente al bar.
-Come va?-
-Bene. I ragazzi sono rimasti fuori, hanno immaginato che non potessimo conversare qui e dunque…-
-Sì, hanno fatto bene, andiamo?-
-Anna! Aspetta, sei corsa via come una saetta, devo parlarti.-
George mi afferrò per un braccio, era arrivato di fretta.
-Non stasera, mi spiace, ho già degli impegni.-
-Rimandali! E’importante…-
-George, come ti salta in mente? Non posso rimandarli. Io e te parleremo un’altra volta, intesi?-
Senza dargli il tempo di rispondere, mi infilai il giaccone e lasciai l’Agorad dall’ingresso secondario, gli altri stavano aspettando lì. Non riuscivo a credere a cosa stesse succedendo.
-Nana!-
La voce di Yasu mi rimbombò nelle orecchie. Da quanto tempo non la sentivo? Era passato veramente così tanto in fondo? Adesso che loro erano lì, mi sembrava che il tempo non fosse mai trascorso. Eppure qualcosa nel loro viso suggeriva il contrario. Erano cambiati (beh, ad eccezione del pelatino che era sempre lo stesso.)
Avrei voluto dire qualcosa, ma le mie labbra non si scollavano. Che mi prendeva? Stavo facendo la figura della sciocca.
-Siete diversi...-
-Senti chi parla! E quella chioma bionda?-
La voce di Shin era diversa, più profonda. In realtà l’avevo già visto, in televisione. Seguivo la sua carriera di attore da quando l’avevo scoperto per caso in un canale giapponese.
-Beh, almeno a me i capelli son cresciuti, vedo che qualcun altro non ha avuto la mia fortuna, eh?-
Tentai di sdrammatizzare, e riuscì a suscitare qualche sorrisino tra i presenti. Nobu, invece, sembrava particolarmente teso.
-Ehi, come va, Nobu?-
-Ehi… Come va? Non ci vediamo da quattro anni, Nana…-
Nobu si rivolse a me ostentando una rabbia che non era mai stata sua. Mi sorprese.
-Sei sparita senza lasciare una misera traccia, non hai mai dato tue notizie in quattro anni. Per un lungo periodo abbiamo persino creduto che fossi morta! Hai idea di come questo possa averci fatto sentire? Hai idea di quanto il tuo egoismo ci abbia lacerati dentro? Noi ti abbiamo pensata incessantemente, non c’era giorno in cui non ci preoccupassimo per te, in cui non ci domandassimo dove diamine fossi, e tu non ti sei degnata neanche una volta di scriverci. Che ti costava? Sapevi esattamente dove e come trovarci.-
Mi aveva ferita. Negli anni in cui eravamo stati amici, Nobu non si era mai rivolto a me in quei termini, anche quando esageravo, lui tendeva a stendere un velo e passarci sopra. Se mi aspettavo un rimprovero, certamente non me lo aspettavo da parte sua.
-E tu ti saresti fatto tutti questi kilometri per dirmi questo?-
-E che dovrei dirti? Sentiamo. Oh, Nana, tutto bene? Non ci vediamo da quattro anni, ma ehi, dimmi, come va? Tu non ti sei mai preoccupata di noi o dei nostri sentimenti, non è vero?-
-Nobu!-
Lo ammonì Hachi.
-Non te ne è mai importato niente, non è così?-
-Ti prego, basta, così la ferisci!-
Di nuovo, lui la ignorò.
-Sei sempre stata un’egoista, Nana. Ecco cosa sei.-
-Basta! Insomma, non siamo venuti qui per litigare!-
Hachi parlava con voce spezzata, mentre io, lentamente, sentivo la rabbia montarmi in corpo, la sentivo crescere dentro di me.




-Non credo di voler più dirle niente. Tanto non capirebbe…-
Ecco, era arrivata sino alla testa, stavo esplodendo.
-Oh, davvero Nobu, io sarei l’egoista? Di’ un po’, hai mai provato a metterti nei miei panni? Hai mai provato a immaginare cosa io provassi?-
-Nana ci ha raccontato tutto quello che vi siete dette ieri, non occorre che tu ripeta la storiella strappalacrime che le hai propinato.-
Ormai ero arrivata al limite, la mia vista divenne improvvisamente scura, non distinguevo più le forme ed i colori di ciò che mi circondava.
-No, davvero, non mi ripeterò. Ti dirò dell’altro invece. Hai idea di come il mondo sembrava crollarmi addosso dopo la morte di Ren? La vita continuava, era quella di sempre, sembrava non ci fosse stata alcuna variazione, il sole sorgeva, poi tramontava, come sempre. Ma lui era morto! Mentre il mondo continuava a evolversi come ogni giorno, mentre tutti quanti conducevano le vite di sempre, c’era qualcuno che, semplicemente, non poteva, e quella ero io. Sì, io so che il colpo è stato duro per tutti quanti, ma davvero vuoi paragonare il tuo dolore a quello della donna che lo ha amato con tutta sé stessa? Io non potevo continuare quella vita, quella farsa. Avevo bisogno di cambiare, ogni cosa mi ricordava lui, Nobu, persino tu! Tu che ci hai fatti incontrare. E Yasu, il suo migliore amico d’infanzia, e Shin, il suo rimpiazzo. Ren continuava a tormentarmi, nei miei sogni, chiedendomi di raggiungerlo! Immagino che sappiate della terapia psicologica che ho sostenuto. Beh, vi dirò qualcosa in più, non è finita! Io continuo ad avere appuntamenti col mio psicologo, perché ancora oggi, a distanza di quattro anni, non riesco a scacciare via Ren dalla mia memoria, io ce l’ho inciso sulla pelle, mi cammina nelle vene, fa parte di me!
Mentre ognuno di voi si costruiva un futuro, io mi trovavo nel letto di un fottuto ospedale a combattere i miei demoni giorno dopo giorno. Ero di nuovo stata abbandonata dalla persona che più amassi al mondo, l’uomo che avrei dovuto sposare, come ti saresti sentito tu al mio posto? La mia vita non aveva più senso senza Ren, nessun maledettissimo senso!
Forse sono davvero un’egoista, se è da egoisti preoccuparsi almeno un po’ di sé stessi, quel poco che basta a non impazzire.
Sono fuggita, è vero, per ricominciare da zero, perché se la mia vita doveva cambiare, allora il cambiamento doveva avvenire in maniera decisiva! Mi rimproveri di non essermi mai fatta sentire, allora dimmi, cos’avrei dovuto fare? Scriverti una letterina in cui mi scusavo? L’avresti apprezzato, Nobu? Mi avresti perdonata allora?
Ecco, finalmente avevo sputato tutto quanto fuori. Il terribile segreto che mi portavo ancora dentro era stato svelato. Mi sentivo stremata. Mi ero sempre rifiutata di ammetterlo, e improvvisamente mi sentivo debole, destabilizzata. Sentì le lacrime rigarmi il viso. Intorno a me tutto era tornato normale, riuscivo a distinguere nettamente le forme. Tutti mi stavano fissando con occhi sbarrati. Hachi stava piangendo insieme a me, Nobu mi guardava con un’espressione incredula, i suoi occhi tremavano.
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-Sei una stupida!-
Mi disse, con voce debole, poi corse ad abbracciarmi.
-Se tu ce l’avessi detto, noi saremmo stati lì per te, Nana, l’avremmo superata insieme.-
Nobu mi cullò come una bambina, mentre le lacrime continuavano a scendere, bagnandomi gli zigomi, le gote, le labbra e persino il collo.
-Non potevo, Nobu, non potevo. Mi dispiace. Dovevo salvare me stessa.-
Mi portai le mani alla testa, e improvvisamente mi sentii avvolgere da altre braccia. I miei amici mi avevano circondata in un abbraccio. Da quanto tempo non stavo così bene? Loro erano lì, per me.
E lo sarebbero sempre stati.
Quanta pace mi dava quella consapevolezza!

 
 
  
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